Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi appuntamento a tematica libera con gli anime Nagi no asukara, Shion no ou e Gunbuster.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


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Con l'uscita del ventiseiesimo ed ultimo episodio si conclude così anche l'ultima opera dell'ottima stagione autunnale 2013, una stagione costellata da una serie di titoli d'alto livello che hanno dimostrato come sia ancora possibile realizzare dei grandi prodotti anche in tempi recentissimi. Nagi no Asukara è uno di questi prodotti, capace di attirare un'ampia fascia di spettatori col suo comparto tecnico interessante e con una storia semplice, seppur molto valida.

Nagi no Asukara è un'opera della stagione autunnale 2013 composta da 26 episodi di durata canonica. L'opera nasce come serie d'animazione, la quale ha dato origine a due manga (uno tradizionale ed uno yonkoma) nello stesso anno.

Trama: l'intera opera è ambientata in un mondo ipotetico. Nella fattispecie, è presa in considerazione un'area minuscola di tale mondo, suddivisa tra mare e superficie. Si narra che un tempo l'umanità vivesse esclusivamente nel fondo del mare, e che in seguito una parte di essa decise di esplorare la superficie per vivervi stabilmente. Avvenne di fatto una scissione in due civiltà distinte. La civiltà della superficie perse l'ENA (ossia la loro tipica pelle a squame) e la capacità di respirare sott'acqua, in compenso acquisì la capacità di vivere in superficie senza il pericolo di disidratazione. Il popolo del mare, sotto l'egida di Uroko, una scaglia del Dio del mare, per evitare la drastica riduzione dei suoi abitanti, proibì alla sua gente di avere dei figli col popolo della superficie. La storia si focalizza principalmente su quattro ragazzi del mare che giungono in superficie come studenti delle medie, i quali dovranno apprendere come relazionarsi coi propri compagni di superficie, comprendere le usanze, la mentalità e il modo di comportamento. Lo sviluppo di una forte componente mistica e sentimentale è il cardine della serie.

Grafica: Tutto appare molto bello e ben fatto, sebbene uno sguardo più attento potrebbe trovare qualche difetto. Le ambientazioni non sono variegate ma sono realizzate molto bene, con un'attenzione quasi esagerata sulle colorazioni e sui fattori di usura temporale, quale ruggine e salsedine (in certi frangenti ci si domanda come certi cartelli possano arrugginirsi o perdere i colori), l'attenzione per i dettagli è discreta (si nota come spesso alcune strutture paiano abbozzate o approssimative), tuttavia la vivacità dei colori e l'astuzia dei giochi di luce sa mitigare tali carenze. Le animazioni sono semplici e fluide. Il character design è molto bello. Mecha design bizzarro (non esistono veicoli a motore che non siano a 3 ruote o treni che non sia un localino di metà anni 50).

Sonoro: il giudizio sul comparto sonoro è più che positivo. Ottime le opening e le ending, molto dolci, delicate e gradevoli. Ottimi OST, i quali forniscono la giusta enfasi nelle varie situazioni che devono affrontare i protagonisti. Buoni gli effetti sonori, molto appropriati. Ottimo doppiaggio.

Personaggi: non è facile realizzare un'opera complessa come Nagi utilizzando dei ragazzini come protagonisti. Si può affermare che in Nagi ci sia riusciti per metà, poiché molte delle forzature sentimentali e di scelte che non reputo vincenti siano dovute alla caratterizzazione di questi ragazzi, sicuramente buona, ma spesso estremizzata, tanto che certe situazioni si protraggono oltre il dovuto e certi risultati si ottengono "a fatica" e non senza un minimo di disappunto, nonostante una discreta evoluzione caratteriale di parte di essi, un discreto fattore introspettivo ed una buona interazione.

Sceneggiatura: la gestione temporale non è sempre lineare, poiché è presente un salto temporale di 5 anni e un discreto numero di flashback che necessitano una discreta attenzione da parte dello spettatore per ricollegare i vari eventi. Il ritmo s'attesta su livelli medi. Qualche minima scena d'azione è presente (soprattutto durante le festività delle barche). Il fanservice è pressoché inesistente. I dialoghi sono mediamente buoni.

Finale: un buon finale per una buona serie. Avrei preferito qualcosa di meno prevedibile, tutto sommato non ci si può lamentare. L'episodio finale risulta esauriente e risolutivo a livello di spiegazioni e piuttosto esplicativo (se non addirittura ermetico) a livello sentimentale.

In sintesi: Nagi è al netto dei difetti, un buon prodotto. Quest'opera ha sicuramente fatto parlare di sé in positivo e la sua fama è meritata. Data la natura dell'opera chiunque può guardarla senza problemi, in particolare gli amanti delle opere scolastiche sentimentali.



7.0/10
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Questa serie animata la conosciamo in quattro gatti: io, l'amico che me l'ha consigliata, i produttori e l'autrice originale dell'opera. Tutto ciò è molto triste se consideriamo la validità della storia, che, pur non essendo un capolavoro, ha il pregio di incuriosire.
L'anime ha come tema lo shogi, gli scacchi giapponesi, le cui regole sono abbastanza complicate per chi non è avvezzo al gioco, ma per fortuna il titolo è fruibile anche senza averne delle basi, poiché alle strategie generali delle partite c'è il mistero di un omicidio. Difatti i genitori della protagonista sono stati brutalmente assassinati, con la conseguenza della perdita di parola della piccola Shion. Questa è la prima particolarità che risalta, ovvero la protagonista muta. Tuttavia, attraverso i suoi pensieri, si potrà sentirne la voce e i ragionamenti.

Oltre all'interessante incipit, si può notare come funzioni bene la narrazione: essa non è né troppo lenta né troppo affrettata, bilanciando perfettamente le situazioni dei vari tornei con le parti investigative. La polizia e la stampa spesso giocano un ruolo importante, in quanto sostengono la trama principale e il cast di personaggi. Quindi si ha anche una dose di suspense e leggeri colpi di scena.
Ciò che ho apprezzato è che le partite non durano mai troppo, anzi non si dilungano proprio, cominciano e finiscono quando devono, evitando di protrarsi per più di due episodi, rendendo così la visione realistica. Le tattiche che ogni giocatore formula catturano sempre l'attenzione, anche perché ogni personaggio ha il proprio stile di gioco che si evolve gradualmente in tutta la serie, che siano buoni, cattivi o dei semplici cammei.
Shion è una protagonista che potrei definire eroina, vista la calma e il coraggio che ha a non reagire, se non con la razionalità, alle diverse provocazioni. Malgrado un passato tragico, nel presente ha dei cari che le donano amore e sostegno, e questi sono gli zii e gli amici. A fianco a lei ci sono infatti l'amica Saori e l'affidabile Ayumi: di quest'ultima capiremo meglio le dinamiche che l'hanno portata a entrare nel mondo del professionismo, ed è colei che ha avuto maggiore profondità e crescita.

Durante queste ventidue puntate molti sono i sospetti su chi sia il criminale, e ho dubitato cambiando di soggetto in soggetto, finché non è diventato evidente. Il finale è forse un po' deludente, o comunque non troppo impressionante, considerati i fatti che sono avvenuti prima e che hanno reso il caso agghiacciante.
Ciò che ha saputo soddisfare, invece, sono le descrizioni delle partite di shogi. Il modo in cui ogni mossa viene meditata prima di essere compiuta è sorprendente, tanto che i risultati non sono così prevedibili come si potrebbe inizialmente calcolare. Masaru Katori, l'autrice del manga da cui è tratto l'anime, è un'affermata giocatrice di shogi, tra le kishi più conosciute del panorama, quindi ha potuto gestirne meglio le varie nozioni.
C'è da sottolineare che qualche personaggio, talvolta, appare un po' esagerato, in quanto tende a considerare lo shogi troppo seriamente, tanto che alcune sue azioni e personalità possono risultare illogiche o vagamente ridicole.

Per la maggior parte dell'anime la grafica è buona: c'era del potenziale, ma a causa di un limitato budget verso gli ultimi episodi incombe una quality imbarazzante: vedremo volti cambiati, proporzioni sballate, sfondi sempre meno curati e profili quasi irriconoscibili. Ma chi conosce lo studio Deen sa cosa aspettarsi. A parte ciò, il comparto sonoro aiuta a proseguire con tranquillità il resto. Le voci sono immedesimanti; brava in particolare Ayako Kawasumi, la doppiatrice di Shion, che ha saputo trasmettere ogni tipo di emozione nonostante la difficoltà del personaggio.
Le sigle sono entrambe eccezionali, nonché adatte al contesto. Nell'opening risuonano la rabbia e il caos, mentre nell'ending sopraggiunge la serenità, come se volesse coglierne lo spirito della serie e dei suoi sviluppi, ma se vogliamo pure dello spettatore.

Ordunque, se lo shogi è la vostra preoccupazione per paura di non godere pienamente lo show, sappiate che il problema non sussiste. Ricordo che non bisogna essere necessariamente interessati all'argomento, perché una volta addentrati nella giusta atmosfera i match vi appassioneranno; inoltre, fin dall'inizio è intuibile che la storia ha anche altro da raccontare. E ora la mia curiosità è sapere chi sarà il prossimo a conoscere questa serie impopolare.



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Nel 1987 la Gainax, studio d'animazione fondato nel 1984 da un gruppo di studenti universitari, realizza la sua prima opera d'animazione, un film intitolato Le ali di Honneamise, grande insuccesso commerciale realizzato con un budget stratosferico (800 milioni di yen, cifra che solo Akira qualche mese dopo superò) da uno staff di cui avevano fatto parte nomi che sarebbero divenuti di lì a poco importanti nel campo dell'animazione e del fumetto, fra cui il regista Hiroyuki Yamaga, il mangaka Tatsuya Egawa, i character designer Toshihiro Kawamoto e Yoshiyuki Sadamoto, e infine Hideaki Anno; proprio quest'ultimo debutta alla regia, un anno dopo, con una serie OAV in 6 episodi intitolata Punta al Top! Gunbuster. Il titolo originale della serie, Toppu wo Nerae!, omaggia tanto lo spokon Ace wo Nerae (intitolata Jenny la tennista in Italia) quanto il film Top Gun.

La storia è ambientata in un futuro prossimo, in cui l'umanità affronta la minaccia di una bellicosa razza di mostri spaziali che intende spazzarla via dall'universo costruendo colossali astronavi e giganteschi mecha, i cui piloti sono selezionati in apposite scuole d'addestramento. La protagonista, Noriko Takaya, è figlia di un ammiraglio della flotta terrestre e desidera diventare una pilota, ma l'insicurezza, la goffaggine e l'apparente mancanza di talento sembrano pregiudicare il suo sogno; tuttavia, sorretta dalla forza di volontà e spronata dall'esempio della compagna Kazumi Amano, il suo idolo, e del coach Ohta, un tempo membro della ciurma di suo padre, la ragazza riuscirà non solo a raggiungere il suo obiettivo, ma anche a pilotare una delle due Buster Machine che compongono il Gunbuster, colosso di 200 metri e ultima speranza dell'umanità contro i mostri spaziali.

Nella sua prima opera come regista, Hideaki Anno mostra tutti gli elementi della sua poetica, mescolando fanservice, citazionismo e scelte inusuali nella sceneggiatura e nella regia. I primi episodi vedono una curiosa mescolanza fra genere robotico e scolastico, l'ultimo è realizzato completamente in bianco e nero, con molte immagini statiche (un espediente, quest'ultimo, che sarà sfruttato anche negli ultimi episodi di Neon Genesis Evangelion); l'eyecatch strizza l'occhio a Space Runaway Ideon, una delle opere che hanno maggiormente segnato le produzioni della Gainax (basti pensare al già citato Evangelion e a Sfondamento dei cieli Gurren Lagann, che dell'anime di Tomino riprendono vari elementi), come pure uno degli attacchi del Gunbuster ricorda l'attacco missilistico omni-direzionale del grande robottone color mattone, e il tema della guerra fra umani e una razza aliena insettoide è ripreso da Starship Troopers; l'insicurezza di Noriko, che spesso e volentieri piagnucola e si piange addosso, e la spavalderia della rossa Jung Freud anticipano le caratterizzazioni psicologiche di Shinji Ikari e Asuka Soryu Langley; per la prima volta compare quel movimento del seno femminile mentre una ragazza cammina o si sposta che diventerà assai diffuso nell'animazione nipponica e prende il nome, non a caso, di "Gainax bounce" o "BustGunner".

Altrettanto degno di nota è il fatto che Gunbuster sia, tuttora, una delle poche opere d'animazione (o forse persino di fantascienza, contando anche film e romanzi) ad affrontare il tema della dilatazione temporale (ossia il fatto che, per chi viaggia a velocità prossime o superiori a quelle della luce, il tempo passa più lentamente rispetto a quanto avviene sulla Terra), con le drammatiche conseguenze che ne derivano: vediamo così Noriko rimanere sempre la stessa, poiché passa tutto il suo tempo nello spazio viaggiando da un sistema stellare all'altro, mentre le sue vecchie compagne di classe crescono, si creano una famiglia, hanno figli e invecchiano. In verità Anno approfondisce ben poco l'impatto di questo fenomeno sulla vita della protagonista, a differenza di quanto farà nel 2002 Makoto Shinkai con l'OAV La voce delle stelle, che di Gunbuster riprende anche lo script; anzi, in generale c'è un'attenzione alla psicologia dei personaggi ancora piuttosto grezza e superficiale, ben lontana dall'impietoso scavo interiore che avverrà in Neon Genesis Evangelion e che si intravede in misura minore anche in Nadia - Il mistero della pietra azzurra, ma la crescita interiore di Noriko è seguita in maniera soddisfacente, con qualche forzatura dovuta alla necessità di comprimere in 6 episodi l'intera storia, ma nulla di più.

Il character design è di Haruhiko Mikimoto, già visto all'opera in Macross (in cui aveva lavorato con lo stesso Anno, quest'ultimo in veste di animatore), Orguss e Megazone 23, qui in forma smagliante, mentre la colonna sonora alterna brani possenti ed epici, simili a marce militari, e altri più leggeri, come la gustosa opening Active Heart o la canzone Fly high!, quest'ultima cantata dalle doppiatrici delle due protagoniste. Quanto invece al doppiaggio, la perdita dei master audio originali ha impedito di ridoppiare la serie in altre lingue, per cui tutte le edizioni estere, compresa quella italiana, hanno l'audio giapponese sottotitolato; un problema identico si avrà, qualche anno dopo, con Otaku no Video.

La prima opera che vede Hideaki Anno alla regia è dunque pienamente promossa: alcune ingenuità, figlie degli ultimi anni '80 o della scarsa lunghezza della serie (solo 6 episodi) si fanno perdonare facilmente dal coinvolgimento emotivo dell'opera, dalle genialate di sceneggiatura e regia, dal character design magnifico e dalla colonna sonora in alcuni momenti davvero coinvolgente. E poi il Gunbuster è uno dei mecha più epici della storia, con la sua posa a braccia conserte.