Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi appuntamento libero, con gli anime Neon Genesis Evangelion e Shinzo, il lungo viaggio di Yakumo ed il manga Uchu Kyodai.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


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"Evangelion" è uno degli anime più discussi e controversi di sempre. C'è chi lo ama, chi lo odia, chi ne critica l'eccessivo merchandising, chi lo accusa di essere superficiale ecc... Allo stesso tempo orde di fans lo sostengono e lo difendono, confidando nella sua profondità ed attribuendogli un'innata carica rivoluzionaria. Ma che cos'è veramente "Evangelion"? Un robotico? Una decostruzione del genere? Un'opera intellettuale e post-moderna, che analizza impeccabilmente i dilemmi dell'essere umano? Una grande "trollata"? Spesso nelle discussioni inerenti questo titolo si crea un circolo vizioso senza via d'uscita: chi considera "Evangelion" un robotico sostiene che esso non abbia apportato alcuna innovazione al genere; chi invece lo ha interpretato come qualcosa di più profondo, in cui il robotico è una mera facciata, lo considera rivoluzionario. C'è anche chi lo odia e basta: è stato infatti coniato un termine apposito, il cosiddetto "Eva-hating", il puro e immotivato odio nei confronti di questo titolo, che fin dal lontano 1995 riempie i blog di tutto il mondo.

Prima di parlare di "Evangelion" è opportuno spendere due parole sul suo creatore. Chi è Hideaki Anno? Un guru? Un Otaku? Un sofisticato intellettuale? O più semplicemente un troll? Animatore di grande talento, presente addirittura nello staff di "Macross", caposaldo dell'animazione che nel 1982 rinnovò il robotico, alzando il target a cui era rivolto il genere ad un pubblico adolescenziale ed eliminando definitivamente il melodramma tipico degli anni '70, elemento ancora presente in "Gundam 0079". Hideaki Anno aveva anche avuto modo di farsi conoscere da Miyazaki e di collaborare con Toshiko Hirano, uno dei character designer ed animatori più influenti della seconda parte degli anni '80 ("Megazone 23", "Iczer One", "Dangaioh"...) Proprio in quest'ultimo titolo, l'ipertecnico "Dangaioh", Hideaki Anno ha avuto modo di riconfermare ulteriormente il suo innato talento come animatore. La prova registica arriva con "Gunbuster", una miniserie di OAV che non rinuncia agli stereotipi dell'home video "post-Macross" (non per nulla il character design è di Haruiko Mikimoto) e in cui si può già osservare quel particolare stile registico, caratterizzato da un ritmo lento e da una maniacale cura dei particolari, in cui abbondano grandangoli, traslazioni di telecamera e altre trovate ingegnose. In "Gunbuster" è già presente quel marcato citazionismo verso le opere del passato tipico della GAINAX, che si osserva anche in "Nadia e il mistero della pietra azzurra" e, in misura ancora maggiore, in "Evangelion".
E' ben noto che Hideaki Anno sia un fan sfegatato di Tomino. Infatti sono convinto che il tema dell'incomunicabilità tra persone presente in "Evangelion" sia stato ispirato ad Anno dalla produzione tominiana. Tuttavia lo stile registico di Anno è completamente l'opposto rispetto a quello di Tomino: è introspettivo, cerebrale, molto vicino a quello di Stanley Kubrick e di David Lynch per ricercatezza e scelta delle opportune tecniche registiche.

In "Evangelion" gli omaggi alle opere del passato sono innumerevoli, e vanno dal design fino alla ricostruzione di alcune scenografie. L'idea del robot organico dotato di cabina di pilotaggio con liquido amniotico era stata già esplorata in "Iczer One", infatti i robot di tale miniserie OAV sono molto simili agli Eva e contengono, sotto la corazza, organi umani come intestini e cuori pulsanti. Le strutture rettangolari sulle spalle dei robot sono un chiaro omaggio al mecha design di "Ideon"; la faccia dello 01, inoltre, potrebbe ricordare quella del "Devilman" nagaiano o dello Psycho Gundam Mk-2 presente in "ZZ Gundam". Molti fans di Miyazaki potrebbero inoltre notare delle analogie tra il temibile "Dio guerriero" di "Nausicaa della velle del vento" e le unità Eva.
Altri riferimenti ad "Iczer One" sono la piramidona nera del "geofront", la capsula amniotica del "dummy system" (queste capsule andavano molto di moda nella seconda parte degli anni '80) e il design di alcuni ambienti urbani, come ad esempio l'interno della scuola frequentata da Shinji, Asuka e Rei. Si potrebbe andare ancora avanti con le citazioni, ad esempio osservando che la "Berserk Mode" degli Eva sia una citazione al "Layzner" di Ryousuke Takahashi, oppure che il mostro della settimana che attacca solo il Giappone sia un omaggio a Go Nagai, ma questo esula dallo scopo della recensione.

Shinji Ikari è un ragazzo timido e codardo dotato di vari complessi psichici, tra cui spicca un Edipo molto marcato, che si palesa nell'odio verso il padre e nella ricerca disperata di una figura materna. Il mondo che lo circonda sembra più che altro generato dalla sua psiche, tant'è che nella scena iniziale, mentre egli è al telefono, vede comparire dal nulla Rei Ayanami, che rappresenta il suo bisogno di una figura materna; gli angeli che attaccano la terra, invece, possono essere identificati come fenomeni psichici, tant'è che in un episodio la figura di uno di essi si sovrapporrà a quella del padre. Con l'uccisione dell'angelo, Shinji uccide il padre: egli è un perfetto Edipo moderno.
Già nel precedente "Nadia e il mistero della pietra azzurra" Hideaki Anno aveva ammesso di "trasfigurare" la sua personalità nei protagonisti: Nadia era vegetariana e irascibile come lui, Jean invece rappresentava il suo lato più otaku e fiducioso della scienza. Secondo Tsurumaki, che aveva collaborato con Anno durante la realizzazione di "Evangelion", il regista aveva trasposto la sua crisi personale (egli stava attraversando una fase di crisi depressiva) nell'opera. Ed ecco qui il nostro Shinji, che si trova in un mondo illusorio pieno di citazioni otaku, che guarisce mediante la seduta psico-analitica degli ultimi due episodi! Ma questo è solamente un livello di lettura, "Evangelion" va molto più in profondità. Con esso il dramma umano diventa "psicodramma"; se nell'opera tominiana il problema della mancanza di comunicazione tra individui veniva affrontato dall'esterno, con un'estremo pragmatismo e con una completa rinuncia alla speculazione, in "Evangelion" viene affrontato dall'interno, analizzando sopratutto il rapporto genitore-figlio con rigore psico-analitico.

Tutti i protagonisti di "Evangelion" hanno dei problemi con i genitori: Misato, che soffre per l'assenza del padre, scienziato di fama mondiale dedito unicamente alle sue ricerche; Ritsuko e Asuka, che praticamente si trovano nella stessa stessa situazione di Misato, ma esternano il loro complesso in modo differente... La mancanza di comunicazione e la presenza di traumi infantili inerenti la figura genitoriale implicano la chiusura dei personaggi verso le altre persone. Quello con il genitore è infatti il rapporto più stretto che abbiamo; nel momento in cui questo rapporto diventa (psicologicamente) problematico, creare dei legami con gli altri diventa più difficile. Non a caso una BGM di "Evangelion" è stata chiamata da Anno "Mother is the first other"!

Con "Evangelion" nasce un nuovo modo di raccontare le storie, che consiste nella decostruzione del genere di partenza al fine di affrontare tematiche filosofiche, psicologiche, esistenziali. Le citazioni colte entrano in animazione: le maschere di Pirandello, il dilemma del porcospino di Schopenauer, la psico-analisi di Freud... Con il suo marcato citazionismo e con il suo modo stravagante di affrontare le tematiche tipiche della filosofia del '900 (difficoltà di comunicazione in primis), "Evangelion" si può perfettamente definire come post-moderno. Numerosissimi saranno gli anime successivi influenzati questo stile; indubbiamente i due più illustri sono "La rivoluzione di Utena" e "Serial experiments: lain".

In base a queste considerazioni, valutare "Evangelion" come robotico tout court non ha alcun senso. Tutte le citazioni che ho elencato all'inizio della recensione sono fumo negli occhi: "Evangelion" è una vera e propria decostruzione del genere, e l'apice di tale decostruzione avviene nel tanto criticato finale, che mette in luce la vera sostanza dell'opera rinunciando ai mecha e alla stessa trama.

Spesso questo titolo viene accusato di superficialità nella trattazione di argomenti filosofici, misterici ecc... Questo atteggiamento è sbagliato: "Evangelion" utilizza il citazionismo come stile artistico, quindi è chiaro che per lui è impossibile trattare in modo completo il misticismo Ebraico, la psicologia ecc... Si tratta comunque di un prodotto da mandare in onda: non posso neanche immaginare quanto possa diventare noioso un anime che abbia elevate pretese di completezza formale. La sostanza comunque c'è, inoltre, personalmente, mi sono avvicinato alla psicologia e alla filosofia proprio grazie ad "Evangelion", che nell'adolescenza mi ha trasmesso la passione ed il desiderio di approfondire la conoscenza dell'uomo in sé e dei problemi derivanti dal fatto di essere uomini.

Indubbiamente, "Evangelion" è andato in onda al momento giusto e nel posto giusto, pure in Italia: su MTV, negli stessi anni di "Evangelion", i Radiohead estetizzavano il complesso di inferiorità con "Creep", i Placebo esprimevano nelle loro canzoni un certo "pessimismo adolescenziale" ("Teenage Angst") non nascondendo una certa ambiguità sessuale. Tuttavia "Evangelion" è stato inizialmente un clamoroso flop, in quanto i suoi contenuti molto maturi erano decisamente fuori target per l'utenza pomeridiana abituata allo "soft sci-fi" introdotto da "Macross". Con la seconda messa in onda di "Evangelion", in una fascia serale adibita esclusivamente agli anime con contenuti adulti, arrivò il successo, che in seguito verrà sfacciatamente sfruttato dalla GAINAX per far soldi (l'enorme e inopportuno merchandising associato ad "Evangelion" a mio avviso snatura completamente lo spessore della serie originale del '95).

In conclusione, nonostante le opinioni contrastanti, le infinite guerre civili tra haters e fans, la sfacciata avidità della GAINAX che ha spremuto in tutti i modi possibili la vacca grassa, "Evangelion" è un must assoluto dell'animazione giapponese. Contando anche la sua splendida colonna sonora, firmata Shiro Sagisu, i suoi genuini personaggi, con la loro caratterizzazione psicologica perfetta, e le opportune e influenti scelte stilistiche, assegno ad "Evangelion" il voto massimo.


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Mutta Nanba Power! Fratelli nello spazio è stata una sorpresona per me. Preso quasi con riserva mi ha letteralmente stupito. Il merito di certo lo si può dare ad una trama originale che di per sé racchiude anche sentimento e amore verso una passione dei protagonisti. Una storia che può reggere dall'inizio alla fine che l'autore non cerca di accelerare ma che preferisce descrivere bene piuttosto che "il tutto subito". Il sogno, l'addestramento, gli esami, tutto in una ruota che al momento gira perfettamente. Il merito va anche a dei disegni ben curati, con discrete scenografie, personaggi definiti egregiamente tutti con delle loro caratteristiche particolari. Il merito va anche a delle belle gag esilaranti, a delle situazioni spassose. Il merito va anche alla Star Comics che ne fa una buona edizione ad un prezzo abbordabile con sopracoperta letteralmente spaziale.

Ma quello che è certo è che il merito va soprattutto a lui, il mitico Mutta Nanba. Uno dei protagonisti meglio caratterizzati degli ultimi tempi nei manga. Personaggio emblematico, divertente, il protagonista atipico per eccellenza. Vi aspettate il classico eroe dei due mondi che conquista lo spazio con muscoli, fisico e bellezza? Beh con lui vi sbagliate di grosso: impacciato, sudaticcio, bruttino, con una chioma ridicola. Devo dire che il 70/80% del merito di questo manga va a lui.
Lo consiglio vivamente a tutti, per farvi due belle risate, leggendovi un seinen particolare e a tratti anche riflessivo ed emozionante. Io comunque continuo a tifare per Mutta.


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Il romanzo cinese Il viaggio in Occidente ha ispirato, nei decenni, vari manga e anime: Dragon Ball, Saiyuki, Le tredici fatiche di Ercolino e Starzinger, per citare solo i titoli più noti. Anche Shinzo, il lungo viaggio di Yakumo rientra nella categoria delle opere d'animazione la cui idea di fondo non è altro che una trasposizione, in chiave fantascientifica, del celebre romanzo.

In un futuro non meglio precisato, gli esseri umani sembrano essersi estinti e la Terra, ribattezzata Enterra, è abitata da creature chiamate Enterriani, esseri umanoidi con caratteristiche animalesche, frutto in realtà dell'ingegneria genetica e divenuti, dopo una spietata guerra contro gli umani, i dominatori del pianeta. Yakumo, l'ultima umana sopravvissuta, si risveglia da una centenaria ibernazione in cui l'aveva posta suo padre, il dottor Daigo Tatsuro, e parte alla ricerca di Shinzo, il luogo dove pare avrebbe trovato rifugio l'umanità; nel suo viaggio la aiutano tre Enterriani, ossia Mushra, Sago e Kutal. Nel corso del loro viaggio dovranno affrontare nemici sempre più potenti, sconfitti grazie al fatto che i tre Enterriani possono ricorrere ai poteri elementali del fuoco, dell'acqua e del vento, e fondersi a formare il potente guerriero Mushrambo, e verranno alla luce vari particolari del passato. La seconda parte della serie vede la comparsa del vero antagonista, il Guardiano celeste Lanacuras, esiliato sulla Terra e colpevole di aver corrotto gli Enterriani per spingerli contro gli umani.

I quattro protagonisti de Il viaggio in Occidente sono rappresentati abbastanza fedelmente: Yakumo corrisponde al monaco Sanzang ed è una ragazza di buon cuore, che ha atteggiamenti materni verso i suoi compagni e assume nel prosieguo della storia un ruolo quasi messianico e salvifico per l'intero pianeta, anzi per l'intera Galassia; Mushra è impulsivo e irruento come la scimmia Sun Wukong; Sago è legato all'elemento dell'acqua, proprio come Sha Wujing è un demone fluviale; il corpulento Kutal ricorda il maiale Zhu Bajie. Certo, la loro caratterizzazione psicologica non sfugge ai soliti stereotipi e cliché degli shonen ed è tutt'altro che approfondita, così come pure quella dei tanti personaggi buoni e cattivi che incontreranno sulla loro strada, ma con la loro bonaria esuberanza riescono a conquistare quantomeno le simpatie dello spettatore.

La trama non offre nulla di nuovo rispetto al panorama degli shonen basati su viaggi, avventure e scontri con i cattivi di turno fino ad arrivare al boss finale; tuttavia un paio di trovate geniali, riguardanti soprattutto la vera identità di Mushra e di Mushrambo, e il finale abbastanza commovente, sorprendono quanto basta per non far scadere l'intera serie nella noia e nella prevedibilità. I dialoghi, invece, come è facile immaginare, sono infantili e semplicistici, la morale della storia è quella trita e ritrita della lotta del bene contro il male, della necessità di non arrendersi e di avere fiducia in sé stessi, dell'amicizia e del lavoro di squadra. Anche dal punto di vista tecnico la serie non è un capolavoro, ma si avvale di un gradevole character design e della classica alternanza fra momenti animati bene e altri con animazioni rozze e scene riciclate, ma stiamo comunque parlando di una serie minore che non ha avuto chissà quale budget alle spalle. Il comparto sonoro è piacevole quanto basta, benché difficilmente rimarrà impresso nella memoria dello spettatore.

In definitiva, Shinzo si rivela un piacevole passatempo ma nulla di più, e anzi l'essere un anime leggero, dalla trama lineare con qualche colpo di scena, potrebbe essere sia il suo pregio sia il suo maggior difetto, per uno spettatore adulto o eccessivamente esigente.