Kotaro Giappone 1Scrivo queste righe da un Capsule Hotel di Akihabara, durante la mia ultima notte in Giappone.
Approfitto dell'occasione per allontanarmi un po' da quella Okazaki che mi ha ospitato per tre mesi e dedicarmi un po' alle due città a cui tutti pensano quando si parla del Giappone, Tokyo e Kyoto.

Non ho potuto, purtroppo, viaggiare molto, vuoi perché treni e alberghi costano, vuoi perché sono stato impegnato con la scuola quasi tutti i giorni, ma sono riuscito a concedermi un paio di weekend di viaggio per visitare entrambe, perché stare tre mesi in Giappone e non vederle mi sembrava davvero un peccato.
Ahimé, un weekend è troppo poco per conoscere queste città, grandi e sfaccettate, ma si riesce ad averne un'idea, in un certo senso.

Sono due città molto diverse da Okazaki e molto diverse anche fra di loro. Il modo in cui tradizione e modernità, spiritualità e tecnologia si compenetrano in queste città è probabilmente il simbolo intrinseco dello stesso Giappone, da sempre in balia di contraddizioni tanto estreme quanto affascinanti.
 

La differenza fra Tokyo e Okazaki è tanto forte quanto quella fra il livello facile e quello difficile del Taiko no tatsujin.
Una volta arrivati alla stazione centrale ci si sente spaesati. Altro che Roma e le sue due linee (e mezza) di metropolitana, Tokyo ne ha dieci volte tanto e questo genera stazioni enormi, labirintiche e complicatissime. Contatterò personalmente l'imperatore affinché proceda con la divinizzazione e conseguente costruzione di un santuario dedicato al sant'uomo che, di sua spontanea volontà, mi si è avvicinato e mi ha chiesto, in un perfetto inglese, se avessi bisogno d'aiuto, per poi accompagnarmi dentro l'enorme labirinto della metropolitana, a scapito di qualsiasi impegno avesse.
Tokyo è tanto bella quanto strana: enorme, caotica, ipertecnologica, affollatissima, colorata, è il cuore pulsante di quel Giappone stroboscopico, variopinto, bizzarro e "kawaii" evocato da tanti manga e anime. Manga e anime che non mancano mai di far sentire la loro presenza in un modo o nell'altro. Per dirne una, caso volle che nel tragitto che separava la fermata della metropolitana dal mio albergo ho trovato le sedi di Shueisha e Shogakukan, con tutti i giganteschi manifesti di Detective Conan e Doraemon del caso.
 

Tokyo 1


Prima tappa del mio breve soggiorno a Tokyo è stata Shibuya, e già lì le differenze con la paciosa Okazaki si sentono eccome. Dopo una foto col cane Hachiko e la sigla di Super Gals che mi ronzava in testa, pronto per un tuffo in negozi ricchissimi di dvd, manga, anime, fumetti occidentali (visti qui per la prima volta in una libreria giapponese), saggi sul fumetto e l'animazione in ogni lingua, videogiochi, cd musicali. Shibuya è colorata, luminosa, affollata. Trovi bar, locali, karaoke, sale giochi, McDonald's, negozi ogni volta che giri lo sguardo. Si spande per le strade a tutto volume la bella sigla di Shigatsu wa kimi no uso, "Hikaru nara" dei Goose House, finalmente un po' di musica contemporanea, dato che a Okazaki, salvo occasionali "Seven deadly sins" dei Man with a mission, il mondo musicale si fermava al 1999.
Ho fatto un salto anche al Mandarake, un immenso negozio di manga, anime, videogiochi e merchandise "vintage" che, almeno per quanto riguarda Shibuya, si trova diversi metri sottoterra. Non so se perché l'ambiente sotterraneo e chiuso era soffocante o per via dell'emozione di trovarmi là in mezzo ai pupazzi anni '80 di Kinnikuman e alle collezioni manga degli anni '50, ma ho sentito un po' mancarmi l'aria, là dentro, e non ho potuto che dare una veloce occhiata, con la promessa di ritornarci in un futuro spero prossimo e di perderci ore intere.
 


Il secondo giorno del weekend è stato dedicato quasi interamente ad Akihabara (salvo una breve passeggiata a Ueno, dove si è finiti per sbaglio camminando), il famoso quartiere dell'elettronica e centro pulsante della "cultura otaku": una strada costellata unicamente da negozi di computer, di action figures, di videogiochi, di manga e anime, di sale giochi e karaoke, dove girano ragazze vestite da gattina o cameriera che ti distribuiscono volantini di locali e la sera si accendono insegne luminose di ogni forma e colore e giganteschi teleschermi mandano trailer pubblicitari di anime e videogiochi.
Ho passato quasi l'intero pomeriggio a girare dentro Animate, un enorme negozio dedicato a manga, anime e videogiochi di tipo sei piani.
Se in un precedente report ho detto che le serie più popolari e amate dai giapponesi sono quelle dedicate ad un pubblico infantile, per Akihabara e Animate vale il contrario. Niente Pretty Cure e Youkai Watch, ma decine e decine di ragazzine kawaii e belloni efebici, doujinshi yaoi, cd con le colonne sonore delle ultime uscite, videogiochi per otaku, giganteschi cartonati di Free, pareti dove lasciare post-it a forma di cuore con i messaggi di auguri di compleanno per i bishounen dei manga.

Non è un segreto per nessuno che io non ami particolarmente né le ragazzine kawaii né i belloni efebici, ma una volta lì, nel regno dove ogni mania otaku prende forma e colore, non si può restare indifferenti a tutto questo, e si finisce anche per scrivere con nonchalance bigliettini d'auguri multilingua per Ren Jinguji di Uta no prince-sama o per guardare con un sorriso ai portachiavi dei maghetti di Binan Koukou Chikyuueibu Love, che - per fortuna - ancora si trovano solo lì nel regno otaku.
Mi è piaciuta tanto Akihabara, al punto che ho scelto un albergo lì per la mia ultima notte a Tokyo, in attesa di ripartire dall'aeroporto di Narita il giorno dopo. In quest'occasione, ho avuto modo di cenare al Gundam Café, un ristorante tutto dedicato alla saga del robottone bianco. Il cibo e le bevande non sono nulla di particolare, ma mangiare davanti a un maxischermo che ti manda tutte le videosigle della saga dagli anni '70 ad oggi (quanto son belle quelle delle serie anni '90?), mentre cameriere in cosplay da Sayla Mass ti servono l'Haro Cocktail è un'esperienza che ha decisamente il suo fascino. Accanto, nella stessa piazza, c'è un ristorante tutto dedicato al popolare gruppo idol AKB48, ma la mia limitata conoscenza (giusto un paio di canzoni, e una conosciuta solo grazie a Ralph Spaccatutto) di questo gruppo me l'ha fatto ignorare in favore dell'adiacente, per me un pelo più interessante.
Quanto all'hotel, cercare sistemazione a Tokyo nel periodo della fioritura dei ciliegi è più difficile che trovare fans di Tribe Cool Crew in Italia. L'albergo in cui sono finito ha tutti i comfort del mondo: pigiama, asciugamani e ciabatte in omaggio, bar con distributore di bibite gratuite, lavanderia, vasca termale, centro benessere, sauna, manga-café con PC e connessione Internet, wi-fi liberamente utilizzabile... un solo, piccolo problema, è un capsule hotel, e quindi si dorme in una specie di capsula-letto dalle dimensioni e temperatura di un forno per la pizza! Sono Pazzi Questi Giapponesi!
 
Tokyo 2


L'ultimo giorno del mio weekend a Tokyo è stato, purtroppo, rovinato da una molesta pioggia che ha fatto saltare gran parte dei miei progetti, visita al quartiere di Ikebukuro in testa.
Sono andato a vedere (da fuori) la famosa Torre di Tokyo. Dispiace essere forse in ritardo di vent'anni, dato che nei manga e negli anime degli anni '90 quella torre era teatro di battaglie decisive contro mostri alieni e pornosegretarie di scienziati pazzi o nascondeva passaggi verso altre dimensioni, mentre oggi ha più una funzione simbolica, soppiantata dalla più moderna Sky Tree.
Per puro caso (o forse no?) sono poi finito nell'adiacente quartiere di Azabu-Juuban, teatro delle vicende di Sailor Moon. Non ho potuto visitarlo per bene a causa della pioggia, ma trovare, appena uscito dalla fermata della metropolitana, un santuario shinto mi ha fatto uno strano effetto. Mi aspettavo una miko sensitiva, un vecchietto guascone, un timidone coi lunghi capelli che gli coprivano gli occhi o un generale dell'esercito demoniaco in incognito, invece al banco degli omamori ho trovato un ragazzo normalissimo.
 
Kyoto 1


Se Tokyo è una città moderna, straniante e ipertecnologica, che mostra raramente i segni della tradizione, per Kyoto le proporzioni si ribaltano. Pur essendo una città molto grande, che prevede diversi tragitti in treno per attraversarne le varie zone, a Kyoto si respira un'atmosfera ben diversa.
Ce ne si può accorgere già alla stazione, che, pur essendo piena zeppa di turisti provenienti da tutto il mondo, mantiene comunque un certo rigore e ordine, senza risultare caotica o straniante.
I molti negozi di souvenir, vestiti e dolcetti, oltre che i molteplici ristoranti tipici presenti alla stazione già ci trasportano in un Giappone che non è quello coloratissimo dei manga, degli anime e dei videogiochi, ma quello più intimo e tradizionale dei templi, dei ciliegi in fiore, dei maneki-neko, dei banconi di legno dove mangiare okonomiyaki e bere boccali di birra.
Camminando per la città, l'atmosfera è molto diversa da quella di Tokyo. Più tranquilla, più sacrale in un certo senso, e anche qui non è difficile ritrovare certi scorci da cartone animato: le silenziose strade al tramonto con i distributori di bibite qua e là, i ragazzi in bicicletta sulla riva del fiume, il treno che passa sullo sfondo, lo storico edificio dell'università, il parco con le giostre a forma di animali e i ragazzini che giocano a baseball, i negozietti che vendono statuette votive. Un insieme talmente poetico e pacioso (quanto sarà bello d'estate, con le tipiche cicale a rompere il silenzio?) che anche quando ci si imbatte nel gigantesco grattacielo del centro commerciale Aeon Mall con le sue sale giochi, i cinema, le librerie, gli alberi ancora decorati con luci colorate anche se Natale è passato da un pezzo, le enormi scalinate decorate con immagini 3D dell'evento per l'anniversario della rivista Ribon e i poster penzolanti del film di Persona 3 tutto questo finisce per non stonare affatto, ma diventa parte integrante di un affascinante insieme.

E poi loro, i templi. Piccoli santuari shinto agli angoli delle strade, con i banchetti degli omamori e i grossi sonagli da sbatacchiare per pregare e giganteschi templi buddisti con alberi in fiore nel cortile, soffitti in legno, dipinti alle pareti, vastissimi giardini con laghetti, statue, ciliegi.
Edifici e giardini che emanano, sia quelli più piccoli e spartani sia quelli più grandi e opulenti, un'aria di sacralità e mistero, simboli di un ordine e di una compostezza poco noti a noi occidentali. A Kyoto tutto è pulito, silenzioso, mistico e, anche camminando per vie ricche di ristoranti tipici, banchetti ambulanti di okonomiyaki, takoyaki, taiyaki e crepes e negozietti che vendono i souvenir più disparati a tema Giappone (bacchette, gioielli, peluches, dolcetti, cartoleria) non si prova mai una sensazione di fastidio, anzi si prova decisamente gusto a fare i turisti.
 
Kyoto 2


Fra i posti visitati nel mio weekend a Kyoto, un paio meritano una menzione particolare. In primis, il parco delle scimmie di Arashiyama, visitato al culmine di una giornata stupenda passata fra templi, giardini, ciliegi, laghi e negozietti di souvenir. Una ripidissima e faticosa scarpinata sulle montagne, ripagata da una splendida vista panoramica e da buffi macachi che gironzolano per il picco, mettendosi in posa per le foto come dei divi o arrampicandosi sul tetto della baita o sul cannocchiale preposto alla visione del panorama.
Ultimo, ma non per importanza, il monumentale complesso del santuario di Fushimi Inari, che è di una bellezza mozzafiato, coi suoi mille torii rossi, gli edifici decorati coi segni dello zodiaco occidentale, le numerose statue di volpi, le tavolette di legno a forma di testa di volpe su cui scrivere i desideri.
I visitatori del tempio si sono sbizzarriti a giocare con queste tavolette e a disegnarci su Koro-sensei, Kenshiro, Kaiji, Doraemon e molti altri personaggi dei fumetti. Dal canto mio, ispirato da queste piccole opere d'arte, ho trasformato la mia volpe nel wrestler Kinnikuman.
Gli appassionati di anime e manga sicuramente conosceranno il santuario di Fushimi Inari come setting della serie dell'anno scorso Inari kon kon koi iroha, alla quale, infatti, sono dedicati parte dei souvenir che vi si possono acquistare, oltre a trovare ritratti in diverse tavolette-volpe la bellissima dea Uka e il volpino Kon.
 
Kyoto 3


Tokyo e Kyoto sono due città grandi e famose, entrambe molto belle ma per motivi diversi.
Mi dispiace di non aver avuto il tempo necessario per visitarle per intero.
Non sono riuscito a vedere i celeberrimi Kinkakuji e Ginkakuji, non ho potuto fare il mio tour otaku di Tokyo cercando l'edificio della Hypnos di Digimon Tamers a Shinjuku o prendendo un bus che si ferma alle sei del pomeriggio a Sendaizakaue a Juuban. Ma, prima o poi, mi rifarò, è una promessa.