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Titoli poco conosciuti, passati in sordina all'epoca dell'uscita o dimenticati col tempo... su AnimeClick.it abbiamo migliaia di schede anime e manga senza alcuna recensione, privando quindi i lettori di uno dei principali punti di forza delle stesse.
Per cui, ad ogni appuntamento di questa rubrica vi proporremo alcuni di questi titoli, con la preghiera di recensirli qualora li conosciate. Tutti gli utenti che recensiranno le opere proposte entro la scadenza assegnata riceveranno l'icona premio Scheda adottata. Per le regole da seguire nella stesura delle recensioni rimandiamo al blog apposito, che vi preghiamo di utilizzare anche per commenti, domande o tenere traccia dei premi (non commentate l'iniziativa in questa news).


I titoli al momento disponibili sono:


[ANIME] Sally la maga (Scadenza: 9/9/2015)

[ANIME] 
Kaleido Star (Scadenza: 13/9/2015)

[ANIME] 
Natsu no Arashi (Scadenza: 16/9/2015)

Adotta un titolo 1[ANIME] Softenni (Scadenza: 20/9/2015)Adotta un titolo 2

[MANGA] L'impero Romano (Scadenza: 9/9/2015)

[MANGA] Porompompin (Scadenza: 13/9/2015)

[MANGA] 
Crimson Wolf (Scadenza: 16/9/2015)

[LIVE] 
Rough (Scadenza: 9/9/2015)

[LIVE] Thermae Romae II (Scadenza: 13/9/2015)

[LIVE] 
Megaloman (Scadenza: 16/9/2015)

[GAME] Clannad (Visual Novel) (Scadenza: 9/9/2015)

[GAME] 
Mario Kart 8 (Scadenza: 13/9/2015)

[SERIAL] Xena, principessa guerriera (Scadenza: 9/9/2015)

[SERIAL] Tutto in famiglia (Scadenza: 13/9/2015)

Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi appuntamento libero, con gli anime Heavy Metal L-GaimWizard Girl Ambitious e The Sky Crawlers.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


Per saperne di più continuate a leggere.


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In un sistema solare composto da cinque pianeti, il cosiddetto "Pentagona System", Oldna Poseidal, il leggendario imperatore del pianeta Gastogal, attraverso le sue potenti forze armate soggiogò tutti i popoli degli altri pianeti vicini. La sua vittoria finale avvenne sul pianeta Mizum, nell'anno 3975, quando sconfisse Kamon Walha V, sovrano dello Yaman Clan. Tuttavia, Kamon nascose il suo erede Kamon Myroad assieme al leggendario mecha bianco L-Gaim; e quindici anni dopo tale evento, il principe dello Yaman Clan, ormai cresciuto e conosciuto come Daba Myroad, si unirà alle forze ribelli, al fine di liberare i pianeti di Pentagona dalla stretta di Poseidal...

"L-Gaim" è un titolo decisamente misconosciuto, il quale, tuttavia, gode di un certo seguito tra i veri appassionati del genere robotico di tutto il mondo. Il suddetto, nonostante non sia di certo un capolavoro o un cult da commemorare ad aeternum, è stato un grande serbatoio di idee e di spunti creativi, i quali verranno riutilizzati dai suoi autori nelle loro ben più celebri opere successive. "L-Gaim" è la base sulla quale Nagano costruirà "The Five Star Stories", il suo lavoro di una vita, riprendendone alcuni elementi e rielaborandoli in chiave epica; inoltre, esso è il padre di "ZZ Gundam", con il quale condivide il mood leggero e scanzonato, coadiuvato da allegri e simpatici personaggi - spesso e volentieri belle ragazze, naturalmente predisposte a mostrare le loro sublimi grazie allo spettatore.

Ma al di là dei vari meriti storici, "L-Gaim" è semplicemente "bello". E' un vero e proprio atto d'amore nei confronti del robotico, compiuto da uno staff pieno di talento e composto da artisti del calibro di Mamoru Nagano (sia character designer che mecha designer alla giovane età di ventiquattro anni), di Hiroyuki Kitazume (direttore dell'animazione a soli ventitre anni) e di Yasuhiro Imagawa (scrittore di storyboard ed aiuto regia anch'egli solamente ventitreenne). Il 1984 era la data di uscita dell'epocale film di "Macross", "Do you Remember Love?", vera e propria bandiera del sogno otaku nato in seno allo sci-fi boom inaugurato nel 1977 dai film di "Star Wars" e di "Corazzata Spaziale Yamato". Il clima di spensieratezza e di amore per la fantascienza è facile da intuire, tra un fotogramma e l'altro di "L-Gaim"; i vari riferimenti a "Star Wars", come nella maggiorparte degli anime dell'epoca, sono molto evidenti, così come il mix scoppiettante di puro cazzeggio ed epica drammatica - il secondo arco della serie sarà ben diverso dal primo: esattamente come accadeva in "Mazinger Z", dopo la prima metà l'anime assumerà connotati ben diversi dalla spiccata leggerezza della prima parte, diventando un vero e proprio prototipo del serioso "Z Gundam".

Le radici di "L-Gaim" sono ancorate nella parodia del robotico tominiana per eccellenza, il celeberrimo "Xabungle", dal quale il lavoro congiunto di Nagano e Tomino riprende il mood cazzaro della prima parte - seppur in modo molto meno incisivo - ed alcuni personaggi stereotipi. Indubbiamente "L-Gaim" è una versione meno virile di "Xabungle", tuttavia con un design e degli aspetti tecnici nettamente superiori. Esattamente come il suo predecessore, "L-Gaim" gode di buffe scene di doccia in cui si possono ammirare appetitosi nudi dalle proporzioni e dalle curve perfette; e non mancano all'appello numerose vicende inerenti il tipo di donna preferito da Yoshiyuki Tomino: la baronessa in tutte le sue forme e manifestazioni.

E' impossibile non provare simpatia per la svampita e chiassosa gallinella perennemente innamorata dello stoico ed imperturbabile Daba Myroad, Fanneria Amu, la quale, come quasi tutte le donne di "L-Gaim", è reduce da una triste delusione amorosa. Se "Xabungle" era molto più "maschile" nello sviscerare la psicologia dei personaggi - rinsaviti dalle loro turbe esistenziali a suon di schiaffoni -, "L-Gaim" è completamente "femminile", e si potrebbe classificare come la prima vera analisi tominiana della psicologia del gentil sesso, che culminerà con il misogino "V Gundam" e con la sua antitesi, il femminista e solare "Brain Powerd". Le vicende chiave di "L-Gaim", infatti, ruotano attorno ad un bisogno d'amore tipicamente femminile, tuttavia frustrato e non soddisfatto, somatizzato in cinismo, sfiducia nelle potenzialità della vita, pessimismo - si pensi alle tristi vicende delle carismatiche Full Flat e Oldna Poseidal, entrambe sfruttate ed ingannate dallo stesso uomo. Il cast femminile di "L-Gaim" è di tutto rispetto, e donne del calibro della bella ufficiale Gaw Ha Leccee - con il suo rossetto, le sue calze autoreggenti e la sua tinta - rendono la visione estremamente fruibile agli amanti della bellezza femminile. E' da notare che alla suddetta bella donna è stato dedicato un intero OAV, il cosiddetto "Full Metal Soldier", contenente un'avventura inedita del nostro gruppetto di simpatici rivoluzionari; inoltre, il personaggio denso di carisma e di potenzialità chiamato Oldna Poseidal verrà reimpiegato da Mamoru Nagano nel suo celebre "The Five Star Stories".

Nonostante Nagano e Tomino abbiano dichiarato "L-Gaim" come un fallimento, conoscendo i robotici dell'epoca come le mie tasche posso garantire che esso rientra perfettamente nella media dei suoi anni. All'epoca, più che sulla trama e sui personaggi, gli autori si concentravano sul design e sulle musiche - "Macross" aveva generato una vera e propria rivoluzione estetica -, ed è proprio in questi aspetti che "L-Gaim" eccelle al massimo: le animazioni, il design, la OST, le coleografie degli scontri tra i mecha sono veramente memorabili; e l'ottima regia contribuisce a rendere godibile una trama banale che viene sciorinata in ben cinquantaquattro episodi; ma in fondo questo accadeva altresì in "Xabungle", "Dunbine" e tutti gli altri robotici dell'epoca, dilatati ad oltranza al fine di vendere modellini. "Z Gundam", che aveva una trama più complicata del solito, soffriva tuttavia di difetti molto marcati di sceneggiatura: nel suo caso, cinquanta episodi erano addirittura troppo pochi. Fortunatamente, "L-Gaim", contrariamente al suddetto, non soffre di sceneggiature mal scritte e di troppi personaggi senza abbastanza spazio: la banalità della trama e la sua scarsa ambiziosità gli assicurano una protezione contro i difetti tipici delle grandi produzioni. E' da notare che in alcuni aspetti esso è più vicino ai robotici degli anni settanta che a quelli degli anni ottanta - si pensi al frequente combattimento rituale di fine episodio, ripetitivo quasi come gli scontri che avvenivano nei robotici nagaiani; oppure alla spiccata commistione tra serio e faceto, anch'essa caratteristica di molti robotici del decennio precedente. A scanso di equivoci, la stessa storia di Daba è un palese omaggio al principe Duke Fleed di "Grendizer"; quel "Grendizer" che "L-Gaim" omaggia anche nel suo malinconico finale.

In conclusione, è palese che "L-Gaim" non sia un titolo aprezzabile dalla maggiorparte degli animefan dell'ultima ora, e da chi nutre elevate pretese snobistiche che fanno da freno inibitore alla sacrosanta contestualizzazione. Detto ciò, "L-Gaim è un titolo amato ed aprezzato da una cerchia ristretta composta dai veri appassionati del genere robotico di tutto il mondo, e dai cultori dell'armoniosa bellezza del design anni ottanta, con la sua perizia tecnica ed estetica più vicina alla vera arte che ai soliti personaggi sproporzionati e mal disegnati che vanno tanto di moda oggigiorno. Insomma, ogni fan del robotico che si rispetti canterà sotto la doccia "Say Mark Two" sentendo la magia del robotico anni ottanta scorrergli nelle vene, questo è poco ma sicuro. Ah, dimenticavo una cosa fondamentale: in "L-Gaim" c'è la mitica fatina di "Dunbine"!




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Wizard Girl Ambitious è un hentai in un unico episodio, tratto dall'omonima visual novel, caratterizzato dall'ambientazione fantasy e da un pizzico di romanticismo presente nelle varie situazioni narrate.

Asuka è una maga che durante i combattimenti si avvale dell'aiuto di Kei, la sua guardia del corpo. I due trascorrono molto tempo insieme, e il loro rapporto si evolve verso qualcosa di più intenso rispetto a quello che ci si può aspettare tra una "padrona" e il suo servitore; Asuka tratta sempre con disprezzo Rei, ma si concede a lui in una notte di passione. Il mattino seguente i due scoprono che Rafero, un'altra guerriera che si rivolge a Kei chiamandolo "padrone" (e che Asuka chiama "Ero" con disprezzo), è innamorata del ragazzo e sembra turbata vedendo i due insieme. Kei si ritrova così nel mezzo di un triangolo, e dovrà scegliere tra la dolce Rafero e la scontrosa Asuka che, anche se lo tratta male, sembra apprezzare il suo lato più passionale.

Trama esile, quasi inesistente; le parti fantasy si limitano alle ambientazioni medievali (locande, paesaggi rurali...), ai costumi indossati dai personaggi, a un combattimento con la spada tra Kei e Asuka e allo sporadico uso della magia da parte di Asuka. Più interessante la caratterizzazione dei personaggi, anche se l'adattamento dalla visual novel ha dato poco spazio ai passaggi relativi alla maturazione del rapporto tra i protagonisti: Rafero sembra solo una sorta di "terzo incomodo", e i momenti più intensi vissuti da Asuka e Kei prima degli eventi mostrati nell'anime sono appena accennati. Molto bella la caratterizzazione di Asuka, è la classica tsundere che si diverte a umiliare e a trattare con disprezzo Kei, ma poi si scioglie per lui come una ragazzina al suo primo amore.
La caratteristica per me più interessante è l'aspetto sentimentale che viene mostrato durante le scene di sesso, piuttosto comuni e che non lasciano spazio alla violenza - anche se Kei è un po' troppo passionale con le ragazze e sembra forzare un po' la mano.
Grafica gradevole, personaggi ben fatti e ragazze proporzionate nelle loro forme, che non mostrano gli eccessi che ci si potrebbe aspettare in un hentai.
Colonna sonora quasi inesistente, ma la sigla finale è molto dolce ed è perfetta per sottolineare le scene finali dell'anime e suggellare quella che sembra una promessa importante tra Asuka e Kei.

Un hentai delicato, dove più che la perversione si nota la passione nelle scene di sesso: gradevole, può piacere anche a chi di solito non segue gli anime di questo genere.




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Aver realizzato un capolavoro assoluto dell'animazione come "Ghost in the Shell 2: Innocence" non è bastato a quel genio di Mamoru Oshii, poiché quattro anni dopo decide di rimettersi dietro la macchina da presa per dirigere "The Sky Crawlers - I Cavalieri del Cielo". Il maestro si dedicherà alla sola regia, mentre questa volta affida la sceneggiatura a Chihiro Ito, sebbene sotto sua stretta supervisione. L'opera, uscita nel 2008, viene presentata alla Mostra del cinema di Venezia, e ha trovato una distribuzione in un edizione home-video piena zeppa di contenuti speciali, sia in DVD che in Blu-Ray, da parte della casa di distribuzione della Dall'Angelo Pictures.

In un futuro lontano la guerra è stata appaltata a due industrie belliche, la Lauthern e la Rostock, le quali adoperano piloti di aerei detti "Kildren", per via del fatto che sono destinati a non invecchiare mai, finché non muoiono in battaglia. Yuichi Kannami è uno di loro e al suo arrivo alla base militare della Rostock, comandata da Suito Kusanagi, gli sembra di essere già stato in quel posto, anche se non lo ricorda per niente.

Redigere una bozza di trama per un film del genere è uno sforzo immane, poiché con "The Sky Crawlers" il regista ha optato per una storia quanto mai labile, la quale si regge su sole due spiegazioni chiarificatrici piazzate al momento giusto. Più che a un cinema narrativo, con tale opera ci si ritrova innanzi a un film (almeno in parte) contemplativo, poiché vi è presente un'anti-trama inscenata in un luogo sospeso quanto indefinito nel tempo. Non risulta difficile capire il perché Oshii abbia voluto dirigere tale pellicola, visto che all'interno di essa vi confluiscono tutti gli elementi della sua poetica: "l'impossibilità di una dicotomia reale e irreale", "la percezione relativa e circolare dello spazio-tempo" e "la necessaria coesistenza tra guerra e pace". I "Kildren" sono esseri immortali, ma questo per loro è una condanna, perché la loro unica via per sfuggire a tale destino è la morte in battaglia.
Non deve quindi risultare strano che essi siano rappresentati come dei ragazzini in piena adolescenza, fase della vita in cui una persona si ritrova a metà strada tra l'infanzia propria dei bambini e la cinica spietatezza degli adulti. Analizzando tale elemento, emerge quindi una forte protesta sociale da parte dell'autore contro lo sfruttamento degli adolescenti, la cui vita viene distrutta innestando nella loro testa solo bugie e falsi scopi, venendo costretti a un "gioco" al massacro in un conflitto armato, solo per mero spettacolo televisivo.
Con un discorso poggiante su basi filosofiche, l'autore sostiene l'impossibilità di eliminare la guerra, perché è una parte essenziale della natura umana, poiché i propositi pacifistici alla fine di ogni conflitto bellico verranno dimenticati con il passare del tempo, così che irrimediabilmente si ricada in questo infinito circolo vizioso. Il mero ricordo tramandato tramite i libri non basta, poiché l'essere umano è capace di apprendere la lezione solo se la subisce di persona e, quindi, ha bisogno di "vedere" la guerra per imparare ad apprezzare una pace, frutto di un'illusione data ad uso e consumo di una massa silenziosa. Un insegnamento basato sul sangue dei "Kildren", costretti a subire le conseguenze di questa guerra infinita, non potendo mai aspirare a un domani migliore, ma solamente vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo. L'esistenza quotidiana di questi adolescenti è fatta di piccoli gesti ripetuti costantemente, come se vivessero in un eterno "presente" dove ogni giornata è identica alla precedente, rendendo praticamente inutili i concetti di "passato" e "futuro".
La sceneggiatura di "The Sky Crawlers" pur presentando molteplici sotto-testi e spunti di riflessione, non rinuncia a descrivere perfettamente il modo in cui i vari "Kildren" affrontano la propria condizione. Se il protagonista Yuichi risulta essere una personaggio squadrato nella sua apatia, mentre è alla ricerca della verità, ad essa è giunta oramai da tempo Suito Kusanagi, la figura più interessante di tutta l'opera.
La ragazza rappresenta in pieno le caratteristiche del tipico personaggio femminile "oshiiano": bella, dubbiosa, tormentata e dal comportamento instabile. Suito ha raggiunto la piena consapevolezza del perché di questa guerra infinita, ma ciò non le porta alcun beneficio; anzi, aver compreso tutto finisce con il causarle solo enorme sofferenza, perché, nonostante si trovi in una posizione di comando, è vittima di un sistema molto più grande di lei. Oshii tramite questo enigmatico personaggio solleva allo spettatore il tema della pesantezza dell'esistenza umana, dove, se vivere è una sofferenza, la morte non libera da nulla, ma costringe la ragazza a vivere una situazione di eterno ritorno al nulla simile a quello presente nel film "Cavallo di Torino" di Bela Tarr (2011).

Ben poco c'è da aggiungere sulla regia, visto che l'autore già con "Innocence" era giunto a una perfezione tecnica sopraffina nella padronanza del mezzo registico. In "The Sky Crawlers" c'è comunque da segnalare un uso più marcato del piano-sequenza (presente nelle sequenze di volo), in controtendenza rispetto alle inquadrature statiche usate nelle pellicole precedenti. Il regista sceglie inoltre di abolire quasi del tutto il classico campo-controcampo nei dialoghi, a favore del campo medio, finendo in questo modo con il dilatare molto i tempi della narrazione, che finisce con l'assumere un'atmosfera straniante.
Le scene di combattimento tra gli aerei sono ben lungi dall'essere riprese in modo "fotonico", come ad esempio in "Firefox - Volpe di Fuoco" o "Top Gun", ma vengono messe in scena in modo freddo e asciutto, tanto da risultare anti-spettacolari, così che l'autore riesca a risultare coerente con il suo messaggio anti-militarista. Da segnalare l'ottima fotografia, perfettamente amalgamata con il character design scarno e anonimo, la quale fa uso del bianco filtrato con una forte tonalità di grigio, in modo da conferire all'ambientazione una sorta di sospensione nel tempo e nello spazio, dove per i "Kildren"ogni giorno non ha nulla di diverso rispetto al precedente. Come tocco finale abbiamo infine le sempre eccellenti musiche di Kenji Kawai, il quale stavolta sforna la miglior colonna sonora della sua carriera, con un componimento tanto pacato, da risultare una litania malinconicamente eterea.

Concludendo il discorso, "The Sky Crawlers" risulta essere oggettivamente l'ennesimo capolavoro di un Mamoru Oshii all'apice del suo nichilismo più estremo e profondo. Tale autore oramai non ha più nulla da dimostrare, se non prendersi una piccola rivincita verso gli ottusi che sino alla metà degli anni '90 lo avevano ignorato, quando in realtà egli oggettivamente è una delle personalità cinematografiche più importanti della seconda metà del '900. Alla luce di quanto riportato sopra, sono da rigettarsi come infondate tutte le critiche concernenti il ritmo (calibrato alla perfezione) e la labilità della storia.
Congedo tutti consigliando quindi tale pellicola ad ogni amante della settima arte alla costante ricerca di capolavori da contemplare, nell'attesa che Oshii decida di sfornare un nuovo film d'animazione di cui abbiamo tanto disperato bisogno, visto lo stato di crisi in cui versa il cinema odierno.