Domenica 10 gennaio, durante l'evento Mangames svoltosi a Taranto, AnimeClick.it ha avuto il piacere di intervistare Giorgia Cosplay, famosa cosplayer italiana, vincitrice nel 2005 del World Cosplay Summit di Nagoya. Vi lasciamo al video dell'intervista e alla relativa trascrizione.
 


AnimeClick: Salve amici di AnimeClick, siamo qui con Giorgia Cosplay, famosa cosplayer italiana, che molto gentilmente ci ha concesso questa intervista qui al Mangames. Partiamo con la prima domanda, come hai iniziato a fare cosplay?

Giorgia Cosplay: Ho iniziato nel lontano ’97, frequentavo la fiera di Lucca Comics, che si svolgeva due volte all’anno, una volta a marzo e una volta come adesso nel ponte di ogni santi, e vedendo ragazzi che si vestivano da personaggi di giochi di ruolo, elfi, streghe, e già qualcosa de “Il signore degli anelli” si trovava, ho pensato con delle amiche: ma perché se loro si vestono da personaggi fantasy noi non possiamo fare lo stesso con i personaggi che amiamo dell’animazione giapponese, videogiochi, ecc.? E così abbiamo iniziato un po’ per scherzo, tant’è che non sapevamo nemmeno che quest’attività che stavamo facendo si chiamasse cosplay, e semplicemente dicevamo: “prepariamo il costume per la fiera!”, poi invece con la diffusione di internet, dei siti personali, dei forum, ecc. Abbiamo scoperto che era effettivamente un hobby che arrivava da lontano, dal Sol Levante che era stata anche declinata in America con il Costume-it, e che i livelli già raggiunti dagli stranieri in tanti casi erano anche elevati. E pertanto ci diede la spinta per cominciare a lavorare più seriamente su quello che era nato solamente per gioco.

AC: Infatti il cosplay si è evoluto abbastanza recentemente soprattutto qui in Italia, vengono fatti sempre più eventi come questi, ormai anche nei paesi più piccoli, secondo te come mai questa espansione c’è stata solo nell’ultimo periodo?

GC: Allora definiamo ultimo periodo, perché io ho vinto in Giappone nel 2005 e diciamo che il cosplay iniziava già ad essere un po’ sdoganato, però l’acme possiamo dire che è arrivato più tardi, già intorno al 2010 direi che i livelli sia italiani che europei, ma anche degli eventi stessi, soprattutto quelli più importanti quindi mi riferisco a Lucca, Romics, Torino Comics, Cartoomics di Milano, il Comicon di Napoli… Già qui si vedevano dei lavori veramente eccellenti. Quindi direi che negli ultimi 5-6 anni abbiamo avuto questo boom, dovuto anche non solo alla diffusione di internet, i vari siti personali che hanno portato lo stesso cosplayer ad avere una sfida personale e a dire: “se il livello è questo io posso fare ancora di più, posso provare nuove tecniche o materiali”. E anche uno studio fotografico più ispirato e attento, non erano più solo le foto fatte in fiera, ma ci si è resi conto che avendo delle foto post-prodotte fatte in un certo modo, studiate in una location, ecc. Si potevano avere risultati in termini non solo di notorietà, ma anche di riscontro, veramente elevati. Questo ci ha dato sicuramente una spinta, senza contare che da noi c’è stato questo implemento delle gare cosplay un po’ in tutti gli eventi, anche all’estero sono aumentate in misura esponenziale, e quindi i tanti eventi esteri di eccellenza come il Brasile, piuttosto che in Francia con l’ECG, o in Inghilterra, hanno iniziato a linkarsi ai vari eventi nazionali facendo in modo che chi vincesse la gara cosplay locale potesse essere designato come rappresentante italiano in queste competizioni mondiali o nazionali.

AC: Ormai fare cosplay è diventato un’arte, sul palco durante le gare cosplay ci sono varie scenette, alcune anche recitate, pensi che ciò possa spingere anche verso un lavoro?

GC: Allora il cosplay è costume player, quindi sia costume ma anche una parte recitata, infatti io di solito non le chiamo scenette, perché scenette mi fa venire in mente la cosa da oratorio, invece c’è uno studio sotto molto spesso di un certo livello, quindi performance, interpretazioni che sono molto varie… Si va dal canto, ballo, combattimento, parodia, al lip-dub di alcuni momenti salienti dell’anime o del videogame, quindi si può veramente spaziare in questo senso. Il lavoro che dire, è una cosa molto delicata, nel senso che credo possa eventualmente servire magari per arrotondare, come capita anche a me nei vari eventi fieristici… Poi vabbè io ho un’esperienza un po’ particolare quindi faccio un po’ caso a parte in questo senso, però se parliamo di un lavoro che dia il pane da mettere a tavola lo vedo un po’ problematico. Certo ripeto, puoi arrotondare con servizi fotografici o se ti invitano da qualche parte ok, ma non è certamente un’attività remunerativa come magari si crede.

AC: Sì, rimane sempre lo spirito dell’hobby…

GC: Sì, è sempre la cosa migliore, almeno per quanto mi riguarda è sempre stato così… E’ ovvio che magari quando ti invitano a qualche evento ti chiedono un costume invece che un altro oppure loro stessi ti chiedono di preparare una determinata cosa per l’evento, e allora magari non è quello che tu avresti voluto fare e ti discosti un po’ da questo personaggio… Però ad un certo punto fai di necessità virtù.

AC: Qual è stato il tuo primo cosplay?

GC: Super Sailor Mars delle guerriere Sailor, ovviamente erano gli anni ’90 ed io ero una ragazzina assolutamente innamorata di questo cartone animato che mi resta nel cuore.

AC: Molti cosplayer comprano i loro abiti. Noi sappiamo che il cosplay per pura definizione richiede che gli abiti vengano fatti da sé, cosa ne pensi?

GC: Secondo me ci sono delle distinzioni da fare. Io sono della scuola del farseli da soli, perché comunque quando ho iniziato io non c’era neanche la possibilità di comprarli già fatti. Col tempo, quando questa possibilità è diventata più fruibile, su Ebay per esempio, i personaggi che venivano proposti erano quelli più mainstream, invece di solito, vuoi un po’ per gusto, un po’ per passione, sono più legata a personaggi di altro tipo, anche perché se è vero come è per me che fare cosplay vuol dire dare vita ad un personaggio che in qualche modo ti ha dato qualcosa, ti ha fatto sognare ed è comunque una maniera di omaggiarlo, ed essendo io cresciuta negli anni ’80, capisci bene che difficilmente trovi dei personaggi degli anni ’80 in vendita, mettiamola così. Però non mi sento neanche di stigmatizzare chi ha questo atteggiamento, nel senso che puoi vivere il cosplay come una cosa tra amici in compagnia, mi compro il costume e lo spirito è quello di divertirci, facciamo un’interpretazione. Oppure il costume lo compriamo come base e ci mettiamo del nostro per migliorarlo e renderlo più affine a quello che ci serve e all’interpretazione che andiamo a portare. Poi invece un altro discorso è se si gareggia per arrivare ad un certo livello, per rappresentare l’Italia ad una gara estera dove ci sono delle limitazioni già imposte dal regolamento, per cui non puoi acquistare un costume ma devi farlo tu o comunque deve essere fatto a mano, ti fai aiutare da qualcuno, non so (ride).

AC: Abbiamo visto che sei molto disponibile con i tuoi fan, ti fa piacere avere questo riscontro nelle varie fiere?

GC: Sai, succede molto spesso per personaggi “come noi” che hanno questo fandom di nicchia, perché non possiamo dire di essere persone famose, poiché chi segue il cosplay è comunque una nicchia, e siamo noi stessi cosplayer ad essere nerd, otaku, come loro, quindi alla fine ci troviamo tra di noi (ride). Pertanto mi fa piacere vedere che questa passione, quello che sono riuscita a portare all’Italia con la vittoria mondiale, lo spirito, la presenza sia apprezzata. Poi come tutti abbiamo gli haters, fa parte del gioco… Anche qui su AnimeClick.it c’è n’è qualcuno… Maledetti! (ride).


AC: Anche tu segui anime e manga? Se sì qual è il tuo preferito?

GC: Se parliamo di cartoni animati in generale ti direi quelli a cui sono più legata, quindi sicuramente “L’incantevole Creamy”, “I cavalieri dello zodiaco” che per me hanno ricoperto una fetta fondamentale della mia adolescenza, le guerriere Sailor, oppure tra i grandi classici posso annoverare “Pollon”, questi vecchi cartoni che amavo molto… E Tatsunoko, quindi “Hurricane Polymar”, “Kyashan”, “Yattaman”, e tutti questi. Invece se parliamo di manga mi piace molto Osamu Tezuka, quindi non dico l’opera omnia ma quanto meno ci sono delle serie tipo “Blackjack” che mi piacciono molto e anche altre… Mi piace molto Mitsuru Adachi, l’autore di “Touch” e tante altre… E poi seguo Suzue Miuchi, l’autrice di “Glass no kamen”, in Italia “Il grande sogno di Maya”. Ne seguo tanti, ho fatto il conto e attualmente ne seguo, tra quelli in corso, quelli stoppati che non sappiamo quando riprenderanno, tipo 85, una follia… Infatti mi guardo sempre le liste vostre per vedere quando escono e li spunto! (ride).

AC: Ci fa piacere! Allora salutiamo e ringraziamo Giorgia Cosplay per questa intervista.

GC: Ciao amici di AnimeClick, un saluto da Giorgia Cosplay!