Nella giornata del 3 aprile si è spento Mochizuki Mikiya, leggendario mangaka conosciuto nel mondo per Wild 7 e Ken Falco. Una forma di cancro ai polmoni lo ha portato via a 77 anni, e di certo tutti coloro che hanno avuto modo di conoscerlo non possono che ricordare con un meraviglioso sorriso quest'uomo così particolare e pieno di energie, nonostante la terribile malattia che teneva per sé.

Per darvi un quadro diverso, e più dietro le quinte, di questa perdita aggiungiamo una nota da parte di una persona che nell'ultimo periodo aveva condiviso gran parte della vita del sensei avendo l'onore, ed il piacere, di essere la sua ultima allievaCaterina Rocchi. Vi lasciamo quindi alle sue parole che meglio di mille altre possono esprimere il cordoglio per questo grande maestro e raccontarci il lato umano dietro a questa importante figura:
 
Mochizuki Mikiya, era nato nell’anno della tigre, uno spirito forte, combattivo. E combattivo lo è stato fino alla fine. negando la sua malattia a sé e agli altri anche quando ci siamo visti per l’ultima volta, solo 10 giorni fa, molto provato nel fisico ma brillante e felice di godere della compagnia e del buon cibo.

Una parte di me trova calzante che se ne sia andato proprio durante l’anno della scimmia, ho sempre accostato con affetto la sua immagine ad una scimmia, per la vitalità e la curiosità e l’abitudine che aveva di ignorare le posate ogni volta possibile, la maniera che aveva di mangiare ridendo. Un sacco dei miei ricordi di lui riguardano il cibo, e le ore che passavamo in macchina dove eravamo solo in compagnia l’uno dell’altra e chiacchieravamo senza sosta e mi facevo raccontare di tutto, su qualsiasi argomento: aveva sempre qualcosa da dire.

Mi raccontava della sua vita, in piccoli aneddoti come questi: "Da piccolo mi assicuravo di aiutare mia madre con la spesa, perché mi dava gli scontrini e quella era l’unica carta sulla quale potessi disegnare. Non ho mai avuto memoria per i nomi, quindi se qualcuno bussava chiedendo dei miei genitori aspettavo che tornassero a casa e per farmi capire gli disegnavo un ritratto di chi aveva visitato."

"Alle elementari ho letto per la prima volta un volume di Tezuka. Lo conosci? (lo conosco) Si chiama Tezuka Osamu, era un mangaka. E ho deciso di diventare mangaka. Avevo tre aspirazioni: volevo fare il pilota, o diventare un atleta olimpico, oppure un mangaka. Nessuna di queste opzioni comprendeva l’azienda di famiglia, mio padre non ne è stato contento."

"Ho passato circa un anno come impiegato, ma non faceva per me. Non ero bravo ad accettare gli ordini, specie quando il capo mi diceva di fare cose stupide come andargli a comprare le sigarette. Continuavo a pensare: io non fumo, quindi compratele da solo!"

"Mi hanno sempre detto che disegno male, adesso faccio il mangaka quindi immagino di essere una persona testarda. All’inizio non è stato facile debuttare, quindi per arrotondare ho provato a fare l’assistente, ma non è andata bene. Ho passato una settimana con un mangaka ed i suoi assistenti, ma dormivano tutti quattro ore o meno. All’ottavo giorno mi sono licenziato, io voglio dormire almeno otto ore a notte! Gli ho detto così. Appena tornato a casa sono andato a letto."

"Ho avuto modo di viaggiare molto, anche se non parlo nemmeno un po’ di inglese. Mi facevo capire a gesti… i migliori a capire i gesti sono sempre stati gli italiani. Un’estate ero in Cina, mi sono abbronzato troppo e quindi venivo scambiato per cinese, tutti continuavano a parlarmi in cinese. Però ho fatto degli ottimi affari con i souvenir. Qualsiasi cosa, appunto."

E adesso che le storie sono finite, e non ci saranno più cameriere che ci occhieggiano confuse dalla strana accoppiata, posso solo dire che non sarò mai capace di smettere di parlarne e che resterà sempre nel mio cuore.

Sayonara Mochizuki-Sensei.