Dopo qualche mese di inattività, torna la rubrica dedicata a farvi scoprire l'immenso universo del folklore giapponese: ripartiamo con uno dei tanti yokai, figura a metà strada fra uno spirito e un folletto. In questa puntata vi racconterò chi è l'Abura Akago.
 

Se vedete una misteriosa sfera di fuoco vagare nel cielo notturno e scivolare all'interno delle case, trasformandosi in un bimbo piccolino che lecca l'olio delle lampade, sappiate che siete in presenza di un Abura Akago. Questa figura è apparsa per la prima volta intorno alla metà del periodo Edo, nel Konjaku Gazu Zoku Hyakki, di Toriyama Sekien, illustrata come uno spirito infantile che lambisce l'olio da una lampada andon.
Nei tempi antichi infatti, l'olio era un bene molto prezioso sia come cibo che come illuminazione, per cui non doveva essere sprecato. Lo yokai doveva essere un avvertimento sia per essere parchi nel suo uso, sia per ammonire i ladri, mostrando loro la fine che avrebbero fatto una volta morti: invece di passare alla vita successiva, sarebbero stati trasformati in yokai per espiare i loro peccati.
 

A questo proposito, si narra che molto tempo fa nel villaggio di Shiga vivesse un mercante di petrolio che ogni sera rubava l'olio da una statuetta di Jizo posta al crocevia di Otsu; quando morì, forse punito dallo stesso Jizo, non raggiunse il Nirvana e la sua anima divenne un fuoco fatuo, che iniziò a vagare per le case e a bere l'olio delle lampade.
La realtà è che nei tempi andati, soprattutto nei villaggi rurali, erano usati, come combustili per le lampade, materiali non raffinati come l'olio di pesce, che a causa del suo odore attirava i gatti: è molto probabile che al buio, di notte, i mici fossero scambiati per bimbi di pochi anni e da qui è nata presumibilmente la figura dell'Abura Akago.

Fonti consultate:
Yokai
Wikipedia