Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

Per saperne di più continuate a leggere.

9.0/10
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Atsushi Kaneko negli ultimi anni ha ricevuto sempre più attenzioni dalla critica e dal pubblico, imponendo il proprio genio nel panorama fumettistico mondiale.
Di solito quando si parla di Kaneko gli viene subito accostato il nome di David Lynch, infatti viene dai più definito, a ragione, il Lynch dei fumetti. Ciò è assolutamente vero per molti aspetti, ma veniamo ai fatti e prendiamo Soil, il suo fumetto più conosciuto; noteremo che ci ricorda tantissimo Twin Peaks, sia per l'atmosfera, sia per il setting e gli sviluppi della trama.
Entrambi sono dei maestri nel creare il proprio mondo, ma non uno qualsiasi o puramente di fantasia -cosa che ormai sembra essere alla portata di tutti-; piuttosto il mondo di cui parlo è reale ma è come se a tratti non lo fosse. In altre parole: uno spettatore leggendo o guardando non può che ritrovarsi immerso in quel dualismo tra realtà, rappresentata dalla quotidianità di un'apparente tranquilla cittadina, e il mistero o il soprannaturale che strappano via questa falsa apparenza. Una fusione che Lynch ha inaugurato con Velluto Blu. Il soprannaturale è sempre accompagnato da una dose di visionarietà, per cui anche il soprannaturale può essere un semplice sogno o delirio.

Wet Moon è tutto ciò, pur essendo un noir dall'inizio alla fine non rinuncia a questi elementi e infatti cosa non è il pavimento zigzagato del locale malavitoso se non un richiamo alla Loggia Nera di Twin Peaks? Il deformato Tamayama non ci ricorda per caso il nano? E l'atmosfera del suo covo, con quell'aria di sospensione, fuori dal tempo(non a caso afferma di essere colui che vive nel futuro), è di per sé molto simile alla Loggia. Essendo un noir, atipico, ma è pur sempre il genere di riferimento se lo si vuole accostare a qualcosa, è necessario dunque il nero, mentre era del tutto assente in Soil… nemmeno il sole proietta ombre in quella cittadina!
Kaneko ama il cinema e la musica, si sa. Anzi, è lui stesso un regista destinato al circuito underground nipponico e quindi le ispirazioni o citazioni non si fermano a Lynch, c'è di tutto: da Bunuel a Viaggio nella Luna(ovviamente) di Melies, passando per Hitchcock e giungendo ad Hayashi Kaizo, uno dei massimi esponenti del neo-noir giapponese con forti componenti surreali.

E' facile notare che tutti questi registi adorano curare la messa in scena ed infatti leggendo Wet Moon si percepisce una sorta di esperienza cinematografica grazie all'innata bravura nel dare una certa sequenzialità alle vignette alimentata da un fluido montaggio interno delle tavole, esattamente come il montaggio cinematografico. Inoltre la scelta dei tempi narrativi è perfetta; si alternano ritmi lenti, con intensi primi piani, close-up sui dettagli(sin dall'inizio capiamo che quella cicatrice sarà importante, non è così?) e illuminanti scambi di battute, a ritmi esasperati, con inseguimenti e visioni, tramite frenetici campi lunghi, inquadrature sbilenche e tavole allucinate.
Sin da subito il lettore si ritroverà dalla parte del protagonista, il detective Sada, abbracciando la stessa sorte, ovvero restare intrappolati in un folle noir psichedelico che non ci lascia tregua tramite l'infittirsi dei misteri e la conseguente discesa nella follia più profonda.
Sembra quasi che la colonna sonora di quest'opera sia The Dark side of the Moon dei Pink Floyd e non a caso le due opere hanno in comune il tema della pazzia e il ruolo centrale della luna. Kaneko con Bambi ha riferito apertamente che il Punk fosse la sua principale fonte di ispirazione, sicuramente con Wet Moon non sarà stato così e non mi sorprenderei se si fosse veramente ispirato al suddetto album.

Ambientato nella città di Tatsumi sul finire degli anni '60, dunque in piena guerra fredda e poco prima dell'allunaggio. Ben presto scopriremo cosa si cela dietro la solare facciata di questa meta turistica giapponese, ossia la malavita e corruzione, dai politici ai poliziotti. Sada in seguito ad un incidente inizierà la sua ossessiva ricerca di una donna, Kiwako, eternamente in fuga e capace di scavalcare il tempo e lo spazio. Pura follia insomma, spiegata da un lato da nozioni e teorie di fisica dell'epoca grazie all'incessante corsa all'esplorazione spaziale e da un lato dalla perdita totale delle capacità cognitive. La ricerca quindi si espande, non è più solo Kiwako Komiyama la sua ossessione ma anche la riscoperta del vero io. Questa ossessione lo spingerà ad entrare in contatto con diverse persone della malavita e non, ma soprattutto con Tamayama, l'informatore del futuro.

Tra un continuo domandarsi sul "dove finisce la realtà e iniziano le tue fantasie?" ci sono altre tematiche che convergono nel corso dell'opera in un finale assurdo. All'interno di questo sincretico e ben gestito quadro c'è anche una certa dose di religione, mai banale e rappresentata da simboli grafici come il tatuaggio di Cristo in croce con conseguente parabola sulla "follia di un uomo che può inghiottire il mondo intero". Dunque vi è una critica alla cecità dei cristiani nell'inseguire niente altro che ombre rinunciando alla ragione. Infatti al nostro Sada viene chiesto se non siano i peccati a portarlo alla pazzia.
Non è solo il cristianesimo ad essere preso in considerazione, ma anche il Buddismo poiché ad un certo punto ci ritroveremo dinnanzi ad una scena di una caduta verso le mani di un Buddha, proprio ad indicare che tutti i giri, mentali e non, fatti sino ad allora non hanno portato a nulla, siamo sempre nello stesso posto, proprio come Sun Wukong nel tentativo di lasciare il palmo di Buddha.

Lungo tutto il trip ci ritroveremo più volte dinanzi a oggetti o situazioni disseminate da Kaneko, in pieno stile lynchiano, e queste possono essere: le caramelle comprate da Sada ogni volta nello stesso negozio, che stanno proprio a significare quel legame con la realtà e quotidianità che puoi avere solo svolgendo la solita azione di routine, oppure la scena dell'inseguimento ripetuta più e più volte e qui possiamo notare proprio una tecnica cara Bunuel per creare straniamento, ma volendo anche Hitchcock in Vertigo. Altri oggetti ricorrenti possono essere l'annotazione di Sada, l'oggetto misterioso costruito dall'Hamano Seiko e ovviamente la luna.

Come già accennato lo stile grafico di Kaneko, totalmente riconoscibile e d'autore, è diverso sia da Soil, sia da Bambi, ma non per questo ha abbandonato quel tocco che lo rende più vicino all'underground americano piuttosto che nipponico. A seconda dell'esigenza della trama lo stile può mutare tra l'ultra dettagliato a uno più scarno e semplicistico, ma pur sempre d'impatto. I retini sono pochi e posizionati dove occorrono, magari per mettere in risalto o creare un contrasto con l'atmosfera da incubo. Le linee non sono doppie come in Soil, ma sempre più del normale e alcune volte sono totalmente assenti i contorni, richiamando alla lontana il Miller di Sin City, soprattutto nel terzo volume. In definitiva, nulla è lasciato al caso e anche i titoli di ogni capitolo rievocano veramente gli anni '60.

Dunque appena l'allunaggio avviene, Sada giunge alla fine della storia ma totalmente cambiato ed ecco perché continuava a ripetere che l'uomo non può andare sulla luna: non perché incapace fisicamente, ma perché arrivando lì significherebbe approdare nella follia estrema, passare al lato oscuro. La luna, se non si è ancora capito, è il simbolo della follia ed essa è sempre stata per l'uomo affascinante e un traguardo da raggiungere. La follia è vista come mezzo necessario per scappare dalla realtà, "per tentare di distruggere un guscio duro" o "ribaltare un paradosso assoluto", ma non puoi raggiungere la luna ed uscirne incolume.
Cosa è successo dunque al nostro Sada, è riuscito a mettere piede sulla faccia bagnata della luna o aveva ragione? Fatto sta che il suo continuo correre l'ha resa arida…


4.0/10
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Avete presente quei trailer sbagliati? Fatti in modo erroneo, che finiscono per fare più danno che far sorgere curiosità? Che magari danno un'idea errata per via del montaggio, o perché piazzano scene che nel film non ci sono proprio o ancora che mostrano troppo poco e non permettono di farsi un'idea precisa dell'opera o che al contrario mostrano troppo e ti fanno sostanzialmente spoiler di tutte le cose più interessanti della pellicola? Ecco, quest'anime è, sostanzialmente, un trailer sbagliato.
Ma andiamo con ordine.

Yuma e Hotaru sono amiche sin dall'infanzia. Ora vanno al liceo, e sono entrambe fidanzate, ma Yuma è un po' titubante riguardo all'avere contatto fisico col suo ragazzo... Hotaru, improvvisamente, le propone di fare "pratica" con lei, e la cosa comincia a prendere una piega sempre più torbida.
La serie vorrebbe essere un viaggio introspettivo nella mente e nel cuore delle due ragazze, per portare a galla attraverso la passione i loro veri sentimenti, nascosti perché "inusuali". O almeno così è all'apparenza: la struttura di dodici episodi da dieci minuti non permette certo di riassumere bene tre volumi di manga originale, e così i flashback sono molto più flash che back, visto che i vari spunti vengono giusto "buttati lì", tra un film mentale e l'altro. Questo fondamentalmente perché, dovendo scegliere tra la narrazione e le scene piccanti (che poi non sono nemmeno chissà quali acrobazie, sia chiaro), dato il tempo tiranno, secondo voi i produttori cosa hanno preferito? Ecco.

Quello che fondamentalmente è "Netsuzou" Trap in versione anime è un'enorme pubblicità all'opera originale, ma una pubblicità scadente e che non invoglia a recuperare il manga, anzi.
Abbiamo un'ingenuotta che si fa baciare a caso salvo lamentarsi dopo, molto dopo, e un'allupata corvina che o se ne sta lì, sempre con lo stesso sorriso semi-sornione, qualunque cosa stia succedendo, o mette le mani addosso in maniera non violenta alla gente. L'unica persona salvabile del cast è il fidanzato di Yuma, servo della gleba a testa alta destinato ad essere l'unica persona di buon senso del gruppo, e di conseguenza anche il più affetto da batoste.
Vero è pure che il cast non è che sia poi così variegato: i personaggi principali sono quattro, le due coppie, e non c'è spazio per nessun altro, ma d'altronde già non c'è stato abbastanza tempo per gestirne così pochi, figuriamoci se ce ne fossero inseriti di più...
Le azioni, sensazioni, scelte dei personaggi, anziché essere spiegate, vengono mostrate, e poi si lancia qualche accenno qui e là, più che per narrare, per dire "Avete visto? Abbiamo fatto un rimando a quella questione!", cosa che ovviamente fa sembrare tutto vago e tendenzialmente inutile.

Dal punto di vista tecnico, la serie è altalenante: il character design non spicca particolarmente per personalità né i disegni per il dettaglio, e anzi, le ragazze talvolta risultano fisicamente "incoerenti", visto che le loro forme lievitano quando hanno meno vestiti addosso, con un effetto che trasmette una comicità non voluta da film dei fratelli Vanzina.
Le animazioni sono buone, ma non hanno modo di mostrarsi troppo, perché la serie, inevitabilmente considerato il genere, non lo concede.
A una colonna sonora pressoché inesistente fa da contrappeso, però, un'opening decisamente bella, non solo come canzone in sé, ma anche per la regia del video: questo non fa che rimarcare la sensazione che si sia voluta fare solo pubblicità, visto che una bella opening è un grazioso "pacchettino", che però non corrisponde necessariamente a un bel contenuto. A fare nuovamente da contraltare ci sono le due ending piuttosto anonime, e accompagnate da scene prese dagli episodi: operazione di risparmio, insomma.

Più che non riuscire a raggiungere un obiettivo, "Netsuzou Trap" se ne pone uno "sbagliato" fin da subito, deviando dall'essere una trasposizione all'essere un "best of" (che sarebbe meglio definire "worst of") del manga, finendo per uccidere il potenziale interesse degli spettatori nei confronti dello stesso.
Gran parte dei problemi sarà, probabilmente, sito all'origine, ma ciò non toglie che avrebbe avuto sicuramente più senso una trasposizione più fedele, con più episodi o episodi più lunghi.
Anche se qui sorge, inesorabile, un dubbio: davvero sarei riuscito a reggere puntate lunghe il doppio o il doppio delle stesse? Forse, è meglio accontentarsi del male minore: uno scivolone dovuto a una brutta abitudine dell'animazione giapponese, quella degli "anime spot".
Forse è questo che è "Netsuzou Trap": una capocciata in terra dovuta al vizio di dondolarsi sulla sedia.


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"Knight's & Magic" è una serie estiva di tredici episodi che racchiude sia il genere fantasy che quello mecha. La storia ha inizio con la morte di un programmatore deceduto a causa di un incidente e reincarnatosi in un bambino di nome Ernesti Echevallier. Il protagonista si ritrova catapultato in un mondo abitato anche da creature mostruose che possono essere sconfitte solamente grazie all'utilizzo dei Shiluette Knight, dei sofisticati robot alimentati a “mana”, una sorta di potere magico. Ernesti, più comunemente conosciuto come Eru, non ricorda nulla della sua vita precedente, ma non ha perso la sua passione per i robot. Nonostante la sua bassa statura gli impedisca di pilotarne uno, Eru non si dà per vinto e dedica anima e corpo allo studio per poter raggiungere il suo sogno: progettare un'unità su misura per lui.

Nonostante siano stati eseguiti molti tagli, il primo episodio introduce molto bene la storia. Fin da subito, lo spettatore viene colpito dalla determinazione del protagonista che non si ferma di fronte a nulla, ma sfortunatamente è proprio questo uno degli elementi che con il passare degli episodi andranno a rovinare la serie. Ogni singolo episodio si concentra quasi esclusivamente sul protagonista, rimarcando più e più volte quanto sia geniale, determinato e imbattibile. Ogni volta che si presenta un ostacolo, il protagonista dimostra di poterlo superare senza alcuna difficoltà, rendendo la storia sempre più ripetitiva e prevedibile. Ai coprotagonisti e ai personaggi secondari invece viene lasciato decisamente troppo poco spazio per permettere approfondimento adeguato. Gran parte dei personaggi si dimostrano piatti, specialmente Ady, l'amica del protagonista. Quest'ultima non ha nessuna utilità durante la storia, l'unico ruolo che ricopre è quello della ragazza carina, dato che passa gran parte del tempo ad abbracciare Eru e a lamentarsi emettendo qualche verso kawaii. In sostanza, i personaggi secondari servono solamente a far risaltare maggiormente il protagonista, ma non hanno un'identità propria che permetta loro di contraddistinguersi, e per tale motivo è anche abbastanza difficile fornire una descrizione su di essi. L'unico personaggio che ha dimostrato di essere cresciuto nel tempo è Dietrich, che, dopo essere scappato con la coda tra le gambe di fronte al pericolo, ha trovato un po' di coraggio e orgoglio in sé stesso. Fortunatamente, verso gli ultimi episodi notiamo un piccolo miglioramento, ma la serie resta ugualmente banale, non riuscendo a coinvolgere adeguatamente lo spettatore. Il motivo della semplicità di questa serie probabilmente è dovuto al target a cui è rivolta l'opera, ed è anche ciò che la salva dal ricevere un'insufficienza. In più occasioni ho avuto l'impressione che si trattasse semplicemente di una serie rivolta a un pubblico molto giovane sia per la presenza del narratore che spiega ogni singola cosa sia per il comportamento e il tipo di personaggi presenti.

Le OST presenti in questa serie sono poche, e per tale motivo si ripetono spesso, ma la sigla di apertura è molto orecchiabile. Peccato solamente che sia stata rovinata nella seconda parte della storia, quando sono stati aggiunti una serie di effetti sonori totalmente inutili.

In questa serie è stata utilizzata molto la computer grafica, che però non ha dato particolarmente fastidio, dato che è stata adottata solamente per i movimenti dei robot e delle creature mostruose che minacciano la vita degli abitanti del regno.

Sia chiaro che non si tratta di un'opera malvagia, ma è carente sotto molti aspetti, il che non la rende un prodotto degno di nota. E' una serie che, se vista per intero nell'arco di pochi giorni, può annoiare molto, quindi non la ritengo adatta a chi si aspetta di vedere una serie quantomeno nella media.