Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

Per saperne di più continuate a leggere.

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Dopo che la prima serie si era conclusa lasciandoci nel bel mezzo delle selezioni autunnali appesi al gancio come degli stoccafissi, oppure come la rana pescatrice che cucina Megumi, sarebbe stato un po' sadico da parte dei produttori tenerci in sospeso prima di giungere alla parte migliore. Un po' come se uno chef abbandonasse i fornelli e la cucina proprio a metà fra il primo e il secondo.
Fortunatamente il comitato di produzione non ha scelto questa opzione e ci ha servito una "seconda portata" con una seconda stagione TV per "Food Wars" aka "Shokugeki no Souma".

Siamo, come detto, alla fase finale delle selezioni autunnali, e otto giovani e agguerriti cuochi sono pronti a sfidarsi in dure battaglie culinarie all'ultima portata. E si potrebbe dire che è proprio questa l'essenza dell'opera: sfidarsi in cucina a chi prepara la pietanza più buona e sorprendente... Ma, d'altra parte, il sentiero è sempre quello tracciato dalla prima stagione, in cui preparazioni, sfide e liberatorie degustazioni dei giudici si susseguono quasi senza soluzione di continuità. Le pietanze sono sempre varie e all'apparenza gustose (pericolosissimo guardare un episodio a stomaco vuoto), ma il meccanismo è sempre quello: un "MasterChef" a oltranza.
Meglio concentrarsi quindi sullo sviluppo dei personaggi, anche se, più che di sviluppo, si parla di scoprirne qualche lato nascosto della personalità o del passato. Ciò è comunque positivo, perché alcuni soggetti come Kurokiba o Hisako erano rimasti ancora lontani dai riflettori. C'è anche spazio per un nuovo ingresso, quello del temibile Subaru Mimasaka, cuoco mimico, imponente e stalker che occupa almeno per un po' la casella dell'antagonista finora presa "a nolo" da sua eccellenza Erina-sama.
Il torno è comunque appassionante e incerto fino alla fine (se prima non si è letto il manga o non ci si è 'spoilerata' la storia), e ogni spettatore si divertirà sicuramente a tifare per il proprio personaggio preferito.

La seconda parte della serie, terminato il torneo, tira quasi il fiato dopo l'accesa competizione e ci mostra una nuova fase del duro percorso di studi della Tootsuki. Una parte breve ma interessante che ci voleva dopo lunghe sfide culinarie, opportunità di crescita per Souma, che va anche a formare una coppia sorprendentemente affiatata con Hisako, e il ritorno del Mago verduraio Koujiro Shinomiya, carismatico chef visto durante gli episodi del campo estivo che in Giappone si è anche guadagnato un suo manga spin-off per la sua popolarità.
Da fermarsi un momento anche sulla figura dell'indiscusso protagonista Souma che, come personaggio, si può dire ben lontano dal raggiungere un suo compimento o un suo obbiettivo. La sua crescita è ben lontana dal dirsi conclusa, immaginabile che la vedremo completata soltanto nel manga, ma è comunque una figura di buon esempio verso cui simpatizzare...

Ripetendo il buon lavoro fatto con la prima stagione, la J.C. Staff ci fornisce ancora una serie all'altezza della situazione, con dei buoni disegni particolarmente raffinati nella rappresentazione delle pietanze, ma anche buone animazioni, nonostante l'anime non sia estremamente dinamico per sua natura. Piacevole assai anche la parte musicale, con sigle ancora una volta all'altezza: "Rough Diamonds" degli Screen Mode è un brano che fa da araldo all'ascesa dei giovani cuochi (le gemme grezze) verso la luce della vetta; "Snow Drop" dei Nano Ripe è un brano melodico e rilassante che ben ci fa staccare dopo le battaglie culinarie.
Insomma, con la seconda portata, "Food Wars" centra ancora il bersaglio. Visione obbligata se si arriva soddisfatti dalla prima serie.


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"Yasashii Sekai no Tsukurikata", che in inglese può essere tradotto all'incirca così "A Method to Make the Gentle World", è un manga di Kumiko Takeba, incominciato nel 2010. Lo stile è quello di una commedia sentimentale a sfondo scolastico. La storia di quattro ragazze che affrontano la vita di tutti i giorni tra un'avventura e l'altra, dove, ovviamente, l'amore non può che fare da padrone.

Ma a essere sinceri, il vero protagonista è Yuu Tomonaga, un genio fin dall'infanzia, che dopo aver saltato un gran numero di classi ed essersi laureato in America in tenera età, è stato assoldato in un gruppo di ricerca per un importante esperimento. Peccato che, di colpo, il team riceve un forte taglio nei finanziamenti, che lo costringono ad abbandonare il progetto e tornare in madrepatria (Giappone) per poter cercare nuovi sponsor.
Per fortuna viene contattato da un suo vecchio amico, che gli propone un lavoro provvisorio come insegnante in una scuola superiore femminile. Ed ecco allora come incontrerà le nostre quattro ragazze, un rapporto controverso, sotto molti punti di vista, che lo cambierà profondamente.

Nonostante sia una commedia essenzialmente sentimentale, le questioni di cuore non straripano come un fiume in piena, ma assecondano gli avvenimenti in maniera delicata e quasi affascinante. Ogni fanciulla ha un proprio carattere particolare, che la renderà ben definita: Aoi è un ragazza genio anche lei, costretta però a nasconderlo a causa di alcuni problemi familiari. Si avvicinerà molto al neoprofessore, due anime molto simili tra loro che condividono un legame profondo. Nascerà qualcosa di più di un'amicizia?
Sarebbe un problema, poiché anche la bella Haruka pare essersi invaghita di Yuu. Cerca in tutti i modi di attirare la sua attenzione, ma ciò appare fin da subito difficile, oscurata da Aoi e dalla sensuale professoressa Yurine. Haruka è uno dei miei personaggi preferiti: inesperta ma combattiva, riesce a superare le sue paure verso l'altro sesso (solo se si tratta di Yuu) e insegue i suoi sogni con tutta se stessa. Agguerrita, ma sfortunata… perché tali sogni sembrano veramente lontani, almeno per ora.
Le altre due fanciulle sono Touko e Kayo: la prima è una ragazza alla moda e molto bella, anche lei ha dei problemi familiari che la faranno stare molto lontana da casa. Si innamorerà, ma non del giovane protagonista. Kayo invece è un amante degli anime/manga; per lei l'amore è qualcosa di molto astratto, ma allo stesso tempo sembra affascinata da un possibile "principe azzurro". Lo troverà mai?

La trama si articola tra i vari capitoli in maniera lenta e cadenzata, con rare accelerazioni. Una storia che si evolve man mano, giorno dopo giorno, con un tono candido e sensuale. I disegni sono molto belli e mostrano uno stile curato ma essenziale. Poco fanservice, sebbene non manchi del tutto.
Ciò che più colpisce, è la crescita dei vari protagonisti; un'evoluzione graduale, in cui il lettore non può che sentirsi partecipe. Vive insieme alle varie fanciulle e si immerge nei sentimenti di Yuu, inesperto in fatto di donne, ma desideroso di una relazione. Il rapporto insegnante-alunno viene trattano in maniera delicata, senza dargli quel peso drammatico visto in molte altre serie. Va benissimo innamorarsi, l'importante è che si rispetti la legge. E dunque nessun amore proibito, o meglio, un amore proibito che appare non proprio così illecito.
Il finale mi ha lasciato di stucco: non ci sono dei punti di riferimento, e la storia pare danzare tra le mani del lettore, senza che questo riesca a individuare la possibile conclusione. Sviluppi inaspettati, colpi di scena e dichiarazioni improvvise… "Yasashii Sekai no Tsukurikata" colpisce per il modo semplice con cui riesce ad appassionare e attrarre.


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Quanto facilmente, al giorno d'oggi, ci si dimentica dell'importanza dei legami affettivi?
Il ciclo perpetuo di azioni che compiamo dal suono della sveglia allo spegnimento della luce, alla disperata ricerca del mantenimento di un equilibrio tra rovina e tranquillità, spesso ci fa focalizzare solo sugli obiettivi tangibili, concreti, materialistici, facendoci dimenticare che l'essere umano è anche fucina di bollenti sentimenti, caldi, brucianti come... L'alito di un drago!

Tohru è una draghessa (esiste? Se non esiste lo chiamiamo "neologismo") che, per cause varie, si trasferisce nel mondo degli umani prendendo le sembianze di una bella cameriera, al servizio di una salarywoman (vedi quanto detto per "draghessa") che l'ha aiutata in un momento di grande difficoltà: da lì in poi la nostra maid è dedita anima e corpo (e coda, soprattutto coda) all'essere servizievole con la pacata Kobayashi che dà nome al titolo dell'opera, tanto da asserire di amarla!

Abbiamo la maid formosa, abbiamo l'attrazione per un'altra donna, abbiamo il genere della commedia, abbiamo un po' di moe, quindi sarebbe facilissimo nascondersi dietro alla semplice vicenda comica con fanservice qui e là, ma per fortuna questi elementi non sono il fine di "Miss Kobayashi's Dragon Maid", ma il mezzo (usato anche relativamente poco e in maniera intelligente) per arrivare a ciò che la storia vuole narrare davvero: l'opera infatti (per quanto mai aprioristicamente ottimista) è un monumento in onore dei sentimenti, della loro forza, di quanto ci possano far cambiare e capire che, fuori dalla scrivania del nostro posto di lavoro, c'è vita, una vita vibrante, generosa e positiva che può cambiarci nel profondo, in meglio.

A Tohru si affiancherà presto un altro drago, la piccola Kanna: dall'alto dei suoi occhi enormi e del suo volto mono-espressivo, questa fa da tramite per un tipo di sentimento espresso in maniera naturale e silenziosa, spesso se ne rimane sullo sfondo, ad agire più che parlare, in maniera genuina, per dimostrare sensazioni che sembra nascondere dietro a quel viso tanto tondeggiante quanto granitico.
Altri draghi faranno la loro comparsa, seguendo la scia di Tohru e Kanna: Lucoa, perfetto esempio di "sentimento fuori controllo", come pure le sue forme ridicolmente eccessive; Fafnir, rappresentante dei sentimenti che si fa fatica ad esprimere ma che, alla fine, si prova e si dimostra di provare volente o nolente; ed Elma che, sfortuna sua, non ha modo di mettersi troppo in mostra, ma ci fa vedere un sentimento conflittuale nei confronti di Tohru e Kobayashi, probabilmente per invidia, ma avrà modo anche lei di scoprire l'importanza della dolcezza (in tanti, tanti sensi!).

Kyoani fa rima con eccellenza tecnica, ed è questo che abbiamo, anche in "Miss Kobayashi's Dragon Maid": il design è espressivo, semplice ma anche dettagliato e caratteristico, i colori sono utilizzati in maniera estremamente viva, contribuendo a dare una sensazione di allegria allo spettatore, e le animazioni sempre di qualità estremamente elevata; la scelta inoltre di inserire tanti piccoli eyecatch sempre diversi, tutti nello stesso stile, all'interno di un episodio contribuisce a incuriosire e divertire lo spettatore, con piccoli gesti che però colpiscono in maniera forte e efficace (come tutti i sentimenti più sinceri).

La colonna sonora, estremamente piacevole, è composta dei tipici motivi che accompagnano una commedia di stampo casalingo, dove quindi regnano la quotidianità e l'ordinario (per quanto avere due draghi in casa sia ben poco ordinario!), e il doppiaggio è espressivo ed efficace: in particolare, ho apprezzato il lavoro di Mutsumi Tamura nel ruolo della signorina Kobayashi; a lei il compito di spiegare a Tohru come gira il nostro mondo, cosa fare, come comportarsi, e soprattutto a lei il compito di raccontare, attraverso riflessioni personali, quanto i sentimenti possano cambiare la vita di una persona, quanto il calore umano possa rendere un mondo che, fondamentalmente, da "prima" a "dopo" non è cambiato, profondamente diverso.
Tamura fa tutto questo con un tono adulto e serio, ma caldissimo, estremamente dolce, da vera "persona matura" che, però, ancora ha da maturare parecchio, e questa consapevolezza giunge come un fulmine a ciel sereno, il giorno in cui un drago in tenuta da maid si presenta alla sua porta.

Seguendo l'impostazione classica delle sigle giapponesi, l'opening e l'ending di "Miss Kobayashi's Dragon Maid" sono rispettivamente più scatenata e più tranquilla, ma entrambe estremamente caratteristiche.
"Aozora no Rhapsody" è un brano dal ritmo incalzante, che comunica subito come la serie sia frizzante e ricca di energie positive, e il suo video è a dir poco psichedelico, con scene da rosa elefanti di Dumbo, anche se qui sono draghi rosa, e una resa visiva, ovviamente, magistrale.
La più tranquilla ending "Ishukan Communication" è psichedelica a sua volta, ma più "sognante", siamo più in zona "Pomi D'Ottone e Manici di Scopa" (soprattutto una scena), e comunque ricca di positività, e allegria.
Ad aumentare l'impatto emotivo delle sigle giunge il fatto che entrambe sono cantate dalle doppiatrici dei quattro draghi femminili, aggiungendo quindi ulteriore "familiarità" e un senso di allegria raddoppiato: sembra quasi che le protagoniste se la stiano spassando al karaoke, felici di essersi trasferite in questo mondo, o che stiano esprimendo nel canto le loro sensazioni, i loro sentimenti.

"Miss Kobayashi's Dragon Maid" non è una serie sentimentale, ma è una serie che parla del rapporto tra la persona e i sentimenti: come li scopre, come li coltiva, come si rende conto della loro importanza, influenza e predominanza, come li accetta, li rinnega, li perde, li rivuole indietro.
Ed è anche ciò che accade allo spettatore: se connette il suo cuore con questa serie, scoprirà sentimenti sinceri per Tohru, per Kanna, per la signorina Kobayashi e tutti gli altri, e insieme a loro si sentirà più allegro, più sincero con sé stesso e se ne starà a canticchiare "Aozora no Rhapsody" (si spera senza roteare in cielo come una Magica Ballerina Volante).