Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
- Dopo la pioggia - npepataecozz
ARAPHAEL Inuyashiki - L'ultimo eroe
- Lucky★Star - Nagisa98
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Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
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Dopo la pioggia
8.0/10
Recensione di npepataecozz
-
“Npepata lo stai seguendo “Dopo la Pioggia”? Scommetto di sì.”
“E sbagli. Non è nella mia lista anime al momento.”
“Dovresti mettercelo. Credo che lo troveresti molto interessante.”
“Davvero? E' così bello?”
“Non saprei dirlo in assoluto. Ma credo che possa piacere a una persona come te, appartenente a una certa fascia di pubblico.”
“Ma smettila! Per chi mi hai preso? Lo sai che non mi identifico in nessuna fascia di pubblico e che invece mi piace esplorare fra i generi più diversi alla ricerca anche solo di poche, piccolissime emozioni, ma che siano sempre e comunque diverse l'una dall'altra! E tu, nonostante questo, vorresti trattarmi alla stregua di uno che sceglie sulla base di preferenze statiche e prevedibili?”
“Parla di una bellissima liceale di diciassette anni che si innamora di un quarantacinquenne senza arte né parte.”
“Ah... e perché non lo hai detto subito? Lo comincio immediatamente.”
Ho davvero cominciato la visione di questo anime a seguito di una discussione simile. Purtroppo non posso svelare l'identità della mia controparte, perché, quando le ho chiesto il permesso di citarla in una mia recensione (senza nemmeno specificarle quale), mi ha risposto che ci sarebbero state delle conseguenze legali, se mi fossi azzardato a farlo. Comunque aveva perfettamente ragione: con l'età che mi ritrovo, molto vicina a quella del protagonista, non potevo restare insensibile di fronte a un argomento simile. Ovviamente non ho alcun interesse per le liceali; però ero curioso di vedere in che modo sarebbe stato affrontato un problema del genere, e devo dire di non esserne rimasto affatto deluso.
Ma cominciamo proprio con qualche cenno sulla trama: “Koi wa Ameagari no You ni” (nome italiano: “Dopo la pioggia”), racconta la storia di Akira Takibana, una diciassettenne liceale con un gran talento nella corsa. A seguito di un grave infortunio, però, la ragazza decide di smettere di correre e abbandonare definitivamente il club di atletica leggera. Non si tratta, ovviamente, di una scelta fatta a cuor leggero: il rimpianto per quello che poteva essere e che invece non è stato non smetterà mai di tormentare Akira. Un giorno, però, mentre si trova da sola in una caffetteria, farà la conoscenza di Masami Kondo, il quarantacinquenne manager del locale. Pur non conoscendo affatto la ragazza, l'uomo riuscirà a percepire la silenziosa sofferenza della ragazza, e sentirà il bisogno di rivolgerle delle parole di incoraggiamento; parole semplici, ma che la colpiranno dritta al cuore. E così, per star vicino al vecchio e impacciato manager, Akira deciderà di cominciare a lavorare in quella caffetteria.
“Dopo la pioggia” è un anime che parte da un assunto molto semplice, per poi svilupparlo in un modo che mi ha ricordato molto la crescita dei rami attorno a un albero: il tema portante rimarrà sempre lo stesso, ma attraverso questo sarà possibile affrontare diversi altri tipi di argomenti. Il tema principale è, ovviamente, l'amore fra due persone con una rilevante differenza d'età (nel nostro caso ventotto anni); la questione verrà analizzata sotto tre diversi punti di vista: quello di Akira, quello di Kondo e quello della società.
Quello di Akira è il punto di vista più semplice, ossia quello dell'adolescente innamorata, secondo cui non sono importanti né il grosso divario generazionale né il giudizio degli altri; l'unica cosa che conta veramente è l'essere corrisposta dal suo amato.
Il punta di vista di Kondo, invece, è già più complesso rispetto a quello della ragazza. L'uomo è sicuramente compiaciuto dalle attenzioni ricevute da una ragazza così giovane, ma non al punto di perdere la testa e a buttarsi in una relazione senza pensare alle conseguenze; la sua posizione, quindi, è quella della resistenza a oltranza, anche se, di tanto in tanto, si fa notare qualche crepa nella sua barriera.
Il punto di vista della società, infine, è quella classica: lui è un vecchio e lei è una bambina, una relazione fra loro sarebbe immorale e dannosa sia per il presente che per il futuro della ragazza.
Ma qual è invece il punto di vista dell'autrice? Da quanto si è visto nel corso di questi dodici episodi, l'impressione che si ricava è che in lei il realismo sia ancora in vantaggio rispetto al romanticismo: il tipo di rapporto che si instaura fra Akira e Kondo, infatti, non cambia molto nel corso della serie. Ma, se l'autrice non sembra, almeno per ora, molto intenzionata a far fare ai suoi personaggi il grande passo in campo sentimentale, molto più prolifica è stata, invece, nelle analisi delle vite dei due protagonisti e sui motivi che sono alla base dei loro sentimenti reciproci e che non sempre sono riconducibili alla semplice attrazione fisico/spirituale.
Akira è un personaggio abbastanza controverso, fatto di lunghi silenzi ma anche di reazioni rabbiose, di rassegnazione ma anche di grande determinazione. Ciò che domina tra i suoi stati d'animo, però, è la delusione legata al suo infortunio e alla sua mancata carriera sportiva.
Kondo, invece, è un uomo di mezza età di grande educazione e rispetto, ma che non è mai riuscito a combinare nulla di buono nella vita. Anche lui ha un grosso rimpianto legato al passato: da giovane era deciso a intraprendere la carriera dello scrittore, ma con scarsi risultati.
Le delusioni sofferte da entrambi sembrano avere una relazione molto forte con il modo in cui i due si approcciano vicendevolmente: lei è alla ricerca di un qualcosa in grado di placare il suo dolore; lui, invece, in piena crisi di mezz'età, vede in lei una persona capace di riportare alla mente la parte migliore della sua giovinezza e le sue grandi aspirazioni.
A questo punto io una domanda me la pongo: ma quella che viene raccontata è una storia basata sul grande amore che supera le barriere del tempo o è solo il racconto di due persone la cui vicinanza riesce ad alleviare le rispettive frustrazioni? Che l'autrice abbia posto al centro dell'attenzione una questione simile è un qualcosa che mi è piaciuto molto; e mi piace l'idea che la risposta a questa domanda sia complessa. Per arrivare a una conclusione, però, bisognerà aspettare altri episodi; al momento non credo sia possibile azzardare una risposta.
In definitiva, “Dopo la pioggia” è un anime che incontra sicuramente il mio favore; non che ci volesse molto, dato che si parla di una questione che non può non produrre un certo livello di partecipazione emotiva in persone della mia età. Ovviamente ci sono anche degli aspetti negativi da sottolineare, rintracciabili nei silenzi eccessivi di Akira e in un ritmo narrativo un tantinello troppo lento. Ma si tratta di piccoli dettagli da collocare in un'opera piena di poesia e contenuti, disegnata benissimo e con una colonna sonora da sballo. L'anime, quindi, va promosso a pieni voti; e speriamo che questa non sia l'ultima volta in cui mi sarà data la possibilità di parlare di questa intrigante e complessa storia.
“E sbagli. Non è nella mia lista anime al momento.”
“Dovresti mettercelo. Credo che lo troveresti molto interessante.”
“Davvero? E' così bello?”
“Non saprei dirlo in assoluto. Ma credo che possa piacere a una persona come te, appartenente a una certa fascia di pubblico.”
“Ma smettila! Per chi mi hai preso? Lo sai che non mi identifico in nessuna fascia di pubblico e che invece mi piace esplorare fra i generi più diversi alla ricerca anche solo di poche, piccolissime emozioni, ma che siano sempre e comunque diverse l'una dall'altra! E tu, nonostante questo, vorresti trattarmi alla stregua di uno che sceglie sulla base di preferenze statiche e prevedibili?”
“Parla di una bellissima liceale di diciassette anni che si innamora di un quarantacinquenne senza arte né parte.”
“Ah... e perché non lo hai detto subito? Lo comincio immediatamente.”
Ho davvero cominciato la visione di questo anime a seguito di una discussione simile. Purtroppo non posso svelare l'identità della mia controparte, perché, quando le ho chiesto il permesso di citarla in una mia recensione (senza nemmeno specificarle quale), mi ha risposto che ci sarebbero state delle conseguenze legali, se mi fossi azzardato a farlo. Comunque aveva perfettamente ragione: con l'età che mi ritrovo, molto vicina a quella del protagonista, non potevo restare insensibile di fronte a un argomento simile. Ovviamente non ho alcun interesse per le liceali; però ero curioso di vedere in che modo sarebbe stato affrontato un problema del genere, e devo dire di non esserne rimasto affatto deluso.
Ma cominciamo proprio con qualche cenno sulla trama: “Koi wa Ameagari no You ni” (nome italiano: “Dopo la pioggia”), racconta la storia di Akira Takibana, una diciassettenne liceale con un gran talento nella corsa. A seguito di un grave infortunio, però, la ragazza decide di smettere di correre e abbandonare definitivamente il club di atletica leggera. Non si tratta, ovviamente, di una scelta fatta a cuor leggero: il rimpianto per quello che poteva essere e che invece non è stato non smetterà mai di tormentare Akira. Un giorno, però, mentre si trova da sola in una caffetteria, farà la conoscenza di Masami Kondo, il quarantacinquenne manager del locale. Pur non conoscendo affatto la ragazza, l'uomo riuscirà a percepire la silenziosa sofferenza della ragazza, e sentirà il bisogno di rivolgerle delle parole di incoraggiamento; parole semplici, ma che la colpiranno dritta al cuore. E così, per star vicino al vecchio e impacciato manager, Akira deciderà di cominciare a lavorare in quella caffetteria.
“Dopo la pioggia” è un anime che parte da un assunto molto semplice, per poi svilupparlo in un modo che mi ha ricordato molto la crescita dei rami attorno a un albero: il tema portante rimarrà sempre lo stesso, ma attraverso questo sarà possibile affrontare diversi altri tipi di argomenti. Il tema principale è, ovviamente, l'amore fra due persone con una rilevante differenza d'età (nel nostro caso ventotto anni); la questione verrà analizzata sotto tre diversi punti di vista: quello di Akira, quello di Kondo e quello della società.
Quello di Akira è il punto di vista più semplice, ossia quello dell'adolescente innamorata, secondo cui non sono importanti né il grosso divario generazionale né il giudizio degli altri; l'unica cosa che conta veramente è l'essere corrisposta dal suo amato.
Il punta di vista di Kondo, invece, è già più complesso rispetto a quello della ragazza. L'uomo è sicuramente compiaciuto dalle attenzioni ricevute da una ragazza così giovane, ma non al punto di perdere la testa e a buttarsi in una relazione senza pensare alle conseguenze; la sua posizione, quindi, è quella della resistenza a oltranza, anche se, di tanto in tanto, si fa notare qualche crepa nella sua barriera.
Il punto di vista della società, infine, è quella classica: lui è un vecchio e lei è una bambina, una relazione fra loro sarebbe immorale e dannosa sia per il presente che per il futuro della ragazza.
Ma qual è invece il punto di vista dell'autrice? Da quanto si è visto nel corso di questi dodici episodi, l'impressione che si ricava è che in lei il realismo sia ancora in vantaggio rispetto al romanticismo: il tipo di rapporto che si instaura fra Akira e Kondo, infatti, non cambia molto nel corso della serie. Ma, se l'autrice non sembra, almeno per ora, molto intenzionata a far fare ai suoi personaggi il grande passo in campo sentimentale, molto più prolifica è stata, invece, nelle analisi delle vite dei due protagonisti e sui motivi che sono alla base dei loro sentimenti reciproci e che non sempre sono riconducibili alla semplice attrazione fisico/spirituale.
Akira è un personaggio abbastanza controverso, fatto di lunghi silenzi ma anche di reazioni rabbiose, di rassegnazione ma anche di grande determinazione. Ciò che domina tra i suoi stati d'animo, però, è la delusione legata al suo infortunio e alla sua mancata carriera sportiva.
Kondo, invece, è un uomo di mezza età di grande educazione e rispetto, ma che non è mai riuscito a combinare nulla di buono nella vita. Anche lui ha un grosso rimpianto legato al passato: da giovane era deciso a intraprendere la carriera dello scrittore, ma con scarsi risultati.
Le delusioni sofferte da entrambi sembrano avere una relazione molto forte con il modo in cui i due si approcciano vicendevolmente: lei è alla ricerca di un qualcosa in grado di placare il suo dolore; lui, invece, in piena crisi di mezz'età, vede in lei una persona capace di riportare alla mente la parte migliore della sua giovinezza e le sue grandi aspirazioni.
A questo punto io una domanda me la pongo: ma quella che viene raccontata è una storia basata sul grande amore che supera le barriere del tempo o è solo il racconto di due persone la cui vicinanza riesce ad alleviare le rispettive frustrazioni? Che l'autrice abbia posto al centro dell'attenzione una questione simile è un qualcosa che mi è piaciuto molto; e mi piace l'idea che la risposta a questa domanda sia complessa. Per arrivare a una conclusione, però, bisognerà aspettare altri episodi; al momento non credo sia possibile azzardare una risposta.
In definitiva, “Dopo la pioggia” è un anime che incontra sicuramente il mio favore; non che ci volesse molto, dato che si parla di una questione che non può non produrre un certo livello di partecipazione emotiva in persone della mia età. Ovviamente ci sono anche degli aspetti negativi da sottolineare, rintracciabili nei silenzi eccessivi di Akira e in un ritmo narrativo un tantinello troppo lento. Ma si tratta di piccoli dettagli da collocare in un'opera piena di poesia e contenuti, disegnata benissimo e con una colonna sonora da sballo. L'anime, quindi, va promosso a pieni voti; e speriamo che questa non sia l'ultima volta in cui mi sarà data la possibilità di parlare di questa intrigante e complessa storia.
Inuyashiki - L'ultimo eroe
6.5/10
Ultima opera di Oku, che purtroppo mi ha parecchio deluso considerato lo spessore dell'autore.
La cosa più interessante di Inuyashiki, ma direi unica nel panorama fumettistico, è il suo singolare protagonista, ed in questo devo dirlo, Oku è stato un genio!
Almeno nei primi volumi, sia per via del protagonista come dicevo, per le varie gag tipiche dell'autore, ma anche per una giusta dose di violenza e perversione, altra cosa che contraddistingue Oku, ci si può illudere di trovarsi di fronte a qualcosa del livello di Gantz.
Ma qui siamo ad anni luce dalla sua opera precedente. Infatti passata la particolarità dei volumi iniziali, non rimane che il nulla. Personaggi che da essere interessanti diventano banali e con credibilità da insufficienza e l'intero fumetto che si riduce ad una guerra di cui non si capisce davvero come sia potuta iniziare né il perchè. Inuyashiki è solo azione priva di alcuna logica, non come Gantz, dove l'azione era in simbiosi con un trama delle più accattivanti mai realizzate, ma solo due robot che combattono, nient'altro.
Una delle cose che un pò ho apprezzato è stato il tipo di tecnologia impiegata dai due protagonisti, almeno in questo l'autore ha continuato a mostrare la sua originalità.
Non lo sconsiglio affatto, ma si tratta di una lettura da poco che può allietare la sera quando si è stanchi per la giornata, ma niente di più.
La cosa più interessante di Inuyashiki, ma direi unica nel panorama fumettistico, è il suo singolare protagonista, ed in questo devo dirlo, Oku è stato un genio!
Almeno nei primi volumi, sia per via del protagonista come dicevo, per le varie gag tipiche dell'autore, ma anche per una giusta dose di violenza e perversione, altra cosa che contraddistingue Oku, ci si può illudere di trovarsi di fronte a qualcosa del livello di Gantz.
Ma qui siamo ad anni luce dalla sua opera precedente. Infatti passata la particolarità dei volumi iniziali, non rimane che il nulla. Personaggi che da essere interessanti diventano banali e con credibilità da insufficienza e l'intero fumetto che si riduce ad una guerra di cui non si capisce davvero come sia potuta iniziare né il perchè. Inuyashiki è solo azione priva di alcuna logica, non come Gantz, dove l'azione era in simbiosi con un trama delle più accattivanti mai realizzate, ma solo due robot che combattono, nient'altro.
Una delle cose che un pò ho apprezzato è stato il tipo di tecnologia impiegata dai due protagonisti, almeno in questo l'autore ha continuato a mostrare la sua originalità.
Non lo sconsiglio affatto, ma si tratta di una lettura da poco che può allietare la sera quando si è stanchi per la giornata, ma niente di più.
Lucky★Star
8.0/10
Nel 2007 il celebre studio Kyoto Animation sforna un’opera che è destinata a rimanere nell’albo degli anime comici più amati del nuovo millennio: si tratta di “Lucky Star”, serie di ventiquattro episodi tratta dall’omonimo manga yonkoma scritto e illustrato da Kagami Yoshimizu.
Protagonista della storia è Konata Izumi, una piccola ma energica liceale appassionata di anime, manga e videogiochi. Il suo sfrenato lato “otaku” non esita a venir fuori nelle conversazioni con le amiche Kagami, Tsukasa e Miyuki, dando origine a varie gag che non mettono da parte neanche gli aspetti più comuni della vita quotidiana.
Qual è il segreto del successo di “Lucky Star”? Una protagonista moe e otaku, in cui diversi spettatori possono identificarsi? Delle battute divertenti e geniali, all’apparenza insignificanti? Forse la risposta è un mix di tutto questo, fatto sta che l’anime è riuscito a conquistare la sottoscritta all’incirca per i suddetti motivi. L’opera, infatti, è densa di citazioni ad altri anime e manga, che non possono che generare un sorriso ogniqualvolta si allude a un titolo conosciuto; in aggiunta, nonostante non sia un’otaku sfegatata come Konata, spesso diventa facile riconoscersi in certe abitudini o linee di pensiero (quali, ad esempio, il grande dispiacere provato tutte le volte che i manga vengono considerati “diseducativi” facendo riferimento esclusivamente al genere hentai). L’anime, tuttavia, non ha nessuna intenzione di promuovere la “cultura otaku” anche nei suoi aspetti più torbidi, tant’è vero che gli asociali comportamenti della protagonista sono soggetti, spesso e volentieri, alla tagliente lama della tsundere Kagami. Quasi sempre geniali sono i “botta e risposta” (più propriamente detti “boke e tsukkomi”) messi in scena dalle due ragazze, che assieme formano la coppia più irriverente di tutta l’opera.
Ma, se è vero che una minima conoscenza dell’universo di anime, manga e videogame è indispensabile per capire gran parte degli sketch, è altrettanto vero che una buona quantità di gag è assolutamente fruibile anche dal resto del pubblico. Come accennato prima, “Lucky Star” riesce a far sorridere anche con le situazioni più banali e insignificanti prese dalla vita di tutti i giorni. La suspense di tutta la famiglia davanti a un quiz televisivo, la strana mania di gesticolare al telefono anche se l’interlocutore non può vederci o il perfetto tempismo del parente che ti sorprende giusto quando sei in “pausa studio” sono alcuni esempi delle innumerevoli scene a cui assistiamo quotidianamente e che l’anime ripropone fedelmente. Non mancano neanche le velate critiche alla società, ai commercianti o alle dinamiche dello show business. Ovviamente non tutti gli sketch sono riusciti, e alle volte la narrazione risulta abbastanza lenta o noiosa.
Altra mossa geniale da parte degli autori è rappresentata dal frizzante Lucky Channel, nel quale Akira Kogami e Minoru Shiraishi intavolano le situazioni comiche più divertenti di tutta l’opera. Nota di merito va soprattutto alla pseudo-idol (e alla sua doppiatrice), capace di passare in un baleno da un atteggiamento super moe a uno totalmente sfacciato e infastidito.
Per quanto riguarda il lato tecnico, ci troviamo di fronte a un character design molto semplice e “kawaii”, reso attraverso disegni che mantengono una buona qualità per tutta la durata della serie. Ottime come sempre le animazioni, mentre gli sfondi, forse per una scelta di stile, risultano alquanto abbozzati e poco realistici. Ulteriore nota positiva da segnalare è costituita dalle sigle. L’opening, infatti, è un miscuglio di nonsense sia a livello visivo che musicale: le varie sequenze mostrano le protagoniste impegnate in strani balletti, mentre la canzone “Motteke! Sailor Fuku”, col suo ritmo di primo acchito irritante ma che col tempo diventa indimenticabile, presenta un testo ricco di assurdità sparate una dietro l’altra. Le ending, per la prima parte della serie, vedono le nostre ragazze cantare a squarciagola sigle di anime o brani popolari in Giappone al karaoke; nella seconda parte, invece, l’anime diventa più divertente che mai grazie a delle esilaranti scene in live-action in cui Minoru Shiraishi si lancia in ridicoli balletti e interpretazioni di vari singoli.
In conclusione, “Lucky Star” è un’opera dal successo non immeritato: le varie gag, che spaziano dalla cultura otaku alle più semplici abitudini quotidiane, riescono spesso a strappare un sorriso. Geniali, inoltre, le varie trovate degli autori, dal Lucky Channel alle sigle finali. Purtroppo, però, l’anime non mantiene lo stesso ottimo livello per tutta la sua durata, per cui alcune scene o episodi possono risultare estremamente lente o noiose. Voto comunque positivo: 8.
Protagonista della storia è Konata Izumi, una piccola ma energica liceale appassionata di anime, manga e videogiochi. Il suo sfrenato lato “otaku” non esita a venir fuori nelle conversazioni con le amiche Kagami, Tsukasa e Miyuki, dando origine a varie gag che non mettono da parte neanche gli aspetti più comuni della vita quotidiana.
Qual è il segreto del successo di “Lucky Star”? Una protagonista moe e otaku, in cui diversi spettatori possono identificarsi? Delle battute divertenti e geniali, all’apparenza insignificanti? Forse la risposta è un mix di tutto questo, fatto sta che l’anime è riuscito a conquistare la sottoscritta all’incirca per i suddetti motivi. L’opera, infatti, è densa di citazioni ad altri anime e manga, che non possono che generare un sorriso ogniqualvolta si allude a un titolo conosciuto; in aggiunta, nonostante non sia un’otaku sfegatata come Konata, spesso diventa facile riconoscersi in certe abitudini o linee di pensiero (quali, ad esempio, il grande dispiacere provato tutte le volte che i manga vengono considerati “diseducativi” facendo riferimento esclusivamente al genere hentai). L’anime, tuttavia, non ha nessuna intenzione di promuovere la “cultura otaku” anche nei suoi aspetti più torbidi, tant’è vero che gli asociali comportamenti della protagonista sono soggetti, spesso e volentieri, alla tagliente lama della tsundere Kagami. Quasi sempre geniali sono i “botta e risposta” (più propriamente detti “boke e tsukkomi”) messi in scena dalle due ragazze, che assieme formano la coppia più irriverente di tutta l’opera.
Ma, se è vero che una minima conoscenza dell’universo di anime, manga e videogame è indispensabile per capire gran parte degli sketch, è altrettanto vero che una buona quantità di gag è assolutamente fruibile anche dal resto del pubblico. Come accennato prima, “Lucky Star” riesce a far sorridere anche con le situazioni più banali e insignificanti prese dalla vita di tutti i giorni. La suspense di tutta la famiglia davanti a un quiz televisivo, la strana mania di gesticolare al telefono anche se l’interlocutore non può vederci o il perfetto tempismo del parente che ti sorprende giusto quando sei in “pausa studio” sono alcuni esempi delle innumerevoli scene a cui assistiamo quotidianamente e che l’anime ripropone fedelmente. Non mancano neanche le velate critiche alla società, ai commercianti o alle dinamiche dello show business. Ovviamente non tutti gli sketch sono riusciti, e alle volte la narrazione risulta abbastanza lenta o noiosa.
Altra mossa geniale da parte degli autori è rappresentata dal frizzante Lucky Channel, nel quale Akira Kogami e Minoru Shiraishi intavolano le situazioni comiche più divertenti di tutta l’opera. Nota di merito va soprattutto alla pseudo-idol (e alla sua doppiatrice), capace di passare in un baleno da un atteggiamento super moe a uno totalmente sfacciato e infastidito.
Per quanto riguarda il lato tecnico, ci troviamo di fronte a un character design molto semplice e “kawaii”, reso attraverso disegni che mantengono una buona qualità per tutta la durata della serie. Ottime come sempre le animazioni, mentre gli sfondi, forse per una scelta di stile, risultano alquanto abbozzati e poco realistici. Ulteriore nota positiva da segnalare è costituita dalle sigle. L’opening, infatti, è un miscuglio di nonsense sia a livello visivo che musicale: le varie sequenze mostrano le protagoniste impegnate in strani balletti, mentre la canzone “Motteke! Sailor Fuku”, col suo ritmo di primo acchito irritante ma che col tempo diventa indimenticabile, presenta un testo ricco di assurdità sparate una dietro l’altra. Le ending, per la prima parte della serie, vedono le nostre ragazze cantare a squarciagola sigle di anime o brani popolari in Giappone al karaoke; nella seconda parte, invece, l’anime diventa più divertente che mai grazie a delle esilaranti scene in live-action in cui Minoru Shiraishi si lancia in ridicoli balletti e interpretazioni di vari singoli.
In conclusione, “Lucky Star” è un’opera dal successo non immeritato: le varie gag, che spaziano dalla cultura otaku alle più semplici abitudini quotidiane, riescono spesso a strappare un sorriso. Geniali, inoltre, le varie trovate degli autori, dal Lucky Channel alle sigle finali. Purtroppo, però, l’anime non mantiene lo stesso ottimo livello per tutta la sua durata, per cui alcune scene o episodi possono risultare estremamente lente o noiose. Voto comunque positivo: 8.
Il protagonista è il personaggio che ho apprezzato di più. Pur avendo un'età molto avanzata rispetto ai classici eroi che siamo soliti vedere, penso che sia il più normale. Mi piace il suo carattere e mi piace anche il modo in cui è stato rappresentato il suo rapporto con la famiglia dato che il rapporto tra lui e i suoi figli è quello che troviamo spesso in molte famiglie reali in cui i genitori si sforzano all'inverosimile per i figli anche quando questi non li degnano nemmeno di uno sguardo, ma si limitano solo a rispondergli in modo scocciato.
Al contrario, penso che l'antagonista sia un personaggio risciuto molto male. Capita spesso di avere a che fare con cattivi strani, ma Hiro agisce spesso nei modi più insensati. Mi riferisco per esempio a quando nei primi episodi
ma soprattutto verso gli ultimi episodi
Oltre a lui ci sono altri personaggi che non capisco, specialmente le comparse. E' vero che a quanto pare le persone sono affascinate dai tipi duri e misteriosi ma non penso sia normale incoraggiare o considerare il proprio eroe una persona che va in giro a fare stragi.
In uno degli episodi della seconda metà della serie invece
Per chi come me apprezza le vere storie d'amore ( quindi niente harem/ecchi ecc. ) potrebbe apprezzarlo molto.
Io trovo che sia particolare soprattutto perché è un po’ atipico nella forma: di solito nei sentimentali la storia d’amore è la parte più importante della narrazione con tutte le altre vicende a fare da contorno, invece in questo caso la relazione affettiva tra i due protagonisti è solo uno spunto, un “impulso” per farli crescere psicologicamente in confronto alla loro vita di tutti i giorni, ai rapporti con gli altri personaggi e anche con loro stessi……
E’ fatto veramente bene, secondo me meriterebbe di essere conosciuto di più
Inuyashiki secondo me parte benissimo come manga, e il dualismo che c’è tra il protagonista e il ragazzo “antagonista” è fatto molto bene (anche dal punto di vista di “valori morali”), però purtroppo un po’ si perde andando avanti fino al finale che lascia comunque in sospeso alcune situazioni.
Anche in questo caso concordo con il voto: peccato, per me come manga è stata un’occasione un po’ persa, poteva sicuramente essere sviluppato in maniera diversa, forse lo stesso Oku se ne è reso conto a un certo punto e ha deciso di chiuderlo in tempi brevi……..non lo sapremo mai
Anche con Lucky Star concordo con la recensione e con il voto (tripletta oggi, non mi è mai successo ): è simpatico come anime, ricordo che anni fa qualcuno lo ha immeritatamente demonizzato perché “troppo moe”, ma in realtà è semplicemente un anime leggero da guardare in modo spensierato, e poi soprattutto penso che non si possa non provare simpatia per la protagonista Konata, che ancora oggi dopo anni mi è rimasta in mente per la sua “profonda conoscenza” riguardo i manga/anime
È una serie con una comicità unica, nulla a che vedere con i vari anime degli ultimi anni che propongono slice of life con varie protagoniste (senza carattere e con una comicità spesso banale basata fin troppo sul moe/kawaii).
L'ho trovato divertente dal primo all'ultimo episodio e le citazioni sono davvero di qualità (vengono citate tutte le opere più famose dell'epoca, anche di case completamente differenti, cosa che ho visto fare solo a Gintama che, anche se ha uno stile diverso, è il genere a cui più si avvicina Lucky Star).
Tutte le protagoniste (ma in particolare Konata) hanno carattere, non sono solo kawaii da belle statuine da ammirare... hanno qualcosa di interessante/divertente da dire.
In quasi 15 anni che guardo anime la genialità che ho visto in Lucky Star è stata riprodotta molto raramente... e credo mai con uno stile del genere.
È quel tipo di anime di cui ogni tanto scelgo 1-2 episodi a caso e me li riguardo.
A chi non lo avesse mai visto posso solo consigliare di vedersi 3-4 episodi.
Di Inuyashiki ho visto solo l'anime e mi è piaciuto molto, senz'altro uno dei titoli di fantascienza più intriganti degli ultimi anni. Sarebbe interessante leggerne la versione cartacea.
Lucky star non ha bisogno di preamboli, con la sua frizzante e scanzonata comicità è un vero cult che dovrebbe essere visto almeno una volta nella vita.
Complimenti agli autori!
Da vedere assolutamente almeno una volta!
Certo per la maggior parte è bellissimo... però quel quel finale rovina tutto.
Gli altri due non mi hanno convinto molto.
Carini ma niente che faccia gridare "al capolavoro". Entrambi hanno comunque una bella idea di fondo.
Consigliabili? Dipende dai gusti... io direi anche di no. (il genere non è il mio preferito)
Io invece ho trovato nel finale il punto di forza maggiore dell'opera. Anzi il finale di Gantz, così come dirò quando avrò modo di scrivere la recensione, lo trovato tra i finali più belli e suggestivi mai letti. Lascia perdere il volume 37, gantz si conclude con il penultimo.
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