Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

Per saperne di più continuate a leggere.

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Tsukimi Kurashita è una otaku delle meduse che ha deciso di trasferirsi a Tokyo, per intraprendere una carriera da illustratrice. Dimora presso l'Amamizukan, un condominio storico abitato da altre otaku come lei, però con passioni molto diverse tra loro. Si fanno chiamare amars ovvero le monache, dato che hanno deciso di vivere senza aver bisogno degli uomini, vietandogli così l'accesso all'edificio. Un giorno Tsukimi incontra una misteriosa ragazza bellissima che salva la vita alla sua amata medusa Kurara, per ringraziarla del gesto la lascia dormire all'Amamizukan per quella notte, per scoprire poi, il giorno dopo che la ragazza in realtà è un uomo travestito. L'entrata in scena di Kuranosuke, l'uomo vestito da donna, con un amore sfrenato per la moda, cambierà la vita delle amars per sempre. Venendo da due mondi completamente diversi, all'inizio le amars faranno fatica ad accettare la presenza insistente di Kuranosuke, che dovrà ogni volta vestirsi da donna per non farsi scoprire. Dopo che però il loro amato condominio verrà messo in pericolo da un progetto di risviluppo del quartiere che prevede una sua demolizione, le amars guidate da Kuranosuke faranno l'impossibile per poterlo salvare, affrontando le loro paure del mondo esterno.

Tutte queste protagoniste rappresentano perfettamente le classiche otaku, con l'autostima sotto terra e l'ossessione per le loro passioni e nient'altro. Per loro l'amamizukan è un oasi di pace dove poter essere loro stesse, facendosi mantenere dai genitori, evitano in tutti i modi il mondo esterno. Con il tempo mi sono molto affezionata a tutte loro: Mayaya con l'ossessione delle cronache dei tre regni; Bamba con i treni, Chieko con le bambole tradizionali, Jiji con gli uomini maturi e la protagonista Tsukimi con le meduse. Kuranosuke invece è il loro contrario, consapevole del suo fascino e grande manipolatore, vedrà nelle amars l'unione di una famiglia che non ha mai avuto. Sarà davvero fondamentale per smuoverle dalla loro disperata situazione. Ho apprezzato molto la narrazione della storia, molto spesso Tsukimi e Kuranosuke racconteranno la storia parlando con le loro madri, che entrambi hanno perso in giovane età. La madre di Tsukimi per colpa di una malattia, invece la madre di Kuranosuke si è dovuta allontanare da lui perchè non poteva mantenerlo.

Una delle parti migliori di questo manga sono senz'altro le scenette comiche: da quelle riguardanti le varie fissazioni delle Amars, a quelle super demenziali per finire ai svariati riferimenti alla cultura pop giapponese, apprezzabili anche da chi ne conosce poco. Penso infatti che questo sia il manga più divertente che abbia letto finora. Ma questo non è solo un manga comico, anche di crescita da parte di tutti i protagonisti anche quelli secondari, tutti con una caratterizzazione eccezionale. Ho apprezzato molto che l'autrice molto spesso ci tenesse ad evidenziare i difetti dei personaggi, senza fare sconti a nessuno, infatti non ho mai sopportato i protagonisti esageratamente buonisti e perfetti.

I disegni li ho trovati perfettamente armonizzati con la storia, con uno stile rotondeggiante diverso dal classico giapponese, ma ogni scena è realizzata perfettamente, dalle comiche a quelle piene di sentimenti che ti fanno battere il cuore. Ho ammirato molto la versatilità e l'abilità nella realizzazione della storia.

Purtroppo questo manga è passato molto inosservato qui in Italia, per colpa della serializzazione che in alcuni anni ha visto solo 1 o 2 volumi per volta. E forse uno stile diverso dal solito ha portato molti a non prenderlo in considerazione. Io continuo a sperare in altre pubblicazioni di questa talentuosa autrice e sono comunque contenta di sapere che in patria e in america ha avuto un notevole successo, assolutamente meritati.

Da questo manga è stata tratta una breve serie animata di 11 episodi che copre solo i primi 5 volumi con un finale molto buttato lì. Lo consiglio comunque a chi vuole avvicinarsi a quest'opera senza impegno.

Alla fine assegno a questo manga un 9.5, so che farò molta fatica a trovare un'altro josei alla sua altezza, e le Amars mi rimarranno nel cuore ancora per molto tempo. Non assegno un 10 pieno per alcuni dettagli della storia che mi hanno fatto storcere il naso e anche per la serializzazione che sarebbe potuta essere migliore. Lo consiglio molto agli amanti della comicità, ma anche alle ragazze e alle donne che amano le storie dolci.


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Pur guardando fin da piccolo anime, non ho mai digerito veramente il classico chara design giapponese caratterizzato da occhi enormi, naso invisibile e zigomi altissimi. La prima cosa che salta all'occhio di "Ping Pong The Animation" è proprio l'accantonamento del classico chara design tipico della stragrande maggioranza degli anime. Il tratto di Yuasa, votato più alla fluidità delle animazioni che alla fotografia, se da una parte può sembrare troppo elettrico e distorto, dall'altro mostra invece delle proporzioni del viso più accurate e il dettaglio della muscolatura oculare, importantissima per l'espressività dei personaggi.

La trama, tratta da un manga, è una storia sportiva sul ping-pong, e anche essa differisce dai classici canoni degli anime sportivi. Per la fortuna di chi di tennis tavolo non è davvero appassionato, il ping-pong qui non è il centro dell'anime, quanto piuttosto il pretesto per raccontare i rapporti, la filosofia di vita e la crescita dei personaggi. Non soltanto dei due protagonisti Peco e Smile, ma anche degli altri atleti pongisti a cui è riservata una caratterizzazione buona quanto quella dei personaggi principali. Avremo quindi un variegato spaccato di giocatori, dal pongista che usa il ping-pong solo come passatempo, avendo già puntato su tutt'altro nella vita, al giocatore poco dotato ma molto dedito agli allenamenti, ai due grandi campioni affermati, uno nel punto più basso della propria carriera e uno invece nel suo punto più alto.
Ci sarebbero già abbastanza ingredienti per avere un buon anime, ma le scelte registiche di mostrare allegorie e flashback nei momenti giusti e di saltare invece la parte più prettamente sportiva, quando questa sarebbe risultata troppo ridondante, troppo tecnica o semplicemente non allineata ai fini della trama, eleva questa buona trama ad ottimo anime.

Ci sono comunque anche dei difetti: le partite risultano sempre a senso unico e già dagli allenamenti e dalle previsioni degli "esperti fuori campo" è possibile prevedere esattamente l'esito di ogni partita. Questa caratteristica ammazza un po' il pathos, con l'attenuante però che non è l'esito degli eventi sportivi ad essere sempre al centro della scena.

Due menzioni speciali vanno all'episodio di Natale, registicamente sublime, e all'episodio finale, capace di raccontare come non mai i mutevoli alti e bassi della vita e della carriera sportiva.
Per via delle sue tematiche reali, posso consigliare questo anime non solo agli amanti del genere sportivo, ma a tutti i curiosi disposti a vedere un tipo di animazione diversa dal solito, ma di ottima qualità.


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Uscito in Giappone nel 2004 e in Italia nel 2006, "Kyashan - La rinascita" è il film dal vivo ispirato dalla serie animata della Tatsunoko "Casshern", chiamata in Italia "Kyashan". Tale serie da piccolo mi piaceva moltissimo quando la guardavo su Euro TV, e la rivedo tuttora con piacere; si può quindi pensare che dal film mi aspettassi grandi cose.
La vicenda dell'adattamento live action ha luogo nella seconda metà del XXI secolo. Un conflitto di cinquant'anni ha opposto la Federazione dell'Asia Orientale all'Unione Europea, decretando la sconfitta di quest'ultima. Il governo della Federazione, guidato da un anziano "Generalissimo", ha un'ideologia basata sulla supremazia della razza gialla. Questa politica provoca continui tumulti in alcune regioni, per sedare i quali è costantemente impiegato l'esercito, con gravi perdite. In questo contesto s'inseriscono i protagonisti della storia. Il professor Azuma è un biologo che ha un progetto per realizzare le "neo-cellule", che permetterebbero di creare organi di ricambio perfettamente compatibili. Il suo obiettivo originario sarebbe di guarire la moglie gravemente malata, ma il governo se n'interessa perché lo vede rispondente alle proprie esigenze, sia per salvare delle vite di soldati al fronte, sia per allungare quelle delle vecchie cariatidi che ne fanno parte. Tetsuya, il figlio del professore, per amor patrio si arruola volontario nell'esercito ma cade in combattimento. Nel frattempo accade un evento misterioso che colpisce il laboratorio di Azuma e la conseguenza è che gli organi sperimentali a mollo nel brodo di coltura delle neocellule, che finora non avevano mostrato alcun progresso, si uniscono per formare dei corpi completi che prendono vita. I militari si fanno prendere dal panico e sterminano i nuovi individui, tranne un piccolo gruppo che riesce a salvarsi rifugiandosi in un remoto castello dimenticato. Qui trovano una strana catena di montaggio di robot da utilizzare a scopo bellico: uno dei "Neoroidi" (così hanno deciso di chiamarsi), atteggiatosi a capo, dà il via alla costruzione di robot e decide di usarli per conquistare il mondo e sterminare l'umanità. Azuma, rimasto nel suo laboratorio, immerge il corpo del figlio nel brodo di coltura per cercare di risuscitarlo: ci riesce e Tetsuya ne riceve anche un potenziamento della forza fisica, ma accoppiato ad un aumento della pressione interna che mette il suo corpo a rischio di scoppiare. Per ovviare a ciò, un altro scienziato che lavora per l'esercito ed è tra l'altro il padre della fidanzata di Tetsuya, mette a punto una tutta speciale che possa compensare questa pressione. Ma i Neoroidi cercano di rapirlo per farlo lavorare per loro: Tetsuya è così costretto a combattere di nuovo.
Dal punto di vista visivo il film è molto suggestivo; molti fondali non sono reali ma generati al computer, con un ampio utilizzo dello schermo blu. Gli effetti speciali sono però ridondanti e persino fastidiosi in diverse scene. Inoltre, svariati eventi fondamentali non sono spiegati a sufficienza e sembrano buttati lì solo per far andare avanti la storia.
C'è un significativo contrasto tra certi aspetti della tecnologia del mondo di Kyashan: assieme a iperavveniristiche fortezze volanti e mega-treni blindati si vedono automobili degli anni '30 e macchine fotografiche ancora più vecchie.
Dalla serie animata provengono molte citazioni (come il casco di Kyashan, che dal protagonista non viene mai indossato ma si vede in un'inquadratura assieme ad elmi medievali, o il mantello rosso del capo dei Neoroidi); la scena in cui Tetsuya/Kyashan (nel film viene spiegato il perché del cambio di nome) fa a pezzi i robot replica tutte le sue mosse tipiche dell'anime. Una cosa curiosa è che, nonostante la loro ideologia razzistica a favore dei popoli orientali, il Generalissimo e suo figlio, che hanno nomi giapponesi, hanno caratteri somatici tendenti al tipo europoide più di quelli dei Neoroidi che disprezzano.