Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

Per saperne di più continuate a leggere.

7.0/10
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La lentezza narrativa che ho percepito durante la visione della seconda stagione di "Kakegurui" è stata davvero qualcosa di assurdo e surreale. Le ottime premesse lasciate dalla precedente stagione e subito la decisione inaspettata da parte della presidentessa del consiglio studentesco, Kirari, di mettere in gioco la propria carica all'interno dell'istituto Hyakkaou avevano lasciato trapelare un prosieguo stellare e pieno di colpi di scena.

In effetti, la posta in gioco messa in palio da Kirari non è riconducibile esclusivamente alla carica di presidentessa del consiglio studentesco, ma anche al primato e alla guida della potente famiglia Momobami. La causa del rallentamento narrativo va riscontrato nell'eccessiva presenza delle scommesse e dei giochi, i quali riescono sempre ad esaltare le caratteristiche irrazionali e impulsive di personaggi chiave come Yumeko e la presidentessa, ma, allo stesso tempo, hanno perso l'originalità e la genialità che li contraddistinguevano durante la prima stagione. Le dinamiche e le spiegazioni che si celano dietro i giochi restano nella maggior parte dei casi interessanti, su questo aspetto non si discute, ma gli esiti sono così scontati e prevedibili che lo spettatore perde ogni tipo di interesse prima di venirne a capo.

Come già anticipato, personaggi come Yumeko e Kirari riuscirebbero da sole a rendere la serie godibile, oltretutto l'argomento che mi ha sempre attratto, guardando "Kakegurui", è la contrapposizione tra la "razionalità" e l' "irrazionalità". Quando si devono prendere delle decisioni o fare delle scelte, la componente razionale, per quanto possa sembrare all'apparenza la più sicura, viene quasi sempre messa da parte e declassata. Questo aspetto lo si evince chiaramente dalle azioni di alcuni specifici personaggi come Suzui e la segretaria della presidentessa del consiglio studentesco, Sayaka; per quanto si sforzassero di compiere scelte logiche e razionali, non sono mai riusciti a colpire nel segno e battere i propri avversari. In altre parole, maggiore è l'utilizzo di comportamenti impulsivi e fortemente irrazionali durante le scommesse e i giochi, maggiori sono le probabilità di vincere e occupare posizioni di rilievo. Questo scenario può essere esteso anche alla normale routine degli studenti: francamente non si è mai parlato di interrogazioni, lezioni, superamento di esami o professori, ma solo e soltanto di contratti, gerarchie e scommesse, pur trovandoci all'interno di un istituto "scolastico" giapponese. Degli studenti che puntano miliardi e miliardi di yen, che mettono in gioco la propria libertà in quanto persona oppure arrivano a sacrificare la propria vita sono tutti chiari esempi di come la "normalità" sia un termine che non esiste nel vocabolario dell'autore e di conseguenza della serie.

Il comparto grafico ha subito dei cambiamenti positivi, con un character design leggermente migliorato e più preciso nella realizzazione dei dettagli fisionomici; sono soddisfatto anche dei capelli di Yumeko, che mi sono sembrati per la prima volta reali!
Mi sarei aspettato qualcosina in più dalla opening, la quale non è assolutamente paragonabile a quella della prima stagione, mentre l'ending e il doppiaggio mi sono piaciuti.

Purtroppo sono rimasto un po' deluso da questa seconda stagione, che di sicuro non è allo stesso livello della prima. Ho sperato fino alla fine che Ryōta potesse cacciare per una volta gli di attributi e provare il brivido di giocare come gli altri scommettitori, invece è troppo codardo e legato alla sua razionalità. Credo che, se non subisce una maturazione a livello psicologico, resterà un personaggio inutile e scartato da tutti per l'intero prosieguo della serie. Yumeko e la presidentessa continuano a stupirmi con le loro giocate, la loro superiorità disarmante e la loro voglia di mettere in palio anche la loro "anima" se necessario. Questi sono personaggi che meritano tutta l'attenzione dello spettatore e che difficilmente possono deludere le aspettative.

"Kakegurui" credo abbia un potenziale assurdo e possa offrire molto più di quanto visto in questa misera e piatta seconda stagione; per il momento ancora non è stata ufficializzata una terza stagione, ma credo che l'anime ne abbia un bisogno assurdo per riprendersi e mostrarci chiaramente la vera essenza di "Kakegurui".
Il mio voto finale è 7.

6.0/10
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“Scum’s Wish”, ovvero “Kuzu no Honkai”, ovvero l’anime dove non si capisce se sono più confusi i personaggi della storia o gli spettatori stessi.
Eccoci di fronte a una love-story scolastica che di classico, però, ha ben poco. L’ambiente didattico basta e avanza per dare sfondo a questa vicenda dal titolo quantomeno discutibile: letteralmente, significa “il desiderio della feccia”. Ok, non che sia una delle denominazioni più ispirate ed eleganti che si siano lette; ad ogni modo, anche le motivazioni da cui deriva scoprirete essere in linea con tale titolo.

Feccia, esseri umani di bassa lega, persone miserabili e di nulli princìpi, ecco cosa s’intende. Hanabi e Mugi, coloro che inizialmente sembrano gli unici protagonisti, frequentano la stessa scuola e hanno diciassette anni. Sono innamorati di due differenti professori del loro istituto (Mugi è innamorato di Akane, professoressa di musica, e Hanabi di Narumi, giovanissimo professore di letteratura e amico di famiglia sin dall’infanzia), ma nessuno dei due ha il coraggio di dichiararsi per vari motivi. Ne scaturisce una torbida situazione di compensazione, dove i due studenti decidono di frequentarsi fingendosi fidanzati, in modo da riempire i vuoti che hanno dentro, e apparire quantomeno “felici” in pubblico, talvolta tentando di piacersi e sfruttandosi a vicenda, in un rapporto che ondeggia dal “sOpportiamoci” al “sUpportiamoci”, ma in fondo è semplicemente uno “sfruttiamoci”.
Il problema principale di questo prodotto è che mischia eventi ed emozioni assolutamente veritiere, spaccati di difficoltà adolescenziali e adulte, a momenti surreali e poco credibili. Talvolta le situazioni in scena appaiono insensate e ridicole, pretesti di vario genere che conducono quasi sempre al sesso. L’erotismo domina i primi episodi, ma non sempre lo fa in modo naturale: la situazione promiscua, triste e squallida che i protagonisti si trovano a vivere non la si percepisce come si dovrebbe, poiché fra tira e molla mentali, voli pindarici sfrenati e dialoghi criptici e contorti, ne scaturisce qualcosa di davvero surreale e poco realistico. Si ha la sensazione che le loro reazioni siano in alcuni momenti istintive, in altri esageratamente ponderate, e questo altalenare, che potrebbe anche essere plausibile, risulta a tratti assurdo, per la poca chiarezza della sceneggiatura.

In ogni caso, la confusione sentimentale di questi adolescenti non è niente di strano, poiché sono spaccati di vita quotidiana che accadono ogni giorno, in tutto il mondo.
La paura della solitudine, la mancanza di qualcuno accanto, che per alcuni diventa una nociva necessità: questi sono tutti punti a favore di quest’anime. I disegni sono ben curati, i fondali sono un perfetto palcoscenico di luci e ombre accattivanti, i volti, gli occhi, gli sguardi di ogni personaggio trasmettono le giuste emozioni e sensazioni, senza fuorviare.
Vuole essere un anime drammatico, adulto e romantico, e vi riesce, ma solo in parte. Per fuggire dalla realtà (o semplicemente sopravvivere), i protagonisti ricorrono ad espedienti autolesionistici che, purtroppo, possiamo riscontrare nel comportamento di tante persone anche nel mondo reale.
Fra tutti i caratteri, quello più originale e folle è senza dubbio quello della professoressa Akane: indossa una maschera (come tutti), una metafora pirandelliana iperbolizzata all’assurdo, sfaccettata quanto basta per risultare intrigante, ma demoniaca e disumana, per quanto spietata, egoista ed egocentrica.

È il festival della commiserazione. Questa auto-flagellazione non sempre si riesce a percepire reale. Un minestrone di emozioni, anche stereotipate: non manca la tediosa, scontata presenza di una giovane “loli” invaghita di uno dei protagonisti (ma che si rivelerà più “vera” e umana di tanti altri soggetti), e anche lo spazio per la presenza di una “vecchia amica” lesbica, giusto per mettere in “dolce” crisi i gusti sessuali della povera Hanabi.
Considerando questi fattori nell’insieme, lo spettatore è inevitabilmente dirottato verso costanti momenti di puro erotismo (mai esplicito, sia chiaro), che però è sufficientemente funzionale al contesto. Così, i monologhi interiori, le riflessioni personali e l’onestà di alcuni personaggi sono caratteristiche che rendono “Kuzu no Honkai” più apprezzabile e profondo di quanto si percepisce nei primi episodi. La parte centrale non regala grandi sorprese, mentre il finale è di gran lunga il momento migliore di tutto l’anime, con un epilogo fuori dalle aspettative, poco clemente e decisamente realistico, che tuttavia lascia intravedere un futuro agrodolce, un filo di speranza dopo una ragnatela di disagio. Ivi s’avverte l’evoluzione finale dei personaggi coinvolti nelle vicende: il cambiamento è palpabile. È una giostra di sentimenti sempre in movimento, una battaglia ormonale difficile da placare, talvolta poco realistica, talvolta sofferta e curiosa.
La colonna sonora è piacevole, decisamente suggestiva in alcuni momenti, in altri invece un po' spartana e monotona.

In definitiva, “Kuzu no Honkai” è un’occasione sprecata: poteva venirne fuori una storia meravigliosa, matura, sfaccettata e sofisticata, ma è stato prediletto l’appeal grafico e una narrazione che ha puntato più sul torbido e sugli eccessi, che sulla psicologia dei personaggi - cosa che arriva - ma troppo in ritardo rispetto alle necessità della trama.
Piacevole, sufficiente.

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"Zankoku na kami ga shihai suru", anche noto come "After us, Savage God / A Cruel God Reigns in Heaven", è nato dalla mano dell’autrice Moto Hagio nel 1992, e nel 1997 ha vinto il Tezuka Osamu Cultural Award Prize.

Le vicende si concentrano su Jeremy, un ragazzo di Boston che, dopo che la madre si risposa, viene ripetutamente abusato dal patrigno.
La storia si focalizza sui sentimenti provati dal ragazzo e su come affronta il suo tragico destino, sprofondandolo lentamente in un abisso di odio, dolore e desiderio di vendetta.

La cosa più bella di questo manga è il modo in cui l'autrice riesce, attraverso i suoi disegni, a trasmettere tutte le sensazioni, i tormenti e la sofferenza di Jeremy al lettore. Lo stile, essendo particolare e di certo non moderno, potrebbe non piacere a tutti ma si adatta perfettamente alla storia, che non potrebbe essere rappresentata meglio.

Quest’opera non va assolutamente presa alla leggera, me ne sono resa conto dopo averla letta per la seconda volta: oltre che trattare tematiche che ancora oggi purtroppo rimangono nell’ombra, come lo stupro e le violenze sui maschi, è anche una denuncia contro i pregiudizi e gli stereotipi della società sull’argomento.
Come possiamo vedere anche dal manga, infatti, nei casi di abuso sessuale su di un uomo è la vittima ad essere accusata di aver “sedotto” l’aggressore perché è difficile credere, anche di fronte a delle prove, che qualcuno possa compiere questo genere di atti su un altro uomo.
Tutto ciò crea nella vittima un senso di profondo dolore e frustrazione, e se non curato propriamente il trauma porterà una serie di conseguenze e disturbi che deterioreranno ancora di più la vita di chi ha subito le violenze. Jeremy è l’esempio di come tutto questo ti porti in una condizione di non ritorno e di come, dopo aver toccato il fondo, sia difficile e faticoso risalire.

L’unico lato negativo di questo manga è che purtroppo non è uscito dal Giappone e perciò non sono molte le persone che lo conoscono e che l’hanno potuto apprezzare. Per me è stata veramente una scoperta perché qui sono riuscita a trovare tutto quello che cerco in un manga. Posso dire senza dubbio che è una delle opere migliori che ho letto finora.