Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

Per saperne di più continuate a leggere.

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Preambolo
La recensione è condizionata dal fatto che ho un amore stupefacente per i mecha, e anche di più per i mecha fantasy. Roba da paura. Se fosse possibile dare più di 10, lo avrei fatto.

Partiamo.
Potrei parlare per ore di "Knight's & Magic". Ed è quello che farò, quindi mettetevi comodi.

Premessa (6)
"Knight's & Magic" è un isekai, un isekai un po' particolare. Devo ammettere che neanche in questo caso ho apprezzato la semplicità di una tale premessa, che taglia corto sulle origini di un personaggio.
Un "malato di gunpla" (coloro che hanno una forte passione per i model kit di robot e simili) e abile programmatore giunge a prematura morte. Si reincarnerà in un giovane nobile di un regno fantastico, tale Ernestii Echevalier (da ora in poi semplicemente Eru). Caso vuole che in questo mondo fantastico esistano davvero i mech, grossi cavalieri meccanici a guida umana animati da energie magiche. Non solo: l'intera cultura nazionale, gli equilibri politici e l'organizzazione nobiliare si basano su questi mecha.
Ovvio che Eru, essendo il protagonista, finirà per avere a che fare con questi "cavalieri magici". Non però come uno potrebbe immaginarsi...

Setting (3000+)
È forse questo il primo dei fattori sensazionali di questo anime. Gli elementi cardine della storia, ovvero meccanica e magia, sono spiegati fino alla dovizia di dettaglio. Viene mostrato il loro funzionamento, come si possono modificare, tutte le possibili varianti... da dove prendono energia, come la consumano, come migliorarne le prestazioni...
I mecha sono credibili, il loro design è azzeccato e funzionale, nonché esteticamente gradevole. Fermando la riproduzione, si possono spesso vedere spaccati su pergamena che, diamine, sono... meccanicamente perfetti! Il mecha design è dunque eccellente, di prima categoria.
La magia è razionalizzata, Eru la paragona al codice di un software, con funzioni e iteratori, pertanto la apprende e perfeziona in breve tempo. Questa logica rende la magia comprensibile anche allo spettatore.
Il mondo in cui si svolgono le vicende non lascia niente al caso: dettaglia le relazioni fra ceti sociali, introduce altre specie in modo ineccepibile, ha una geografia credibile.
Il materiale è così tanto buono, che semplicemente osservando la serie si potrebbe ricavarne un sourcebook per un RPG.

Plot (10)
Ovviamente ci sono alcuni che criticano l'aspetto "action" della serie. Non me ne curo, perché, essendo io un malato di mecha, ho subito capito di cosa trattava questa serie.
Eru non è un cavaliere, non un mago, non un eroe. È un ingegnere.
Il plot racconta come Eru, guidato da una forte passione, scardina le credenze vetuste di quel mondo e comincia a introdurre novità ingegneristiche. Migliora l'efficienza dei mezzi, e degli strumenti coi quali lavorare su quei mezzi. È una storia di "efficientazione". Crea metodi nuovi di usare la magia, di usare le energie magiche e i materiali, dando vita a modelli di mech più evoluti (ma sempre meccanicamente credibili nel contesto di quell'universo).
Naturalmente, i mech che egli disegna hanno un effetto sulla generale politica di quel mondo, pertanto non mancheranno conflitti con diversi ribaltamenti di fronte.
Anche qui assistiamo a una pregevolezza. Eru è un genio strategico. Nemici che sembrano soverchianti vengono colti in fallo dalle sue strategie inusuali, dalle sorprese meccaniche che ha introdotto e talvolta da un piano tattico che nessuno poteva immaginare.
Durante lo svolgersi della narrazione, poi, avvengono fatti che si raccolgono in seguito a formare un blocco di continuità: il plot è dunque anche abbastanza granulare da non essere banale. Eru ha infatti un sogno, un obbiettivo personale (che, dannazione, sarebbe pure il mio!), e varie parti della storia collimeranno alla realizzazione di questo obbiettivo.
In aggiunta (perché non se ne ha mai abbastanza!) abbiamo una continuity geopolitica da seguire, forse meno forte delle altre, ma sufficiente a dare impulso alla fruizione. Si apre una frontiera, e fra alleati e rivali ci sarà un bel movimento di truppe.
Forse è qui che si può muovere qualche minima critica, dato che la serie è evidentemente divisa in due blocchi, uno di premessa e uno di conflitto. Il secondo blocco si svolge a un ritmo molto più frenetico del primo, e termina lasciando alcuni piccoli elementi in sospeso (niente buchi della trama, solo qualche "Ritorneròòò!" in bocca a degli avversari). Sembra che la serie dovesse proporre diversi di questi blocchi, a comporre un mosaico più grande.

Personaggi (9)
Non si tratta di una narrazione del tutto chara-based, in controtendenza alle abitudini del pubblico più giovane. Quindi lo sviluppo dei personaggi non è affatto centrale - le loro relazioni sono blande, poiché non era certo quello su cui si voleva puntare.
Abbiamo comunque caratteri interessanti, nondimeno alcuni sono abbastanza controversi da spiccare. Uno dei cavalieri, ad esempio, che normalmente doveva avere un ruolo "sinistro" (il classico Kai Shinden) muta in ragione di certi eventi, mentre altri raccontano qualche storia di rivalsa.
Ho assegnato un voto alto poiché questi personaggi si inseriscono perfettamente nel contesto e non esagerano mai nel "giapponesismo" - non c'è fanservice, non ci sono loli odiose, non ci sono vecchi bavosi, manca il samurai che si immola per niente.
Il protagonista Eru è un personaggio decisamente "forte" come vuole il paradigma dell'isekai, ma di una forza che gli viene in primo luogo da un'intelligenza vera, non qualche dono sovrannaturale o una build rotta. Le sue idee ingegneristiche e le strategie geniali vengono dal proprio intelletto e non da una build scassata piovuta dal cielo, pertanto è molto più facile immedesimarsi, fare il tifo e stupirsi delle sue trovate. L'ho trovato affascinante per questo.

Grafica (1000+)
Il punto nodale sono i mecha.
Fatevi un giro su Google e guardateli. Sono perfetti. Il design è unico nel suo genere, unendo l'estetica fantasy alla credibilità meccanica. Non sono "high fantasy" come potrebbero essere quelli di "Code Geass" o "Rayearth", evitano le bassezze di qualche opera steampunk - sono in definitiva meravigliosi cavalieri.
Nella serie sono realizzati con una CGI strepitosa, animata fluidamente fino al punto di non sembrare composta di modelli 3D ma disegni morbidi a mano libera. I movimenti sono credibili grazie all'aver "saltato" frame di interpolazione, che di norma rendono l'animazione CGI innaturalmente morbida. Una tecnica che andrebbe usata più spesso.
Questo aspetto mi ha decisamente colpito in positivo dopo altre pessime esperienze.
"Knight's & Magic" evita il neo-retrò dei mecha "plastici", ovvero le cui linee si piegano assecondando la cinetica (vedi "Gurrenn Lagann", ma anche "Daitarn 3", per capirsi). Questa struttura solida offre spessore ai modelli rappresentati, se ne percepisce il "peso" rispetto all'ambiente circostante e ricorda che non sono veicoli astratti, ma colossi di metallo.

Sonoro (9)
Tutto il sonoro è orchestrato, prediligendo temi incalzanti (andanti, allegri e movimenti), e una sonorità quasi mediterranea. Non sono neppure classicamente medievali, dando al tutto un piacevole senso di esotico. Si alternano tre temi principali poi declinati in varianti: uno per i momenti di riflessione o riassunto, uno per le battaglie drammatiche e uno (davvero intrigante) quando Ernestii pronuncia il suo "Checkmate" ed entra in scena a togliere le castagne dal fuoco.
La sigla di apertura degli episodi è nella media, il che significa che si fa ascoltare, e pertinente al tono dell'opera. L'animazione che accompagna la canzone si adegua perfettamente.
In ogni caso, mi sono preso il CD, e questo significa pure qualcosa. Compro musica soltanto una volta ogni dieci anni...

Atmosfera (8)
Cosa si ricava dalla visione di "Knight's & Magic"? Non ci si esalta per le battaglie, sebbene siano piacevoli. Non ci sono drammi personali o relazionali. La tensione è sempre positiva.
Ecco, "Knight's & Magic" fa parte di quelle serie che potrei definire "uplifting". Le guardi e sei condotto a un certo buonumore. Una tazza di tè caldo in inverno. Un gatto che dorme.
Questo è ciò che si ricava... salvo il fatto che uno non sia malato come me. Allora in più godi di dettagli come lo sviluppo di una nuova muscolatura sintetica per gli arti dei mecha, il potenziamento dei reattori o la nuova carena di un robottone. Se vi piacciono questi aspetti tecnici e volete una storia in cui si parla di ingegneria tecnomagica, non c'è altro che questo al mondo.

Conclusione
Hai mai giocato a "Super Robot Wars"? Ti piacciono i GDR come "Dungeons and Dragons"? Unisci le cose.

Che diavolo ci fai ancora qui? Vai a guardarlo.

(NOTA: a proposito di "Super Robot Wars", "Knight's & Magic" ha debuttato in "Super Robot Wars 30"!
Questo è il sigillo finale sulla qualità dell'opera - entrare nel roster di "Super Robot Wars" qualifica una serie mecha come "classico")

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Allora... sebbene volessi fare due recensioni separate, dato che questa serie presenta due stagioni separate, mi vedo costretto ad accorpare sia la mia vecchia recensione della prima stagione sia quella seconda in un unico testo, dato che questo sito fa lo stesso. Peccato, perché purtroppo nella seconda parte potrei fare inavvertitamente alcuni spoiler.

Mi sono approcciato a quest'anime perché, siccome non sapevo cosa vedere, ho preso un anime a caso tra i medievali che più mi ispiravano, e mi sono messo a guardarlo.

La storia inizia con Natsuki Subaru, un normale liceale un po' nerd, che viene, non si si sa come, trasportato all'interno di un mondo medievale fantasy. Lui stesso ne prende atto, rompendo un po' la quarta parete, e decide di seguire tutti i cliché degli isekai, facendo conoscenza con una bella ragazza mezzelfa che si presenta con il nome di Satella. I due, dopo diverse vicissitudini, si troveranno in una bottega di un ricettatore, nella quale entrambi perderanno la vita. Con grandissimo sgomento da parte di Subaru, egli si renderà conto che, dopo la sua morte, è stato trasportato indietro nel tempo, al punto prima di conoscere Satella. Questo infatti sarà il suo potere: letteralmente, Subaru 'respawna' al 'checkpoint' stabilito da forze sconosciute, quando muore, mantenendo tutti i ricordi della sua vita precedente. Cosa diversa sarà per tutti coloro che ha incontrato, i quali saranno completamente ignari di ciò che hanno vissuto nella loro "vita" precedente.
Questo fasto, che ricorda un po' "Steins;Gate", sarà il tema centrale dell'opera: Subaru, fra mille peripezie, dovrà usare questo suo potere per sventare, non a poco prezzo, avvenimenti orribili che accadono a lui e ai suoi amici.

Allora... come cominciare con questa buona opera?
La trama, sebbene sia la classica degli isekai, all'inizio mi ha lasciato molto confuso: per via della rottura della quarta parete e dell'immensa crudeltà di alcune scene, ho creduto che, un po' come "Madoka Magica" con i majokko, "Re:Zero" avesse in mente di decostruire il genere isekai, che normalmente ha un protagonista mezzo immortale, presentandocene uno che è l'esatto opposto, un imberbe senza talento che può solo morire e tornare indietro nel tempo, perdendo in maniera estremamente cruenta tutto ciò che di buono aveva conquistato, e ciò investe duramente anche noi. Dato che credo che l'obiettivo sia proprio questo, "Re:Zero" riesce benissimo nel suo intento, soprattutto grazie ai pesantissimi colpi di scena. Tuttavia, muovendogli qualche critica, addirittura a mio parere esagera troppo con le scene cruente, le quali sono state così tante che, ad un certo punto, ho sentito il bisogno di fermare la puntata per prendere aria dalla spirale di cattiveria che il protagonista stava subendo, che era diventata troppo insistente. Subaru è probabilmente uno dei protagonisti che più viene trattato da schifo nella sua opera, un nessuno che non ha niente che viene costantemente calpestato da giganti che, con i loro mezzi, possono avere il mondo ai loro piedi. La crudeltà di certe scene è così pesante, che riesce alla perfezione nel suo intento di lasciarti estremamente colpito, ma, secondo me, la tira davvero troppo per le lunghe in alcuni punti. La parte centrale dell'opera, in particolare, diventa un po' lentina e ripetitiva, e assistiamo a Subaru che, praticamente, diventa recidivo, sa quali sono le sue colpe e ci ricade quasi consapevolmente, al punto che ho pensato che gli autori si siano semplicemente divertiti a prolungare il 'torture porn' di Subaru invece che proseguire. Tuttavia, quando si esce da questo circoletto vizioso, assistiamo a un'efficace evoluzione del personaggio, che finalmente decide di cacciare fuori un po' di intelligenza per proseguire nel migliore dei modi.
Gli altri personaggi, come Satella, ma soprattutto Rem, la ragazza che tutti vorremmo, sono fatti davvero bene. Storia un po' diversa per molti altri, in quanto, dopo essere presentati, si ritrovano a fare abbastanza poco, come per esempio Felt e Reinhardt. Sono fiducioso però che in futuro faranno molto di più.
Buonissimo lavoro nonostante i nei, devo ammettere.

Il lato tecnico... ma che caspita hanno combinato?
I disegni statici e dei personaggi sono fatti molto bene e sono gradevolissimi all'occhio... ma c'è un abuso di CGI al limite dell'inverosimile, soprattutto per le animazioni. Il costante miscuglio di disegno normale e di questa CGI stona così tanto, che ho sentito ripetutamente i miei occhi sanguinare. Uno stupro oculare di prima categoria, per quanto questi due stili sono stati amalgamati male.
Le musiche sono buone e accompagnano bene il tutto, le opening sono belle, devo dire, e le ending un po' 'meh'.

Nonostante i problemi, mi sono goduto non poco questa storia, che ha buoni propositi, soprattutto con molte rivelazioni che rendono il futuro parecchio interessante, in un contesto che mi ha ricordato, alla lontana, "Dragon's Dogma".
Lo consiglio a chi vuole vedersi un'opera molto cruenta e crudele con i personaggi, ma che lascia spazio a momenti teneri e avvincenti.

Seconda Parte

La seconda serie inizia lì dove la prima aveva terminato: Subaru è riuscito a sconfiggere la Balena Bianca e si appresta a ritornare a casa, tuttavia accade qualcosa di inaspettato e di orribile: tutti sembrano essersi dimenticati di Rem, per qualche ragione.
Tale avvenimento scatenerà una reazione a catena che porterà il ragazzo in un misterioso luogo conosciuto come ''Il Santuario'', dove insieme ad Emilia si ritroverà a dover affrontare tre pericolose prove per sciogliere il sigillo che incatena il luogo.

Come dissi in precedenza, avevo atteso che la serie finisse prima di guardarmela tutta d'un fiato e mi accertassi che fosse fedele al materiale originale... e devo dire che non sono rimasto deluso: ci manteniamo sugli stessi livelli nonostante alcuni acciacchi.

Molto bene... cosa dire riguardo a trama e personaggi? Ancora una volta, hanno fatto perlopiù un ottimo lavoro, soprattutto con la presentazione del passato di Emilia, dove ho ripetutamente lacrimato.
A differenza della prima serie, questa qui è molto, molto più circoscritta in quanto ad ambientazioni e a personaggi. Ce ne vengono presentati di nuovi e accattivanti, come Echidna, Frederica e Garfiel, ma sfortunatamente tutti quelli che hanno caratterizzato la prima, come Crusch o Rem stessa, scompaiono completamente, nonostante l'ottima scelta di approfondire personaggi quasi sconosciuti come Roswall o di svelare importanti retroscena con altri come Betelgeuse. C'è da dire che la trama in sé procede in maniera abbastanza lenta seppur convincente, toccando l'apice con la storia dell'infanzia di Emilia. Promuoverei a pieni voti qui, se non fosse per una cosa che mi ha fatto davvero storcere il naso: i torture porn di Subaru continuano imperterriti per molto di più di quanto servano. Capisco che il protagonista deve essere un imberbe senza talento, ma nel farlo hanno praticamente quasi buttato nel gabinetto tutto il buon lavoro fatto con lui nelle ultime puntate della serie precedente, nella quale aveva mostrato un buono sviluppo. Sebbene Subaru poi si riprenda da questo scivolone, non me la sento di ignorare questo reset, che considero come l'unico punto negativo di trama e personaggi di questo sequel.

Lato tecnico? Siamo praticamente sullo stesso livello di quella precedente: disegni statici ottimi e personaggi accattivanti, ma rovinati dalla presenza soffocante di una CGI imbarazzante e scandalosa. Le musiche sono di buon livello, così come ci ha abituato la serie precedente, e opening ed ending sono decenti.

Sebbene abbia qualche imperfezione, reputo la seconda serie allo stesso livello della prima, ovvero 7 e mezzo, quindi quello rimane il mio voto finale.
Serie che consiglio senza dubbio, visto quanto emotivamente coinvolgente può essere.

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"Kemono Michi: Rise Up" è una serie di dodici episodi arrivata in Italia grazie alla collaborazione tra Amazon e Dynit. Non ho idea di quale fossero le intenzioni di Amazon, ma in questo modo è riuscito a venire incontro a chi, come me, sperava di vedere una serie in HD con dei sottotitoli decenti, dato che attualmente il più grande problema di questa piattaforma sono i sottotitoli scadenti e i ritardi di almeno una settimana nell'uscita degli episodi. In questo caso, "Kemono Michi: Rise Up" non solo ha ricevuto un adattamento dignitoso, ma ha potuto godere addirittura di un doppiaggio caricato costantemente una settimana dopo l’uscita dell’episodio sottotitolato.

L'autore originale di questa serie è Natsume Akatsuki, la stessa persona che un paio di anni prima aveva dato alla luce una serie satirica sugli isekai conosciuta con il titolo di "Konosuba". Con "Kemono Michi" ha riproposto lo stesso genere, inserendo molti personaggi e situazioni stravaganti, ma questa volta il risultato non è stato altrettanto buono. La serie ha come protagonista un wrestler di nome Genzo, che proprio nel bel mezzo del suo scontro finale viene evocato in un mondo fantasy allo scopo di sconfiggere il re dei demoni e le bestie demoniache al suo servizio. Il nostro eroe, però, rifiuterà categoricamente il ruolo per un motivo molto semplice: è un amante degli animali e in quanto tale non sopporta l'idea di far loro del male. Il piano di Genzo, infatti, consisteva nel ritirarsi dal mondo del wrestling subito dopo il suo scontro finale, per aprire un negozio di animali, e, nonostante sia stato trasportato in un altro mondo, non ha rinunciato al suo sogno. Il suo nuovo obiettivo, infatti, è quello di aprire un negozio in cui vendere le bestie demoniache catturate per conto della gilda. Nonostante le sue buone intenzioni, però, le voci sulla sua forza sovrumana inizieranno a diffondersi in fretta e a mutare, dando luogo a una serie di fraintendimenti.

I primi episodi sono indubbiamente fuori dagli schemi, e i successivi non sono da meno, se presi singolarmente. Il problema, però, è che la serie si concentra troppo sulle stesse battute, facendole diventare con il tempo sempre meno incisive e divertenti. Trattandosi solo di dodici episodi, l'anime non ha fatto in tempo a diventare noioso, tuttavia il calo di interesse è evidente, al punto che non credo seguirei una seconda stagione, se mai dovessero annunciarla. In particolare, a non convincere non sono solo le battute in sé, ma anche l'intera storia, dato che la seconda parte sembra quasi una copia della prima.

Detto questo, i personaggi sono molto simpatici e particolari, specialmente Genzo, che spesso fa sbellicare dalle risate a causa dei suoi ragionamenti fuori di melone. Una buona parte del merito, però, va alla performance del doppiatore giapponese, che ritengo fosse perfetto per il personaggio, specialmente nelle scene in cui il protagonista andava su tutte le furie. Riproporre una simile performance purtroppo non penso sia facile e, infatti, il doppiatore italiano non ha avuto lo stesso impatto proprio per la diversità della voce dei due doppiatori, ma è stato ugualmente molto bravo. Non avendo visto gli episodi con costanza, ho avuto modo di visionare alcuni episodi doppiati e altri sottotitolati, quindi ritengo di poter fare un paragone tra i due. I doppiatori italiani si sono dimostrati molto capaci, esattamente come mi aspettavo da un doppiaggio fornito da Dynit, e per questo, quando ne avevo la possibilità, ho preferito usufruire del doppiaggio italiano piuttosto che di quello giapponese. Ci sono state giusto un paio di frasi strane di alcune comparse, ma confrontandole con la versione originale ci si rende conto che la recitazione era la medesima, quindi, evidentemente, nella versione giapponese non ci si avrebbe fatto caso per il semplice fatto che ciò che dicono non è comprensibile a chi non parla il giapponese.

Dal punto di vista visivo, mi è piaciuto il chara, che tra l’altro è praticamente identico a quello del manga. Le animazioni, invece, sono state un po’ altalenanti. Per la maggior parte del tempo il livello è stato nella media, tuttavia in alcuni episodi si sono alternati combattimenti ben animati con scene in cui le animazioni erano letteralmente ridotte all’osso. Nell’ultimo episodio, questa differenza è ancora più evidente, dato che subito dopo un combattimento con qualche scena dinamica e fluida ce ne sono state altre costituite quasi esclusivamente da fermimmagine, al punto che sembrava quasi di star guardando dei normalissimi disegni, dato che di animazione non c’era nemmeno l’ombra.

In sostanza, si tratta di una serie sicuramente divertente, ma poco incisiva per via della sua ripetitività. Detto in parole povere, è una serie carina, ma non indispensabile, in quanto esistono molte altre serie su questo livello. In questo caso, il ridotto numero di episodi rappresenta una vera e propria fortuna per la serie, dato che con il lungo andare sarebbe diventata ancora più ripetitiva e noiosa.