Giappone e Italia hanno sempre amato le maghette, si trattasse di guerriere contro il male o di comuni ragazze alle prese con problemi più tranquilli e normali. Da Sally la manga a Sailor Moon, da Magica Doremì a Pretty Cure, sono diversi gli anime dedicati alle ragazze magiche che hanno avuto successo dagli anni '60 ad oggi.
40 anni fa, il 1° luglio 1983, andava in onda in Giappone il primo episodio di una delle più famose e amate di queste maghette: L'incantevole Creamy, trasmessa in Italia da Mediaset (con alcuni nomi modificati e le canzoni originali sostituite con quelle cantate da Cristina D'Avena) e pubblicata in home-video da Yamato Video.
Per l'occasione sono previste diverse celebrazioni sia in Giappone che in Italia.
 
Il logo del 40° anniversario di Creamy Mami e la locandina per l'esibizione dedicata
 
Yu Morisawa, una ragazzina di 10 anni come tante, un giorno scorge nel cielo una misteriosa arca, che quasi nessun altro sembra in grado di vedere. Portata a bordo, Yu incontra il folletto Pinopino che le dona una bacchetta magica di grande potere; l'oggetto andrà tuttavia restituito dopo un anno. A Yu si uniscono anche due esseri magici a forma di gatto, Posi e Nega, per vegliare su di lei e aiutarla ad utilizzare i nuovi poteri. La sera stessa Yu prova la sua nuova bacchetta, trasformandosi in una bellissima ragazza di 16 anni che soprannominerà Creamy Mami; quello non è tuttavia l'unico potere della bacchetta, in quanto Creamy è anche una bravissima cantante. Sfruttando queste sue nuovi doti, Yu, sotto le sembianze di Creamy, debutta nel mondo televisivo come idol di grandissimo successo. Inizia così una doppia vita per Yu / Creamy, costretta a mentire a tutti i suoi conoscenti per evitare di perdere tutti i suoi poteri.
 

Maghette e idol anni '80: da Minky Momo a Creamy Mami


Dopo i risultati altalenanti della Minky Momo (Gigì) di Takeshi Shudo e Kunihiko Yuyama per lo studio Ashi Production, Yomiuri Advertising era in cerca di un nuovo studio a cui affidare la sua nuova maghetta, e il successo di Lamù la spinse a scegliere il giovanissimo Studio Pierrot. L'obiettivo e il target della nuova serie erano i medesimi della precedente: permettere a Bandai di vendere i giocattoli alle bambine che avrebbero guardato la serie insieme alle loro madri. Tuttavia, sebbene entrambe appartenenti allo stesso genere, furono prese fin da subito diverse decisioni che allontanarono Creamy Mami da Minky Momo.
I primi anni '80 avevano fatto segnare in Giappone un vero e proprio boom delle idol. Le ragazzine erano estasiate da queste star e sognavano da grandi di diventare come loro; anche in ambito animato c'era stata l'esplosione di Lynn Minmay e della sua doppiatrice Mari Iijima grazie alla prima serie di Macross, che tuttavia si rivolgeva ad un pubblico prevalentemente maschile e di età più adulta.
 
Creamy Mami, l'idol in cui si trasforma Yu

Con Creamy Mami si decise di unire il majokko per bambine al mondo dell'intrattenimento e delle idol. Se Minky Momo poteva trasformarsi in adulta assumendo lavori e ruoli sempre diversi, alla piccola Yu Morisawa venne invece consegnato il potere di diventare un'idol sedicenne abilissima nel canto. Per rendere possibile il miracolo alla bambina vengono regalati un medaglione e una bacchetta, quest'ultima poi sostituita a metà serie da una stella luminosa. Si tratta della punta dell'iceberg di un'enorme quantità di gadget d'incredibile potere commerciale con cui soddisfare la richiesta di Bandai di avere merchandise da vendere alle giovani spettatrici della serie.
Sebbene oggi sia una cosa normale, all'epoca il connubio tra anime e idol non era ancora così forte, e quindi fu decisamente inusuale la scelta operata per la doppiatrice della protagonista. A dare la voce a Yu Morisawa e a Creamy Mami non fu infatti scelta una professionista del settore bensì l'idol debuttante Takako Ota, così da sfruttare l'anime e le sigle - da lei cantate - per lanciare la sua carriera da idol
 

Non avendo studi specifici alle spalle la sua performance non fu al livello di quella dei doppiatori professionisti e Yuji Nunokawa di Studio Pierrot si disse deluso dalla sua recitazione. A venire in aiuto della giovane idol fu il doppiatore di Toshio, Yu Mizushima, che la definì "Qualcosa di diverso dai prodotti già pronti" e "Qualcosa di molto più particolare rispetto alla recitazione standard"
Le canzoni di Creamy Mami che compaiono all'interno della serie - comprese le sigle di apertura e chiusura - furono cantate da Ota e contribuirono enormemente alla popolarità della cantante; la sua carriera da doppiatrice restò invece limitata quasi esclusivamente alla sola Creamy Mami / Yu Morisawa e ai vari prodotti correlati.

Creamy Mami, l'angelo della magia


Quando fu contattato per realizzare Creamy Mami lo Studio Pierrot era ancora un giovane studio d'animazione che fino a quel momento aveva realizzato solamente trasposizioni di manga e romanzi; Creamy Mami era la sua prima esperienza su un anime originale da realizzare interamente da zero senza alcuna base di partenza da cui iniziare.
 
Le copertine dei primi due Blu-Ray della serie

Dalla sua serie di maggior successo, Lamù, furono scelti due dei cardini della nuova serie, lo sceneggiatore Kazunori Ito e la Character Designer Akemi Takada. Mamoru Oshii, il regista di Lamù, invece non seguì la coppia (con cui successivamente avrebbe fatto parte del gruppo Headgear) per dedicarsi alla creazione degli OVA di Dallos, tuttavia il suo spirito è presente nella nuova serie grazie al personaggio di Mamoru Hoshii, regista della Partenon Production a lui chiaramente ispirato. A dirigere la lavorazione della serie furono scelti Osamu Kobayashi alla regia e Hideo Kawauchi alla direzione generale delle animazioni, entrambi alla prima esperienza alla guida di una serie intera di una tale importanza ma che avevano già lavorato insieme in diversi lavori e venivano entrambi dalla Ajia-do (studio che ha contribuito alle animazioni di ben 41 episodi della serie). Ad affiancare questo gruppo di giovani creativi, alla guida del reparto artistico fu scelto il veterano da poco scomparso Shichiro Kobayashi, uno dei maggiori direttori artistici della storia dell'animazione giapponese e che donerà il suo tocco magico in particolare al terzo OVA dedicato alla serie.
A spiccare è sicuramente il lavoro di Akemi Takada, che regala personaggi di un'eleganza e dolcezza rara, in particolare nel personaggio di Creamy Mami che riesce al contempo a mantenere una coerenza estetica con la sua vera identità di Yu e regalare un design estremamente amato e ricordato a distanza di decenni. L'importanza data a Creamy Mami è evidente anche nell'attenzione che Kawauchi e i suoi animatori mettono nel realizzare al meglio tutte le sue scene in cui lei è presente. Se nell'arco degli episodi è possibile osservare personaggi non sempre perfetti, a volte disegnati in maniera più approssimativa o imprecisa, questo di rado avviene con Creamy Mami, sempre curata nei disegni e nelle animazioni. Lo stile grafico di Akemi Takada, che dopo Creamy Mami vedremo anche in Orange Road, Patlabor e nella seconda parte di Maison Ikkoku, fu talmente efficace e apprezzato da venire ripreso anche nelle successive maghette dello Studio Pierrot (a cui lei non lavorerà) e renderla una delle Character Designer più importanti e influenti degli anni '80.
 

L'ottima impalcatura grafica di Akemi Takada sostiene un'opera narrativamente astuta che permise di fare breccia nel cuore delle piccole spettatrici. Creamy Mami non è solo l'idol che le bambine sognano di essere, ma è contemporaneamente una normalissima bambina delle elementari come loro, che litiga e discute ma al contempo vuole bene e si diverte coi genitori, va a scuola, esce con gli amici e, soprattutto, è innamorata dell'amico d'infanzia Toshio. Toshio che, più grande di lei, non la degna di troppa attenzione ma invece si innamora dell'idol Creamy Mami, ignaro della sua vera natura. Si forma così un'interessante triangolo sentimentale degenere in cui due vertici coincidono e che porta Yu ad essere paradossalmente gelosa della sua controparte più grande. L'intento dello staff era di realizzare una serie che non fosse solo carina ma che avesse anche sviluppi narrativamente più profondi e interessanti e mostrasse il conflitto psicologico della protagonista prima del raggiungimento del commovente finale.
 
Il vero finale della serie venne raccontato sotto forma di alcune illustrazioni inserite nella sigla finale dell'ultimo episodio. Purtroppo in Italia, essendo le sigle sostituite con quelle italiane, questo finale fu tagliato dalla trasmissione televisiva. Ecco di seguito il video originale.

La sua struttura fatta di episodi autoconclusivi permise alla serie di approfondire un po' tutti i vari personaggi secondari, alternando puntate incentrate sul mondo dell'intrattenimento con Creamy Mami ad altre più quotidiane e dedicate ai coniugi Morisawa, Megumi, Shingo, Midori, Joe o alla crescita del rapporto tra Yu e Toshio. Ci fu anche la possibilità di sperimentare qualcosa di più particolare, con episodi onirici, fantasy, horror o sci-fi (in uno addirittura compare Godzilla!); sicuramente degno di nota Gli occhi di Marion, il 37° episodio quasi-thriller diretto da Tomomi Mochizuki, uno dei registi più talentuosi al lavoro sulla serie tanto da venire poi promosso in occasione degli OVA.

Otaku e maghette


Dai fan-club dedicati a Toriton e ai mecha di Tadao Nagahama (con tanto di fan inferocite che, alla morte del loro bishonen preferito, mandarono minacce di morte al regista) al successo di Yamato fino all'esplosione del fenomeno lolicon grazie a Clarisse de Cagliostro del Lupin di Miyazaki, gli anni '70 avevano lentamente preparato il terreno a quella che sarebbe stata l'esplosione della cultura otaku degli anni '80. L'epocale successo di Gundam, tra modellini, film al cinema e repliche televisive e sfociato nella Proclamazione della nuova era dell'animazione, la prima serie di Macross, considerato il primo anime da otaku per otaku, i due corti d'apertura Daicon che avrebbero poi portato alla nascita della Gainax, la nascita degli OVA per gli appassionati adulti dal maggiore potere economico furono solo alcuni dei modi in cui si manifestò la crescente importanza degli otaku nell'industria dell'animazione giapponese, sia come creativi che come semplici spettatori / acquirenti. Uno dei risultati più inaspettati dell'esplosione della cultura otaku arrivò proprio dal mondo delle maghette. Dopo circa sei mesi dall'inizio delle trasmissioni di Minky Momo i produttori vennero a conoscenza dell'esistenza di un buon numero di fan maschi adulti della serie, con addirittura un fanclub a lei dedicato nella prestigiosa università di Tokyo. La stessa cosa avvenne pochi mesi dopo per Creamy Mami, con lo staff dello Studio Pierrot completamente preso in contropiede: era la prima volta che accadeva una cosa simile per degli anime di maghette per bambine.
 
Il Blu-Ray BOX di Creamy Mami
 
L'esistenza di fan maschi adulti vi sorprese?

Sì, fu una grande sorpresa per noi. Da circa metà serie ci rendemmo conto della loro esistenza. Eravamo ancora più sorpresi dal fatto che quando facevamo degli eventi dedicati a Creamy Mami il pubblico era prevalentemente maschile. Prima di allora gli eventi dedicati alle maghette non attiravano i fan maschi. Loro magari c'erano, ma erano poco visibili. I fan maschi delle maghette sono cresciuti dopo Creamy Mami. All'epoca il termine otaku per indicare questo tipo di fan non era ancora molto conosciuto, tuttavia Creamy Mami può essere considerato uno dei fattori che ha portato alla diffusione del fenomeno.

Avevate cercato di catturare questo tipo di pubblico?

Non all'epoca. Non ci avevamo neanche pensato, dal momento che lo sponsor voleva vendere giocattoli per bambine. Non ci eravamo resi conto che avremmo potuto vendere videocassette, dal momento che erano molto costose.

Quali sono i tuoi sentimenti riguardo a questi fan maschi?

Come detto, non abbiamo realizzato Creamy Mami per loro. Ci era stato chiesto di creare un anime televisivo originale per vendere giocattoli alle bambine, e noi realizzammo personaggi e situazioni con queste limitazioni ben in mente. Siamo felici se la serie è rimasta nei cuori delle persone. E siamo onorati in quanto creatori se il pubblico ha ricevuto dalla serie più di quanto noi avessimo pianificato.
Yūji Nunokawa, produttore di Creamy Mami e fondatore di Studio Pierrot
 

Un successo duraturo


La serie ebbe un buon successo di pubblico, mantenne un buon share per tutti gli episodi e le vendite dei giocattoli furono più che soddisfacenti. Questi risultati positivi portarono non solo alla realizzazione di nuove avventure di Creamy Mami, ma anche alla creazione del Pierrot Maho Shojo Series, un vero e proprio filone di maghette Pierrot che andò avanti per quattro anni prima di esaurirsi. Col mercato degli OVA appena nato e pronto a esplodere (proprio grazie al Dallos di Mamoru Oshii realizzato da Studio Pierrot) e con la consapevolezza che c'era un fandom di adulti col necessario potere d'acquisto, le avventure di Creamy Mami proseguirono in formato OVA pochi mesi dopo la fine della serie televisiva.
 
Gli OVA di Creamy Mami: a sinistra il recente Blu-Ray, a destra la VHS dell'epoca

Iniziando con Il ritorno di Creamy (1984), episodio per metà riassuntivo della serie e per metà inedito, e terminando con Il lungo addio (1985), la storia di Yu, Toshio e degli altri personaggi conosciuti nella serie proseguì raccontando i primi avvenimenti che si erano visti nella sigla di chiusura dell'ultimo episodio, arrivando fino al diploma di Yu e al suo passaggio alle medie. Seppur pensati per la distribuzione home-video, i due episodi furono trasmessi anche in TV, così da andare incontro anche al pubblico originale delle bambine. In occasione della sua distribuzione cinematografica, Il lungo addio fu trasmesso insieme al film di Minky Momo e fu anticipato da un corto di tre minuti in cui Yu incontra Minky Momo, cross-over reso possibile dal fatto che entrambe le serie erano state prodotte da Minoru Ono di Yomiuri Advertising. Buona parte dello staff della serie ritornò per questi OVA e al regista Kobayashi fu affiancato il giovane Tomomi Mochizuki, che, già regista di alcuni episodi della serie, inserì in questi episodi alcune delle sue peculiarità registiche, in particolare le rotazioni complete che all'epoca era tutt'altro che facile realizzare senza l'assistenza dei computer.
 

Accanto a questi episodi che portano avanti la storia, furono realizzati anche due video musicali che riunivano alcune delle canzoni di Creamy Mami / Takato Ota sopra un montaggio di spezzoni della serie e degli OVA con sequenze animate appositamente: Lovely Serenade nel 1985 e Curtain Call nel 1986.
Chiaramente rivolti al pubblico degli otaku furono invece gli OVA cross-over in cui Yu e Creamy Mami interagiscono con le altre maghette Pierrot: Mami, Emi, Pelsia: Adesugata maho no sannin musume (1986), in cui le tre bambine / ragazze si recano insieme alle terme, e Majocco Club (1987), in cui il quartetto trasformato partecipa ad un film di fantascienza in cui dovranno combattere contro un mostro alieno tentacolare. Il 1986 fu tuttavia l'anno dell'ultima maghetta di Studio Pierrot: il genere iniziava a interessare meno e lo share era in calo. La quinta eroina, che sarebbe dovuta essere Fashion Lala, uscì solamente sotto forma di un episodio speciale nel 1988 e poi il sipario si chiuse sulle serie delle ragazze magiche dello Studio Pierrot.
Questo fino al 1998, quando per celebrare il 20° anniversario dello studio e il 15° anniversario di Creamy Mami fu fatto un nuovo tentativo di riportare in auge questo filone con la realizzazione della serie televisiva Fancy Lala. L'esperimento non raggiunse i risultati sperati e la serie fece segnare un misero share medio del 2,7%, tanto che dopo Fancy Lala non uscì nient'altro. Questo tuttavia riportò l'attenzione su Creamy Mami e le altre maghette, tanto che tra il 1998 e il 1999 Bandai Visual pubblicò una raccolta in laser-disk per ciascuna delle sue ragazze magiche, e per queste raccolte LD furono appositamente realizzati anche dei corti di alcuni minuti dedicati a ciascuna maghetta con uno stile visivo più moderno. In quella dedicata a Creamy Mami, intitolata Zutto, Kitto, Motto, vediamo una Yu adulta che ripensa al suo passato come Creamy Mami.
 

Nonostante il fallimento di riportare in auge il filone delle maghette dello Studio Pierrot, Creamy Mami è una serie che è rimasta nel cuore delle sue spettatrici, e in occasione di una replica televisiva nel 2008 ha ottenuto un nuovo boom di popolarità anche nelle generazioni più giovani.
Ma in quest'epoca di nostalgia e remake, con tra l'altro proprio una nuova serie di Lamù in onda, c'è possibilità di un ritorno anche di Creamy Mami? La domanda è stata posta più volte ai creatori della serie degli anni '80, con risposte tuttavia non molto positive al riguardo.
 
Il motivo per cui Studio Pierrot non realizza più serie di maghette è dovuto semplicemente al calo di bambini in Giappone. Il numero di bambini sta diminuendo, e quindi anche il numero di compagnie produttrici di giocattoli è in calo, cosa che porta a una diminuzione delle serie di maghette e robot per bambini. Al momento c'è spazio solo per una serie importante di maghette per bambine alla volta.
 
L'attuale crisi demografica rende quindi difficile questo tipo di investimenti per nuove maghette, tuttavia l'interesse per Creamy Mami resta forte. Interrogata sulla possibilità di un seguito, Akemi Takada ha risposto che il presidente di Studio Pierrot sarebbe interessato a realizzarlo, ma è grande la paura di commettere degli errori e deludere le enormi aspettative dei fan.
Per i vecchi appassionati ora cresciuti Star Comics ha portato in Italia Creamy Mami - La principessa capricciosa, seinen manga incentrato sulla rivale di Creamy Mami, la decisamente più interessante e psicologicamente approfondita Megumi Ayase, protagonista morale del terzo OVA e a cui, in Curtain Call, viene dedicato il seguente videoclip su tutti i suoi schiaffi a Shingo.
 
 

Fonti consultate:


- Pagine Wikipedia giapponesi di Creamy Mami, Sandy dai mille colori, Fancy Lala, Takako Ota e Pierrot Maho shojo Series
- The Moè Manifesto: An Insider Look at the Worlds of Manga, Anime, and Gaming di Patrick W. Galbraith
- Sakugabooru - Primer on a Complete Animation Storyteller: the Memorable Formative Stages of Tomomi Mochizuki