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Utente6010

Episodi visti: 12/12 --- Voto 5
"Classrom of the É̵l̵i̵t̵e̵ Poveri Mentecatti" è una serie che ho dovuto rimandare varie volte, e su cui avevo grandi aspettative... che sono andate in buona parte disattese.

Trama e storia
La serie ruota attorno alle vicende del protagonista, Kiyotaka Ayanokōji, da poco ammesso in un prestigioso istituto "sperimentale" finanziato dal governo. Una scuola in cui al termine dei tre anni di studi il 100% dei diplomati trova lavoro o riesce ad accedere all'università. Perché la società giapponese solo a quello pensa: lavoro e università. Conta solo quello nella vita. Non è chiaro comunque se quelli che non arrivano al diploma perché vengono espulsi, perché si suicidano, perché muoiono di karoshi o perché vengono ammazzati da qualche bullo contano nelle statistiche...
I primi episodi, introduttivi, presentano i protagonisti e l'ambientazione, che è solo apparentemente meritocratica, in realtà semplicemente stupidamente punitiva. Di meritocratico infatti c'è poco, in quanto è l'intera classe ad essere penalizzata e non il singolo individuo. La punizione del gruppo per le mancanze di un singolo componente inetto è una cosa che personalmente non digerivo ai tempi della scuola, che mi ha fatto smettere di praticare sport, che mi ha fatto cambiare più di un lavoro e che trovo ancor più insopportabile nella finzione di un anime che punta tutto sugli aspetti di crescita, formazione, premio e punizione. Male (1).
Aggiungiamoci che l'autore si prende la libertà, in buona sostanza, di fare quello che gli pare, per non dover sottostare a restrizioni che in futuro potrebbero ritorcerglisi contro... e quindi le regole della scuola sono segrete, non le sa nessuno con precisione, e chi le conosce (gli insegnanti) non le condivide. Gli studenti si trovano in una sorta di videogame di cui non conoscono le meccaniche, navigano a vista e possono solo vivere nel costante sospetto, nelle supposizioni, senza poter pianificare sul lungo termine, senza poter reagire preventivamente e senza sapere cosa faccia davvero guadagnare punti. Male (2).
Punti che, molto istruttivamente, dopotutto è una scuola, possono essere usati per comprare voti, per scegliere la classe, per manipolare e comprare le persone. Ma tanto i disadattati della classe D li buttano via tutti nel primo episodio, e quindi sostanzialmente l'intero impianto si regge sul classico confronto impari contro un nemico soverchiante e apparentemente invincibile che tanto piace ai ragazzini. "Nessuna classe D finora è mai riuscita a risalire in classifica" si premurano cortesemente di farci sapere dalla regia. Male (3).
Ad essere premiato in ogni caso è solo in parte il rendimento scolastico, ma soprattutto una forma di austerità e disciplina che, unito al taglio di ogni contatto con il mondo esterno, mi ha fatto quasi subito tracciare un parallelismo fastidioso con le SS-Junkerschul. Poi l'analogia si perde velocemente, quando capisci che è anche peggio, possiamo dire, perché 'sta cosa non ha neppure un senso logico, visto che in realtà è solo una giungla regolata unicamente da potere e denaro. Non vedo onestamente alcun aspetto didattico e formativo neanche di facciata. Male (4).

L'intero impianto è in sostanza una stereotipata trasposizione di uno schema di classi sociali.
La sezione A ci viene fatto intendere che è frequentata dagli elementi migliori della scuola. Non necessariamente in termini di rendimento accademico ma, detta in soldoni, quelli che hanno attitudini e capacità legate all'autogestione, alla pianificazione, alla manipolazione, allo stringere accordi... i politici e gli alti manager. Se la vogliamo tagliare giù veloce, quello è.
La sezione B è invece apparentemente più aperta e socievole, e in un certo senso anche più economicamente benestante (guardando, capirete meglio cosa intendo). Sostanzialmente, è la classe che mi pare rappresentare l'alta borghesia, i ricconi influenti, forse anche i grandi industriali. Gente che trae il proprio potere dai soldi e dal saperli usare per scopi precisi.
La sezione C praticamente ha come elemento dominante uno yakuza. Non lo è davvero, ma i modi sono quelli. Pestaggi, vessazioni, minacce, molestie sessuali verbali, una bodyguard di colore alta due metri... sostanzialmente rappresenta la malavita, in senso lato. Gente che trae il proprio potere dalla forza e dall'oppressione.
E infine c'è la sezione D del nostro protagonista, che contiene gli elementi "difettosi". Abbiamo la idol timida, il giocatore di basket dalla miccia corta, il calciatore che gestisce male lo stress e le sconfitte, la tipa che va d'accordo con tutti (l'attrice) che però ha una doppia faccia, il nobilotto egocentrico, l'emarginata sociale... In sostanza, non rappresenta necessariamente il popolino più basso e umile, ma è una classe di gente che potrebbe avere del potenziale, ma che ha anche un grosso drawback a limitarla. E, a prescindere, non si capisce come alcuni degli elementi presentati abbiano avuto accesso a una scuola che dovrebbe essere di alto livello, sulla carta.
Alla fine, tutta 'sta palta di stereotipi da due soldi fa unicamente sembrare questa scuola una sorta di esperimento sociale partorito da un demente, pieno di forzature e con nessuna credibilità. Male (5).

Esperimento sociale, abbiamo detto. Ragazzini di quattordici-quindici anni lasciati liberi di fare sostanzialmente quello che gli pare, praticamente senza controllo. Gente che si picchia, che viene molestata, dinamiche da branco anziché da scuola. Possiamo parlare di responsabilizzazione, ma onestamente non vedo in che modo questo esperimento possa in alcun modo servire agli scopi del governo di creare un popolo migliore. Sinceramente, l'impianto di base è una vaccata surreale. Male (6).

Arriviamo poi al settimo episodio, la giornata in piscina. Episodio che segna una svolta, un netto confine tra un prima e un dopo, e la cosa viene fatta con un episodio semplicemente inaccettabile in termini di qualità. Storia inesistente, personaggi che precipitano nell'idiozia più totale, fanservice da dodicenne... questo è l'episodio che chiarisce in modo inequivocabile il target dell'intera serie. E il mio voto chiarisce in modo altrettanto chiaro che il target non sono le persone della mia età. Malissimo (7).

La seconda parte della serie vede i personaggi abbandonati su un'isola deserta, dove devono sopravvivere in autonomia per una settimana (ciascuna classe a sé). Non manca il solito tripudio di regole e cavilli burocratici che, sfruttati adeguatamente, ti conducono alla vittoria. 'Sta cosa dei cavilli burocratici ai Giapponesi li fa andare fuori di testa. Così come vanno fuori di testa per un paio di mutande... ebbene sì, sparisce un paio di mutandine di una ragazza e parte una manfrina stucchevole e ridicola che spacca la classe in due, con tutti che sbarellano, e una solfa imbarazzante che va avanti per due episodi abbondanti. Per un paio di mutande. Formare il futuro popolo giapponese, non lo stai facendo nel modo corretto. Male (8).

Sviluppo dei personaggi
Ci sono due personaggi di cui vale la pena parlare: Kiyotaka Ayanokōji (il protagonista) e Suzune Horikita (la sua compagna di banco). Il resto sono personaggi stereotipati, quando non sono vere e proprie macchiette, e in generale sono contorno privo di spessore.

Suzume è una ragazza asociale che vive per mettersi in luce agli occhi del fratello, che è il presidente del comitato studentesco. Intelligente e di buona volontà, il suo scopo è quello di completare la scalata sociale (*) fino alla classe A. Ovviamente dietro la sua asocialità c'è solo la paura di fidarsi degli altri, perché fare le cose da soli è più facile e, banalità per banalità, sarà per merito del protagonista se pian piano inizierà ad aprirsi. Crescita presente, ma solo il minimo sindacale, ed entro binari di una banalità sconcertante.

(*) Posto che parlare di "scalata sociale" è improprio, visto che è platealmente evidente come le classi abbiano elementi con attitudini sociali differenti, e non necessariamente meriti scolastici diversi. Trovo personalmente terribile il modo in cui nell'intera serie viene gestito il metro di giudizio e il concetto di valore delle persone.

Ayanokōji parte come un tizio anaffettivo che non vuole problemi, ma nel corso degli episodi scopriamo che nasconde qualche segreto. Tralasciando forzature del tutto inutili e degne di un anime spazzatura, come il fatto che abbia preso esattamente tutti 50 nei test d'ingresso, e senza scendere troppo nei dettagli, mi piaceva moltissimo all'inizio. Solo che poi è stato snaturato in modo che non ho gradito per nulla. Inizialmente era una sorta di medioman che dava piccole spinte qua e là e aiutava i compagni, restando in secondo piano. La cosa era interessante, perché era misurata, leggera e non necessitava particolari forzature narrative.
Verso la fine, invece, nella disperata ricerca di stupire lo spettatore, assistiamo a un'escalation in cui il protagonista diventa una sorta di Light Yagami dal passato oscuro e misterioso, una sorta di superuomo che mette a punto piani surreali e fa da eminenza grigia, senza mai esporsi in primo piano, ma restando nelle retrovie e facendo ricadere i meriti sugli altri. Mi sta bene, ma se è così, qualche indizio me lo devi dare fin dal primo episodio, così, se voglio, posso 'skippare' in toto la serie, 'droppando' immediatamente in santa pace, e scegliere un'altra pietanza più consona al mio palato.
Non voglio stravolgimenti che cambiano tutto. Non voglio power creep surreali. Situazioni tipo da oggi Capitan Coraggio sa volare immotivate e buttate dentro solo per colpire lo spettatore sono il male assoluto in qualsiasi opera narrativa. Se proprio devo stupirmi, il modo giusto è con l'arguzia di una trama complessa, articolata e priva di forzature, o per la profondità e credibilità dei personaggi. Ma in ogni momento voglio sempre sapere esattamente cosa sto andando a vedere. Dove sto investendo il mio tempo prezioso. Se tu, autore dei miei stivali, fai emergere la cosa negli ultimi tre episodi, la mia sospensione del dubbio va a farsi benedire, e tutto ciò che provo è fastidio per la tua scelta di costringermi a mangiare una pietanza che non è quella che c'era sul menù. Male (9).

Animazioni e disegni
Animazioni e disegni nella media, senza infamia e senza lode. Non ci sono grandi scene d'azione, e quel poco in tal senso è gestito in modo decente. Niente di particolare da segnalare, l'aspetto visivo non è mai stato il fulcro di questo anime.

Comparto sonoro
Anche qui tutto nella norma. Le sigle sono dimenticabilissime e non dicono niente, ma non sono neppure sgradevoli. Il doppiaggio è nella media, con qualche voce migliore e qualcuna peggiore. Il protagonista, in tal senso, non mi ha fatto impazzire, ma non posso neanche dire che sia inascoltabile.

In definitiva
In definitiva, sono piuttosto pentito di aver guardato questa serie. Mi aspettavo una cosa e mi sono trovato a doverne guardare un'altra. Troppe situazioni poco realistiche, sciocche o forzate. Un protagonista che evolve in modo inatteso e sgradevole che ha fortemente condizionato il mio voto. Qualcosa di buono c'è, quindi guarderò anche le serie successive per curiosità, ma con calma e stavolta (spero) con la consapevolezza reale di cosa sto iniziando a guardare, e sperando che l'autore non decida nuovamente di fasi beffe di me, cambiando nuovamente le carte in tavola e stravolgendo tutto in divenire come ha fatto qui.


 3
esseci

Episodi visti: 12/12 --- Voto 5,5
Dalle informazioni reperite in rete l'anime di "Classroom of the Elite" trae origine dalla serie light novel che è ancora in corso e ammonterebbe a ventuno volumi. L’anime del 2017 ha trasposto i primi tre volumi - a eccezione dell’episodio 7, che coprirebbe parti del volume 4.5. Esiste anche l’adattamento manga, che risulterebbe ancora in corso e non ha ancora raggiunto la novel.

Fatta la doverosa premessa, temo che la lettura della novel possa fornire ben altri elementi per capire la trama e i personaggi. Limitandosi alla visione dell'anime, sembra la solita storia un po' inverosimile e un po' piatta sulle gesta di un gruppo di studenti al primo anno delle superiori di una scuola "pubblica", che ha lo scopo di formare la cosiddetta "elite" del futuro del Giappone. Una scuola che sembra un lager "dorato" (in cui gli studenti vivono segregati dalle loro famiglie e dal mondo esterno) e dove qualsiasi aspetto della vita scolastica e non degli "eletti" è misurato e misurabile in termini di performance. Più che una scuola sembra un'accademia militare, dove la competizione è esasperata al punto da risultare un po' (tanto) grottesca. E a poco valgono gli espedienti per creare team-building da parte del sistema: si alternano momenti in cui si viene valutati individualmente e momenti (come lo stucchevole arco narrativo stile "Survivor/Lost" della crociera e isola deserta) in cui i punti si guadagnano collaborando a livello di gruppi o di classe...
Avendo visionato diversi anime "scolastici", è ormai chiaro che in Giappone le scuole misurano la preparazione degli studenti mediante test periodici (non esiste o quasi l'orale) e i punteggi ottenuti vengono "pubblicati" in modo che tutti vedano dove si collocano in una classifica... Un sistema molto competitivo e rigido, dove la creatività e l'essere "fuori dal coro" non sono proprio ben visti. E in questa scuola tali "aspetti" sono esasperati all'estremo...

Unico aspetto un po' degno di nota è il protagonista Kiyotaka Ayanokōji: al termine della visione dei dodici episodi si capisce che sotto la maschera di un personaggio in apparenza "amorfo" che si esprime sempre in modo "monocorde" (scevro dall'esprimere qualsivoglia emozione) e misurato, è un "bad boy" in grado con la sua profonda e poliedrica intelligenza di sabotare il "sistema" messo in piedi dalla scuola, facendosi beffe anche dei compagni più astuti e senza scrupoli, utilizzandoli come strumenti per ottenere quello che vuole. A farne le spese è la coprotagonista Suzune Horikita, cui Ayanokōji cerca sempre di attribuire i meriti delle scelte e delle strategie da lui ideate, tanto che alla fine del dodicesimo episodio si vede come lei cerca di ringraziarlo (nonostante sia una ragazza fredda e calcolatrice) e lui che pensa fra sé e sé che lei al pari degli altri sia solo uno strumento per affermare la sua superiorità e le sue capacità intellettive.
Ogni episodio è intitolato con un aforisma o una frase di famosi filosofi, scrittori, ecc. (Sartre, Kierkegaard, ecc.), ma tutto l'anime è permeato di nichilismo, scetticismo e cinismo raffazzonato e mascherato con cui certi autori citati c'entrano fino ad un certo punto.

Francamente, i pochi episodi non riescono a suscitare in me un senso "compiuto" dell'opera: di sicuro non è di denuncia. Il protagonista si prende gioco del sistema utilizzando la sua grande capacità di comprensione e visione della realtà e delle persone che lo circondano... anzi, ne è la più fulgida espressione.
Non è neppure di esaltazione dello spirito di competizione, perché in sostanza gli studenti utilizzano più sotterfugi, trucchi e trappole, per prevalere gli uni sugli altri, quasi a qualunque costo...
Forse resta il pessimismo alla Thomas Hobbes ("Homo homini lupus") sul sistema e la natura umana: sebbene ci siano personaggi in apparenza "buoni", restano comunque vittime della lotta che il sistema impone come modello educativo.
È comunque un messaggio poco credibile proprio per la banalità della trama e l'eccessiva caratterizzazione monodimensionale dei personaggi.

Lato tecnico e musicale non mi è sembrato nulla di che, un prodotto nella media senza infamia né lode.
Pertanto, non riesco ad attribuire una valutazione sufficiente: credo che dovrei leggere la novel per verificare se il giudizio possa essere confermato o migliorato.


 0
galak

Episodi visti: 12/12 --- Voto 10
È un anime con le "palle gigantesche", che piomba all'improvviso sul mercato in mezzo alla robetta commerciale di poco valore.
Innanzitutto, va riconosciuta l'originalità della storia che è unica, originale e super-interessante. Le animazioni sono di pregevolissima fattura, stessa cosa il doppiaggio; per non parlare dei personaggi e soprattutto del protagonista: Ayanokoji, il protagonista, è un ragazzo apatico e distaccato, con un'intelligenza assurda combinata a intuizione, capacità di capire e prevedere le situazioni e creare piani assurda.


 3
Kotaibushi

Episodi visti: 12/12 --- Voto 5
È un anime a mio parere di poco spessore, con un'idea di fondo interessante ma davvero mal gestita.
I primi episodi non li ho trovati neanche così male, mi era piaciuto il fatto di perdere/guadagnare punti e tutte le dinamiche che gli ruotavano attorno, ma dalla metà della serie in poi il disastro più totale: la trama perde tutto il suo interesse e diventa dal nulla una sorta di survival di bassissimo livello, e incoerente con i precedenti episodi. Peccato, perché c'erano diversi spunti interessanti, vedi il passato del protagonista che non verrà mai rivelato, oppure personaggi che fanno solo delle comparse senza che venga mai data l'opportunità di capire chi siano e il loro ruolo all'interno dell'istituto.
I personaggi sono a dir poco tremendi, all'infuori del protagonista, le peggiori macchiette stereotipate senza nessun approfondimento, messi lì solo per fanservice e idiozie varie. Al contrario, ho apprezzato il protagonista che da solo, anche con una scarsa caratterizzazione, riesce ad elevarsi sopra gli altri personaggi e traghetta l'opera alla sua conclusione.

Voto finale: 5


 6
AnthonySoma-sensei

Episodi visti: 12/12 --- Voto 9
Mi chiedo se vi sia mai capitato di entrare in contatto con una persona, un anime, una serie, un film del quale difficilmente critichereste qualcosa o che vi colpisca così tanto da cambiare completamente la vostra visione delle cose.

Il mio personale approccio a "Classroom of The Elite" è stato letteralmente devastante, mi sono subito innamorato di qualsiasi cosa questa serie ritraesse, a partire dal protagonista, Kiyotaka Ayanokoji: un liceale lontano da qualsiasi schema conosciuto, atipico, indifferente a qualsiasi azione umana non desti il suo interesse. Possiede un controllo sugli stati emotivi fuori dal comune, può toccare tette, essere colto alla sprovvista, essere aggredito, offeso, umiliato, emarginato, tuttavia la sua unica e sola reazione è quello sguardo agghiacciante che non trasuda il minimo cambiamento nel suo arousal sia fisiologico che psicologico. L'autore ha avuto l'idea geniale di creare un personaggio piatto, statico, che osserva da lontano come tutti gli altri subiscano delle evoluzioni, dei mutamenti, mentre lui rimane sempre lo stesso. Kiyotaka è la chiara rappresentazione di come l'essere umano possegga delle capacità di adattamento al contesto straordinarie, da cui potrebbe trarre dei grandi vantaggi non solo per sé stesso ma anche per chi lo circonda. Sembra stia descrivendo una sorta di divinità scesa in Terra, pertanto odiata dallo spettatore perché troppo over-powered; in realtà, qui entra in gioco un'altra importantissima caratteristica del protagonista: l'attribuzione dei suoi successi ai compagni. Ebbene sì, Kiyotaka non è un ragazzo a cui piace trovarsi continuamente sotto i riflettori, preferisce agire nell'ombra, come un abile burattinaio, non prendendosi alcun merito per le sue azioni che rovesciano puntualmente la situazione. Lo scopo, per sua stessa ammissione, è quello di vivere una vita tranquilla e pacifica da semplice liceale. Tuttavia, penso che il suo vero obbiettivo sia quello di tenere all'oscuro le altre classi della mente geniale che si cela dietro i recenti successi della fallimentare 1-D. In effetti, nella Classe 1-D sono relegati tutti quegli studenti che posseggono delle abilità "difettose, incomplete", avendo anche meno probabilità di frequentare l'università o occupare dei ruoli prestigiosi all'interno delle sistema nazionale giapponese. Dopotutto, il liceo Kōdo Ikusei basa le sue valutazioni non solo in merito all'ambito puramente scolastico, ma tenendo anche conto del libero arbitrio che viene concesso a tutti gli studenti. Ogni studente inizia il proprio percorso all'interno del liceo con 100.000 punti (S-System), attraverso i quali è possibile comprare qualsiasi cosa, e sottolineo qualsiasi cosa, all'interno delle differenti strutture, negozi sempre di proprietà della scuola. L'aspetto interessante è proprio il seguente, cioè gli studenti possono spendere i loro punti come meglio credono, anche in videogame o banalità del genere, l'importante è che quest'ultimi non si esauriscano completamente, pena l'espulsione immediata. È come se il liceo riponesse piena fiducia nei ragazzi per osservare, da dietro le quinte, le loro capacità di adattamento al nuovissimo contesto e soprattutto di gestione del denaro (ogni S-Point equivale ad 1 Yen). Come prevedibile, all'interno della 1-D, la maggior parte degli studenti si è lasciato prendere la mano, pensando che ogni mese, indipendentemente dai loro meriti sia scolastici che extra-scolastici, venissero accreditati sempre gli stessi punti di partenza. Ma la classe difettosa non deve perdere la speranza, in quanto attraverso il superamento di specifici test, degli esami e con la buona condotta, è possibile mettere in atto drastici cambiamenti all'interno del sistema delle classi che va da A a D. In altre parole, raccogliendo costantemente più punti rispetto alle altri classi, è possibile che, ad esempio, la 1 D diventi la 1 C o viceversa.

I personaggi che circondano Kiyotaka sono complessivamente tutti stereotipati, ed è lo stesso protagonista ad ammetterlo durante alcune fasi della narrazione (critica al cliché), ognuno dei quali, però, è provvisto puntualmente di una seconda personalità o vita alternativa. All'interno della 1-D, questa caratteristica è molto ricorrente tra i personaggi: Kikyo non è così solare e amichevole quanto sembra, Sakura non è poi così timida, data la sua indiscussa fama come idol, Suzune all'apparenza è scontrosa, ma desiderosa di aiutare il prossimo, Arata, il rappresentate di classe eccezionale, intelligente e socievole, in procinto di perdere il senno durante il test di sopravvivenza sull'isola, in quanto incapace di gestire una situazione più complessa del previsto. È come se i caratteri fossero provvisti di una maschera da utilizzare nel momento in cui diventano evidenti le loro debolezze e insicurezze (ibuki). Probabilmente l'unico personaggio sano di mente, non soggetto a bizzarri e strani disturbi di personalità, è di sicuro Ichinose.


 2
Monotonia

Episodi visti: 12/12 --- Voto 6,5
E' un anime di bassa qualità.

"Classroom of the Elite", che di élite ha solo la parola nel titolo, ha come trama degli studenti che, raggruppati in quattro classi, hanno come obbiettivo quello di essere la classe migliore. Per affermarsi come tali, dovranno sfidarsi in varie prove, da quelle più comuni ad altre dove l'autore si è sbizzarrito.

I personaggi sono tutti una presa per i fondelli: con una trama così, ti immagini grandi menti che ragionano per ottenere una efficienza massima ad ogni prova, invece sono così stupidi, che ti chiedi perché si trovino lì. Ah, e neanche il protagonista è da meno, te lo vogliono far credere il top del top solo perché alla fine li batte tutti, ma i suoi ragionamenti e le sue strategie lasciano a desiderare proprio come quelle degli altri.
Ognuno dovrebbe dare il meglio di sé per la agognata vittoria o no? Nelle prime classi dovrebbero esserci persone dotate o no? Non ci sono... L'ultima prova (come se di prove ce ne fossero state molte...) ti fa ridere per tutte le cavolate che dicono, pensando di avere elaborato la strategia perfetta... ma non hanno manco ascoltato le regole, dove vogliono andare? Chiunque con un minimo di cervello avrebbe fatto quello che avrebbe fatto il mitico top del top, ma a nessuno è venuto in mente, solo cavolate pensano... Tutti esaltati, pensando di avere surclassato gli altri, e poi boom, ecco la sorpresina, ma dopo non piangete, eh!

In conclusione, la sufficienza è per la grafica, e per i tre personaggi principali che sono un mix un po' mal riuscito (mancano di cervello) di grandiosi personaggi di altre opere (con il cervello) e che rappresentano la pena e la stupidità di chi dovrebbe essere l'élite di quel mondo, e anche di questo.


 1
alex di gemini

Episodi visti: 12/12 --- Voto 6
Ambientato nella solita scuola d’élite per ragazzi ricchi e geniali, i nostri eroi inizieranno una vita invidiabile, poiché la scuola fornisce loro soldi da spendere in abbondanza e una gran quantità di negozi e attrazioni. Ma ben presto il sogno virerà in incubo: dopo un mese scopriranno che quella scuola d’élite che promette lavoro e università garantite a tutti i suoi diplomati è in realtà un vero lager, dorato certo, ma pur sempre lager. Ogni loro mossa è spiata e valutata, e tutto contribuirà alla valutazione della propria classe. Con il test d’ammissione, infatti, sono stai divisi in quattro sezioni, dalla A, la migliore, fino alla D, la peggiore in assoluto. Tutti avrebbero l’interesse a salire di grado e raggiungere una classe migliore, ma come? In un crescendo kafkiano, infatti, nessuno sa quali siano i parametri per migliorare, e anche l’atteggiamento dei compagni può rovinarti, facendo perdere punti alla classe intera. Due sono i protagonisti, una ragazza che sembra la Rin di "Fate/Stay Night" nell’aspetto e Asuka di "Neon Genesis Evangelion" per il carattere insopportabile e irascibile, ferita dalla crudeltà della propria famiglia e decisa a riscattarsi facendo carriera a scuola, e un ragazzo pieno di talento e di mistero, ma finito anche lui in classe D. Per non dimenticare l’incubo rappresentato da una Rei Ayanami al contrario, così giovane e piena di vita ma che nasconde una cattiveria e una ferocia da far accapponare la pelle, tanto da chiedersi se non sia schizofrenica.

Grafica ottima, dai vividi colori caldi, e perfetta regia valorizzano perfettamente questo "Death Note" studentesco. Sarà interessante vedere le imprese dei nostri, il loro mondo kafkiano e l’astuzia necessaria per superarlo, ma, allo stesso tempo, l’anime lascia un senso di delusione e di fallimento. D’accordo che è il solito anime tratto da una novel che in Giappone ha già raggiunto il dodicesimo volume, mentre qui si tratta solo dei primi tre, ma è comunque troppo poco, e lo spettatore non può non restare disorientato per il poco che viene detto e dato. Per questo, come voto, più di sei non posso dare.


 5
npepataecozz

Episodi visti: 12/12 --- Voto 4,5
La prima cosa che ho pensato al termine della visione (in realtà già molto prima, ma ancora gli concedevo il beneficio del dubbio) di questo anime è stata la seguente: “Ma era davvero necessario scomodare personalità del calibro di François de La Rochefoucauld, Adam Smith o Schopenhauer, per dare i titoli ai vari episodi di questo anime?” Sì, perché questo “Classroom of the Elite” è sicuramente uno degli anime più imbarazzanti fra tutti quelli che ho visto quest'anno; e credo che questi grandi maestri della letteratura, dell'economia, della filosofia e così via si rivolterebbero nella tomba pensando che i loro aforismi sono stati associati a un'opera del genere.

“Liceo per la formazione di alto livello di Tokyo. Una scuola creata dallo stato giapponese al fine di educare coloro a cui sarà affidato il futuro del Paese... grazie a un metodo d'insegnamento pianificato dallo Stato.” Questa scuola ha un regolamento molto particolare: non consente agli studenti di uscire dal suo perimetro fisico molto spesso; all'interno dello stesso, però, è possibile trovare qualsiasi cosa sia ritenuta necessaria per le esigenze dei ragazzi. A questi ultimi, poi, vengono assegnati dei punti elettronici che hanno il compito di fare le veci della moneta e con cui è possibile acquistare qualunque cosa. L'assegnazione del numero dei punti ad ogni studente, infine, si basa su una valutazione basata sul merito ottenuto dalla classe in un certo periodo.
Anche le classi sono divise in base al merito: quattro sezioni che vanno dalla A, la più meritevole, alla D, la meno meritevole. Le posizioni però possono cambiare a seconda del rendimento: e così anche una classe D può aspirare a diventare una classe A. E giusto per dare un tocco di originalità al tutto, indovinate dove verranno collocati i protagonisti di questa storia: sezione D, ovviamente.

Ve lo ricordate “Baka to Test to Shokanju”? Credo che in molti, leggendo la trama o guardando i primi episodi di questo anime, abbiano ripensato a questa vecchia gloria dell'animazione giapponese; e in effetti “Classroom of the Elite” riprende davvero alcuni dei concetti base di “Baka to Test”, anche se poi li sviluppa in un modo completamente diverso, meno comico e più serioso. Le intenzioni, di per sé, potrebbero essere considerate pure buone, ma poi si sono scontrate con una pochezza di idee che ha reso il tutto terribilmente ridicolo.
In primo luogo, l'organizzazione data dallo Stato a questa scuola. Se ci pensate bene, quattro sezioni non sono poi così tante; per cui ci si aspetterebbe una scuola composta dalle grandi menti del domani. Il criterio di selezione degli allievi, però, deve essersi basato sul gioco della “mosca cieca”: guardatevi i personaggi di questo anime e ditemi se gli affidereste mai il destino di una nazione. Nel migliore dei casi si tratta di studenti comuni; nel peggiore studenti rissosi, con poca cultura e poca voglia di migliorarsi.
In secondo luogo, il solenne programma scolastico pianificato dallo Stato. Ci sono tante cose totalmente assurde: per dirne una, non sapevo che per governare il Giappone fosse necessario concorrere all'Isola dei famosi. Se lo scopre Belen, si farà fare degli occhi a mandorla e cercherà di prendere parte alle prossime elezioni per la carica di primo ministro nipponico.
In terzo luogo, il comportamento delle quattro sezioni. In un ambiente scolastico basato sulla competizione fra classi è logico pensare a delle contese rivolte “verso l'alto”: le sezioni peggiori, cioè, dovrebbero lottare per strappare posizioni più in alto nella gerarchia d'istituto e, per farlo, dovrebbero dimostrare di essere migliori rispetto alle sezioni superiori. Cosa succede invece qui? Tutti a preoccuparsi della sezione più scarsa che, dati alla mano, non avrebbe in teoria nessuna possibilità di avvicinare le altre. Assurdo.
Se mettiamo assieme questi tre punti si comprende benissimo che una trama del genere non potrà mai stare in piedi, figuriamoci risultare interessante; ed è un vero peccato, perché i personaggi principali mi sono pure piaciuti, e vederli sprecati in un contesto del genere è davvero frustrante. Buono pure l'apparato grafico, che poi rappresenta la vera ragione per cui mi sono avvicinato a questo anime.

In conclusione, questo “Classroom of the Elite” mi ha profondamente deluso. Di solito quando una serie TV viene lasciata a metà la cosa mi genera un terribile fastidio; in questo caso, però, se decidessero di chiuderla così, senza dare un seguito a questo scempio, la cosa mi farebbe addirittura piacere.


 2
Nox

Episodi visti: 12/12 --- Voto 6
"Le persone non sono altro che strumenti. Non ha importanza cosa si debba fare. Non ha importanza cosa debba essere sacrificato. In questo mondo, vincere è tutto. La mia vittoria finale, questo è tutto ciò che conta"

"Classroom of the Elite" è un anime di dodici episodi andato in onda da luglio a settembre del 2017.

La storia è ambienta al liceo Kōdo Ikusei, scuola prestigiosa, dove tutti gli studenti trovano lavoro e vengono accettati all'università. Il metodo di insegnamento è, però, come dire, "alternativo". Prima di tutto non è permesso nessun contatto con il mondo esterno, inoltre i ragazzi sono divisi in quattro sezioni che vanno dalla A alla D, a cui ogni mese, in base alla prestazione degli studenti, vengono distribuiti dei punti, che funzionano come il denaro e che permettono di acquistare letteralmente qualsiasi cosa all'interno del campus. Vale la pena sottolineare due cose: la sezione D, ovviamente quella protagonista, è trattata come spazzatura da tutti, e se una classe ottiene più punti di un’altra, automaticamente si scambieranno lettera, dando la possibilità di salire più in alto nella catena alimentare.
La trama sostanzialmente si sviluppa in mini-archi, dove la classe D cercherà di ottenere abbastanza punti da restare a galla e, nel lungo periodo, acquisire i punti necessari per diventare la nuova classe A.

Inizierò col dire che la storia sembrava molto interessante e che dopo aver visto il primo episodio ero rimasta positivamente colpita dal tono che si era voluto dare alla vicenda. Non la solita commedia scolastica, ma un’atmosfera più claustrofobica e meno scontata.
Sono stata velocemente delusa.
Prima di tutto l’atmosfera di cui sopra si perde quasi immediatamente, e la presenza costante di inutile fanservice non ha aiutato per nulla. Quella vena di originalità che aveva contraddistinto il primo episodio si perde miseramente durante la serie, per poi ritornare prepotentemente negli ultimissimi minuti dell’ultima puntata.

Per quanto riguarda i personaggi, i più interessanti sono quelli nelle altre classi, che purtroppo non vengono granché approfonditi. I protagonisti sono Ayanokōji, ragazzo che appare apatico, ma immediatamente si intuisce che nasconde qualcosa (la voce monocorde del doppiatore mette una tristezza assurda), e Horikita, ossessionata dal raggiungere la classe A, che considera chiunque un peso, ma alla fine cerca sempre di aiutare tutti.

Dal punto di vista tecnico, animazioni e grafica sono nella media, opening ed ending mi sono piaciute, e ho trovato molto interessante la scelta di far cominciare ogni episodio con una bella citazione letteraria, che nulla c’entrava con quello che succedeva nell'episodio.

In conclusione, "Classroom of the Elite" non è un cattivo prodotto, ha degli spunti originali, come la premessa di base o i continui accenni ai giochi di poteri fra le varie classi, ma il tutto rimane appunto accennato, intrattenendo abbastanza da far proseguire la visione ma non sufficiente a renderlo così diverso da altri anime con ambientazione scolastica. Aveva sicuramente del potenziale, ma si è deciso di non osare, di non accentuare il lato psicologico o la vena dark, ma di mantenere il tutto molto superficiale, di puntare sul potere dell’amicizia e, di conseguenza, renderlo mediocre.

Riassumendolo in una frase o meno: "Un anime che poteva dare molto di più".


 7
Joey il Padrino

Episodi visti: 12/12 --- Voto 5,5
Attenzione: la recensione contiene lievi spoiler

Sarò sincero: alla conclusione di “Classroom of the Elite”, serie animata di dodici episodi prodotta dallo studio Lerche e tratta dall’omonima light novel di S. Kinugasa, avrei voluto di petto dare un 1. Ma come? Un 1? Stai scherzando, vero? Ebbene sì, ammetto che la parte più umorale di me, in altre parole la mia soggettività, ha tentato più volte di prendere il sopravvento durante il proseguire di questa serie, partita benino nei primi cinque episodi ma poi decompostasi rovinosamente nei seguenti sei, salvo tentare, in maniera quasi offensiva (cosa che cercherò di argomentare bene nel corso della recensione), di risollevarsi nel dodicesimo con un finale da “WTF?!” che mi ha lasciato solo un’enorme arrabbiatura.

Conclusasi questa doverosa premessa, vorrei giustificare in maniera il più chiara possibile il perché abbia voluto dare “solo” 5,5 a questa serie così tanto discussa negli ultimi tempi. Siamo chiari, “Classroom of the Elite” non è una serie brutta e, se l’avessi vista da neofita, forse l’avrei anche apprezzata e trovata gradevole; il problema principale sta che in dodici episodi l’unico messaggio che mi sia giunto è di come possano esistere, ancora nel 2017, anime così mediocri, stereotipati e poveri di contenuto, da lasciare non solo un pugno di mosche al termine della visione, ma anche la spiacevole sensazione di aver perso del tempo e di essere stati presi in giro da aspettative che tali sono rimaste. Diciamo pure che a conti fatti questo anime si rivela a tutti gli effetti essere una trappola: nonostante sia brutto e insulso, infatti, d’altro canto presenta tutti gli aspetti per piacere ed essere visto senza il rischio di un drop feroce. Ma proseguiamo con ordine.

La trama è ambientata nel liceo Kōdo Ikusei, una prestigiosa scuola/campus nella quale gli studenti possono soggiornare e trascorrere in comunità le proprie esperienze liceali, con la grande promessa di, al termine dei propri studi, poter accedere a una prestigiosa Università e quindi lavoro. Tutti gli studenti, durante il loro soggiorno, possono indossare l'abbigliamento che preferiscono e portare i propri effetti personali a scuola. Purtroppo, dietro questa maschera di perfezionismo, si cela una cruda verità: in realtà gli studenti vengono smistati dopo l’esame di ammissione in quattro classi denominate dalla A alla D, e solo i più meritevoli, ovvero coloro che hanno ottenuto punteggi così alti da accedere alle prestigiose classi B o meglio ancora A, ricevono un vero trattamento di favore. Per gli altri, invece, soprusi e sbeffeggiamenti sono all’ordine del giorno, sia da parte dei cosiddetti “studenti meritevoli”, che da parte degli stessi insegnanti, che con un classismo a tratti irritante cercheranno di mettere i bastoni fra le ruote ai meno bravi, anche talvolta facendo uso della violenza o atti illegali. In questo contesto abbiamo Kiyotaka Ayanokoji, studente impassibile e apparentemente privo di emozioni, frequentante la classe D, quella che raccoglie gli studenti peggiori, il quale, dopo aver stranamente preso un voto basso all'esame di ammissione, si trova invischiato in una crudele “Battle Royale” scolastica, dal momento che a tutti gli studenti verrà assegnato un punteggio e, qualora tale valore raggiungesse lo zero (cosa tra l’altro nemmeno così improbabile), andrebbero incontro una spietata espulsione. Nel mentre, il nostro protagonista conoscerà la misteriosa quanto seria Suzune Horikita, ragazza estremamente competitiva e quasi ossessionata nel voler raggiungere per forza la classe A attraverso il conseguimento di un punteggio elevatissimo.

Dopo una simile premessa, intrigante, ci si potrebbe aspettare un anime psicologico che tratta della dura tematica del classismo delle scuole superiori (un po’ alla “GTO”), oppure un semplice anime di azione ad ambientazione scolastica in pieno stile Shonen Jump, magari con comunque qualche spunto riflessivo sempre sul delicato tema della scuola. Invece no, questo anime, ma no, chiamiamolo così, questa delusione animata, è riuscita nell’impresa di mescolare tutti i generi possibili mostrando il peggio di ciascuno.
Per farla breve:
1) Abbiamo episodi psicologici in cui si cerca di fare della serietà, ma il tutto viene annullato da dei personaggi stereotipati (o meglio osceni) sia nell’aspetto che nella caratterizzazione, il tutto aggravato da una scrittura della trama assolutamente superficiale e infantile (e non venitemi a dire che i misteri di questa serie sono cavilli degni di Sherlock Holmes).
2) Abbiamo episodi di azione in cui i nostri protagonisti si trovano a fare delle prove “survival” su un’isola, salvo poi concentrarsi solo su un paio di mutandine rubate (no, avete capito bene, non sto scherzando)
3) Abbiamo almeno due episodi completamente inutili in cui si fa uso di un fanservice così becero e fuori contesto da far sembrare l’anime un ecchi di cattivo gusto (insomma, quella tipologia di commedia che non fa ridere neanche un tredicenne arrapato e che, se resterà a guardare, lo farà solo per vedere un paio di pulzelle ignude). E, se credete che il fanservice possa avere anche un solo minimo significato, sappiate che siete fuori strada: stiamo parlando proprio di fanservice tappabuchi, quello che si usa quando non si sa più cosa inventarsi.
Ci troviamo quindi di fronte a un calderone che non è né carne né pesce, che non riesce ad avere un proprio target, che accontenta tutti (si fa per dire) e nessuno al tempo stesso. Sinceramente, se avessero sceneggiato l’anime come una semplice ecchi-commedia, senza illudermi con sofismi (mi riferisco a quelle inutili frasi decantate con musica da oltretomba all’inizio di ogni episodio), buttati lì a caso solo per dare una parvenza di finta serietà, forse non sarei stato così duro nella recensione.

Sui personaggi potrei dilungarmi per centinaia di righe, demolendoli uno per uno, ma, visto che non voglio tediarvi troppo, cerco di essere coinciso: abbiamo la coprotagonista Horikita, che è la classica tsundere tutta seria, motivata, arrogante, ma che alla fine si mostra nel suo aspetto più “umano”, abbiamo la ragazza dal seno prosperoso con disturbo di personalità (ha una modalità tutta dolce e carina, poi si trasforma in una piccola delinquente psicopatica), abbiamo il teppista, abbiamo il biondone tutto muscoli e zero cervello, abbiamo il pervertito, abbiamo l’insegnante coordinatrice della classe D giovane, bella e formosa, abbiamo la ragazza biondona e popolare della classe B, gli alunni della classe C sono tutti dei delinquenti, mentre la classe A è formata dalla classica loli pseudo-intelligente che vede e prevede ogni evento, manco fosse una veggente, e da Saitama invecchiato di trent’anni (e parliamo di massimo un sedicenne...). Ma chi mi ha più deluso è stato proprio il protagonista Ayanokoji, presentato come un Hikigawa Hachiman dei poveri, tutto serio, impassibile, ma anche estremamente intelligente e critico nei confronti della realtà che lo circonda, tanto da farlo sembrare sempre un passo avanti rispetto a tutti i suoi compagni dementi, soprattutto quando sul finale salva la propria classe dal fallimento grazie a un’arguta iniziativa personale, che finisce nell’ultimo episodio per dimostrarsi come il più psicopatico di tutta la scuola, attraverso un colpo di scena così ridicolo, fuori contesto e senza alcuna logica, da farti imprecare tutto il pantheon divino celeste. Voglio essere sincero, a me questo finale ha soltanto provocato un enorme malessere, un po’ come se fossi stato deluso dall’unica speranza che c’era in mezzo allo squallore più totale.

Vorrei, per concludere, porre la vostra attenzione anche sul messaggio lasciato da questa serie, un messaggio diseducativo come pochi. Il classismo visto in questa serie, con atti di violenza degni di un vero e proprio “mobbing scolastico”, complice anche la psicologia piatta dei personaggi, risulta essere del tutto immotivato, e nel trascorrere degli episodi non viene mai proposta un'autentica soluzione o quantomeno critica a questo folle sistema. C’è da chiedersi tra l’altro perché delle persone siano anche solo motivate a partecipare a una simile non-scuola, ma lasciamo perdere.

Graficamente l’anime è buono, ma nemmeno così tanto: se osservate bene, in alcune scene, le linee di contorno che delineano i personaggi noterete che sono sbilenche e talvolta poco curate. Molto buoni sono invece i fondali, ma nel 2017 credo non ci sia più bisogno di fare simili elogi. Vorrei poi fare un ulteriore appunto: non credo si possa parlare qui di qualità delle animazioni, dal momento che il 99% delle scene della serie sono in contesti statici. Nulla da dire invece sul comparto audio, che, seppur estremamente limitato, risulta essere l’aspetto migliore della serie. Buone la opening e la ending.

Concludendo, sconsiglio vivamente a tutti la visione di “Classroom of the Elite”, una serie pigra che cattura lo spettatore fornendogli spunti interessanti, per poi affondarli con dei cliché così scontati, da portare solo delusione e tanta, ma proprio tanta, rabbia per il tempo sprecato dietro delle mere illusioni. Per paragonarlo in un contesto reale, potremmo definire questo anime come una persona intelligente ma sfaticata sul lavoro, che per cinque giorni alla settimana non fa nulla, ma poi, quando proprio sei in procinto di cacciarla, lavora egregiamente il sesto giorno, addirittura meglio rispetto ai propri colleghi, mostrando così grandi potenzialità, salvo poi il lunedì successivo ricominciare di nuovo con i suoi cinque giorni di nulla cosmico.