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日本

Episodi visti: 12/12 --- Voto 3
Nel 19° secolo, Imperial City è gravemente danneggiata da una guerra. Cinque anni dopo, viene sviluppato un nuovo sport noto come "Metalboxing", che combina gli elementi della boxe con elementi robotici. Levius Cromwell, che perse suo padre durante la guerra, scala le classifiche di pugilato fino a raggiungere finalmente il suo obiettivo, che è un'opportunità per sfidare la promozione al Grado I, che è il livello più alto richiesto per sconfiggere Hugo Stratus. Prima di raggiungere quel grado, Hugo viene inaspettatamente sconfitto da un misterioso pugile di nome AJ Langdon. La dignità degli esseri umani e il futuro di Imperial City sono nelle mani di una battaglia in corso tra Levius e i suoi avversari.

La trama di questo anime, come anche la caratterizzazione dei personaggi, è davvero semplice, niente di particolarmente complicato. A volte ti aspetti un approfondimento che però non arriva mai.
La grafica, soprattutto la computer grafica, l'ho trovata abbastanza brutta, in alcune scene è fatta proprio male.

Complessivamente, considerando tutti i punti deboli di questo anime, per me è da voto 3, ben lontano dalla sufficienza.


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Ataru Moroboshii

Episodi visti: 12/12 --- Voto 7,5
"Levius" è una serie breve adattata da Netflix, è realizzata completamente in CG e coniuga al suo interno boxe e steampunk.
L'anime è ambientato in un mondo fittizio, la differenza rispetto alla realtà consiste nell'acqua di Agartha, un particolare combustibile che può interagire con il corpo umano creando vapore e che permette la creazione di braccia protesiche dalle stesse funzionalità di quelle naturali, ma con una maggiore forza.

Levius, da cui l'anime prende il nome, è un giovane atleta del pugilato meccanico iscritto nella terza categoria; nel suo team ha un allenatore per la parte atletica e un tecnico per la parte meccanica. La moda e la tecnologia, tranne quella relativa all'acqua di Agartha, è la stessa degli anni '30, ovvero uno dei periodi d'oro della boxe. Anche se la serie potrebbe a prima vista ricordare "Megalobox", ha profonde differenze, la prima delle quali è l'assenza di una dimensione ideologica. "Levius" è bensì un anime concentrato sull'aspetto tecnico, o meglio sui due aspetti tecnici: quello relativo al pugilato e quello relativo alla tecnologia di fantasia qui adottata.
Gli incontri sono pochi ma ben dettagliati per entrambi i temi: se per il lato meccanico bisogna fare un'opera di fiducia, per il lato della boxe è invece palese la buona documentazione a riguardo. Tutti i movimenti e i colpi sono realistici, relegando le esagerazioni solo al lato steampunk; senza alcun dubbio il lato tecnico è il cavallo di battaglia di questo anime.

Se la storia è efficace nella sua semplicità, senza mai complicarsi inutilmente, ma nemmeno senza risultare ripetitiva o noiosa, sono invece altalenanti le caratterizzazioni dei personaggi. Alcuni sono indovinati e poliedrici, ma la maggior parte saranno invece archetipici, nel senso che gran parte dei personaggi di "Levius" possono essere perfettamente descritti da un'unica caratteristica. Abbastanza originale è il villain, una via di mezzo fra Elon Musk e Oscar Wilde che, pur condividendo con altri personaggi il difetto di un'unica caratteristica peculiare, riesce ad esaltare la sua molto efficacemente.

Sempre legato al problemino sui personaggi, c'è invece un grosso problema sui dialoghi. Purtroppo i dialoghi sono spesso pressapochisti, ridondanti, puramente riempitivi, o addirittura in certi punti sbagliati, mettendo in bocca a uno di loro una considerazione su un evento a cui non ha assistito. Non posso sapere se questi dialoghi veramente pessimi siano stati un'esclusiva del mercato italiano o se fossero pessimi già in originale o addirittura nel manga da cui l'anime è tratto, fatto sta che l'altrimenti gradevolissima visione in italiano di questa serie risulta azzoppata da queste frasi campate in aria. Menzione disonorevole per il Coach Zacks e la compagna di palestra Natalia, a cui è affidata la fin troppo pervasiva "linea comica". Questi due, o meglio i loro doppiatori, sono i responsabili della grande maggioranza delle frasi imbarazzanti dette nell'anime.

La realizzazione grafica è abbastanza buona e diventa molto buona per quanto riguarda le scene d'azione, grazie a dei combattimenti che saranno sempre molto chiari e fluidi. Unico neo è un'ombreggiatura troppo contrastata, come se ci fosse un unico faro puntiforme da 3000 Watt costantemente puntato sui personaggi, difetto veniale che si nota subito, ma a cui altrettanto subito ci si abitua.

Nel complesso, "Levius" è una serie sempre gradevole e senza troppe pretese, peccato solo per i dialoghi, per cui si consiglia di provare il doppiaggio in un'altra lingua nella speranza di avere maggior fortuna.


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Hachi194

Episodi visti: 12/12 --- Voto 7,5
La prima volta che ho sentito nominare "Levius" e il suo adattamento animato su Netflix non ne sapevo molto, e quindi ho consultato il database del sito per capire se poteva essere una serie di mio gradimento. Dopo aver letto le parole "cyberpunk" nella trama e "steampunk" fra i tag, ho capito che poteva fare al caso mio.
Ho un debole per questi due generi e per come mescolano passato e futuro, digitale e analogico; inoltre di solito lo fanno con un'attenzione molto spiccata ai dettagli anche stilistici, creando quindi universi interessanti da scoprire e belli da vedere. Così ho aspettato l'uscita sul portale streaming e ho visto i dodici episodi di cui è composto in una settimana circa. E nel complesso posso dire di essere rimasta soddisfatta. Ma entriamo nel dettaglio.

Di che parla "Levius"? Niente di nuovo sotto al sole, se vogliamo essere pignoli (o se siamo grandi fruitori di anime e manga, quindi consci di aver visto quasi tutto in termini di trame). In un universo collocato altrove, in un'epoca che ha richiami all'Inghilterra vittoriana, si è appena conclusa una guerra che ha lasciato ferite profonde nella popolazione, compreso Levius, il protagonista della serie.
Suo padre è morto e lui ha perso un braccio nel tentativo di salvare sua madre, che ora è in coma. L'arto gli è stato sostituito con una protesi cibernetica che si muove grazie al vapore; il ragazzo vive con lo zio Zack che si occupa di lui e che lo allena al pugilato meccanico, sport violento ma in cui il ragazzo eccelle, e in cui spera di trovare un senso alla propria stessa esistenza.

Levius infatti dopo l'incidente in cui ha perso il braccio si è chiuso in sé stesso, ma quando assiste, per una serie di coincidenze fortuite, a un incontro di pugilato meccanico, egli capisce che potrebbe essere l'unico modo per dare una svolta alla propria vita. Avviene per lui una specie di epifania che lo porterà a diventare uno degli atleti più promettenti della sua categoria.
Ma Levius nasconde nel suo passato ferite profonde che ci saranno rivelate in vari flashback, aiutandoci così a capire il carattere dolce ma riservato e schivo del protagonista. Levius non è uno di molte parole, ma sa cosa vuole e non si ferma davanti a niente, anche a costo di sacrificare la sua protesi in combattimento, se questo può servire a fare pratica e a farlo andare avanti.

Il pugilato meccanico è uno sport brutale, ma da ogni suo avversario Levius impara qualcosa e dona qualcos'altro. Non si accanisce mai contro lo sfidante, nemmeno davanti a delle scorrettezze, bensì ne fa tesoro e le gira a proprio favore. Con l'andare avanti delle puntate conosciamo meglio il suo team, che diventerà a tutti gli effetti una famiglia: dallo zio Zack che lo accoglie in casa come un figlio e da ex pugile gli dona tutte le sue conoscenze, allenandolo e cercando di frenarne l'irruenza, a Bill, l'ingegnere che si occupa di rimettere insieme il braccio di Levius ogni volta che si rompe durante un incontro, e che in un certo modo è stato "adottato" anch'egli da Zack.

Fino ad arrivare a Natalia, rumorosa e senza freni: combattente di rango superiore rispetto a Levius, si accoda al gruppo come un gatto randagio, bisognoso di un posto dove rifugiarsi ma senza darlo troppo a vedere. A chiudere il cerchio c'è poi un villain di prim'ordine, tale Dr. Crown, e una ragazza, AJ, pugile anch'essa ma ben diversa da Levius, e che racchiude in sé un atroce segreto che ovviamente non posso rivelarvi, ma attorno a cui ruota tutta la storia.

Avrete quindi capito che sia i personaggi principali sia quelli secondari sono ben tratteggiati, considerando anche il numero tutto sommato esiguo di episodi che coprono i primi tre volumi del manga di Haruhisa Nakata, edito da noi per Star Comics.
Rumors in rete dicono che questa prima serie sia piaciuta molto e che si stia quindi pensando a una seconda stagione che vada a coprire il seguito del manga, cioè "Levius/Est", tuttora in corso di serializzazione. Molto del merito dell'empatia che si prova per questi personaggi va ai doppiatori giapponesi.

Il cast infatti è di tutto rispetto. Nobunaga Shimazaki (Yuki di "Fruits Basket" e Haruka di "Free!") dà la voce a Levius, mentre Jun'ichi Suwabe (Viktor di "Yuri!!! On Ice") impersona Zack; poi abbiamo Takahiro Sakurai (Fitzgerald di "Bungo Stray Dogs") per Bill e Ayane Sakura (Tsubaki di "Bugie d'aprile") per Natalia. Come non citare poi Saori Hayami (Kokoro di "DARLING in the FRANXX") per AJ e l'onnipresente Mamoru Miyano (Rintaro Okabe di "Steins;Gate") per il Dr.Crown.
La serie comunque è stata doppiata anche in italiano, quindi fruibile anche da chi non è avvezzo ai sottotitoli. Sotto la direzione di Simone Veltroni, abbiamo Lorenzo De Angelis a dare la voce a Levius, Mattea Serpelloni per Natalia, Emiliano Coltorti per Bill, Annalisa Usai per AJ.

Ma chi lo ha visto o magari si è fermato solo al trailer si starà forse chiedendo: e la computer grafica? Perché tutta le serie è realizzata in una CG3D che può fare storcere il naso a parecchi di voi, me compresa. Ammetto che alla fine del primo episodio la mia reazione è stata: perché?
Perché "sprecare" una storia che prometteva bene con uno stile che mi faceva pensare alla pubblicità di un videogioco? Ma devo dire che lo studio Polygon, ovvero lo stesso di "Ajin" per intenderci, ha fatto davvero un buon lavoro. Alcuni movimenti possono apparire un po' legnosi, ma non quando si tratta degli incontri: lì il lavoro è stato curato, e si vede.

Se di primo acchito Levius appare inespressivo, la colpa non è tanto della computer grafica, quanto del protagonista, chiuso e pacato di suo; stessa cosa dicasi ad esempio di Bill. Ma tanto Zack quanto Natalia ci offrono una gamma di espressioni molto più vasta, in linea con il loro carattere più estroverso e caciarone. Per non parlare degli occhi di AJ: pochi fotogrammi in cui sono ripresi in primo piano strettissimo ci rivelano moltissimo di quello che sta vivendo dentro. D'altronde lo stesso Haruhisa Nakata ha partecipato alle animazioni con la production design.

E il suo zampino potrebbe essere presente anche nella sigla di chiusura: il video infatti mostra disegni che sembrano tratti direttamente dal manga e che ben si sposano con la ending intitolata "Child Dancer", canzone molto malinconica ed evocativa. Molto più ritmata e coinvolgente invece la opening "Wit and Love", perfetta per far salire l'adrenalina prima degli incontri/scontri degli episodi. Entrambi i brani sono cantati da Nozome, artista donna apparsa recentemente dal nulla e di cui si sa solo che ha debuttato per la Warner Music Japan, pubblicando queste due canzoni. D'altronde il suo nome d'arte significa "ragazza misteriosa", quindi non ci si poteva aspettare altro. La colonna sonora in toto invece è stata curata da Yugo Kanno, che aveva già curato quelle di "Psycho-Pass" e delle varie stagioni di "Le bizzarre avventure di Jojo".

"Levius" è quindi una buona serie, che magari non brilla per originalità di argomenti, ma è curata sia sotto l'aspetto tecnico che della sceneggiatura. Dodici episodi non bastano certo a sviscerare un mondo con i suoi personaggi, ma la storia è godibile già così com'è, anche qualora dunque non ne venisse realizzata una seconda stagione.
Alla computer grafica occorre solo fare l'abitudine. Sarebbe davvero un peccato negare una possibilità a questa serie solo perché magari non siamo avvezzi a questo mezzo espressivo.


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alessiox1

Episodi visti: 12/12 --- Voto 8,5
"Levius" è una serie anime del 2019, ispirata al manga omonimo, prodotta da Netflix, di genere sportivo, drammatico, steampunk.
L'opera ci porta in un mondo steampunk; è un luogo immaginario, ma è chiaramente ispirato all'Europa degli anni Venti/Trenta, sappiamo che c'è stata una guerra locale qualche anno prima, in cui decine di migliaia di persone sono morte, e in cui vennero utilizzati pure grossi robot da guerra.
Qui inizia la storia del nostro protagonista, ovvero un giovane di nome Levius: lui durante la guerra ha perso suo padre, e sua madre, in seguito a un incidente, avvenuto nel tentativo di salvare Levius da un bomba, è entrata in coma; Levius si è salvato, ma ha perso però il braccio destro. Levius è andato allora a vivere dallo zio Zack; inizialmente il ragazzo era come spento, vista la situazione in cui era, e non aveva un forte legame con Zack, che conosceva appena, ma un giorno, mentre Levius e Zack erano in auto insieme, accade qualcosa che porterà a un cambiamento. Per sapere come Levius troverà di nuovo un obiettivo negli incontri di pugilato meccanico, di come e perché Zack si troverà ad appoggiarlo e quale ruolo abbia una ragazza incontrata in circostanze tragiche da Levius ai tempi del conflitto, dovete vedervi l'opera.

Passiamo ora a parlare della caratterizzazione dei personaggi: in quest'opera ritengo sia stato fatto un ottimo lavoro su questo punto, è uno dei suoi punti di forza, uno dei motivi principali per cui ho dato un voto tanto alto. Tutti i personaggi, da quelli principali a quelli secondari (che non sono proprio pochissimi, nonostante sia una serie corta) sono ben fatti, e quasi nulla è lasciato al caso, sono tutti decisamente credibili, e ovviamente riescono a trasmettere emozioni allo spettatore.

Parliamo adesso del lato tecnico: per quanto io non sia un grande fan della CGI, soprattutto quella fin qui vista nelle opere finanziate da Neflix, ritengo che qui tutto sommato sia stato fatto veramente un buon lavoro. Alla fine parliamo di CGI di buon livello, diciamo che, se dovessi dare un voto da 1 a 10 su questa CGI, direi 7/7,5 per capirci meglio; comunque le animazioni sono molto ben fatte, soprattutto durante gli scontri, quindi il comparto visivo è comunque ampiamente promosso.
Ora parliamo delle musiche: anche qui è stato fatto un ottimo lavoro, un altro aspetto ampiamente promosso e che rappresenta un altro punto di forza dell'opera, che giustifica secondo me il voto così alto che ho espresso; sono buone sia l'opening che l'ending, ma ho soprattutto apprezzato l'OST, magnifica durante gli scontri.

Discutiamo ora della qualità della trama: ritengo che sia stato fatto un ottimo lavoro, magari la trama non sarà la più originale di sempre, ma non è neanche troppo banale, e comunque è stata sviluppata molto bene, quindi ottima sceneggiatura, forse - se devo trovare proprio un difetto - servivano più episodi, magari con più scene di allenamento e altre di preparazione, ma non è comunque un grosso difetto.

Vorrei anche spendere qualche parola per quanto riguarda il villain principale: sicuramente l'antagonista è molto particolare, mi ha colpito molto, è vero che sicuramente gli autori hanno preso qualche spunto da altri villain, ma non si può dire certo che è una scopiazzatura di altri, anzi per certi versi è molto originale; certo sarebbe stato meglio avere più episodi, come dicevo prima, per sapere qualcosa di più su di lui, e anche sui suoi fini, ma magari a questo si potrà rimediare con una seconda stagione, che sarebbe assolutamente meritata.

In conclusione, un ottimo anime, sia come anime sportivo sia in generale, che consiglio fortemente, sia ai fan del genere che non; non è un capolavoro, ma con una lunghezza maggiore e con qualche piccolo cambiamento al villain principale parleremmo sicuramente di un anime da 9 o anche di più.
Voto finale: 8,5


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DanAlice

Episodi visti: 12/12 --- Voto 8
Il cartone animato composto da una stagione completa che tratta del tema dello sport del combattimento meccanico ambientato in un mondo fantascientifico è tratto dall’omonimo manga seinen scritto e disegnato dal mangaka Haruhisa Nakata, pubblicato tra il 2012 e il 2014 per la casa editrice Shogakukan, per un totale di diciotto capitoli in tre volumi. Alle vicende segue un sequel intitolato “Levius/est”, realizzato a partire dal 2015 e ancora in corso in patria con sette volumi all’attivo.
In Italia i volumi di “Levius” sono disponibili in lingua italiana grazie all’acquisto dei diritti della storia da parte della Star Comics per la Planet Manga, che li ha resi disponibili nella Penisola a partire da dicembre 2016.

La trama tratta della vita di Levius, un giovane ragazzo che viene affidato alle cure dello zio Zacks dopo che la guerra a Greenbridge gli ha tolto tutto ciò che aveva: il padre arruolato sul fronte è morto combattendo, la madre è in coma per aver tentato di salvare il figlio da un’esplosione e lui ha perso un braccio, sostituito poi da un arto bionico. Ora vive con lo zio, e non sembra esserci più nulla capace di muoverlo, si colpevolizza per tutto quello che è successo alla madre, si sente responsabile di aver lasciato morire una giovane bambina trascinata da un robot, e tutto quello che vuole è starsene rinchiuso nella sua stanza. Quando arriva la notizia che la madre malata viene trasferita in città, supplica lo zio di andare a trovarla, scoprendo che le condizioni in cui verte la donna sono anche più critiche di quello che s’immaginava. Tornando verso casa, Zacks cerca in tutti i modi di aiutare Levius a pensare ad altro; ad un certo punto però, il ragazzino fugge dalla macchina, per inseguire la stessa bambina che aveva visto rapire quello stesso giorno di guerra, dove tutto è accaduto, e la segue di corsa, ritrovandosi così in un’arena di combattimento meccanico dove uomini dotati di arti bionici praticano la boxe. In quel preciso momento dentro al cuore di Levius qualcosa si muove, finalmente ha trovato un posto per sé che possa aiutarlo a trovare quel che sta cercando: sé stesso. Supplica lo zio Zacks di allenarlo, essendo lo stesso un ex pugile: Levius entra così nel mondo del pugilato meccanico - uno sport in cui si sfrutta l’acqua di Agartha per produrre iper-vapore che muove gli arti meccanici degli atleti. Ben presto il ragazzo si fa strada nei vari gironi ed entra nella G3, con il record assoluto di velocità; questo fa infuriare parecchi atleti, che accettano di batterlo senza però riuscirci, e portando presto Levius a combattere per l’ammissione alla G2. In questa scalata verso il successo il giovane e talentuoso pugile dovrà fare i conti con avversari dalla forza temibile e con il dolore che risiede nel suo cuore.

Molte però sono le differenze tra il manga e la serie animata, la quale tende a tralasciare innumerevoli dettagli cruciali legati alla vicenda del protagonista. A parte ciò, ho apprezzato molto l’intera produzione, seppur io non sia avvezza alla fruizione di contenuti completamente realizzati con quello stile grafico. Tutta la storia si realizza con un ritmo incessante, ogni domanda che il fruitore si pone viene poi abilmente messa a tacere con un’accurata risposta nel corso delle vicende, e l’evoluzione psicologica dei personaggi avviene lentamente. I colpi di scena sono molteplici, nonostante i temi trattati siano quantitativamente pochi, in quanto più episodi vengono utilizzati per la descrizione di singoli incontri decisivi. Tantissimi potrebbero essere gli spunti di ampliamento della storia con una lieve attenzione maggiore sui protagonisti secondari che incorniciano le vicende di “Levius”, e altrettanti potrebbero essere eventuali epiloghi per il protagonista prodigio del combattimento meccanico. In particolare ho apprezzato moltissimo la figura dello zio dal cuore grande, pronto a tutto per il nipote, nonostante appaia come un “maiale barbuto” del tutto distaccato.
Per questo il mio voto finale è 8, con la speranza che presto si possa avere una seconda stagione.


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scarlet nabi

Episodi visti: 12/12 --- Voto 8,5
“Levius” è una nuova serie anime di Netflix doppiata in italiano.
Andiamo con ordine. Siamo in un mondo dai toni steampunk diviso in sette continenti. L’anno è il 1842 della Nuova Era. La guerra per il controllo della cosiddetta acqua di Agartha è finita da cinque anni, e Levius ha perso molto nel conflitto. Durante l’attacco a Greenbridge - la sua città natale - suo padre è morto e sua madre è rimasta gravemente ferita, e ora è in coma. Come se non bastasse, Levius ha anche perso il braccio sinistro e porta una protesi di tipo medico.
Levius va a vivere da suo zio Zack, un ex pugile, che lo instrada al mondo del pugilato meccanico, uno sport in cui si sfrutta l’acqua di Agartha per produrre iper-vapore che muove gli arti meccanici degli atleti.

Nell’anime assistiamo a vari combattimenti di Levius nel cosiddetto grade 3 (G3), fino all’incontro per la promozione alla G2. Si dovrà scontrare con un’avversaria temibile, A. J., talmente forte da non sembrare umana. La ragazza è sponsorizzata dall’industria bellica Amethyst, il cui presidente è il folle Jack Pudding, detto Dottor Clown perché porta sempre una maschera.
Nel manga questo personaggio è visivamente molto diverso, davvero simile a una pagliaccio con tanto di naso rosso, mentre nell’anime il suo aspetto è molto più elegante, poiché indossa una maschera veneziana che gli copre metà del viso. Tuttavia, pur essendo più misurato e sobrio, la sua ideologia resta assurda: la lotta e la violenza mortale come suprema bellezza.

Il messaggio veicolato da “Levius” è quindi delicato e facilmente fraintendibile. Una lettura superficiale potrebbe suggerire che “la violenza è bella”, ma a una visione più consapevole risulta chiaro che non è così. Nell’anime (e ancora più marcatamente nel manga) esistono due tipi di scontro: quello brutale e su scala macroscopica - la guerra -, che genera vittime innocenti, distruzione e rovine, e quello volontario e controllato, praticato come forma di danza catartica. Certo, la perfezione dei movimenti e la natura non-artificiale dello scontro sul ring può portare alla morte, ma questa sarà comunque una fine onorevole, che pone fine a una altrettanto onorevole ricerca (“È meglio bruciare che spegnersi lentamente”, dissero Neil Young e Kurt Cobain). Anche se i combattimenti della Federazione sono altamente regimentati e gli atleti sono sottoposti a scrupolosi controlli, il boxare rappresenta la sublimazione del trauma della guerra appena finita (anche in “Alita” è così). Non è la stessa cosa che in “Fight Club” di Palahniuk (film di David Fincher, 1999), perché in quel caso gli incontri, sebbene strutturati, sono clandestini. Tuttavia penso che in entrambe le storie i contendenti raggiungano un certo grado di catarsi e di fuga dalla realtà (un dolore fisico per scacciarne uno psicologico). Diventare forti “distruggendo qualcosa di bello”, come il protagonista di “Fight Club” fa con il ragazzo biondo.
Naturalmente l’affermazione di Levius, “Devo salvare A. J. coi miei pugni”, va interpretata. Infatti, si capisce chiaramente che la giovane è manipolata e condizionata dal Dottor Clown. Addirittura, quando mostra tutta la sua potenza, il suo volto si trasfigura e sembra Nancy che, nella serie messicana “Dialbero”, viene posseduta dai demoni. In tutt’e due i casi, i demoni sono quelli interiori, e l’amore può essere apparentemente brutale.

Il Dottor Clown dice che A. J. è sua figlia adottiva, ma in lui non c’è vero affetto. Si tratta solo dell’infatuazione di un collezionista per un bell’oggetto, e non ci viene detto nulla della vera famiglia di A. J. (mentre nel manga si scopre che fine hanno fatto suo padre e suo fratello).
Dall’altro lato abbiamo la squadra di Levius: Zack, poi Natalia, una pugile senza casa che fa da sparring partner, Bill, un ingegnere meccanico di prima categoria, e infine, a latere, la nonna come presenza bonaria o nume tutelare. Questa è davvero una famiglia, perché se ne percepisce il calore e l’affetto, senza però che ci sia l’elemento romance che banalizzerebbe tutto.

Diversi anime e manga hanno trattato il tema della boxe affiancandolo a concetti come l’amicizia - basti pensare a “Rocky Joe” di Asao Takamori, che a me non è piaciuto, o “Rainbow” di George Abe e Masasumi Kakizaki, che invece ho trovato molto profondo, o ancora il capolavoro sui generis “Blue Fighter” di Jirô Taniguchi.

L’aspetto più bello dell’anime è senz’altro il colore, che ovviamente manca nel manga e qui invece contribuisce a dare levità ai personaggi. Voglio usare proprio questa parola, “levità”, perché “Levius” in latino significa “più leggero”. Sono tinte tenui, che riflettono benissimo la luce e sembrano anzi esse stesse composte di luce, sulla pelle, sui capelli, ma soprattutto negli occhi. Quelli di Levius e di A. J. sono blu, ma non è un colore freddo. Sono occhi blu “gloriosi e vulnerabili”, per dirla come Palahniuk. L’occhio sano del Dottor Clown è grigio, di un grigio metallico, mentre l’altro è fisso e spento come quello di una bambola. E Natalia? Stupendi occhi color ambra che ricordano quelli di Edward Elric (“Fullmetal Alchemist”): occhi di un maledetto o di un prescelto, tanto che mi chiedo se ci saranno future rivelazioni riguardanti Natalia (nel manga, non compare nel primo ciclo, quindi non so dire quanto la sua storia nell’anime sia aderente al copione originale di Haruhisa Nakata, che introduce Natalia solo nel secondo arco narrativo, quello intitolato “Levius est”). E, per finire, gli occhi di Zack: uno è di un blu profondo, l’altro è coperto da una lente speciale, perché corre il rischio di essere lesionato dalla luce diretta.
In realtà, anche nel manga ci sono pagine a colori, ma sono molto più cupe, in accordo con l’atmosfera da Rivoluzione Industriale. Nell’anime, questi toni fumosi sono riprodotti per rappresentare la città (che ovviamente riecheggia una Londra vittoriana) e sono in contrasto coi colori caldi - direi “disperati” - che caratterizzano i ricordi della guerra.
Nell’anime un altro elemento cromatico/visivo molto importante sono i lividi che, sulla pelle diafana dei protagonisti (soprattutto per quel che riguarda Levius), risaltano in modo molto realistico e ricco di sfumature.

Il manga è un po’ più complesso dell’anime, perché ci viene spiegato meglio il world building. Inoltre ci sono alcuni dettagli diversi che secondo me sono significativi: innanzitutto A. J. nel manga è muta, e poi l’incontro finale non è per la promozione al G2 ma al G1, cioè una sorta di Olimpo composto da dodici (più uno) combattenti divinizzati. E poi c’è il background relativo alla famiglia naturale di A. J.

In definitiva, quindi, l’anime di “Levius” mi è piaciuto moltissimo per quel che riguarda i colori e la luce, ma meno per quanto riguarda la storia. Bisogna infatti stare molto attenti a recepire il messaggio del Dottor Clown come chiaramente folle.

Il mondo e la struttura sono molto simili a quelli proposti in “Alita”, ma ovviamente il disegno di Yukito Kishirô è molto, molto diverso da quello di Nakata, dato che “Alita” è un manga degli anni Novanta e risente quindi dello stile grafico del periodo; inoltre “Alita” è molto chiaramente cyberpunk, e non steampunk come “Levius”.