Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

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7.0/10
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Il titolo in inglese mi aveva suscitato un po' di perplessità ma anche incuriosito alla visione.
Al termine della visione dei dodici episodi (alcuni dei quali li ho rivisti in alcuni passaggi dei dialoghi tra i protagonisti - mi riferisco soprattutto a quelli che mi sono sembrati più introspettivi), posso scrivere che la trama è un po' fuori dagli schemi di altre opere che ho avuto modo di visionare in questo periodo in cui mi sono avvicinato (“tardivamente”) agli anime.

Mi spiego: c’è una discreta dose di introspezione psicologica dei personaggi (anche se limitata alla sfera dell’affettività e della autodeterminazione e non svolta in modo uniforme per tutti) senza alcun messaggio più o meno subliminale di morale o giudizio dove si possono distinguere i cosiddetti “buoni” dai “cattivi”, e una altrettanto significativa presenza di dettagli “fisici” delle interazioni intime tra i personaggi.
Parto da questo secondo aspetto che rappresenta un elemento di novità rispetto al livello medio comune di altre produzioni simili che ho avuto modo di vedere. L’interazione intima tra i vari personaggi a mio avviso completa il loro quadro di caratterizzazione e rende ancora più forte il messaggio che vorrebbe trasmettere l’anime, ma potrebbe essere visto come un ostacolo alla visione di tutti o urtare la sensibilità di qualcuno. Premesso che la sensibilità su tale tema sia molto “relativa” e affidata alla percezione del singolo, posso solo scrivere che non mi sembra di aver visto immagini estremamente esplicite: sicuramente i baci e alcuni passaggi lasciano solo sottintendere la situazione, senza tuttavia scadere nell’anatomia medica...
La relazione tra persone è anche “fisicità”, contatto e soprattutto all’inizio dell’anime l’erotismo serve come “cura” per i personaggi per lenire il loro disagio, le loro paure o il loro vuoto o... come mi piacerebbe scrivere, realizzare di esistere e affermare il proprio valore nell’interazione con un’altra persona.
Tale approccio comunque non è omogeneo per tutti i personaggi: è sviluppato con più profondità per alcuni (Hanabi, Akane, E-Chan), ma molto meno per altri (Mugi, Narumi, Moka) e per alcuni per nulla (come Mei, Atsuya o Takuya).
E tale aspetto genera squilibrio nello svolgimento della trama, rendendola non organica e talvolta scoordinata o incoerente, talvolta al limite dell’irrealtà: e così si è poco inclini (se non con sommo sforzo e immaginazione per integrare le lacune narrative) ad immedesimarsi nei personaggi, a comprenderne le azioni e reazioni, avendo la sensazione che siano assurdi e troppo caratterizzati, nella eterna diatriba/contrapposizione tra il bene e il male interiore.

Questo è solo un primo limite della storia. Atteso che questo anime ambirebbe a rappresentare un elemento di “rottura” con i classici cliché delle storie d’amore ambientate a scuola, mancano tutti quegli elementi di contorno della vita reale (alludo all’importanza dei soldi e della posizione sociale, rapporto con il mondo degli adulti, gli “incidenti di percorso” - alias sostanze stupefacenti, fumo, alcool, vita notturna, ecc. -, le interazioni con gli insegnanti e gli altri compagni di scuola, la salute e la malattia, ecc.) che avrebbero reso la trama più aderente al reale e forse anche più avvincente, visto che rientra nella categoria seinen. Mi rendo conto che l’anime deve essere più o meno “coerente” al manga per lo sviluppo narrativo, e probabilmente le lacune che ho evidenziato caratterizzano anche il manga stesso...
Per come è sviluppato l’anime, a parte le scene di sesso (che quindi potrebbero rappresentare solo un espediente per attirare l’attenzione morbosa), la storia non si discosta tantissimo da altre dove tutti i personaggi sono comunque dei cosiddetti “bravi ragazzi e ragazze” dediti allo studio, ecc., ad eccezione, in apparenza, di Akane...

Al termine della visione ho avuto la netta sensazione che l’opera abbia un andamento disomogeneo tra la prima parte (fino all’episodio 10) e la seconda (gli ultimi due).
Se la prima rappresenta uno spaccato a tinte più o meno fosche della psicologia dei vari protagonisti ispirata al contrasto tra la visione dell’amore romantico e il nichilismo più spinto e sofferto (dove sembra prevalere quest’ultimo sotto tanti aspetti), la seconda va in contrasto e introduce il “solito” messaggio positivo, ossia il percorso più o meno doloroso della maturazione attraverso le esperienze che la vita ci costringe ad affrontare e della “catarsi” per liberarsi dalle esperienze negative e far emergere la coscienza individuale in tutta la sua completezza, sebbene tale percorso mi sembra evidente e parzialmente credibile solo per alcuni dei personaggi: Hanabi, E-chan e, anticipato nella settima puntata, Moko. Tutte e tre realizzano e se ne fanno una ragione dell’amore “impossibile”.
Sugli altri, si tratta perlopiù di una occasione “persa” (Mogi, Narumi e Akane), al pari della trama che termina con un finale agrodolce o di “dolce tristezza”.

Dal punto di vista grafico, sebbene non sia un esperto, l’animazione sembra molto dettagliata, fluida e consona per disegni e ritmo ai continui monologhi interiori: ritengo di grande impatto alcuni effetti quali l’offuscamento delle inquadrature quando i personaggi sono o vanno in crisi in preda ai loro “dubbi amletici” o quando soffrono amaramente, o quale lo spezzettamento delle immagini per visualizzare in contemporanea più aspetti rilevanti della storia, permettendone il confronto immediato. Anche la cura della “comunicazione non verbale” è significativa e, al pari del ritmo lento della narrazione, rende ancora più realistico l’anime. Altra nota di pregio: il disegno degli occhi e della espressività degli sguardi (paragonabili per l’animazione quasi di impronta di Sergio Leone nei suoi classici western).

In conclusione: “Scum’s Wish” merita di essere visto e, al netto di alcuni limiti, dimostra il coraggio di tentare di uscire dai soliti schemi degli anime... è un primo tentativo che tuttavia resta nel limbo del “già e non ancora”...

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La supermodella Liliko è uno dei volti più riconoscibili del Giappone, e il suo corpo mozzafiato giganteggia sui pannelli pubblicitari della città di Tokyo, oltre che sulla stampa e in televisione. Agli occhi del grande pubblico la donna sembra avere tutto e la sua ascesa è inarrestabile anche come attrice di cinema. Tuttavia, c'è un oscuro segreto dietro il suo incredibile successo come modella: i suoi innumerevoli interventi chirurgici presso una clinica di dubbia reputazione scientifica per perfezionare il suo corpo e il suo volto.

Dopo qualche tempo però le costose operazioni iniziano a mostrare delle crepe (nel vero senso della parola), mettendo a dura prova sia la sua mente che il suo corpo e facendola precipitare in un vortice di abiezione che la porta a compiere azioni sempre più orribili e a manipolare tutti coloro che le stanno intorno. "Helter Skelter" è un racconto per certi versi senza tempo, nel senso che potrebbe essere ambientato nella Hollywood del periodo d’oro come in un’attuale agenzia di modelle. Come in "Sunset Boulevard" o "Eva contro Eva", la strada verso la vetta può essere lunga e dolorosa e spesso la protagonista, priva di scrupoli, si lascia dietro una scia di morti e feriti. Avendo avuto esperienza come illustratrice di moda, l’autrice è in grado di affrontare con cognizione di causa il tema dell'abuso, della vanità e della gelosia nell’ambiente dello spettacolo dal punto di vista di un addetto ai lavori, aggiungendo credibilità alla sua narrazione. Con uno stile grafico scarno ed essenziale, diretto e incisivo, la mangaka presenta una storia dai mille riflessi distorti sulle dinamiche perverse dello showbiz e sul marciume che si nasconde dietro lo stile di vita da sogno delle celebrità. Il sogno infranto della società dell'immagine in un caustico e amaro ritratto di diva.

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Ho visto l'anime di "Wolf Girl & Black Prince" senza avere ancora letto la serie a fumetti. Erika è una studentessa del liceo che non ha mai avuto un fidanzato e non ha mai provato l'innamoramento. Questi due fatti, uniti al desiderio di integrarsi con due sue compagne di classe fidanzate e molto "mature" dal punto di vista delle relazioni di coppia, porteranno la protagonista a mentire. Erika non si limita, infatti, a dichiararsi fidanzata, ma lo farà mostrando loro, a titolo di prova, la foto di un ragazzo molto bello. Le bugie hanno le gambe corte e presto, il ragazzo molto bello, si scoprirà essere lo studente "più" bello della scuola - il classico "ragazzo bello e impossibile". Quando lui apprende dalla stessa Erika di essere stato usato per mentire alle amiche, accetta di coprire il gioco della sua protagonista, ma le propone un patto: lei farà tutto quello che lui desidera proprio come un cagnolino verso il proprio padrone.

Kyouya mantiene salda l'immagine del fidanzato, pranzando insieme a lei, uscendo da scuola insieme e intromettendosi all'occorrenza in episodi in cui la protagonista con ingenuità estrema si lascia un po' prendere in giro. Erika fino ad un certo momento della storia beneficerà di questa situazione costruita, fino a quando questa superficie non le raggiunge lo stomaco e si rende conto di provare per Kyouya qualcosa di nuovo: sarà l'amore tanto ricercato? Kyouya da parte sua è un provocatore, gioca a prenderla in giro con le parole e prova quasi una tenerezza condita di irritazione per l'ingenuità talvolta insopportabile di Erika. Mantiene la sua coerenza al patto, fino a quando non si rende conto anche lui che questa forma di compassione e di "educazione" alla vita concreta evolvono in timore di perderla. L'evoluzione di questo sentimento si scoprirà nel corso dell'anime.

Possiamo leggere la storia da due punti di vista: quello di Kyouya, un ragazzo del quale viene violata l'immagine per alimentare le bugie di una ragazza insicura; quella di Erika che, pur di non mettere in discussione la sua immagine pubblica, resiste a offese e delusioni private senza rispetto per la sua persona. L'immagine pubblica però lascia il posto al desiderio di resistere e di lottare per qualcosa di più grande: avere finalmente capito cosa vuol dire essere innamorate. Per fortuna la storia poi evolve e lascia spazio alla realizzazione del personaggio di Kyouya e al suo sentimento verso Erika: la buccia lascia il posto al succo.

Di questo anime non ho apprezzato soprattutto due aspetti: il rilancio di Kyouya come versione 2.0 di Naoki Irie di "Itazura Na Kiss". A mio avviso i due personaggi hanno in comune soltanto il lato sadico e delle questioni infantili da risolvere. Naoki Irie - pur nella sua lenta evoluzione - ha mantenuto coerenza rispetto alla caratterizzazione iniziale. In questo anime, il personaggio di Kyouya ha conosciuto una evoluzione troppo rapida... verso la fine della storia non sembra più lui. Se il desiderio degli autori era creare una versione evoluta di "Itazura Na Kiss", l'avrei filtrata degli aspetti sadici del personaggio maschile nonché degenerativi verso il ruolo della donna (anche come fidanzata e come madre). In sostanza, dalla "Bibbia degli shoujo" è stato colto il lato aspro, antipatico, tutto sommato contenuto da un focolaio familiare, ed è stato qui... peggiorato.
In secondo luogo, Erika: perché questa sottomissione? Totalmente ingiustificata. Carina l'idea iniziale, geniale, è stata capace di selezionare il più bello per avere un gioco a suo favore. Si è lasciata sopraffare dal peso del giudizio, quando aveva in pugno Kyouya da quasi subito - quando a casa in occasione della malattia lui aveva capito il lato positivo di avere a fianco un carattere nutrito dal genuino interesse per "la cura". Fossi stata nell'autrice, avrei accelerato nella protagonista il pensiero conveniente, un lieve stralcio di furbizia in più che basta per lasciarsi rispettare senza essere "abbandonata". Avrei dato maggiore dignità a questo personaggio, perché la bontà ripaga, ma il posto nella società (e poi nella coppia) si guadagna non lasciandosi trascinare fuori. È per quello che bisogna "lottare". Come scritto in un'altra recensione, credo che le giovani ragazze di oggi meritino qualcosina in più di un uomo educatore.