A Man Who Defies the World of BL
Divertentissima serie, non esattamente una parodia, quanto un esperimento narrativo a metà tra la parodia e la realtà, un piccolo gioiellino di rottura della quarta parete.
Il protagonista sa di essere in un Boys Love (BL)... O meglio, non esattamente. La storia non è un BL in senso stretto, perché in ciascun BL abbiamo singolarmente una, massimo due o tre, storie d'amore tra i personaggi principali. L'ambientazione di quest'opera è una sorta di "fonte magica" dalla quale nascono tutti gli stereotipi dei romanzi Boys Love, che possono essere estrapolati uno ad uno per poi andare a scrivere ciascuna opera, ognuna leggermente diversa dall'altra se prese singolarmente. Qui, invece, tutte queste storie avvengono... Contemporaneamente!
Solo il protagonista (e un altro personaggio misterioso che verrà svelato nel corso della storia) è conscio di questo fatto, e non esita a parlarne con lo spettatore, deciso a evitare di diventare anch'egli il prototipo per un romanzo BL come accade a... Beh, tutte le sue conoscenze!
L'opera si prende gioco dei cliché senza essere mai offensiva, perché è evidente, per chi è lettore abituale di Boys Love, che certi cliché sono abusati... Proprio per questo non si può parlare di omofobia, perché si tratta semplicemente di prendersi gioco dell'abuso di determinate situazioni di un genere narrativo.
Meravigliosamente degna di nota la figura dei genitori di lui: proprio come i genitori medi di un'opera stereotipata, essi sono beatamente all'oscuro di tutti i traumi riguardanti i propri figli, traumi che avvengono sotto i loro occhi senza che loro li notino. Una piccola perla.
Un lettore o un appassionato di Boys Love, se si rende conto dei cliché, e ne è almeno in parte stufo, riderà tantissimo. Ma in fondo, diciamocelo, poi li accetterà, perché se usati con parsimonia sono sempre confortanti.
Il protagonista sa di essere in un Boys Love (BL)... O meglio, non esattamente. La storia non è un BL in senso stretto, perché in ciascun BL abbiamo singolarmente una, massimo due o tre, storie d'amore tra i personaggi principali. L'ambientazione di quest'opera è una sorta di "fonte magica" dalla quale nascono tutti gli stereotipi dei romanzi Boys Love, che possono essere estrapolati uno ad uno per poi andare a scrivere ciascuna opera, ognuna leggermente diversa dall'altra se prese singolarmente. Qui, invece, tutte queste storie avvengono... Contemporaneamente!
Solo il protagonista (e un altro personaggio misterioso che verrà svelato nel corso della storia) è conscio di questo fatto, e non esita a parlarne con lo spettatore, deciso a evitare di diventare anch'egli il prototipo per un romanzo BL come accade a... Beh, tutte le sue conoscenze!
L'opera si prende gioco dei cliché senza essere mai offensiva, perché è evidente, per chi è lettore abituale di Boys Love, che certi cliché sono abusati... Proprio per questo non si può parlare di omofobia, perché si tratta semplicemente di prendersi gioco dell'abuso di determinate situazioni di un genere narrativo.
Meravigliosamente degna di nota la figura dei genitori di lui: proprio come i genitori medi di un'opera stereotipata, essi sono beatamente all'oscuro di tutti i traumi riguardanti i propri figli, traumi che avvengono sotto i loro occhi senza che loro li notino. Una piccola perla.
Un lettore o un appassionato di Boys Love, se si rende conto dei cliché, e ne è almeno in parte stufo, riderà tantissimo. Ma in fondo, diciamocelo, poi li accetterà, perché se usati con parsimonia sono sempre confortanti.
Divertentissima parodia.
Una spassosissima trasposizione di un manga che si burla, senza mai sconfinare nell'omofobia, di tutti i cliché dei manga/drama "Boy Love". Qui la mimica esagerata di Atsuhiro Inukai la fa da padrona e non è assolutamente fuori posto, anzi, è decisamente un valore aggiunto per l'opera. Ma si lasciano guardare molto piacevolmente anche il dolcissimo Yūtarō, nei panni del fratello minore del protagonista, e Akihisa Shiono, come suo boyfriend.
Ovviamente il mattatore è Atsuhiro Inukai, che interpreta Mob, un personaggio di contorno che, rendendosi conto di trovarsi nel mondo del "Boy Love", e rifiutando categoricamente di innamorarsi di un altro ragazzo, fa di tutto per deviare l'attenzione lontano da sé, per evitare di diventare il protagonista. Così, fra situazioni cringe oltre ogni limite, bellocci con sfondo floreale e musiche liberamente tratte da "La bella e la bestia", il nostro si caccerà nei frangenti più imbarazzanti, non esitando a fungere da Cupido per chiunque lo avvicini e senza lesinare i colpi bassi.
Ma è possibile sfuggire alle leggi non scritte del mondo del "Boy Love"? La domanda, ovviamente, è retorica.
Dopo aver abbondantemente sghignazzato per tutta la durata del drama, aiutata dal fatto di essere una fruitrice di contenuti "Boy Love" convinta, e di lunga data, passo direttamente allo special successivo. Non so se sarà alla stessa altezza, ma lo spero vivamente.
Una spassosissima trasposizione di un manga che si burla, senza mai sconfinare nell'omofobia, di tutti i cliché dei manga/drama "Boy Love". Qui la mimica esagerata di Atsuhiro Inukai la fa da padrona e non è assolutamente fuori posto, anzi, è decisamente un valore aggiunto per l'opera. Ma si lasciano guardare molto piacevolmente anche il dolcissimo Yūtarō, nei panni del fratello minore del protagonista, e Akihisa Shiono, come suo boyfriend.
Ovviamente il mattatore è Atsuhiro Inukai, che interpreta Mob, un personaggio di contorno che, rendendosi conto di trovarsi nel mondo del "Boy Love", e rifiutando categoricamente di innamorarsi di un altro ragazzo, fa di tutto per deviare l'attenzione lontano da sé, per evitare di diventare il protagonista. Così, fra situazioni cringe oltre ogni limite, bellocci con sfondo floreale e musiche liberamente tratte da "La bella e la bestia", il nostro si caccerà nei frangenti più imbarazzanti, non esitando a fungere da Cupido per chiunque lo avvicini e senza lesinare i colpi bassi.
Ma è possibile sfuggire alle leggi non scritte del mondo del "Boy Love"? La domanda, ovviamente, è retorica.
Dopo aver abbondantemente sghignazzato per tutta la durata del drama, aiutata dal fatto di essere una fruitrice di contenuti "Boy Love" convinta, e di lunga data, passo direttamente allo special successivo. Non so se sarà alla stessa altezza, ma lo spero vivamente.
«A Man Who Defies the World of BL», commedia del 2021 tratta da un omonimo manga, racconta -in soli quattro episodi- le vicende di uno studente universitario che si rende conto che il mondo attorno a lui è diventato un “mondo dei BL”: ovunque rivolga il suo sguardo vede sbocciare amori fra ragazzi, a lezione, per strada o anche in casa sua, visto che anche suo fratello minore è ben presto coinvolto in queste dinamiche. Ogni occasione è buona per far scoppiare amori fra bei ragazzi: ogni incontro per strada o nei corridoi dell’università, a casa di amici o nei locali e, prevedibilmente diversi ragazzi inciamperanno giusto in tempo per essere aiutati da un altro bel giovane, sopraggiunto al momento giusto. Il nostro protagonista desidera rimanere fuori dai giochi, significativamente il suo nome è “Mob”, e le quattro puntate mostrano come cercherà di non diventare protagonista.
La trama è una scusa per una disamina, arguta e fatta con leggerezza, di svariati clichè tipici dei boy’s love: infatti, per evitare di diventare “protagonista” e riuscire a rimanere sullo sfondo il simpatico Mob deve saper interpretare ciò che avviene intorno a lui e non finire in uno di quei meccanismi che fanno “scattare le scintille” fra i protagonisti e per rendere la sua azione efficace studierà alacremente la letteratura relativa.
La serie riesce nell’intento di realizzare una presa in giro degli stereotipi presenti nei BL mantenendosi sempre distante da ogni atteggiamento omofobo: se Mob non vuol essere coinvolto nel turbinio di fiori e cuoricini attorno a lui è, però, decisamente felice per tutte le coppie di ragazzi che si formano attorno a lui. Si tratta di un equilibrio delicato, e la brevità della serie in questo caso aiuta, non sono sicura che la seconda stagione, già annunciata, saprà mantenersi così bene su questo tono.
Le interpretazioni sono buone, in generale e in particolare ho apprezzato sia Mob, impersonato da Atsuhiro Inukai, sia -anche se il ruolo è abbastanza marginale- il fratello minore del protagonista, cui presta il volto Yutaro Goto, recentemente impegnato anche in «Cherry Magic».
La regia è di Koichiro Miki, di cui non avevo apprezzato diverse scelte operate alla regia della trasposizione del manga «Given»: avevo trovato il risultato quasi alquanto stucchevole; in «A Man Who Defies the World of BL,» invece, gli stessi elementi che apparivano eccessivi nelle atmosfere serie di «Given» qui ben si accompagnano al tono da commedia al limite del demenziale e le luci soffuse, il bokè, ma anche le assurdità come i fiori sullo sfondo dei personaggi hanno una ragione d’essere e non infastidiscono.
La trama è una scusa per una disamina, arguta e fatta con leggerezza, di svariati clichè tipici dei boy’s love: infatti, per evitare di diventare “protagonista” e riuscire a rimanere sullo sfondo il simpatico Mob deve saper interpretare ciò che avviene intorno a lui e non finire in uno di quei meccanismi che fanno “scattare le scintille” fra i protagonisti e per rendere la sua azione efficace studierà alacremente la letteratura relativa.
La serie riesce nell’intento di realizzare una presa in giro degli stereotipi presenti nei BL mantenendosi sempre distante da ogni atteggiamento omofobo: se Mob non vuol essere coinvolto nel turbinio di fiori e cuoricini attorno a lui è, però, decisamente felice per tutte le coppie di ragazzi che si formano attorno a lui. Si tratta di un equilibrio delicato, e la brevità della serie in questo caso aiuta, non sono sicura che la seconda stagione, già annunciata, saprà mantenersi così bene su questo tono.
Le interpretazioni sono buone, in generale e in particolare ho apprezzato sia Mob, impersonato da Atsuhiro Inukai, sia -anche se il ruolo è abbastanza marginale- il fratello minore del protagonista, cui presta il volto Yutaro Goto, recentemente impegnato anche in «Cherry Magic».
La regia è di Koichiro Miki, di cui non avevo apprezzato diverse scelte operate alla regia della trasposizione del manga «Given»: avevo trovato il risultato quasi alquanto stucchevole; in «A Man Who Defies the World of BL,» invece, gli stessi elementi che apparivano eccessivi nelle atmosfere serie di «Given» qui ben si accompagnano al tono da commedia al limite del demenziale e le luci soffuse, il bokè, ma anche le assurdità come i fiori sullo sfondo dei personaggi hanno una ragione d’essere e non infastidiscono.