Kengan Ashura
"Essere stritolati, presi a pugni, lanciati, per poi schiacciare l’avversario dopo che ha dato tutto... Cosa potrebbe esserci di meglio di questo...!?"
Kengan Ashura
Ci sono storie che raccontano il combattimento, e altre che lo incarnano.
Kengan Ashura appartiene alla seconda categoria.
Creato da Yabako Sandrovich e disegnato da Daromeon, questo manga prende le arti marziali e le porta all’eccesso, dentro un’arena in cui la vita e la morte si giocano a colpi di ossa fratturate. Non c’è allegoria, non c’è distanza, qui il corpo è la narrazione.
La trama è semplice, quasi scheletrica, ma funzionale. In Giappone, grandi corporazioni risolvono le loro dispute attraverso incontri clandestini chiamati “Kengan Matches” o "incontri Kengan", in cui guerrieri scelti combattono fino alla resa o alla distruzione.
È qui che incontriamo Tokita Ohma, "l’Ashura”, un uomo di poche parole e troppi segreti, che porta sul ring non solo tecniche micidiali, ma una furia che sembra avere radici più profonde di qualsiasi desiderio di vittoria.
Intorno a lui, manager, rivali, maestri e avversari, una folla di personaggi che trasformano il torneo in un mosaico di stili, filosofie e follie.
Narrativamente, Kengan Ashura non cerca complessità filosofiche né metafore nascoste. È un manga che vive di ritmo e impatto, alternando brevi pause a esplosioni di violenza grafica.
La semplicità della struttura diventa punto di forza, non ci sono deviazioni, non ci sono distrazioni. Tutto converge verso lo scontro successivo. Eppure, dentro questa linearità, emergono rapporti umani inattesi, amicizie, rivalità, mentori che si specchiano nei propri allievi.
Non si legge per la storia, ma per la tensione che porta al combattimento.
Le tematiche, pur meno stratificate rispetto ad altre opere, sono comunque presenti.
Si parla di potere come merce, della lotta come linguaggio sociale ed economico.
Ogni combattente incarna un’idea di forza diversa, disciplina, rabbia, onore, sopravvivenza.
E Ohma, al centro, diventa la rappresentazione del conflitto eterno tra controllo e istinto. Uomo o bestia, tecnica o furia, tradizione o rivoluzione.
I personaggi sono moltissimi. Alcuni ben delineati, altri appena abbozzati, pedine necessarie in un torneo troppo vasto per dare spazio a tutti.
Ohma spicca, ovviamente, ma ciò che colpisce è la varietà dei rivali, ciascuno con tecniche, background e motivazioni precise.
Certo, non tutti ricevono il tempo per brillare davvero, e in questo Kengan Ashura paga la sua abbondanza: troppi nomi, troppe facce, troppe storie interrotte.
Eppure, quando un personaggio entra in scena, almeno per un istante, riesce a lasciare il segno.
Graficamente, Daromeon trova la sintesi perfetta tra realismo anatomico e deformazione espressiva.
I corpi esplodono in ogni pagina, muscoli, tendini, vene, come mappe di guerra.
Le tecniche sono illustrate con precisione quasi didattica, e al tempo stesso con una violenza iperbolica che rasenta il grottesco.
C’è sangue, sudore, fratture, ma anche un senso di spettacolo che rende ogni incontro molto godibile.
Non è bello, non è elegante. È brutale. Ed è proprio questa brutalità che colpisce.
Kengan Ashura non è un manga perfetto.
È ripetitivo, a volte eccessivo, e non riesce sempre a dare il giusto spazio ai suoi troppi personaggi.
Eppure, nella sua natura viscerale, resta coerente fino in fondo.
È un’opera che sa cosa vuole essere, ovvero, puro combattimento, pura forza, pura violenza.
E in questo, riesce.
Kengan Ashura non vuole riflettere sulla condizione umana in senso astratto, ma mostrare che la lotta è già di per sé una filosofia.
VOTO: 8.1
Kengan Ashura
Ci sono storie che raccontano il combattimento, e altre che lo incarnano.
Kengan Ashura appartiene alla seconda categoria.
Creato da Yabako Sandrovich e disegnato da Daromeon, questo manga prende le arti marziali e le porta all’eccesso, dentro un’arena in cui la vita e la morte si giocano a colpi di ossa fratturate. Non c’è allegoria, non c’è distanza, qui il corpo è la narrazione.
La trama è semplice, quasi scheletrica, ma funzionale. In Giappone, grandi corporazioni risolvono le loro dispute attraverso incontri clandestini chiamati “Kengan Matches” o "incontri Kengan", in cui guerrieri scelti combattono fino alla resa o alla distruzione.
È qui che incontriamo Tokita Ohma, "l’Ashura”, un uomo di poche parole e troppi segreti, che porta sul ring non solo tecniche micidiali, ma una furia che sembra avere radici più profonde di qualsiasi desiderio di vittoria.
Intorno a lui, manager, rivali, maestri e avversari, una folla di personaggi che trasformano il torneo in un mosaico di stili, filosofie e follie.
Narrativamente, Kengan Ashura non cerca complessità filosofiche né metafore nascoste. È un manga che vive di ritmo e impatto, alternando brevi pause a esplosioni di violenza grafica.
La semplicità della struttura diventa punto di forza, non ci sono deviazioni, non ci sono distrazioni. Tutto converge verso lo scontro successivo. Eppure, dentro questa linearità, emergono rapporti umani inattesi, amicizie, rivalità, mentori che si specchiano nei propri allievi.
Non si legge per la storia, ma per la tensione che porta al combattimento.
Le tematiche, pur meno stratificate rispetto ad altre opere, sono comunque presenti.
Si parla di potere come merce, della lotta come linguaggio sociale ed economico.
Ogni combattente incarna un’idea di forza diversa, disciplina, rabbia, onore, sopravvivenza.
E Ohma, al centro, diventa la rappresentazione del conflitto eterno tra controllo e istinto. Uomo o bestia, tecnica o furia, tradizione o rivoluzione.
I personaggi sono moltissimi. Alcuni ben delineati, altri appena abbozzati, pedine necessarie in un torneo troppo vasto per dare spazio a tutti.
Ohma spicca, ovviamente, ma ciò che colpisce è la varietà dei rivali, ciascuno con tecniche, background e motivazioni precise.
Certo, non tutti ricevono il tempo per brillare davvero, e in questo Kengan Ashura paga la sua abbondanza: troppi nomi, troppe facce, troppe storie interrotte.
Eppure, quando un personaggio entra in scena, almeno per un istante, riesce a lasciare il segno.
Graficamente, Daromeon trova la sintesi perfetta tra realismo anatomico e deformazione espressiva.
I corpi esplodono in ogni pagina, muscoli, tendini, vene, come mappe di guerra.
Le tecniche sono illustrate con precisione quasi didattica, e al tempo stesso con una violenza iperbolica che rasenta il grottesco.
C’è sangue, sudore, fratture, ma anche un senso di spettacolo che rende ogni incontro molto godibile.
Non è bello, non è elegante. È brutale. Ed è proprio questa brutalità che colpisce.
Kengan Ashura non è un manga perfetto.
È ripetitivo, a volte eccessivo, e non riesce sempre a dare il giusto spazio ai suoi troppi personaggi.
Eppure, nella sua natura viscerale, resta coerente fino in fondo.
È un’opera che sa cosa vuole essere, ovvero, puro combattimento, pura forza, pura violenza.
E in questo, riesce.
Kengan Ashura non vuole riflettere sulla condizione umana in senso astratto, ma mostrare che la lotta è già di per sé una filosofia.
VOTO: 8.1
Kengan Ashura è stato una sorpresa, non avevo alcuna aspettativa eppure mi ha stregato, obbligandomi a divorare in pochi giorni tutti i 27 volumi. Una storia interessante che sa essere efficace e coerente, tante sottotrame ben costruite, per quanto tendenzialmente brevi, e continui colpi di scena che tengono il lettore incollato alle pagine. I personaggi sono caratterizzati in maniera magistrale e, nonostante non vengano approfonditi tutti nello specifico(anche se, per quanto superficialmente, vengono tutti introdotti), risulta molto facile empatizzare con loro. I disegni sono incredibili, che siano personaggi o combattimenti tutto è creato alla perfezione, ad un livello che si vede raramente in questo genere specifico, ma mi sentirei di dire anche in generale. Il tutto impreziosito da affascinanti citazione al mondo dei manga e quello pop.
In conclusione, consiglio a tutti la lettura, che sia per svago o per farsi rapire dagli incredibili combattimenti, Kengan Ashura è un bellissimo manga e un must read per ogni amante dei combattimenti.
Ho deciso di spendere con questa opera la mia prima recensione, anche perché vedere un voto così basso è davvero triste.
In conclusione, consiglio a tutti la lettura, che sia per svago o per farsi rapire dagli incredibili combattimenti, Kengan Ashura è un bellissimo manga e un must read per ogni amante dei combattimenti.
Ho deciso di spendere con questa opera la mia prima recensione, anche perché vedere un voto così basso è davvero triste.