Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

Per saperne di più continuate a leggere.

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Quando cominci un anime categorizzato come “ecchi” senza apparenti pretese e ti ritrovi a comprare tutta la serie manga, significa che qualcosa è successo.
È successo che l’anime, sebbene sia sicuramente molto leggero e allegro, ha effettivamente una trama da seguire, una tematica ben definita (il mondo del cosplay) e che viene approfondita seriamente, dei personaggi ottimamente caratterizzati a cui ti affezioni, e dei disegni stupendi, quindi alla fine ne rimani così coinvolto, che non puoi aspettare la seconda stagione per vedere come continua la storia.

Premessa: apparentemente, siamo davanti alla solita inflazionata premessa da romcom, storia d’amore tra ragazzo introverso senza amici e ragazza bellissima e popolare. Tuttavia in questo caso c’è un quid in più rappresentato dal contesto: il mondo del cosplay. Mentre nella maggior parte delle romcom il contesto che funge da premessa è giusto un pretesto iniziale che viene buttato lì per permettere ai protagonisti di conoscersi, per poi venire quasi subito dimenticato per passare ai soliti cliché, in “My Dress-Up Darling” il mondo del cosplay resta sempre al centro di tutta la narrazione. Non serve solo come spunto per delle gag, bensì è approfondito in maniera incredibile, scendendo in dettagli realistici sui tessuti, sulle definizioni delle varie tipologie di cosplay, sulle tecniche per modificare i lineamenti del viso o del corpo, ecc.
Mi ha letteralmente affascinato e insegnato tantissimo su questo mondo che alle fiere ho sempre osservato con curiosità.

Possiamo dire che il mondo del cosplay è effettivamente il tema principale di tutta la serie, oltre ad essere l’ambiente in cui i protagonisti avranno modo di conoscersi e legarsi sempre di più. Pure gli altri personaggi significativi che andremo a conoscere sono praticamente tutti legati a questo mondo, e ci faranno conoscere ognuno degli aspetti nuovi del cosplay.

Davvero degni di nota sono i disegni: bellissimi, una gioia per gli occhi, molto curati nei dettagli dei vestiti (aspetto fondamentale, visto il tema del manga) e nell’espressività dei volti.
Il fanservice c’è, ma è fatto bene, limitato, mai invasivo o gratuito, e soprattutto ha una sua giustificazione proprio per il tema che tratta: il mondo del cosplay è fatto di gente che riproduce l’aspetto di personaggi di manga o videogiochi, e questi personaggi spesso hanno un aspetto prorompente, sexy, dunque le scene ecchi ci stanno, hanno un senso e non sono mai cringe.

E poi c’è lei, Marin, che si prende tutti i riflettori.
Non mi piace esagerare con i giudizi, ma stavolta lo devo proprio dire senza ombra di dubbio: è una delle gyaru più belle che si siano mai viste, ovunque, manga o anime che sia. Inoltre, è un personaggio travolgente sotto ogni aspetto: è vitale, solare, spontanea, sempre sorridente, un po' goffa ma senza vergogna. Inoltre, aspetto che trovo assolutamente meraviglioso, è una ragazza che si entusiasma ogni volta che vede qualcuno appassionato per qualcosa, dandogli così forza e coraggio.
È letteralmente impossibile non adorare questo personaggio.

Dall’altra parte c’è Gojo, anche lui un personaggio devo dire molto azzeccato. Un aspetto che apprezzo tantissimo di Gojo è che, nonostante a conti fatti sia il classico protagonista timido emarginato delle romcom, è così ben caratterizzato, da risultare credibile. Quante volte ci siamo sentiti frustrati nel vedere il protagonista di una romcom non cogliere l'ennesimo segnale super-esplicito dalla sua bella, ovviamente innamorata di lui? Quante volte abbiamo sbottato esasperati: “Come fai a non capire che le piaci?! Svegliati, imbecille!”.
Con Gojo no. Intanto perché Marin di approcci davvero espliciti, di quelli che solo un idiota può non cogliere, non ne fa. Ma poi il punto è che Gojo è un ragazzo d’altri tempi trapiantato nel mondo contemporaneo, che ha vissuto sempre chiuso in casa col nonno e appassionato di una cosa super tradizionale. È proprio un’anima candida con una mentalità all’antica, e inoltre ha una passione tale per la sartoria, che, quando ci si mette, va quasi in trance, si distrae da tutto il resto. Pertanto risulta verosimile che certi segnali possa non coglierli, perché in quei frangenti lui pensa proprio ad altro. Non c’è la sensazione che sia una sottospecie di ritardato.

L’affiatamento che si crea tra i due è qualcosa di speciale, sempre positivo, allegro. Stupendo.

Spero vivamente che facciano la seconda stagione (so che è in cantiere da più di un anno), il materiale nel manga c’è ampiamente.
Che altro dire? È una delle romcom più piacevoli che abbia mai visto, leggera, fresca e con due protagonisti a cui è impossibile non affezionarsi. Le dodici puntate ve le mangerete in un istante. Stra-consigliata!
Il voto finale potrebbe sembrare esagerato, ma ho aggiunto un +1 per Marin, che è davvero meravigliosa e travolgente.

8.0/10
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"Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti." (L. Pirandello)

Il mondo delle idol oggetto della serie anime "Oshi no Ko" non mi ha al momento ancora "entusiasmato": ho visto pochissimi anime e letto ancor meno manga sul tema che invece in Giappone e in generale in Estremo Oriente è un fenomeno, almeno per me, al limite dell'incomprensibile, e che qui da noi sembra aver avuto pochissima presa in senso emulativo, se non in sporadiche occasioni e molto rivisitate secondo i canoni occidentali (mi viene in mente un esempio di molti anni fa con il programma "Non è la RAI" di G. Boncompangni).

Premessa (sempre almeno per me) doverosa ai fini della recensione: in Giappone con il termine "idol" si intende un ragazzo/a che diventa famoso come cantante, attore, come personaggio del cast di show televisivi o modello/a per servizi fotografici. La carriera tipica di un/a idol è piuttosto concentrata nei primi anni dal successo, e poi termina con l'oblio o un futuro in altri ambiti del mondo dello spettacolo.

Senza addentrarmi in approfondimenti che si posso facilmente reperire in rete sulla (sotto)cultura del mondo idol, posso solo evidenziare uno dei temi critici che poi sarà ripreso dalla serie "Oshi no Ko", sviluppandolo sotto forma di thriller: l'idol, per la sua immagine molto bella e graziosa, è percepito/a come una sorta di modello/a per gli adolescenti, e per la cultura giapponese la loro immagine pubblica e anche privata deve essere perfetta secondo i loro canoni culturali. In particolare, per le ragazze, c'è la vera e propria ossessione del concetto che le idol debbano essere "pure", che comporta, tra l'altro, l'evitare qualsiasi coinvolgimento amoroso e quindi anche fisico con chicchessia. E i fan delle idol (wota) sono parecchio esigenti e invasivi su questo tema, tanto da arrivare a mettere in atto molestie, stalking e bullismo anche in forma digitale.

Anni fa, più precisamente nel 1997, quando il fenomeno idol era sostanzialmente al suo apice in Giappone, Satoshi Kon con "Perfect Blue" aveva già affrontato questo tema, sfruttandolo per sviluppare il suo capolavoro. E consiglio a chi non lo avesse ancora visto di prenderlo in considerazione per una visione, perché in un film riesce a condensare ciò che la serie "Oshi no Ko" riprende in forma più easy anche se comunque diretta.

"Oshi no Ko", al pari dell'omonimo manga disegnato da Aka Akasaka e Mengo Yokoyari ("Scum's Wish"), narra proprio il "dramma" vissuto della idol Ai Hoshino, leader del gruppo B-Komachi, di rimanere incinta da adolescente e di dover partorire in gran segreto, al riparo da occhi indiscreti, due gemelli, Ruby e Aquamarine (Aqua), proprio per non rovinare la sua immagine di idol vincente e idolatrata da una moltitudine di fan.
La sua esistenza e la nascita dei due figli si incrocia con quella della morte per malattia dell'adolescente Sarina Tendouji e di quella del dottor Goro Amemyia che curava Sarina (malata terminale), e che era incaricato di assistere Ai Hosihino al parto. Sia Sarina che Goro sono fan sfegatati di Ai Hoshino, e le loro anime si reincarnano nei due figli di Ai, mantenendo ciascuno memoria di quello che erano nella vita precedente, senza tuttavia essere reciprocamente consapevoli delle loro identità. Tale circostanza li porterà ad essere dei bambini "prodigio" nel parlare e nel ragionare, nonché nelle carriere che poi intraprenderanno sotto la tutela della compagna del manager di Ai.

Nel primo episodio, lungo come un film (oltre ottanta minuti), l'anime riprende quasi pedissequamente il primo volume del manga e lo sviluppa con grande meticolosità e cura. Rende molto bene il concetto espresso dall'aforisma di L. Pirandello con cui ho iniziato la recensione: il mondo dello spettacolo in cui sono immerse le idol è tutto basato sulla finzione, falsità e ipocrisia (e dove risiederebbe la novità? Aggiungerei anche in altri ambiti...), e, come scrive l'autore del manga sempre in questo mondo patinato, "la menzogna è un'arma".

Già dal primo episodio si evince quello che è un po' uno dei due "leit motiv" della serie: la facciata dello showbiz non è altro che una finzione che ammanta come la carta regalo una realtà molto meno accattivante, ricca di zone d'ombra o grigie in cui si muovono personaggi senza molti scrupoli, ad iniziare dalle giovani idol o dalle promesse del mondo dello spettacolo, cui si aggiungono tutti i ruoli di contorno (manager, talent scout, agenzie, assistenti, ecc.), e non da ultimo i fan, soprattutto i "wota" ossessionati dalle idol.

Scrivere che tali considerazioni mi abbiano "turbato" sarebbe una esagerazione. Sotto certi aspetti sono un po' le conseguenze più becere del modello culturale nipponico (già ben delineato nelle scuole/caserma e poi nel mondo del lavoro iper-competitivo), e pertanto vedere rappresentato in anime un mondo melodrammatico dove alcuni tendono ad essere "massacrati" dalla rivalità e dai fan con il cyberbullismo non è una gran novità.
Oltre a tale spetto, "Oshi no Ko" inserisce la componente soprannaturale (la reincarnazione di Sarina e Goro nei due gemelli di Ai) e, soprattutto, il mistero dell'uccisione del dott. Goro all'inizio della storia e poi della protagonista della serie... Tale avvenimento rappresenta un bel plot twist ed è sviluppato tremendamente bene, rendendo benissimo il dramma e l'angoscia di Aqua e di Ruby che, pur essendo poco più che bambini piccoli, riescono a percepire come quasi adulti il dolore della morte violenta.

Il primo episodio, che rappresenta una sorta di prologo, è stato scritto veramente bene. E poi il resto degli episodi costruiscono e sviluppano in modo lineare e realistico il tema della "vendetta" di Aqua che, crescendo, matura l'idea di cercare in modo scientifico sia di riscostruire la vita della madre Ai sia di capire chi potesse essere il mandante della sua morte. È perlomeno curioso che lui, pur se bambino e poi ragazzo, ragioni e valuti gli accadimenti come se fosse un adulto, mentre Ruby, essendo la reincarnazione di una ragazzina, crescendo sostanzialmente si allinea al grado di maturità dell'età.

"Oshi no Ko", per come esordisce, può colpire per l'anomala lunghezza del primo episodio e per come si chiude in modo tragico. Dal secondo episodio in poi la trama resta comunque interessante, ma più standard, mischiando in modo equilibrato la parte mystery/thriller/drama con quella della commedia, anche a vaghe tinte rosa per le potenziali storie romantiche tra i protagonisti; oltre a Ruby e Aqua, si aggiungono anche altri ragazzi prodigio del mondo dello spettacolo come Kana, Akane, Memcho, i manager Myiako e Ichigo, e il regista mentore di Aqua, Taishi.

Aka Akasaka e Mengo Yokoyari hanno sfornato una storia completamente diversa sia da "Kaguya-sama: Love Is War" che ho avuto modo di apprezzare con la lettura dell'infinito manga e la visione delle tre serie anime più un OVA, sia da "Scum's Wish", di cui ho visto solo l'anime. E devo riconoscere che mi ha discretamente preso, tanto da iniziare a leggere anche il manga ancora in corso.

Lato tecnico, posso solo scrivere che i disegni dell'anime sono molto belli e rispecchiano fedelmente quelli del manga, con una cura dei dettagli molto evidente e colori luminosi saturi e definiti. Le stelline che compaiono negli occhi di Ai, Ruby, Acqua e tutte le attrici in modalità super-recitativa fanno un po' sorridere, ma sono l'elemento di originalità dei disegni. Le animazioni sono fluide e ben amalgamate. Anche il comparto musicale non è da meno, con la opening del duo Yoasobi che spicca per originalità e successo.

Volendo proprio trovare un limite alla serie (che deriva dal manga), i dialoghi e le spiegazioni del mondo dello spettacolo li ho trovati eccessivamente lunghi, didascalici e talvolta noiosi, facendo perdere continuità e interesse nella trama. Tale "difetto" è più evidente nel manga, e man mano che si procede nella lettura a mio avviso peggiora, rallentando troppo lo sviluppo della trama.

"Oshi no Ko", resta un affresco patinato, ma, sotto la superficie, "duro" del mondo delle idol in cui lo spirito della protagonista Ai Hoshino continua ad aleggiare per tutta la serie, dimostrandone il suo spessore umano e professionale in cui, pur essendo una ragazzina, riesce a gestire carriera e maternità senza transigere, con coraggio e volontà. Pur non essendo presente negli episodi successivi al primo, la sua personalità continua ad essere il metro di paragone non solo per i due figli ma anche per gli altri talenti in erba. E alla fine ci si rende conto che la sua storia e quella dei suoi eredi non è altro che un'esistenza di solitudine.

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Il triangolo sì, l'avevo considerato. Fin dalle prime immagini, l'opera chiarisce subito il fulcro della storia. Una nuova sfida tra sorelle, entrambe innamorate dello stesso amico e pronte a contendersi il suo cuore. La famiglia di Rumi e Naori, due gemelle eterozigote, si trasferisce accanto alla casa di Jun, un ragazzo figlio unico. I tre si incontrano da piccoli e da quel momento condividono ogni cosa, giocano, mangiano e, a volte, dormono anche insieme. Frequentano le stesse scuole e, arrivati alle superiori, i sentimenti che cominciano a provare spingono a essere espressi. Ed è qui che prende vita il triangolo amoroso, con le vicende che ruotano attorno a strategie, seduzioni e ingegnosi stratagemmi, dove le due gemelle si sfidano senza remore per conquistare il cuore di Jun.

L'intento dell'autore è apprezzabile, ma non completamente riuscito. Il vero punto debole di "Love is Indivisible by Twins" risiede nel character design, che in alcuni casi rende i personaggi poco credibili nei loro atteggiamenti. In un anime di questo tipo, il design dei personaggi è cruciale, e se non viene gestito bene, la storia parte già svantaggiata. Rumi e Naori sono gemelle, ma al tempo stesso molto diverse; la prima ama lo sport, ha molte amicizie, è romantica, premurosa e piena di dubbi, mentre la seconda è una nerd introversa, stratega, sicura di sé e spesso lasciva. Fino a qui nulla di strano, ma ciò che stona è il modo in cui si relazionano con Jun. Si lasciano affascinare facilmente da lui (senza che lui ne sia consapevole), invece di reagire con più determinazione e orgoglio. Questo le rende personaggi poco decisi, influenzando il loro rapporto, che risulta poco emozionante e piuttosto banale, somigliando a dinamiche già viste in altre opere. Diventano più interessanti quando si confrontano, il loro carisma e la cattiveria fanno parte del loro carattere, ma li utilizzano solo quando si tratta di competere fra di loro.

Anche il carattere di Jun non è esente da critiche. È il classico ragazzo introverso, intellettuale e poco abile con le ragazze, ma a livello emotivo non offre nulla di particolarmente intrigante o coinvolgente. Assistendo a una battaglia amorosa tra due sorelle attraenti, lo spettatore si aspetterebbe che il ragazzo al centro dell'attenzione sia almeno interessante. Invece, non solo non lo è, ma diventa presto noioso e ripetitivo, con una continua indecisione che spesso sembra ingiustificata. È vero che alcuni suoi comportamenti e atteggiamenti appaiono più realistici rispetto a quelli delle gemelle, ma il suo poco accattivante fascino non lo rende abbastanza avvincente da giustificare il suo ruolo centrale nella storia.

Esteticamente il titolo è molto piacevole, i soggetti e gli ambienti sono adeguatamente dettagliati, anche se inizialmente ho faticato a distinguere due personaggi a causa della loro somiglianza estetica molto evidente. Ho apprezzato soprattutto le numerose citazioni tratte da film occidentali, filosofia e letteratura, che sono state introdotte principalmente da Naori e Jun, sia nei loro dialoghi reciproci che nelle conversazioni con i rispettivi padri. Quel tocco di citazioni che attenua un po' i toni, utilizzato come battuta o per creare metafore su alcune situazioni.

Il tono generale è piacevole, sa alternare momenti seri e leggeri quando necessario, mescolando con attenzione scene romantiche ed ecchi. Tuttavia, il punto debole precedentemente menzionato è evidente e, per me, mina la credibilità dell'intera trama. Ho apprezzato parzialmente il finale, dove finalmente c'è stato un confronto maturo tra i protagonisti, ma l'epilogo ha ripristinato purtroppo la tonalità abituale, l'avrei saltato a piè pari.

In sostanza, lo consiglierei a chi cerca un anime per rilassarsi senza troppe pretese, quel tipo di serie da guardare sul telefono in una sala d'attesa. La mia valutazione attuale non raggiunge la sufficienza, perché sarebbe bastato poco per arrivare all'obiettivo desiderato. Si percepisce chiaramente l'intento di raccontare una storia più matura, ma il risultato finale non è stato all'altezza delle aspettative.