Il mercato degli anime giapponesi ha raggiunto un valore di oltre 21 miliardi di dollari nel 2023 e continua a espandersi a ritmo sostenuto. Tuttavia, come riportato da ITmedia Business tramite Yahoo! Japan News, nella stagione autunno-inverno 2025 l'85,7% di tutti i titoli anime trasmessi in televisione si basava su materiale preesistente come manga, romanzi, videogiochi e altre proprietà intellettuali. Le opere originali, invece, rappresentavano appena il 14,3% del totale.
Sebbene possa sembrare che il mercato stia seguendo una strada sicura e redditizia, la carenza di forza lavoro qualificata e, con essa, di strutture che sostengano la creazione di contenuti originali, potrebbe finire per frenare l'industria nel lungo periodo.
La cultura del "produttore uomo d'affari"
Intervistato dalla testata, Taro Maki, veterano produttore di anime noto per il suo lavoro su Tokyo Godfathers, Millennium Actress e Serial Experiments Lain, ha riflettuto sul problema, indicando la cultura giapponese del "produttore uomo d'affari" e la sua tendenza a giocare sul sicuro come una delle cause principali.
Come spiega Maki, il Giappone sta vivendo una "mancanza di produttori" che non siano guidati esclusivamente da decisioni aziendali sicure e dalla redditività. "Ci sono molti 'produttori uomini d'affari', e in Giappone il sistema di valutazione si concentra fondamentalmente sui punti negativi, piuttosto che su quelli positivi. In altre parole, non commettere errori finisce per essere la loro priorità principale." Maki ha spiegato che, in un ambiente simile, non esiste il concetto di affrontare nuove sfide. "Ecco perché, di conseguenza, circolano solo progetti sicuri e generi di successo," ha aggiunto.
Il dominio degli adattamenti
Come suggerito da Maki, questo tipo di mentalità aziendale potrebbe essere ciò che trattiene il Giappone dal creare opere più originali, e spiega perché l'industria sia satura di adattamenti "sicuri". "Oggigiorno, 'opere originali' come manga o romanzi diventano successi, e poi ricevono un adattamento anime che si lega al business dell'editore – quasi il 90% dell'intera industria è costruita attorno a questo tipo di struttura. Questo non lascia spazio ai nuovi creatori di anime per emergere. Idealmente, mi andrebbe bene che circa il 70% dei nuovi titoli fossero 'sicuri', ma penso che il restante 30% dovrebbe orientarsi verso nuove sfide. Possiamo creare un'industria degli anime 'sana' solo se riusciamo a trovare questo equilibrio."

La necessità di sperimentazione
Anche Hayao Miyazaki ha dovuto passare attraverso tentativi ed errori prima di produrre i suoi primi successi, dice Maki, e il ruolo di un produttore è proprio quello di creare spazio per questo tipo di sfide.
Per questo motivo Maki suggerisce che dovrebbero esserci più spazi che incoraggino la sperimentazione con anime non convenzionali e "difficili da capire", che non si conformino completamente a ciò che è più redditizio. "La verità è che le reazioni del pubblico non sono qualcosa che si può prevedere, e le opere 'difficili da capire' sono lì proprio per coltivare un pubblico. Un tempo esisteva una cultura di guardare 'film leggermente complessi' in piccoli cinema d'essai, e questo ci dava spazio per intraprendere cose nuove. Ma ora non esistono più questi spazi, e sento che tutto è diventato un po' più superficiale."
Fonte: automaton-media.com
È un po' poco infatti.
In Giappone potrebbero almemo raddoppiare la quantità di anime originali, passando dal 14% al 30% almemo.
Anche perché agli artisti e agli studi quando si impegnano in un progetto originale partendo da zero a volte riescono a dare il meglio di loro ed è a quel punto che spunta fuori la perla inaspettata, il gioiellino che brilla in mezzo alla massa.
A quanto mi risulta gli studi animazione sono AZIENDE non onlus, a fine mese devono PAGARE i propri dipendenti, e per farlo devi VENDERE ciò che produci. Se quello che fai è un'opera che non rispecchia i gusti del pubblico(per quanto discutibili essi siano) tu non vendi, e se non vendi non guadagni e se non guadagni fallisci.
Sinceramente non capsico questi grandi maestri che si basano sull'utopia.
E tu produttore se dai i soldi ma non hai un ritorno, non produci per tanto tempo
In ambito capitalistico è però inevitabile che, nel migliore dei casi, occorra tener conto di altri aspetti, economici in primis.
E' un po' come il detto che "se uno fa quel che gli piace sente meno la fatica del lavoro", ma deve pur mangiare e anche accettare lavori che non gli piacciono.
Se si immagina un futuro basato sull'IA, mi vengono i brividi. Quante persone verranno licenziate in massa?
Bisognerebbe diminuire il resto non raddoppiare gli anime originali.
Che poi non è mica una novità, è sempre stato così, quando Tezuka apri il suo studio e praticamente creò gli anime, si mise a fare gli adattamenti dei suoi manga.
D'altronde quella degli anime è già un'industria che si regge su in filo, si gioca sul sicuro e le cose vanno comunque male a volte
Esatto semmai il punto è che di quel 85 di adattamenti l'85% sono isekai triti e ritriti... Però è bello leggere i commenti che dicono sì bisogna provare, sperimentare non andare sul successo sicuro e poi vedere la classifica degli anime spolliciati dove, ma guarda un po', si primi posti ci stanno pure i remake... Coerenti fino in fondo (chiedo scusa per eventuali errori di battitura ma dal Cell e senza occhiali è già tanto se vedo le lettere).
Poi come giustamente faceva notare qualcuno, lo scopo è anche quello di guadagnarci.
P.s. ricordatevi che Michelangelo mica ha lavorato gratis per i papi.
Bhe se guardiamo in generale non è che Hollywood brilli di innovazione e novità cinematografica...
credo intenda che è triste che il rischio di rimetterci dei soldi blocchi la creatività
Veramente è esattamente il contrario visto che sono opere originali ed è proprio quello che sta dicendo e che manca oggi, hai fatto due esempi sbagliatissimi....
Però è anche vero che gli originali sono stati tra i motivi dei fallimenti di molti studi (vedi Madhouse e Manglobe). Purtroppo arte e creatività di scontrano inevitabilmente con le logiche di un'industria malata...
Il problema è a mio parere che nell'ambiente si rischi di considerare l'animazione un settore di serie b, quello che serve per confermare le opere originali di valore in altri campi.
E' ovvio che in un'industria l'obiettivo è il guadagno, ma se tutti ragionassero così allora non ci sarebbe mai innovazione, perché non rischirebbe nessuno mai, posto che le perdite sono dietro l'angolo anche quando, teoricamente non si rischia.
Il problema è anche nel pubblico, che attende quasi sempre solo l'adattamento delle proprie opere preferite e l'attesa si crea ovviamente per quelle opere che hanno riscosso successo nel media di origine. Ed è anche questo meccanismo a spingere l'industria verso l'adattamento: la presenza di un pubblico già bello pronto.
Io vedo anche un altro rischio: l'inadeguatezza degli sceneggiatori. Se si perde l'abitudine a creare storie originali, si rischia di perdere la capacità di farlo.
Questa stagione sono stato deluso da Yugure, una delle poche opere originali, che mi ha lasciato davvero molto perplesso dal punto di vista della storia. Dall'altra parte una serie come Gnosia (che non è originale, viene da un videogioco), mostra una tandenza a non allontanarsi troppo dalla fonte primaria della storia con risultati per me insoddisfacenti.
Ma i quattro titoli recenti sopra citati mi fanno pensare che comunque la capacità di realizzare buone serie originali ci sia ancora. Io in generale ho un pregiudizio favorevole verso gli originali, anche se la delusione è sempre dietro l'angolo.
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