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9.0/10
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La giovane Peline viaggia per tutta l'Europa su carro con sua madre. Sono dirette a Maroucourt, città d'origine del padre ormai morto di Peline e dove risiede il nonno. Durante il lungo viaggio però, la madre di Peline si ammala e la piccola è costretta a vendere tutti i loro pochi averi (carro ed asino compresi) per poter comprare le medicine per curarla. Ma la malattia è troppo grave e la signora muore consigliando a Peline di raggiungere il nonno, ma di aspettare a rivelargli che è sua nipote. I rapporti tra il nonno e i suoi genitori, si sono infatti interrotti nel momento in cui suo padre decise di sposarsi con una donna che il nonno non approvava. Dopo un lungo viaggio pieno di difficoltà, Peline arriva finalmente a Maroucourt. Presentandosi con un nome falso, Aurelie, trova lavoro proprio nella fabbrica del nonno e in questo modo prova ad avvicinarsi all’uomo e a provare a conquistare in suo cuore.

Pur avendo una trama che lascerebbe pensare ad un Remì al femminile, ci troviamo di fronte invece una storia si triste ma raccontata in modo fresco e comunque positivo, senza cadere mai troppo nel melodrammatico e nella lacrima a tutti i costi.
Peline è orfana, sola e povera ma invece di passare intere puntate a compiangersi e a ricordarlo ogni tre minuti allo spettatore, è coraggiosa e determinata nell'inseguire la sua meta. Pur avendo solo tredici anni è lei a convincere la madre a riprendere il viaggio quando questa è distrutta dalla morte del marito ed è sempre lei a convincere il nonno a non limitarsi a gestire soltanto la fabbrica, ma ad impegnarsi anche a migliorare la vita degli operai.
L'incoscienza con cui affronta tutte le difficoltà è probabilmente anche l'unica cosa che ci ricorda che Peline è pur sempre una ragazzina. Il suo non perdersi mai d'animo e il continuo tentativo di cambiare ciò che le sta intorno, non possono far altro che pensare ad una ingenua e forse illusa ragazzina che ancora non sa come va il mondo. Se non fosse che il passato di Peline non è proprio dei più felici.
Ecco allora che lo spettatore è portato a provare tenerezza per lei. Insomma, una ragazzina dal passato difficile che continua a sperare di poter far qualcosa per migliorare non solo la sua situazione ma anche quella di chi le sta intorno, non può lasciare indifferente anche il più duro dei cuori. Anche lo spettatore più critico è portato a fare il tifo per lei.
Peline "deve" essere felice. E non perché è buona, perché soffre o perché piange. Piuttosto perché tanta forza e tanto carattere meritano di essere premiati.

I disegni sono ben curati come ci ha ormai abituato la Nippon Animation nella sua produzione WTM, tutti giocati sullo stile pulito e classico che li contraddistingue, con una menzione particolare ai fondali dai colori tenui e pastello che aggiungono quel non so che di favoleggiante a tutta la storia.
Sobria ed elegante anche la colonna sonora come al solito fatta ad accompagnare le avventure narrate.
Unica nota stonata ahimè il doppiaggio. Peline cambia voce tre volte durante l'intera storia, il nonno due e l'adattamento italiano tende un po’ a smorzare i temi drammatici che la storia in alcuni punti assume.
Ma resta comunque un lavoro di assoluto livello e probabilmente l'opera miglior realizzate e più matura di tutto il Wmt.