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5.0/10
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Dall’omonimo manga di Takashi Ikeda, nasce questa produzione televisiva che scorre lentamente davanti agli occhi dello spettatore, regalando qualche risata qua e là e spegnendosi come la brace che diventa cenere.
La storia di base ruota attorno al rapporto tra due ragazze, Ushio e Sumika, che in queste 13 puntate intesseranno un rapporto d’amicizia con altre ragazze della scuola che frequentano, senza tuttavia approfondirlo un granché. “Il club delle ragazze”, così si chiama il loro gruppetto, si destreggerà in varie attività e riunioni che, da buon slice of life, non avranno un filo conduttore se non il rapporto stesso tra le due protagoniste.

L’analisi dei personaggi parte con una considerazione, ossia l’inesistenza di uno spessore psicologico che, in un anime yuri, è quantomeno dovuto. L’assenza di una trama portante infatti, dovuta alla scelta scenografica del format slice of life, farebbe ben sperare che almeno le due protagoniste vengano esaminate con cura dal punto di vista umano e che i loro sentimenti siano snocciolati dagli autori dispensandoli di puntata in puntata, accrescendo così nello spettatore un certo feeling emotivo con i personaggi. Tutto ciò non avviene. Al di la del lato comico, che è comunque ben congegnato e regala più di un sorriso, tutto il resto è semplicemente aria fritta e quando qualcosa affiora per paventare un minimo di spessore ad un profilo quasi bidimensionale, sfuma via rapidamente, senza neppure dare il tempo di raccapezzarvisi.

Si parlava di comicità e spunti divertenti, resta il fatto che questi, seppure ben realizzati, si alternino a lunghe scene piuttosto noiose di vita quotidiana che non accennano ne a sentimenti ne a momenti di ilarità. Né Ushio, né Sumika sono state studiate a dovere e risultano spesso quasi trasparenti, vuoi per la banalità di certe reazioni, vuoi per la criticità di certe altre. Da una parte Ushio è la bella e ingenua ragazzotta popputa, che, dichiaratamente omosessuale, si destreggia in varie pose e posture (o pianti) che ben sguazzano nel fanservice. Sumika d’altro canto è forse l’unica protagonista degna di questo nome, in quanto, perlomeno, ci regala uno spaccato di umanità assente in tutti gli altri personaggi. Solo il suo carattere viene esaminato, seppure in modo piuttosto superficiale. Il resto dei personaggi sono poco più che comparse, che dicono frasi a effetto in stile “Baci Perugina” sull’amore e sull’amicizia, regalando alle teenager nipponiche qualcosa da scrivere sul diario segreto, oppure si limitano a operazioni di mero fanservice come l’efebo transgender innamorato cotto della nostra protagonista.

Il chara design è davvero poco curato se non sulle forme delle ragazze, ma comunque il disegno del modello è ben riuscito. Vergognosamente tragica invece la key animation, quasi del tutto assente, si barcamena come un funambolo ubriaco tra una presa statica e una serie di movimenti ripetitivi. Chi sono gli autori di questo calcio in faccia all’animazione? Manco a dirlo lo Studio Mark, lo stesso che fa muovere con una certa perizia Naruto Shippuden e altri bei prodotti shonen in onda in Giappone, e questo ci dà materiale sufficiente per decretare una sommaria e frettolosa realizzazione dell’opera. Che dire poi di quel Eiji Suganuma, che di professione fa appunto il key animator e che si ritrova regista di questa sfortunata serie? Stendiamo un velo pietoso. I colori sono allineati con la moda del momento, pastelli e acquerelli per le scene romantiche (poche), vivaci e pantoni nel resto delle prese. Luce assente se non proiettata come flash con lens flare che rapiscono la retina per una manciata di secondi buoni. Musiche melodiche, delicate, romantiche ma ripetute alla nausea.

In sostanza una visione evitabile, anche dagli appassionati del genere, che non da e non toglie nulla all’animazione nipponica e che allo spettatore toglie solo il tempo sprecato nella visione. Si salva dall’insufficienza grave per le poche scene comiche che comunque tengono su di morale e aiutano a svagare la mente dal peso quotidiano. Noioso. Cinque.