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Tutto ha inizio con quella che sembra la vita di tutti i giorni di un bambino di 10 anni: Takato, che passa la maggior parte delle sue giornate svolgendo le attività sociali che rientrano nella sua età, insieme a qualche partita a carte digimon con i suoi amici. Il giovane ragazzo presenta quello che è un sogno assurdo ma giustificabile per i bambini della sua età: constatare l'esistenza dei digimon nella realtà. Un sogno che prende forma proprio nel primo episodio, dove il protagonista si ritrova di fronte a sé Guilmon, un digimon "neonato" che ha fatto la sua straordinaria ma misteriosa comparsa nel mondo reale.
Rispetto alle serie precedenti, non si avverte quel senso pieno di avventura, dove dei bambini viaggiano con lo scopo di salvare il mondo. "Digimon Tamers" sembra offrire un'atmosfera più reale e neutra, capace di presentare un prodotto particolarmente sperimentale e di suscitare una visione più atipica e interessante, il quale distrugge la concezione che porta a giudicare "Digimon" come una serie elusivamente per bambini.

"Digimon Tamers" rappresenta la prima delle serie prive di sequel che ispirerà i suoi futuri successori ("Frontier" e "Savers") a seguire tale stile, ma sopratutto a incrementare quello che è un forte senso di maturità dove si assiste a una vera e propria fuga dai classici schemi ordinari che si riscontrano nelle prime due serie (sia dal punto di vista narrativo sia da quello della caratterizzazione dei personaggi).
Fin dal primo episodio i fan di vecchia data, noteranno una forte sensazione di "diverso", infatti "Digimon Tamers" appare più oscuro e meno "colorato" a causa della presenza di Chiaki Konata, particolarmente noto per aver sceneggiato "Serial Experiment Lain", l'incubo moderno dotato di una forte ambientazione tecnologica.

"Digimon Tamers" si prefissa l'obiettivo di ricreare completamente la concezione dei digimon come li conosciamo, difatti la serie presenta un'impronta più reale nei combattimenti e sembra annullare (ma non del tutto), il cosiddetto intervento miracoloso che permetteva ai digimon dei protagonisti di vincere la battaglia. Anche se le emozioni e i sentimenti rimangono intatti, i Digimon non sembrano ricevere energia da quest'ultimi, infatti in questa serie viene introdotta la rivoluzionaria possibilità di fare morire i digimon. Il tutto incrementa quella cinica trasposizione reale del "videogioco", ovvero vincere per diventare più forti.
Perfino i combattimenti, perdono la loro energia esplosiva di un tempo, per l'introduzione degli elementi citati in precedenza, i digimon dei protagonisti saranno costretti a combattere giocando d'astuzia, dato che l'uso eccessivo della forza bruta può rivelarsi un'arma a doppio taglio, capace di determinare l'esito della battaglia. Sarà la fondamentale introduzione del "Card Slash" ad aggiungere il lato strategico della serie. Grazie alle carte, i digimon possono ricevere dei potenziamenti temporanei che permettono loro di eseguire dei movimenti o degli attacchi, indipendentemente dalle loro capacità originarie (per esempio volare anche quando non si hanno le ali).

I personaggi subiscono una ristrutturazione completa: Abbiamo il cauto e responsabile Henry che spesso agirà come la figura responsabile del gruppo; vi è la fredda e orgogliosa Rika, una delle figure femminili più atipiche di sempre che, a causa del suo temperamento, tende a ricordare l'aggressività di un lupo solitario come Matt. Infine abbiamo Takato, un ragazzo semplice nella sua innocenza che appare come il classico bambino sognatore al quale è stata concessa la possibilità di vedere i suoi sogni trasformarsi in realtà. Eppure esiste sempre l'altra faccia della medaglia, per i sogni ci sono gli incubi e per la felicità esiste anche la rabbia, una serie di sentimenti che permettono di identificare la profonda caratterizzazione dei personaggi principali e le numerose scelte che dovranno compiere nella loro avventura.
La funzione del digi-prescelto, ovvero uno dei pochi eletti, che possiede il potere per salvare il mondo, viene rimossa per introdurre il Tamer, ovvero un semplice ragazzino che si è ritrovato come partner un digimon. Un cambiamento che permette di vedere i digimon e gli esseri umani in una forma più sociale e meno eroica, dove questi ultimi si renderanno conto che, nonostante la loro natura, i digimon sono degli esseri viventi come loro.
Sicuramente avrete notato che il cast si è incredibilmente ridotto rispetto alle serie precedenti, il tutto per permettere una maggiore caratterizzazione dei protagonisti. Viene rimosso il concetto di Lato A e Lato B che spesso proponeva la figura del leader, in una forte rivalità con il lupo solitario del gruppo (Tai e Matt sono un esempio), infatti in "Digimon Tamers" non possiamo considerare Takato come un vero e proprio leader, sarà il gruppo che formerà un'alternanza continua di opinioni capace di annullare la figura del leader. Non si può nemmeno considerare la presenza di una rivalità tra Takato e Rika, poiché le loro divergenze risultano fin troppo personali e indipendenti, inoltre il concetto di amicizia viene trasferito nel personaggio di Henry, provocando quella che è una maggiore differenziazione dei ruoli.
"Combattere per se stessi" è indubbiamente uno dei messaggi onnipresenti in "Digimon Tamers", c'è chi lo fa per il proprio futuro, chi per la propria nazione, addirittura chi per colmare il vuoto emotivo che prova al suo interno.
Nonostante la profonda caratterizzazione dei personaggi principali, "Digimon Tamers" non si ferma qui, vi sono dei personaggi secondari che faranno valere la loro presenza all'interno della serie. Uno su tutti è indubbiamente la figura di Mitsuo Yamaki, che muterà più volte in seguito al confronto con i digimon e i ragazzi. Da menzionare Impmon e Jeri, nonostante la loro presentazione semplice e poco rivelante, acquisiranno un'importanza fondamentale quanto straordinaria durante la seconda metà della serie.

In "Digimon Tamers" viene a mancare il cosiddetto cattivo che vuole assoggettare il mondo intero ai suoi piedi, anzi, per certi versi si può dire che il bene e il male non esistano, tutto si basa unicamente sui punti di vista e sulle scelte che compie ogni singolo personaggio e ciò a sua volta genererà delle conseguenze.
Perfino l'ambientazione viene completamente revisionata: la maggior parte degli eventi si svolgerà nei quartieri del mondo reale, che impongono una forte presenza urbanistica e artificiale. Ovviamente si visiterà Digiworld che appare più selvaggio e disordinato, infatti vige quella che è la legge del più forte, dove sono pochi i Digimon capaci di imporre la loro autorità, al punto da assumere una figura del tutto indipendente e individuale nei confronti del mondo che li circonda.

I toni fortemente sperimentali non risparmiano il lato musicale che assume un aspetto più innocente ma anche più moderno, una scelta indubbiamente ardua dove viene rifiutata la presenza dei brani a sfondo avventuroso. Nonostante il vento di cambiamenti, gli artisti mantengono ugualmente la loro sprizzante originalità che gli permette di identificarsi ancora una volta all'interno della terza serie di Digimon. Ritorna Koji Wada, con "The Biggest Dreamer", e la rockeggiante "EVO" che accompagna le digi-evoluzioni (opportunamente modernizzate e straordinarie sul profilo tecnico); infine abbiamo il gruppo AiM con "My Tomorrow" e "Days Aijou to Nichijou".

Sono numerose le citazioni che delineano la ricca struttura di "Digimon Tamers", vi sono i Deva, chiaramente ispirati alla mitologia buddhista, oppure i guardiani delle quattro direzioni di Kyoto, a comando dei Deva stessi.

"Digimon Tamers" viene spesso messo in confronto ad Evangelion, non come avversario, ma come erede o apprendista di quest'ultimo, non è un caso, se i toni allegri e privi di trama assumono una vena più drammatica e coinvolgente nella seconda metà della serie (inoltre noterete che il cielo dal chiarore del primo mattino assumerà un aspetto più angosciante e notturno). Perfino i nemici che fanno la loro comparsa verso il finale, ricordano i cosiddetti "Angeli" a causa della loro natura particolarmente devota allo sterminio indiscriminato. Tuttavia tengo a far notare che, nonostante la sua atipicità, "Digimon Tamers" rimane una serie per bambini ma allo stesso tempo si impegna a rispondere alla classica battuta "è solo una serie per bambini", perché come "Utena" e "Evangelion", merita di essere esaminato nella profondità e non osservato dalla superficie.
"Digimon Tamers" ha inaugurato le prime discrepanze che hanno segnato una forte suddivisione tra i fan della serie: Da un lato c'è chi difende e reclama l'innocenza della prima e della seconda serie, dall'altra vi è chi favorisce il cambiamento che permette di rivelare il grande potenziale che intercorre all'interno di questa serie. Personalmente ritengo che "Digimon Tamers" sia stato capace di realizzarsi nella sua forte vena sperimentale e merita la visione anche se non si è fan della serie.