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7.0/10
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Chi ha vissuto la prima metà degli anni '90 ricorderà che, a un certo punto, i bambini del periodo presero ad appassionarsi in maniera viscerale a una serie televisiva tutta particolare, che veniva trasmessa a un orario e su un canale inusuali per l'epoca, alle sei inoltrate del pomeriggio su Italia 1, rete allora meno importante rispetto a Canale 5 dove veniva trasmesso il grosso dei programmi per bambini. E che, soprattutto, non era a cartoni animati, ma un telefilm con attori in carne e ossa.
In effetti, per l'epoca e per il contesto in cui lo vedemmo noi in Italia, "Power Rangers", o "Mighty Morphin Power Rangers" che dir si voglia, era effettivamente qualcosa di rivoluzionario, di nuovo e di meraviglioso. Ma andiamo con ordine.

Siamo ad Angel Grove, immaginaria città statunitense, nei primi anni '90. Una città dalla routine apparentemente tranquilla, che viene bruscamente rotta dall'accidentale risveglio di Rita Repulsa, malvagia strega intergalattica bramosa di distruzione, che si mette subito all'opera per creare un esercito di temibili mostri atti a minacciare la Terra.
Si contrappone a lei il saggio mago Zordon, che chiama in suo aiuto cinque adolescenti della città, donando loro poteri straordinari e la facoltà di trasformarsi in eroi: i Power Rangers.
Chi sono i Power Rangers? Sono cinque ragazzi come tanti, che possono trasformarsi in supereroi in costume e accedere a strabilianti poteri usandoli per proteggere il bene.

C'è Jason, atletico esperto di arti marziali e asso dello sport, indomito e temerario leader del gruppo, che può assumere l'identità del Red Ranger, eroe il cui simbolo è il tirannosauro.
C'è Zack, allegro ragazzo afroamericano amante dello sport e del ballo, che può trasformarsi nel Black Ranger, il cui simbolo è il mammut.
C'è Billy, timido, occhialuto, intelligente, nerd e impacciato, che può trasformarsi nel Blue Ranger, il cui simbolo è il triceratopo.
C'è Trini, sagace e determinata ragazza di origini asiatiche, che può trasformarsi nel Yellow Ranger, il cui simbolo è la tigre dai denti a sciabola.
C'è Kimberly, bellissima e modaiola ragazza appassionata di ginnastica ritmica, che può trasformarsi nel Pink Ranger, il cui simbolo è lo pterodattilo.
Cinque ragazzi, cinque caratteri, cinque colori, cinque dinosauri, cinque supereroi in costume e cinque robot giganti dalle sembianze di creature preistoriche, che possono unirsi per diventare uno solo, ancor più grande, forte e maestoso, simbolo di grande potenza e della battaglia per un sogno comune.

Questi gli elementi di una serie che non tarda a riscuotere un enorme successo fra i giovani al tempo della sua prima messa in onda. "Power Rangers" è una serie moderna, che unisce in sé due mondi, quello del serial adolescenziale tipicamente occidentale e quello del telefilm supereroistico e dei kaiju eiga tipici del Giappone.
Di giganteschi mostri che si affrontavano in scenari urbani distruggendoli completamente, di supereroi in costume, di robot colorati che si univano per comporne uno gigantesco, di alieni che minacciavano la Terra, infatti, l'industria del mondo dello spettacolo giapponese aveva già parlato da diversi anni (si pensi a Godzilla, a Ultraman, a Kamen Rider, agli anime di Go Nagai) e ancora ne avrebbe parlato in futuro (pensiamo a Sailor Moon e a tutto il genere del majokko sentai o a Digimon). E, in effetti, quel che all'epoca non si sapeva, è che "Power Rangers", in origine, era proprio un telefilm giapponese, "Kyouryuu Sentai Zyuranger" ("Zyuranger, lo squadrone dei dinosauri"), trasmesso in patria l'anno prima del debutto statunitense dei Power Rangers, da cui gli autori della serie americana hanno comprato, rielaborato e riutilizzato trama, costumi, robot e scene di combattimento.

Tante cose, della versione originale, vengono meno in quella americana, che ne cambia di molto la trama: non vi è il profondo misticismo, non vi è la cattiveria dei nemici, qui molto ridimensionati pur essendo gli stessi a livello estetico. In più, però, vi è una maggiore dimensione umana, che mancava ai Rangers nipponici e che invece i Rangers di Angel Grove hanno, essendo dei normalissimi adolescenti, più che degli eroi per destino come i loro corrispettivi dagli occhi a mandorla: degli adolescenti che vivono in un mondo giovanile tipicamente anni '90, fatto di bar, di cocktail analcolici, di salopette, di teppisti in stile punk, di sport, di canottiere, di berretti da baseball, di aerobica, di presidi della scuola, di abiti dai colori sgargianti, di hip hop, di videogiochi, di iniziative sociali, di personaggi strampalati, di assi dello sport, belle ragazze dai lunghi capelli mori, impacciatissimi nerd occhialuti, in cui ogni spettatore dell'epoca poteva perfettamente rispecchiarsi, con la mente rivolta ad altri serial simili dell'epoca come "Beverly Hills 90210" o "Primi baci", che gli erano molto simili in parecchie caratteristiche.
"Power Rangers" ha però una marcia in più, poiché Jason, Trini, Kimberly, Billy e Zack non vivono la loro adolescenza basandosi solo sullo sport, sulla scuola o sulle relazioni sentimentali che si instaurano fra loro, ma gran parte dello show è dedicato alla trama fantascientifica e di combattimento che li trasforma in eroi mascherati opposti ai mostri della perfida Rita.

Agli occhi dei ragazzi e dei bambini occidentali (che ne ignoravano la derivazione nipponica e il fatto che in Giappone il genere dei telefilm supereroistici aveva già più di vent'anni), dunque, "Power Rangers" appariva all'epoca come qualcosa di estremamente innovativo, esaltante e coinvolgente. Era sorprendentemente facile immedesimarsi in almeno uno dei cinque ragazzi, poiché le loro caratterizzazioni erano molto reali, e altrettanto facile era scegliere il proprio Ranger preferito in base al colore del suo costume o al dinosauro che gli faceva da guida (gran furbata, da parte dei produttori giapponesi e americani, realizzare un telefilm che strizzasse l'occhio ai dinosauri negli anni di "Jurassic Park"). Degli eroi veri, comuni, che riuscivano nonostante tutto a essere epici agli occhi di noi bambini nonostante il palese divario tecnico fra le scene girate in Occidente, molto più vivide e colorate, e quelle riciclate dal serial giapponese, dai colori meno vivaci e ricche di pupazzoni, esplosioni, coreografie e salti molto teatrali e un po' trash. Era una serie strana, per via del suo essere un ibrido fra due differenti modi di intendere i telefilm per ragazzi che cercavano di collimare in uno solo, ma che comunque riusciva a piacere e che ancora oggi, dopo aver fatto divertire e sognare innumerevoli bambini degli anni '90, viene ricordata con affetto e nostalgia.

Provateci, ex bambini degli anni '90, provate a riguardare il filmato in cui i cinque colorati Dinozord a forma di tirannosauro, mammut, tigre dai denti a sciabola, triceratopo e pterodattilo escono fuori dalle viscere della terra, dal cratere di un vulcano, dal verde di una foresta o dalle sabbie del deserto e, fra fumo e fulmini, si uniscono fra loro per diventare il possente Megazord, mentre, in sottofondo, risuona il semplice quanto esaltante jingle della sigla televisiva americana. Provateci, e, aldilà dell'aspetto tecnico ormai obsoleto, scoprirete che vedere i cinque colorati Dinozord unirsi fra loro per diventare il possente Megazord sarà ancora oggi uno spettacolo visivo ed emotivo non indifferente.

"Power Rangers" è una bella serie d'azione per ragazzi, dunque. Che, purtroppo, per diversi motivi (vuoi perché la serie era legata immancabilmente al suo corrispettivo giapponese e questo aveva dei limiti, vuoi perché vi furono diversi problemi interni con gli attori del cast), dalla seconda metà in poi, pur risultando piacevole, comincia ad accumulare una serie di difetti che la minano un po'. Se sui personaggi cattivi che cambiano attore - per aggiungere scene non presenti nella versione giapponese - si poteva passar sopra superato lo sconcerto iniziale, il progressivo cambiamento di tutto il cast dei buoni lascia decisamente più l'amaro in bocca.
I personaggi di Trini, Zack e persino Jason (il protagonista!) lasciano, con una scusa, Angel Grove a metà della serie, venendo sostituiti da altre personalità che prendono il loro posto nei ruoli di Yellow, Black e Red Ranger. Analogo destino, più avanti, toccherà a Kimberly.
La cosa, dovuta a contrasti degli attori con la produzione, risulta essere particolare e fa storcere il naso agli spettatori, abituati a determinati personaggi, che trovano difficile abituarsi ai nuovi, vuoi perché un po' sono più scialbi dei precedenti, vuoi perché, semplicemente, sono diversi.

Inoltre, "Kyouryuu Sentai Zyuranger", il serial giapponese su cui "Power Rangers" è basato, durava unicamente 50 puntate, mentre "Power Rangers" ne dura il triplo. Qual è il trucco? Semplice, gli autori della serie americana hanno creato nuovi episodi innestando nella loro storia elementi, costumi, robot e personaggi provenienti da altri telefilm supereroistici giapponesi, in particolare "Gosei Sentai Dairanger" ("Dairanger, lo squadrone delle cinque stelle") e "Ninja Sentai Kakuranger" ("Kakuranger, lo squadrone ninja"), con una spruzzatina di "Kamen Rider Black RX", il cui personaggio principale (che avrebbe avuto la sua serie remake americana, slegata dalla continuity dei Super Sentai, qualche tempo dopo) fa una comparsata di qualche episodio ad Angel Grove.
Questo porta i vari eroi della serie a ottenere via via nuovi poteri man mano che gli episodi avanzano, cambiando costumi o robot. Cambiando tuttavia l'origine nipponica di questi, estrapolati da serial che non avevano nulla in comune l'uno con l'altro né con "Kyouryuu Sentai Zyuranger", si può notare come i poteri dei personaggi vadano via via esulando dagli iniziali dinosauri e andando quindi a presentare tigri, orsi, rane, ninja, samurai, unicorni, draghi, lupi e molto altro.
Se, da un lato, questo è ben calato e spiegato nella storia del telefilm, è anche vero che il cambiamento del cast degli eroi, dei loro costumi e dei loro poteri, che non sono più legati a quei bellissimi dinosauri che ne decretarono il successo internazionale in un primo momento, in un certo senso mette malinconia.

"Power Rangers" è una serie classica, che unisce in sé il mondo dei supereroi, dei mostri e dei robot giapponesi e quello degli adolescenti degli anni '90. Una serie che, con tutte le sue ingenuità, i suoi pupazzoni, i suoi combattimenti in costume, la sua struttura ripetitiva (a differenza del corrispettivo nipponico che aveva una struttura meno lineare), i suoi eroi con tute colorate e caschi da motociclista, i suoi personaggi buffi, divertenti e un po' infantili - sono indimenticabili e ottimamente riusciti diversi mostri al soldo di Rita Repulsa, il robot Alpha 5 o gli spassosissimi teppisti Bulk e Skull che fungono da comic relief e che avranno grandissima fortuna nella serie -, riesce tuttavia a incantare ancora oggi, complice l'effetto nostalgia, creando una formula vincente che sarà riutilizzata nel corso degli anni dando vita a una lunga saga che continua tutt'oggi proponendo nuovi eroi mascherati e nuovi "Megazord" componibili che continuano ad appassionare i bambini.
Buona l'edizione italiana, che presenta un doppiaggio milanese molto ispirato, il quale, fortunatamente, sostituisce una recitazione originale inascoltabile. Fanno storcere il naso in alcuni punti i dialoghi a volte troppo infantili o spacconi, ma è un retaggio dei dialoghi originali americani, assai lontani dall'epicità del serial giapponese d'origine, e bisogna, purtroppo, tenerseli.
Molte serie successive della saga "Power Rangers" saranno meglio strutturate a livello di trama e gestione dei personaggi o migliorate nella grafica, ma il fascino di questo capostipite rimane, pur con tutti i suoi difetti, intatto e scolpito nella memoria di chi lo amò da bambino.