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10.0/10
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"Gintama" ha un grosso problema: quello di essere una serie per niente facile da approcciare. Di fatto, più puntate si guardano, più è difficile riuscire a spiegare a chi ancora deve iniziare di vederlo perché piaccia così tanto. E normalmente succede che guardando quelle prime decine di puntate, la persona in questione ne risulti ben poco convinta, non riesca a trovare nulla di concludente, nulla che lo spinga a guardarlo ulteriormente, e quindi alla fine smette di guardarlo con una cattiva opinione sulla qualità del prodotto.

"Gintama" si svolge in un mondo pseudo-futuristico al periodo dello shogunato. Un tempo veniva chiamata 'la terra dei samurai', ma dopo l'invasione degli amanto, termine che sta a indicare in modo generico gli alieni provenienti dallo spazio, e dopo una sanguinosa guerra tra amanto e samurai che ha visto sconfitti questi ultimi, le spade sono state messe al bando, dei samurai non vi è più traccia, e ciò che rimane di un popolo pieno di orgoglio e onore è uno scenario di sottomissione in cui il governo viene manipolato come un inerme burattino dal potere politico alieno. Alcuni samurai in cerca di riscatto, capitanati da Kotaro Katsura, hanno fondato un gruppo terroristico ribelle con l'obbiettivo di cambiare le sorti della nazione e cacciare via gli alieni dalla loro terra. Un altro samurai, Shinsuke Takasugi, pieno di risentimento nei confronti dello shogunato, vuole senza mezzi termini vedere il sangue che scorre e ripagare con la stessa moneta il governo che li ha abbandonati durante la guerra vendendo al nemico le teste dei suoi compagni. Un ulteriore samurai superstite, Sakamoto Tatsuma, ha abbandonato da tempo la terra per inseguire il suo sogno di viaggiare nello spazio, dove lavora a comando di una nave spaziale che diplomaticamente scambia merci tra i vari pianeti e tra umani e amanto, proteggendo la pace a modo suo. La shinsengumi, polizia alle dirette dipendenze dello shogunato, giudata da Isao Kondo, dal vice-comandante Hijikata e da Sogo Okita, ha dal canto suo l'obiettivo di mantenere l'ordine e difendere lo shogun da chiunque a qualunque costo. L'oniwabanshu invece è un gruppo d'élite di ninja che lavora nell'ombra per chiunque li assoldi. E poi c'è Gintoki Sakata, un samurai disoccupato che non riesce a pagarsi l'affitto.

Nello specifico, infatti, "Gintama" narra proprio le vicende dell'agenzia tuttofare composta da Gintoki, Shinpachi e Kagura, attorniati da tutti questi e altri personaggi e coinvolta continuamente in faccende che non la riguardano per il semplice motivo che i suoi membri sono costretti sempre a racimolare soldi alla buona, oppure per il più profondo legame che unisce Gintoki e i suoi ex compagni d'armi Katsura, Sakamoto e Takasugi.

Sulla base di tutte queste premesse, "Gintama" sa far ridere e sa far piangere come pochi altri anime.
Sono abbastanza chiari i tantissimi rifermenti alla storia giapponese, infatti si può ben dire che l'autore non si sia dovuto spremere più di tanto, visto che in questo modo la trama ce l'ha già avuta bella e pronta. In verità, il modo in cui questa trama si sviluppa è davvero niente male, ma c'è ben poco da dire a riguardo, poiché dal momento che viene di volta in volta svelata a piccolissime dosi, sarebbe un concentrato di spoiler.

Ma il problema di "Gintama" è che non nasce subito con lo scopo di avere una qualche trama, o comunque è chiaro fin dal principio che se si vuole capire qualcosa del filo principale, bisogna abituarsi all'idea che una puntata che abbia qualcosa a che fare con esso salta fuori minimo minimo ogni 20 puntate. Quindi le persone che si aspettano di essere immediatamente coinvolte nella storia di "Gintama" devono mettersi l'anima in pace e capire che "Gintama" è anche "il nulla" ai fini della trama principale.

"Cosa fare dunque di tutte queste puntate?", viene da chiedersi. Presto detto: il resto è comicità e drammaticità.
Sicuramente c'è anche la questione dell'umorismo, magari è troppo "nipponico", magari non piace a tutti, eppure anche da questo punto di vista è abbastanza chiaro, dopo un po' di puntate, forse parecchie, che la vera chiave dell'umorismo di Gintama va al di là delle semplici idee dell'autore, ma è in realtà la grande varietà dei personaggi, la possibilità di poterli prendere ogni volta e far fare loro cose assurde e senza senso, come se a questo punto a Hideaki Sorachi bastasse mettere tre o quattro personaggi in una qualche situazione, e ogni sviluppo comico successivo prendesse vita semplicemente a partire da questo, in virtù dei personaggi coinvolti, dei loro caratteri, del ruolo che meglio si adatta ad ognuno di loro in quella particolare situazione. Come se a questo punto "Gintama" potesse andare avanti anche da solo, senz'autore.

Il problema fondamentale è proprio quell' "a questo punto". Perché c'è stato bisogno di introdurli, i personaggi, di farceli conoscere sempre meglio, di farci affezionare a loro, di costruire un'atmosfera che rendesse il quartiere di Kabuki-cho in cui vivono una specie di enorme famiglia. E allora sì, allora ogni nuova puntata diventa un pretesto per rivederli, in situazioni molte volte completamente random, molte altre volte no, ogni puntata diventa un pretesto per vederli di nuovo fare gli idioti, azzuffarsi, correre a destra e a manca, ridere, piangere, e a quel punto il senso di unità che ormai ha legato i personaggi e lo spettatore fa provare empatia con ognuno di loro, e quindi di riflesso si ride e si piange, si vive la situazione come se toccasse da vicino.

Ma tutto questo è ciò che "Gintama" è in grado di dare solo laddove lo spettatore venga accompagnato passo passo dall'inizio alla fine.
Semplicemente, se lo si guarda con pazienza, prima o poi ci si renderà conto di aver raggiunto il punto di non ritorno, e di non poterne più fare a meno.