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Periodicamente ho bisogno di imbottirmi di Shojo, soprattutto quando non sono nelle migliori condizioni psicofisiche. Dopo aver cercato un po' qua un po' là, tra gli anime che, in teoria, dovrebbero essere i migliori, ecco che mi viene consigliato Itazura na Kiss. Pareri entusiasti, una storia d'amore meravigliosa, così mi hanno detto.
Cominciamo a parlare della parte tecnica. La colonna sonora non è da buttare via, anche se non del tutto coinvolgente. I disegni sono curati, e la grafica è abbastanza buona: i personaggi, per quanto in un anime possa essere difficile, hanno dei tratti somatici differenti, da Jinko (cicciottella e bruttina) ad Irie (che, ad essere sincera, non è sto gran che). Insomma, la prima impressione, almeno a vedere la sigla, è stata buona. Poi, ecco che inizia l'anime. Ma guarda un po'? Siamo a scuola. Ma guarda un po'? La ragazza sfigatella, nella classe F, stupida, con un QI basso, nemmeno particolarmente carina -o almeno così a detta degli altri personaggi- si innamora del ragazzo più bello e più intelligente di tutto il Giappone. Ma guarda un po'? Lui è, al di là dell'apparenza sempre perfetta, meschino, classista, bellimbusto, freddo, antipatico, distaccato, superbo. Odio a prima vista. E, ad essere sincera, con l'andare avanti ho imparato a odiare anche Kotoko, la protagonista femminile. Ma andiamo con ordine.
Lei si dichiara nel primo episodio, dandogli una lettera, che lui manco vuole leggere (TIÈ). Lei non ne fa un dramma, sembra rendersi conto della banalità che c'è dietro quella cotta adolescenziale, più simile ad ammirazione che ad altro. Invece, per una serie di sfortunate (o fortunate?) coincidenze, la ragazza finisce casualmente ospitata proprio dalla famiglia Irie, il cui figlio maggiore, Naoki, è colui che l'ha rifiutata. E fin qui, il tipico Shojo. Ci si aspetterebbe, da qua in poi, un'evoluzione dei sentimenti e della psicologia dei personaggi. No. L'anime rimane piatto, scialbo, insipido: è il susseguirsi per ventiquattro episodi della scaletta tipo presente fin dal primo episodio: lui la tratta male, ma veramente tanto, troppo male, lei lo prende per sfinimento, lui cede per due o tre minuti, poi torna a trattarla come se fosse una perfetta estranea. Il tutto è contornato dal messaggio di fondo, che parrebbe dire "la perseveranza premia, non mollare, lui è odioso? Dovresti dimenticarlo? E che importa? Se tu lo prendi per sfinimento alla fine cadrà tra le tue braccia!". No, non è così.
Il tutto mi è sembrato assai maschilista: l'uomo che si fa tutti i suoi comodi, la donna che lo segue come un cagnolino impazzito. Ad una ragazzina nella stessa situazione potrebbe sembrare un inno all'ottimismo: forse, se non lo mollo più, se vado a vivere a casa sua, se divento un perfetto stalker, forse, allora, mi amerà anche lui come Irie ama Kotoko!
Nulla di più sbagliato, è proprio il messaggio di fondo dell'anime che mi ha lasciata esterrefatta da metà serie in poi che, mi dispiace molto, mi porta inevitabilmente a inserire un voto gravemente insufficiente. Assolutamente non consigliato, soprattutto se si hanno sedici anni e si esce da una storiella andata male.