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Ho retto finché ho potuto. Finché non ho realizzato che qualcosa, di questa serie, proprio non mi andava giù. E quel qualcosa era tutto. Logico fissarsi delle aspettative: le mie erano alte, e laddove per molti derivassero soprattutto dal fattore nostalgico, nella mia situazione si era affiancato, ad esso, un acceso desiderio di riportare alla mia mente "Sailor Moon" in quanto trama, dacché ormai quasi completamente dimenticata. È stato, in un certo senso, come guardarlo per la prima volta. Il risultato è stato invece sconfortante: non mi sarei mai immaginato che seguire una serie di tal calibro (sulla carta) si rivelasse così faticoso, e che perfino un intervallo bisettimanale a cavallo fra gli episodi non sarebbe bastato ad alleggerire il peso della visione.

Di questo Crystal non ho trovato un solo elemento che non fosse trattato con superficialità. Tanto per sparare sulla croce rossa, inizio col dire che la realizzazione tecnica è da far accapponare la pelle, una presa in giro bella e buona da parte di un colosso come la Toei. Tralasciando un chara-design traboccante di quality, striminziti fondali acquerello, digitale da lame ai polsi (che non ha risparmiato nemmeno l'altrimenti piacevole opening) e animazioni da piattino delle offerte, a lasciarmi allibito è stata soprattutto una regia capace di riportarmi davvero indietro nel tempo, nel '92, quando la serie originale venne messa in onda. Terribili i movimenti di macchina, inefficaci nel compensare il basso numero di disegni, disastrosa la fase di post-produzione, dalla quale neanche il doppiaggio esce illeso. Insomma, se do un'occhiata al calendario e leggo "2014", vuol dire che non ho usato io una macchina del tempo, ma che l'anime, tecnicamente, risulta proprio obsoleto. Come lo è l'impostazione del racconto, nel suo succedersi frettoloso, scontato, ciclico di stilemi narrativi che sentono il peso del tempo più di quanto sia lecito aspettarsi da un reboot. Se poi rammento di aver trovato estremamente godibili opere ben più longeve di questa, neppure l'anno di realizzazione può fare da scusante a cotale banalizzazione scenica e povertà di caratterizzazioni.

Pare insomma che alla Toei abbiano preso fin troppo alla lettera il concetto di rifacimento e che, senza azzardare alcun tentativo di attualizzazione del brand, si siano "accontentati di accontentare" i medesimi spettatori/lettori di venti anni fa. Per Toei è stato imperativo non rischiare troppo, svolgere il compitino, e per il resto lasciar ricostruire tutto all'immaginazione degli appassionati. Ma molti di essi, come i primi dati di vendita hanno dimostrato, non hanno gradito il trattamento subito, e trovo sia giusto così.