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"Isabelle de Paris" è un anime risalente al 1979, anno in cui la storia francese doveva andare di moda in Giappone, dato che nello stesso anno sarebbe andata in onda la celeberrima trasposizione animata di "Versailles no Bara", mentre pochi anni prima, nel 1975, era apparsa sui teleschermi del Sol Levante "La Stella della Senna". Certo, la storia di mademoiselle Laustin/Rostain è ambientata circa un secolo dopo la Rivoluzione francese, ma le atmosfere e le tematiche vorrebbero essere le stesse: opposizione tra nobili di Versailles e popolo di Parigi, giustizieri mascherati, ministri corrotti, intrepide eroine, amori impossibili, galantuomini in divisa, eccetera. Dico "vorrebbero essere" e non "sono" per dei motivi ben precisi che mi accingo a riportare.

Trama:
Nella Francia del 1870, la quindicenne Isabelle fa il suo tanto sospirato debutto in società, entrando così nel mondo degli adulti e scoprendo verità che non sospettava, come il sentimento che lega segretamente la sorella maggiore, già promessa sposa ad un ufficiale, e il suo maestro di piano. E non sarà solo questo a cambiarle la vita e a farla maturare: con l'avvento del conflitto franco-prussiano, difatti, la giovane si troverà costretta a rischiare la vita per salvare la sua amata patria e i suoi cari.

Disegni:
Partiamo, come di consueto, da alcune osservazioni sul lato grafico del titolo preso in esame. Purtroppo, ci si trova di fronte ad una delle tante, troppe, opere a basso budget, con un conseguente risparmio sulle animazioni: molte scene sono praticamente disegni di paesaggi o sfondi sui quali l'obiettivo zooma lentamente, per dare l'illusione del movimento. I vari particolari e il character design, poi, sono estremamente raffazzonati, realizzati alla meglio, con un tratto che vorrebbe ispirarsi a quello della Ikeda, autrice di "Lady Oscar", ma che non fa che sottolineare la sgradevole impressione di stare vedendo un prodotto volto a sfruttare la fama di uno dei migliori shojo manga di sempre. I personaggi sono disegnati a volte meglio, a volte peggio, a poche inquadrature di distanza; in più, non si capisce per quale ragione, nel corso della serie, fanno delle "apparizioni" Clark Gable (nei panni del capitano Victor, che ha le stesse orecchie, gli stessi "baffetti da sparviero" e la stessa pettinatura dell'interprete di Rhett Butler), la bisnonna di Satomi di "Kiss Me Licia" (Geneviève, sorella di Isabelle, dalla quale il membro dei Bee Hive ha ereditato il talento musicale e i capelli), il mostro di Frankenstein, il servitore gobbo del suo creatore, Nosferatu e, infine, un misterioso alieno che, per conquistare il mondo, si è evidentemente sostituito al ministro Thiers, facendosi però tradire dalla pelle rimasta verde. Detto questo, credo non ci siano ulteriori commenti da fare.

Storia:
La trama non è di per sé entusiasmante, con spunti banali e di un'originalità davvero dubbia. Non si può certo dire che gli sceneggiatori si siano sforzati nell'elaborazione della storia. Il tutto è, nel complesso, un minestrone di idee sfruttate e riciclate all'inverosimile, con l'aggiunta di svariati momenti di "pathos", messi a casaccio ogni due puntate (fino ad un'escalation finale condensata nell'epilogo), che dovrebbero strappare qualche lacrima allo spettatore. Anche qui è d'obbligo il condizionale, poiché, ad essere onesti, di drammatico nella vicenda non riesce ad esserci nulla, vuoi perché gli avvenimenti, reali e non, vengono proposti con inesattezze storiche e superficialità, vuoi perché quelle animazioni scadenti e quei personaggi dai tratti caricaturali e dalla scarsa espressività non ispirano il minimo sentimento di partecipazione al loro dolore in chi guarda, anzi: hanno un che di grottesco, di parodistico. Il finale, poi, "completa" l'opera trasmettendo un senso di incompiutezza e di incertezza, che se può non guastare nel capolavoro di un artista, non è affatto un valore in una serie di qualità mediocre come questa.

Personaggi:
Non memorabili graficamente, gli sfortunati protagonisti di "Isabelle" non lo sono neanche a livello psicologico. Ognuno recita un copione già stabilito, scritto per uno spettacolo scolastico o per trarne una nuova soap a buon mercato da uno sceneggiatore dilettante, ancora immaturo, che altro non ha saputo fare se non sviluppare degli stereotipi presenti in qualunque romanzetto d'appendice ottocentesco: abbiamo infatti la sorella maggiore bella e responsabile che suona il piano, quella minore più irrequieta e "maschiaccio" (il contrasto fra Meg, Beth e Jo, Amy in "Piccole donne" non suggerisce niente?), il fratello più grande adorato da tutti i familiari, i genitori stimati e rispettabili, l'amico d'infanzia segretamente (ma non troppo) innamorato della protagonista, il fidanzato "adulto" della primogenita per il quale ha un debole la seconda, l'umile precettore che si innamora dell'irraggiungibile nobildonna cui fa lezione e ... Beh, dei cattivi presi in prestito dagli horror di serie B si è già parlato: stavolta, l'abito fa davvero il monaco ... O, che dir si voglia, il vampiro.

Musiche:
Una delle (pochissime) note positive è invece l'accompagnamento musicale di Chopin, che, col brano "Fantaisie-Impromptu", funge anche da sigla d'apertura. Probabilmente, è questa l'unica ragione che potrebbe (ennesimo condizionale) spingere a sostenere la visione dell'anime.

Giudizio globale:
Personalmente, non riesco ad assegnare a questo titolo più di 5, a cagione delle ragioni da me elencate. I soli elementi che, seppur parzialmente, mi impediscono comunque di essere eccessivamente severa sono l'utilizzo delle melodie del grande Chopin, perfettamente in linea col contesto, e il mio debole per le ambientazioni storiche. Chi è più esigente di me passi direttamente alla visione di opere maggiormente (e a buon diritto) celebrate.