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"Danganronpa: The Animation" è un anime di tredici episodi del 2013, prodotto da Lerche e diretto da Seiji Kishi, basato sulla serie di videogiochi rilasciata dalla Spike Chunsoft.

Il fortunato liceale Makoto Naegi viene scelto a caso per entrare alla Hope's Peak Academy, una scuola prestigiosissima dove studiano gli alunni prodigio di tutto il Giappone. Il primo giorno di scuola, Makoto e i suoi quattordici compagni di classe vengono presi in ostaggio da Monokuma, un sadico orsacchiotto di pezza senziente, che espone subito le sue condizioni: dovranno vivere per sempre all'interno dell'edificio scolastico senza alcun contatto con il mondo esterno, e sarà concesso uscire solo a chi riuscirà ad uccidere qualcuno senza farsi scoprire dagli altri. Nel caso venga commesso un omicidio, i ragazzi dovranno riunirsi per tenere un processo e individuare il colpevole: se la loro risposta è giusta, l'assassino verrà ucciso; in caso contrario, moriranno tutti tranne la persona accusata ingiustamente. Makoto, alleatosi con la misteriosa Kyoko, farà di tutto per tenere unito il gruppo, scoprire il perché del loro sequestro e, soprattutto, uscirne vivo.

Dal punto di vista grafico, "Danganronpa" si distingue per l'uso di tre stili diversi. Durante la maggior parte dell'anime viene utilizzato uno stile grafico scontato e piacevole; nulla di particolarmente innovativo, ma fa comunque il suo lavoro. Nelle scene di esecuzione vediamo una grafica molto più particolare e visionaria, che personalmente ho gradito molto; viene comunque utilizzata di rado e non costituisce quindi un problema enorme per chi non la apprezza. Il terzo stile, con il quale vengono ricostruiti i casi durante i processi, ci mostra scene impostate come un fumetto: assolutamente inutile e irritante, ma non abbastanza da risultare troppo distraente.
In certi casi, il tutto assume quasi l'aria di un videogioco, con indizi che ci vengono mostrati inquadrati, un'enorme scritta che viene scagliata contro l'avversario di turno ogni volta che il nostro protagonista ne "infrange la tesi", schede dei personaggi che vengono proiettate su uno schermo... Come nel caso precedente, non vedo l'utilità di questa scelta, ma alla fine non mi ha infastidito più di tanto.

Il comparto musicale non è male: le OST sono curate e sempre adatte alla scena. Sia l'opening che l'ending creano fin da subito l'atmosfera giusta e proiettano lo spettatore nella situazione dei personaggi.

L'anime è composto da soli tredici episodi e ha un ritmo molto veloce e incalzante, il che è sia un vantaggio che un enorme punto debole. Da una parte, l'azione è scorrevole e priva di filler e punti morti; in ogni episodio accadono talmente tanti eventi, cambiamenti e colpi di scena che lo spettatore non ha mai tempo di annoiarsi. Dall'altra, gli sceneggiatori, nella loro corsa per portare avanti a tutti i costi la trama, hanno completamente eliminato il motore di ogni storia: la caratterizzazione dei personaggi.

Tutti i personaggi di "Danganronpa" (che pure all'apparenza sembra disporre di un cast colorato e originale) sono infatti semplici sagome di cartone, privi di personalità, sentimenti, profondità e scopo. A partire dal protagonista, il classico ragazzino senza alcun talento che si ritrova ad essere un eroe, passando per la bella ragazza misteriosa, il palestrato, la psicopatica, il disadattato sociale, il riccone snob, sono tutti stereotipi senza nulla di nuovo da offrire, caratterizzati solo dal loro titolo.

Tecnicamente, fra i quindici prigionieri nascono amicizie e rapporti profondi, ma tutto ciò ci viene solo raccontato e mai mostrato. Ogni relazione viene liquidata con una frase tipo "X ed Y si vogliono bene", e gli spettatori devono crederci e basta, senza che ci venga mostrata alcuna scena dove si comportano da amici. Per tutto l'anime, i personaggi non hanno mai una conversazione normale: ogni singola parola serve solo a portare avanti la trama e non ci viene mai data alcuna introspezione nel loro stato d'animo o alcun motivo per il quale si comportino in un certo modo. Quando poi, in tribunale, scoppiano drammi emotivi ("Non potete uccidere la mia amica!", "Il mio migliore amico non farebbe mai una cosa del genere!" etc.), questi sono impossibili da prendere sul serio, dato che negli episodi precedenti i "migliori amici" non hanno mai scambiato neanche mezza parola.

Di conseguenza, per lo spettatore può essere molto difficile seguire la storia ed interessarsi alle sorti dei personaggi. Quando viene commesso un omicidio e poi scoperto e ucciso il colpevole, l'unica reazione possibile è la totale indifferenza. La famigerata "disperazione" che l'anime sembra così determinato a farci provare semplicemente non è pervenuta, dato che non stanno morendo esseri umani, ma burattini senza volontà che si muovono dal punto A al punto B perché la trama lo richiede.

In un survival game, la parte più interessante è seguire l'evoluzione dei personaggi, vederli messi di fronte a scelte impossibili e scoprire cosa potrebbe portare persone normali a uccidere. Tolto questo aspetto, quello che rimane di "Danganronpa" non è una storia, ma una partita a scacchi, dove le pedine vengono mosse da una forza esterna per raggiungere un certo scopo. E nonostante mi sia lamentata soprattutto dei personaggi (davanti a certi campioni di inespressività, tutti gli altri problemi sono passati in secondo piano), non posso non nominare il ritmo spesso eccessivamente frettoloso e i numerosi buchi di logica nella trama, che compromettono ancora di più una premessa già deboluccia di suo.

Vale quindi la pena guardare "Danganronpa"? In breve: no.
Anche se siete disposti a ignorare i personaggi noiosi e stereotipati, la serie non ha poi molto da offrire: in più punti la narrazione appare troppo veloce e frettolosa, tutti gli episodi seguono, con minime variazioni, un canovaccio fisso che stanca molto presto, e alla fine non ci verrà data alcuna spiegazione delle azioni dell'antagonista, a parte il pigrissimo "sono cattivo e non posso farne a meno". Posso sopportare personaggi pessimi se la trama è sensata e interessante, o una trama ridicola se i personaggi sono originali e credibili, ma una combinazione come quella di "Danganronpa" stronca sul nascere qualsiasi forma di entusiasmo e coinvolgimento.
A meno che non abbiate voglia di farvi qualche risata guardando quindici idioti che fanno roba irrazionale per una dozzina di episodi, vi consiglio di evitarlo come la peste.