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8.0/10
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Ageha e Hana: sorelle gemelle diametralmente opposte e per di più separate alla nascita. La prima è un'adolescente insicura, introversa, timida, poco propensa a curare il proprio aspetto fisico e decisamente non popolare presso i compagni di scuola; la seconda è terribilmente carina, maliziosa, spregiudicata, sfacciata e civettuola.

Durante gli anni della loro infanzia, Hana ha vissuto in città con i genitori, mentre Ageha è cresciuta in campagna, essendo stata affidata alla nonna. Quando però quest'ultima si è ammalata, Ageha ha fatto ritorno a casa. I diversi ambienti che hanno fatto da contorno alle vite delle gemelle hanno inevitabilmente influenzato le loro personalità e connotazioni caratteriali. Saranno proprio queste differenze (e, paradossalmente, l'incredibile somiglianza tra le due!) il punto nevralgico del manga.

La storia è molto piacevole e quasi mai noiosa e ripetitiva: ci sono i numerosi colpi di scena e non mancano gli attimi di suspance. Purtroppo la Ueda non è riuscita a mantenere questa sensazione di trepidazione fino alla fine, generando un leggero calo di interesse negli ultimi due volumi (almeno per quel che mi riguarda).

Ben fatta, abbastanza curata e non eccessivamente stereotipata la caratterizzazione dei personaggi: attenzione preminente è rivolta ad Ageha, d'altra parte il significato della sua evoluzione psicologica è intrinseco nel titolo stesso: metaforicamente parlando, assistiamo alla trasformazione di una crisalide in una farfalla. Hana è una ragazza insopportabile, irritante, rancorosa e capricciosa, ma che nel corso della storia ha modo di riscattarsi e di trovare la "retta via": in realtà questo sviluppo poteva essere maggiormente approfondito, soprattutto per quel che riguarda il rapporto con Ageha, ma va bene così, anche perché più si va avanti e più gli avvenimenti si susseguono senza sosta. Hayato Ichijiku è senza dubbio la presenza più interessante: consulente di psicologia incredibilmente in gamba, acuto e sottile: è colui che riesce a incoraggiare Ageha a migliorare, riuscendosi meravigliosamente. Nel corso della storia si scoprono dettagli del suo passato parecchio notevoli, che permettono di venire a conoscenza di numerose sfaccettature di Hichi-chan. Deludente l'interessamento della Ueda a Ryusei Koike: alla fine non si sa che fine precisa faccia. si continua poi con il rapporto di Ageha e Hana con i genitori, la nonna, amici e vecchi amori ricambiati e meno.

Un appunto molto importante: i disegni sono davvero stupendi, di gran lunga superiori a quelli di "Peach Girl", a mio avviso. A proposito di "Peach Girl", se l'avete letto e vi è piaciuto allora non potete non leggere "Papillon": le due opere hanno parecchi elementi in comune.

Consiglio "Papillon" perché non è il solito shojo manga pieno di pensieri, elucubrazioni mentali e paranoie triti e ritriti che a lungo andare stancano. Al contrario, come già ho precisato, il suo punto di forza è la capacità di mantenere alta l'attenzione, lasciando spazi estremamente circoscritti ai cosiddetti momenti morti.

Miwa Ueda si rivela ancora una volta per quello che è: una grande artista.