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Per me senza dubbio questo è il miglior capitolo di tutta la saga.
Stardust Crusaders è il top su tutto: originalità della trama e dei personaggi, disegni, varietà delle ambientazioni. E ovviamente non mancano le citazioni musicali.
Si finisce il lungo arco narrativo legati alla Maschera di pietra e si introduce la novità degli STAND, elemento che sarà presente per un bel po’ nell’universo di Hirohiko Araki.
Gli stand sono delle proiezioni dell’energia psico/spirituale che solo determinati individui possiedono e si manifestano principalmente come un guerriero con specifiche capacità e caratteristiche e poteri (differenti forza, velocità e raggio d’azione) ma possono anche avere altre forme, da un’auto a una nave.
Il protagonista, Jotaro, sembra uscito dal manga Otoko Juku, e per l’ennesima volta mi fa sorridere ed immaginare che meraviglia dovesse essere la rivista “Weekly Shonen Jump” negli anni ottanta.
Una delle cose che meglio funziona è la varietà dei personaggi, decisamente avanti per quegli anni, quasi si pensasse già al politically correct, il tutto con “nonno” Joseph Joestar, amato protagonista delle seconda serie, a fare da “super special guest star”. Come per tanti battle shonen di quegli anni, però, vietato affezionarsi troppo ai nuovi personaggi...
Lo stile di disegno, veramente ai massimi livelli di Araki per dettagli e qualità della retinatura, inizia ad evolvere, portando l’autore e disegnare piano piano i corpi dei protagonisti un po’ meno muscolosi. Questa “involuzione” si nota sempre di più nelle serie successive, dove i protagonisti avranno sempre corporature più “normali”, ma in compenso sempre accessori sempre più bizzarre.

La serie di 16 tankobon, pubblicata in patria dal 1989 al 1992, è arrivata in Italia pochissimi anni dopo, su una delle testate di punta dell’editore di manga più importante dell’epoca. Come ho già detto reputo questa saga la migliore in assoluto di tutto l’universo di Jojo: la consiglierei a tutti se non fosse che, non avendo letto le prime due, si farebbe non poca fatica a capire chi è il “super cattivo” della situazione, che anche qui siamo davvero al top.