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Molto si sta parlando di questa serie per via della protagonista.
Dato che l'anime è ancora in corso e "Gundam" si contraddistingue per far emergere i plot point salienti solo in seguito, può sembrare presto per scriverne.

Il fatto è che molto probabilmente il plot non sarà gran cosa. C'è una certa legge dell'alternanza per "Gundam", dove hai picchi e abissi che si susseguono. Siamo all'abisso. È dunque probabile che la storia non si evolverà molto diversamente da quella di "Unicorn", e rivedremo la medesima solfa con nomi diversi (tipo "Orphan"/"Wing", per intenderci).
Questa la mia scommessa. Che non sarà una storia banale, ma sarà la medesima storia già nota.

Ma veniamo a cosa rende questa "Strega di Mercurio" tanto discussa.
Per molti commentatori, il fatto che "finalmente" vi sia una ragazza alla guida del Gundam protagonista è qualcosa di rivoluzionario, di inedito e di 'woke'. Mi dispiace deluderli. Praticamente da sempre il cast femminile è stato di primo piano nelle saghe di Tomino, e ancora più in "Gundam". Già da "War in the Pocket" (che possiamo identificare come il primo sequel del "Gundam 0079") abbiamo una pilota femmina. Ma in precedenza, fra Kishiria, Sayla, tutte le eroine dello "Z", Karn, e sopra le altre serie "ZZ Gundam" (Puru, PuruTwo e altre protagoniste). Anche nelle ultime meta-serie ("Builders") abbiamo figure femminili deuteragonistiche. Il mondo di "Gundam" ha sempre avuto una forte componente femminile - solo alcuni personaggi avevano ruoli di supporto passivi, come fu Fraw Bow (proprio per questo accantonata quasi subito nel focus narrativo).
Possiamo anche citare quale esempio più lampante, "École du Ciel", il manga di Mikimoto, dove è proprio una recluta soldatessa a guidare la narrazione.
Insomma, le donne protagoniste in "Gundam" non sono mancate, anche se il pubblico distratto (quello limitato a "Orphans e "Seed"?) forse non ci aveva fatto caso.

Ciò che avviene però in "The Witch from Mercury" è abbastanza diverso: non si parla solo di una protagonista femmina, ma della sua interiorità e sensibilità.
Il titolo è rivelatore: se in ogni serie passata il punto di attenzione erano il conflitto in essere o il modello di Gundam principale, qui abbiamo sottolineata l'identità della protagonista. Gli autori vogliono esplorare il personaggio, in parallelo ai risvolti della trama bellica.

Già dai primi minuti ho osservato notevole eleganza, la narrazione è raffinata e lo stile grafico supporta benissimo il "femmineo" che si vuole porre in luce. Femmineo che è molto sfaccettato, non si tratta di una parodia della 'fidanzatina ideale'. Credo che questo approccio renda molta giustizia al tema scelto, ritrarre di nuovo il femminile in "quello che gli uomini vogliono sia il femminile" sarebbe stato quantomeno stupido. Suretta/Ericht, meglio nota come ERI, è 'irraggiungibile', data anche la sua sessualità. Non è la bambolina da fanservice per il pubblico maschile.

Anche questa scelta è stata molto commentata, ma trovo che in questo caso sia davvero molto appropriata per la narrazione che si intendeva compiere: Suretta appartiene solo a sé stessa, non è un oggetto narrativo sul quale fantasticare oltre l'approfondimento che ne verrà fatto. Se molte figure di pilota anime erano usate in quanto "graziosamente disegnate", proprio quale offerta al pubblico maschile (io potrei citare Chizuru di "Combattler V", che fu l'esempio più lampante), Ericht non si presta al fanservice, a una rilettura maschile del personaggio. Questo comportamento del personaggio lo sto apprezzando profondamente, lo trovo molto intelligente e per una volta tanto devo parlare di buona scrittura.

Abbiamo anche un certo contrasto col titolo: Ericht tutto sembra meno che una strega, il suo carattere è docile in modo stupefacente, ma è opportuno pensare a qualche genere di drammatico plot twist che avverrà in futuro.
Ci sono molte ipotesi, come quella di un balzo temporale alla sua maturità di soldatessa, un cambio di prospettive dopo un violento incidente e altro. Già detto che non sarà niente di nuovo, ma potrebbe essere bene narrato stavolta. In ogni caso, questo promesso contrasto incuriosisce.

Il mecha design che in queste produzioni ha un peso è ben studiato: l'Aerial Gundam ha una silhouette stretta e particolari proporzioni delle gambe che danno alla figura in movimento impressioni di velocità e stabilità. Non mi piace l'eccesso di dettagli (piena di incavi, di volumi diversi), ma la forma base si espande con l'innesto di parti dello scudo, dando infine corpo a un mecha uniforme, potente e credibile. In vero stile "real robot".
Nota molto importante: i mecha nemici sono, finalmente, molto molto belli e 'stilosi'! Il Beguir Beu visto nel Prologo ha uno stile sleek (Griffon/Huckebein) che spinge avanti diversi secoli i normali 'grunt' veduti in altre serie. Avere avversari così modernizzati, belli, fa solo gioire, poiché, se il focus è il conflitto, di certo non vuoi passarlo a vedere sempre quegli anonimi rottami di "Orphan".
Si ritorna alla "Federazione" coi suoi volumi compositi e "Zion" coi monovolumi. Piacevole, sensato. Come detto: elegante.

Dunque, propongo la mia scommessa di una serie interessante, forse già veduta ma godibile, sperando che il pubblico non riduca tutto a "Ci sono delle lesbiche! È woke!", perché secondo me si tratta di una scelta narrativa specifica e davvero molto intelligente.
"Gundam" non è il vostro show adolescente dei meme. Ha sempre voluto essere qualcosa di più. Osservatelo con attenzione.