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Dopo 50 anni, le porte di Versailles si riaprono per farci rivivere quei fatidici momenti che hanno cambiato una nazione, i suoi abitanti e la Storia.
Ma in realtà questa era, ed è ancora, una storia di appassionanti tormenti che affliggono tutti i protagonisti, costretti ognuno ad agire secondo un ruolo specifico in quel macrocosmo perché obbligati da prospettive sociali, politiche o personali dettate dai più sentiti sentimenti di egoismo, disperazione, fedeltà e onore, tutti riconducenti all'unico e solo motore di ogni azione, l'Amore.

Questo ci aveva fatto appassionare alla storia non solo dei Reali di Francia e della loro caduta, ma anche di individui appositamente inventati per esplorare in modo ancora più ampio e completo quelle atmosfere e le conseguenze che ne derivano su più piani, dai più elevati ai più intimi.

E nel rivivere nuovamente tutto ciò, una nuova luce risplende, in tutti i sensi, grazie all'operato dello Studio MAPPA, sfruttando i suoi ottimi mezzi per rinfrescare l'immortale Classico di Riyoko Ikeda in una chiave più moderna ma sempre fedele al titolo originale, celebrandone i momenti salienti e le sensazioni alla base ... O almeno, questo doveva essere teoricamente l'intento.


So bene che bisognerebbe cercare di limitare il più possibile i paragoni con le fonti originali, ma con casi come quello di Lady Oscar risulta quasi inevitabile, dovendo partire con quello che è il parallelismo più ovvio: la serie Anime in quanto tale beneficiava di una maggiore completezza in termini di durata e soprattutto evoluzione dei personaggi, dei rapporti tra di essi e col mondo che li avvolge ed imprigiona.

Con a malapena 2 ore, era chiaro che il lungometraggio avrebbe dovuto impostare la sua centralità su un tema specifico, anziché su tutti quelli a disposizione nel Manga e Anime, e quindi si è virato sugli aspetti più apprezzati dal pubblico, ovvero il Romanticismo a cui s'aggiunge a poco a poco un flebile ritratto della questione socio-politica dell'epoca, in particolare il malcontento cittadino.

Questo non ha però impedito al film di sacrificare comunque elementi fondamentali per comprendere a fondo questi dilemmi, a cominciare dal più evidente: l'avere una protagonista donna costretta a crescere e agire come uomo, che qui viene introdotto con più evidenza a più di 30 minuti dopo l'incipit, ma risultando comunque sempre troppo semplificato nell'insieme generale.

Dall'inizio infatti l'attenzione è focalizzata sulla neo-Delfina di Francia, e sulla sua appassionata relazione con Fersen, realizzando un continuo disequilibrio tra le sua narrazione e quella di Oscar che, come detto, riduce all'inverosimile la totale essenza di tutto ciò che è sempre stato LE ROSE DI VERSAILLES: l'introduzione appare quasi come un veloce Pilot di un nuovo adattamento televisivo, per poi passare ad un continuo alternarsi di rapidi passaggi temporali che fanno sparire personaggi e situazioni assai rilevanti anche tra quelle del film stesso, come il sopracitato Fersen che dopo la tresca con la Regina e un fin troppo brevissimo e a malapena accennato interesse da parte di Oscar sparisce del tutto.

Anche gli altri eventi più legati alla Storia effettiva, e che dovrebbero segnare maggiormente la crescita di Maria Antonietta, vengono trattati con estrema velocità, come i vizi per cui sperpera le tasse del regno o il vacuo rapporto col marito, o completamente eliminati, come lo Scandalo della Collana o la faida con la Contessa di Polignac.

E parlando di assenze del tutto insensate, duole affermare che tra queste vi sono anche Rosalie e Bernard, relegati a piccolissimi cameo che effettivamente non incidono poi molto su ciò che il film vuole raccontare, ma finendo anche qui con l'annullare ulteriormente la completezza del percorso di Oscar, essendo loro l'incarnazione della voce della crisi del popolo che si limita a farsi sentire in modo chiaro ma pur sempre basico.

Per quanto riguarda invece gli elementi di vera novità, ovvero il nuovo stile tecnico offerto da MAPPA, anch'esso si presenta con le sue limitazioni: preso a sé non ci sarebbe da recriminargli nulla, con un ottimo lavoro di design e illuminazione in particolare, che però da al tutto un look molto più barocco che potrebbe stranire sia i neofiti per il suo "eccesso" di colori e pulizia nei tratti, sia i conoscitori affezionati dell'opera, in quanto pur riprendendo molto più da vicino lo stile del Manga che adoperava appunto un look simile mette fin troppo da parte la metà più Dark che non veniva celata ma anzi amplificata nella drammaticità necessaria alla storia.

Ma il vero punto che non esito a definire davvero insensato, e che probabilmente mi troverà d'accordo con bene o male tutti, è la componente musicale: e non parlo della colonna sonora, ma di veri e propri momenti cantati interpretati dai doppiatori stessi dei personaggi, risultando decisamente fuori luogo e dando una forte impressione quasi televisiva, come se fossero le Opening ed Ending messe insieme nello stesso prodotto, e comunque per nulla adatti al contesto narrato.

Per quel che riguarda il doppiaggio invece, nulla da recriminare neanche in questo caso, tutti svolgono diligentemente il loro compito, anche se non alla pari con le storiche voci che hanno saputo caratterizzare perfettamente ogni personaggio, a cominciare dalla stessa Oscar con Cinzia de Carolis che sapeva dare quel tono impostato ma naturale al tempo stesso per simboleggiare la dicotomia della protagonista, e che la pur brava Margherita De Risi qui non riesce a dare usando troppo spesso il suo tono naturale.

Quindi, con dispiacere confermo che il nuovo adattamento de LE ROSE DI VERSAILLES si presenta come un maldestro Bignami che non riesce ad aggiungere niente aldilà di uno stile inadatto al tipo di Storia, e che avrebbe magari beneficiato di un budget maggiore per allungarne la durata, o ancora meglio per realizzare una vera e propria Trilogia Cinematografica.

Ma tutto sommato anche così si potrebbe comunque generare la giusta curiosità per permettere a tutti, vecchi e nuovi lettori/spettatori, di andare a (ri)scoprire il fascino di quelle rose che continuano dopo tutti questi anni a fiorire e incantare con grazia e orgoglio.