Recensione
Kaito Kid
7.5/10
Kaito Kid è come amo definirlo "il cugino" sfigato di Detective Conan.
Sono una grande fan del giallo dedicato al piccolo investigatore e, ovviamente, lì ho avuto modo di apprezzare le imprese di KID (o 1412), la sua nemesi in bianco. Il ladro gentiluomo di gioielli, che elabora furti tramite giochi di prestigio, ha un fascino tutto suo e risulta sempre (o quasi) impeccabile nel suo scontrarsi con Conan. E proprio qui che Kaito Kid, l'opera a lui dedicata, ribalta la prospettiva.
Kaito Kuroba infatti, è tutto fuorché un esempio di perfezione: anzi, spesso risulta infantile e goffo, quando non indossa cilindro e mantello; e credo che sia proprio questo il fulcro del suo fascino. Tra varie peripezie, veniamo a scroprire come da semplice studente liceale, ha finito per diventare un grande ladro e quali motivazioni lo spingono al furto.
A differenza degli spettacoli di magia spettacolari che mette in scena in Detective Conan, qui lo vediamo alle prese con le situazioni più improbabili; il tutto mentre tenta in tutti i modi di celare la sua identità segreta alla sua amica d'infanzia Aoko, ai compagni di classe: il detective Hakuba e all'ammaliante strega Akako, che sospettano di lui. Se nell'opera gemella nessuno conosce la sua identità, in Kaito Kid, sembra proprio che tutti siano sempre a un passo dallo smascherarlo. Ma il nostro ladruncolo, per fortuna riesce sempe a cavarsela. Il rapporto con l'Ispettore Nakamori, inoltre, ricorda molto quello tra Lupin e Zenigata, altro famosissimo ladro a cui KID si può tranquillamente accostare.
Il manga ha iniziato la serializzazione nel lontano 1988 e siamo solo a 5 volumi completi. Inoltre il 4° e 5° volume sono usciti a distanza di molto rispetto ai primi tre. L'evoluzione nello stile di disegno di Aoyama, è a dir poco evidente, soprattutto all'interno del 4° volume. Quello iniziale, più grezzo, potrebbe non piacere... ma il manga in sé è davvero leggero, prettamente composto da capitoli autoconclusivi. La trama è davvero semplice e per certi versi a dir poco scarsa. C'è talmente poco, che evito anche di approfondire, ma sono sicura che quando Aoyama volesse svilupparla ulteriormente, potrebbe sorprenderci in un crescendo di emozioni.
Se amate il personaggio e i ladri fantasma, vi consiglio caldamente di recuperarlo; e soprattutto di mettervi comodi, perché potrebbero passare anni (dai 7 ai 13 in media) prima di vedere nuovi capitoli.
Sono una grande fan del giallo dedicato al piccolo investigatore e, ovviamente, lì ho avuto modo di apprezzare le imprese di KID (o 1412), la sua nemesi in bianco. Il ladro gentiluomo di gioielli, che elabora furti tramite giochi di prestigio, ha un fascino tutto suo e risulta sempre (o quasi) impeccabile nel suo scontrarsi con Conan. E proprio qui che Kaito Kid, l'opera a lui dedicata, ribalta la prospettiva.
Kaito Kuroba infatti, è tutto fuorché un esempio di perfezione: anzi, spesso risulta infantile e goffo, quando non indossa cilindro e mantello; e credo che sia proprio questo il fulcro del suo fascino. Tra varie peripezie, veniamo a scroprire come da semplice studente liceale, ha finito per diventare un grande ladro e quali motivazioni lo spingono al furto.
A differenza degli spettacoli di magia spettacolari che mette in scena in Detective Conan, qui lo vediamo alle prese con le situazioni più improbabili; il tutto mentre tenta in tutti i modi di celare la sua identità segreta alla sua amica d'infanzia Aoko, ai compagni di classe: il detective Hakuba e all'ammaliante strega Akako, che sospettano di lui. Se nell'opera gemella nessuno conosce la sua identità, in Kaito Kid, sembra proprio che tutti siano sempre a un passo dallo smascherarlo. Ma il nostro ladruncolo, per fortuna riesce sempe a cavarsela. Il rapporto con l'Ispettore Nakamori, inoltre, ricorda molto quello tra Lupin e Zenigata, altro famosissimo ladro a cui KID si può tranquillamente accostare.
Il manga ha iniziato la serializzazione nel lontano 1988 e siamo solo a 5 volumi completi. Inoltre il 4° e 5° volume sono usciti a distanza di molto rispetto ai primi tre. L'evoluzione nello stile di disegno di Aoyama, è a dir poco evidente, soprattutto all'interno del 4° volume. Quello iniziale, più grezzo, potrebbe non piacere... ma il manga in sé è davvero leggero, prettamente composto da capitoli autoconclusivi. La trama è davvero semplice e per certi versi a dir poco scarsa. C'è talmente poco, che evito anche di approfondire, ma sono sicura che quando Aoyama volesse svilupparla ulteriormente, potrebbe sorprenderci in un crescendo di emozioni.
Se amate il personaggio e i ladri fantasma, vi consiglio caldamente di recuperarlo; e soprattutto di mettervi comodi, perché potrebbero passare anni (dai 7 ai 13 in media) prima di vedere nuovi capitoli.
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