logo AnimeClick.it

-

Dopo una ricerca quasi ossessiva, finalmente sono riuscito a mettere le mani su entrambi i volumi di "Uzumaki - Spirale" di Junji Ito, trovandoli, quasi per un colpo di fortuna, nella mia fumetteria di fiducia. Questa acquisizione non è stata casuale: ultimamente mi sono immerso a capofitto nel genere horror manga, e durante le mie ricerche, il nome di "Uzumaki" e l'appellativo di "maestro" per Junji Ito saltavano fuori con una frequenza disarmante, acclamando l'opera come un vero e proprio capolavoro.
Le aspettative, dunque, erano altissime. Ho divorato entrambi i volumi in un'unica sessione, desideroso di capire perché questa serie fosse così venerata. Il primo volume si presenta come una serie di mini-storie, ognuna un capitolo a sé stante, ma tutte intrinsecamente legate dalla presenza della protagonista e dall'inquietante tema delle spirali. Ho trovato alcune di queste narrazioni, soprattutto verso la fine del primo volume, "disturbanti" più nell'idea che nella rappresentazione visiva, che comunque è notevole. L'atmosfera che si crea è indubbiamente angosciante, ma, lo ammetto, non sono rimasto chissà quanto impressionato, o perlomeno, non in quel modo viscerale che mi aspettavo da un "capolavoro".
Il secondo volume porta la storia a una conclusione, e la narrazione complessiva della serie scorre via in modo impeccabile, senza intoppi. Le tavole sono un vero piacere per gli occhi, con lo stile distintivo di Ito che riesce a creare immagini potenti e memorabili. Però, e qui arriva il punto cruciale, nonostante tutto, non mi sento di acclamarlo a capolavoro. Sarà che mi ero fatto un'idea troppo grandiosa di ciò che avrei letto, o forse la mia concezione di horror è semplicemente diversa, magari più orientata verso le sfumature più moderne del genere.
Riconosco che, avendo iniziato a leggere manga da pochi mesi, il mio approccio all'horror è stato influenzato da opere più contemporanee come "Gannibal", per citarne una. E devo ammettere che, essendo "Uzumaki" un'opera di circa 25 anni fa, è naturale che i temi, lo stile e la percezione stessa dell'horror si siano evoluti nel tempo. Questo non è un difetto dell'opera, ma una constatazione sulla mia personale esperienza di lettura.
Nonostante le mie riserve sul definirlo un "capolavoro" nel mio personale pantheon dell'horror, trovo comunque l'opera bella e affascinante. Anche il formato dei volumi non guasta affatto nella libreria, anzi, aggiunge un tocco di distinzione. Il mio percorso con Junji Ito non finisce qui: sono curioso di leggere altro del suo repertorio per capire se questa mia impressione si limita specificamente a "Uzumaki" o se è lo stile dell'autore in generale a non risuonare completamente con i miei gusti.