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Immaginate di poter vedere l'amore. Non in senso poetico, ma proprio letterale: delle frecce rosa luminose che spuntano sopra la testa delle persone innamorate. È quello che succede a Mei Haruno, protagonista di Moshi, Koi ga Mieta Nara. Un potere curioso, che però per lei è sempre stato una maledizione. Da piccola ha vissuto un’esperienza dolorosa proprio a causa di questo dono, tanto da giurare a se stessa che non si sarebbe mai più innamorata.

Per tenersi lontana dai guai, Mei si iscrive a un collegio femminile sperando in un’esistenza tranquilla. Ma naturalmente le cose prendono una piega diversa: lì rincontra Sayu Shirayuki, un'amica d'infanzia che le aveva già confessato il suo amore anni prima. E, sorpresa, sopra Sayu campeggia una gigantesca freccia d’amore diretta verso Mei. Come se non bastasse, a scuola arriva anche Rinna Fukatsu, una ragazza misteriosa e riservata… e sì, anche lei sviluppa un interesse per Mei. E quindi? Seconda freccia.

La storia si sviluppa così come un triangolo amoroso tra ragazze, ma con toni molto leggeri. In parallelo, Mei finisce anche nel consiglio studentesco in veste di “consigliera dell’amore”, aiutando le sue compagne a gestire i sentimenti. Tutto si mantiene sempre su un tono giocoso e tenero, senza drammi pesanti o gelosie tossiche. L’harem rimane aperto fino alla fine, ma il manga preferisce esplorare affetti sinceri piuttosto che giocare la carta dell’ambiguità.

Le protagoniste

Mei è una ragazza buona, un po’ segnata dal passato ma molto luminosa. È il tipo che, nonostante tutto, vuole aiutare gli altri, anche quando si tratta di faccende di cuore. Sayu è la classica amica d’infanzia tutta dolcezza e timidezza: arrossisce, si agita, si scioglie davanti a Mei. Rinna invece è l’opposto: silenziosa, un po’ glaciale, ma quando guarda Mei si capisce tutto.

Funziona bene anche il cast di contorno, composto quasi interamente da personaggi femminili innamorati di altre ragazze (a un certo punto qualcuno fa notare che nella storia non c’è nemmeno un ragazzo col volto disegnato). Le gemelle del consiglio studentesco sono divertenti, e anche le due insegnanti lesbiche regalano una parentesi tenera, con un episodio su una coppia… anzi, un trio di donne adulte che vivono una relazione poliamorosa trattata con delicatezza e rispetto.

Lo stile

Graficamente il manga è molto curato. Yuuki Nanaji ha uno stile morbido e kawaii, con linee pulite e una palette spesso virata al rosa. Le frecce rosa visibili sopra le teste sono un tratto distintivo simpaticissimo, e gli effetti visivi contribuiscono a creare quell’atmosfera da favoletta moderna. Alcune tavole a colori sono davvero adorabili.

La componente yuri

Qui siamo davanti a un'opera che è pienamente yuri, senza troppi giri di parole. Le coppie sono tutte femminili, il romanticismo è esplicito (anche se sempre casto), e non c’è bisogno di leggere tra le righe. Il triangolo amoroso centrale è trattato con estrema dolcezza: non c’è mai una competizione aspra tra Sayu e Rinna, e anche nei momenti di tensione si respira rispetto e tenerezza.

È tutto molto puro, forse anche troppo. Le scene un po’ più “piccanti” sono praticamente inesistenti: qualche bagno condiviso, un bacio appena accennato… nulla che vada oltre. Ma per chi cerca un yuri romantico, soft e carico di zucchero, è perfetto.

In conclusione

Moshi, Koi ga Mieta Nara è una lettura da coccola. È pieno di cliché, sì – l’amica d’infanzia, la misteriosa silenziosa, il consiglio studentesco –, ma li gestisce con grazia e affetto. L’idea delle frecce è carina e originale, anche se poteva essere esplorata un po’ di più. Alcune situazioni sembrano uscite da una fantasia ideale più che da una scuola vera, ma il manga non pretende realismo: vuole solo far sorridere.

Non è un capolavoro, ma fa esattamente quello che promette. Ti rilassa, ti intrattiene, e alla fine dei tre volumi ti lascia col cuore più leggero. E ogni tanto, è proprio quello che serve.