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Questa è stata la mia prima lettura del lavoro del Sensei Ishinomori, ma non la prima legata all'incredibile, per davvero, figura trattata.

Infatti avevo già approfondito il pensiero di questo eccezionale individuo leggendo proprio la sua opera magna, nonché vero e proprio testamento spirituale: Il Libro dei Cinque Anelli.

Non che sia indispensabile prima di iniziare la lettura dell'opera di Ishinomori, ma per me è stato sicuramente il modo migliore per avere un discorso eventualmente più completo, pur avendo trattato entrambi i titoli in modo totalmente indipendente, vista la loro nettamente opposta natura letteraria, ma anche solo per il fatto che il tutto nasce dal mio puro interesse per l'argomento, senza dare effettiva prevalenza o all'uno o all'altro.

E infatti è proprio questo che occorre considerare per capire l'ottica con cui Ishinomori ha tratteggiato l'esistenza di Miyamoto Musashi.
Una sequenza lineare che parte dagli anni più giovani fino alla vecchiaia, soffermandosi sulle tappe più fondamentali con cui questo particolare guerriero ha stampato il suo nome nelle pagine della Storia, non solo giapponese; e dunque Ishinomori illustra determinati estratti senza volersi spendere più del dovuto su avvenimenti collaterali, ma sottolineando in ciò l'essenza più generale del protagonista e del suo intento di superare ogni limite possibile.

Ne consegue dunque che chi si aspetti una narrazione più stratificata che vada più a fondo dello stesso contesto storico che segna a suo modo ogni tappa, così come della psicologia totale di ogni personaggio, ne potrebbe rimanere notevolmente deluso.
Questo non è un poema epico che mira al ritratto totale di un uomo talmente abile da apparire sovrumano tutt'oggi, né di scoprire i suoi intricati segreti di tecnica e filosofia.

Ma ciò non toglie che questa rimanga, di fatto, una storia.
E una storia, così come un combattimento, può districarsi in più modi, le stesse che portano ogni uomo a seguire la propria Via, sovrastando ogni aspettativa e regola.

E su questo punto, Ishinomori sfodera il meglio della sua messinscena: l'intera opera è racchiusa in una cornice dinamica e altamente scorrevole che sa come farsi trainare dall'ardore indomito che può rendere un ragazzino un già micidiale avversario, ma sommerso costantemente dal più oscuro dolore che non sa e non intende attenuare.
La sola tavola introduttiva mette in luce questo, con un fulmine ad aprire gli occhi del lettore e del tredicenne Takezo, volto a gettarsi in quel furore per sfruttarlo e mallearlo come arma invincibile, ancor più di una spada.

Da qui si salterà, a volte in modo non propriamente fluido, di anno in anno per ammirare le prodigiose imprese con cui prenderà alla sprovvista ogni avversario, isolandosi nel pieno di una natura che si rende co-protagonista effettiva.
In più momenti sembra di osservare quasi delle fotografie in Bianco&Nero, con un tratto talmente spesso da fare in modo che essa inghiottisca tutto e tutti e rimarcare la vastità del creato e della potenza insita in tutti coloro che lo abitano.
È chiaro come Musashi dialoghi costantemente con essa mentre osserva e cerca di comprendere gli altri e sé stesso, ma anche a rifuggire ciò che ancora porta più scompiglio nel suo animo perennemente a soqquadro.
E così i grandi duelli avvengono negli spazi più aperti, e non c'è vento, foresta, marea o bufera di neve che possa trattenerlo, ma solo farlo evolvere.

E non c'è molto da aggiungere anche sul finissimo tratto con cui Ishinomori regala maestosi e incisivi movimenti non solo quando le armi vengono brandite, ma anche nei confronti (o per meglio dire, scontri) verbali che i personaggi hanno tra di loro, con espressioni semplici ma per questo più che dirette e incisive al punto giusto, con lo stesso protagonista a renderlo al meglio grazie al grande design che ne evidenzia i tratti più "selvaggi" derivanti dal suo atteggiamento fino all'evoluzione definitiva con l'età adulta, arricchite come precedentemente detto anche e soprattutto dell'ambiente in cui si muove, che tende a innalzare la sua sagoma agli occhi degli altri a un livello ulteriore.
Ogni svolta riecheggia del suo fatale compimento di ogni svolta grazie alle magnifiche splash-page, dalle più violente alle più intime.

Ma da qui devo purtroppo andare ad elencare anche i principali limiti che ho riscontrato.

A cominciare dalla scelta di rendere l'aspetto di tutti i personaggi secondari esplicitamente cartoonesco, rischiando più volte di alleggerire più del dovuto il tono generale che rimane serio e deciso dall'inizio alla fine, dando quasi l'impressione di stare passando da un'opera più matura a un target decisamente minore.

Ma comunque non è un difetto tale da inficiare maggiormente sul risultato complessivo, a differenza della comprensibile percezione di come determinati personaggi avrebbero meritato di essere più sviscerati, a partire dalla più evidente, la fedele Tsuu il cui arco narrativo, pur trovando a mio dire la giusta conclusione, può lasciare un pò di insoddisfazione, in particolare per una svolta verso il finale che avrebbe meritato decisamente di essere esplicitata a dovere.
E lo stesso avviene nei confronti dell'altra figura più che mai emblematica, tanto qui quanto nella realtà: Sasaki Kojiro, il rivale più importante di Musashi, ben introdotto e descritto nei suoi modi e nella sua tecnica, ma ritrovandosi ad essere liquidato forse troppo prima del dovuto.

Una sensazione e incompleta e "traballante" dunque, quasi di "Vuoto" ... che però è proprio ciò che chiude tanto il manga quanto il mio discorso.
Ishinomori stesso, così come quelli prima e dopo di lui, è ben consapevole che Musashi non potrà mai essere esplorato al completo; ma ciò non significa che non si possa provare quantomeno a comunicare ciò che è tutt'oggi in grado di trasmettere: come ci ricorda anche la postfazione dell'edizione J-POP da me letta, è un enigma tale da risultare impossibile da restituire o anche solo replicare nella minima forma ... Ma forse proprio per questo in grado di NON lasciarci indifferenti di fronte alle vere possibilità di ribaltare tutto pur di percorrere come si deve la nostra, personale, vera Via.