Recensione
Tracce di Sangue
9.0/10
Bellissimo manga!
La "regia" e la sceneggiatura di Oshimi sono molto gustose e cinematografiche, anche grazie a disegni molto espressivi, i volumi si leggono in un soffio (un difetto solo in relazione al prezzo di ognuno?) e, pur non poggiando su chissà quali idee stratosferiche, dal punto di vista psicologico ed emotivo sono appassionanti come poche cose lette ultimamente! Oshimi non si sbrodola MAI addosso ma lascia che siano soprattutto i disegni e i dialoghi a far proseguire la storia, senza interferire nel racconto ma facendolo respirare quasi di vita propria, in un crescendo da panico di follia ed estrema drammaticità, e lasciando addosso a noi lettori inermi un senso di sconfitta e di angoscia che difficilmente dimenticheremo. In questa bellissima opera (la mia seconda volta con l'autore, dopo il buon Bentornato, Alice) si confronta apparentemente con complessi edipici irrisolti, ma non solo, descrivendo il tracollo psicologico di un bambino attaccatissimo alla giovane, bellissima madre, Seiko... Che la donna abbia però qualche scheletro nell'armadio?
Non mi dilungherò sulla trama (la trovate ovunque) ma vorrei soffermarmi su quelli che, secondo me, sono solo alcuni degli innumerevoli aspetti che rendono questo manga PERFETTO nella sua apparente semplicità, tristissimo e desolante fino alla fine, vero, ma colmo di un'umanità straordinaria e struggente la cui storia commuove per l'onestà con cui è raccontata (credo, ma spero di no, sia in parte autobiografica). Terrei particolarmente a dare la mia interpretazione del finale in relazione agli eventi che lo precedono, ovviamente entrando molto nello specifico. Fate le vostre considerazioni di conseguenza :)
!!! INTERPRETAZIONI SPOILER DEL FINALE !!!
!!! INTERPRETAZIONI SPOILER DEL FINALE !!!
!!! INTERPRETAZIONI SPOILER DEL FINALE !!!
La mente gioca strani scherzi... Ho notato che ogni qualvolta in cui dentro di sé tentava di "uccidere" la madre, nel piccolo Seiichi si riproponeva lo stesso schema (spesso allucinatorio) del volto della madre che lo ammoniva e lo incolpava di tutto ciò che lui le imputava (penso ad esempio alla scena sulla collina innevata), auto-innescando un morboso e paradossale circolo vizioso di autosabotaggio e autoconservazione: in altre parole, essendo Seiichi un bambino che ha sempre fatto e pensato tutto in funzione della madre degenere, già a partire da quando si fece carico di quel gesto criminale dopo la tragica gita coi parenti, quello che ha tenuto in vita Seiichi nel suo sprofondare (compresi i vent'anni di ellissi temporale) è proprio quello che l'ha quasi ammazzato: il senso di colpa per quest'odio verso chi l'ha messo al mondo e il rancore stesso per quello a cui lei l'ha assoggettato... e contemporaneamente, secondo me, questo desiderio di capire chi è realmente (se stesso e la madre)... Seiichi certamente era ed "è" un bambino fragile, insicuro, taciturno, legato morbosamente alla figura materna (almeno finché non accade davanti ai suoi occhi consapevoli l'imperdonabile...). Ma perché le è così attaccato?
E' sbagliato secondo me dire che la madre l'abbia semplicemente manipolato fino al midollo... e difatti, Seiichi era appena un bambino quando ha nascosto a se stesso un segreto intollerabile, un segreto che in realtà è un ricordo, un ricordo lontano di quand'era troppo piccolo per capire. Così, per "sopravvivere" emotivamente e psicologicamente al gesto della madre, pur di salvarla ha dovuto dimenticarsene (anche se le memorie implicite dell'evento hanno continuato ad esserci), questo almeno finché, in età abbastanza matura per rendersene conto, un secondo evento traumatico (con più di una similitudine col precedente) non ha rimesso in discussione la figura materna, oltre che il suo senso morale, costringendolo a fare i conti col mostro, fuori e dentro di sé. Seiichi capisce in modo fatidico e irrimediabile di non avere più punti di riferimento, di aver smarrito ogni senso di protezione e accudimento e di averli persi già molto tempo prima, slatentizzando e attivando in lui un senso di minaccia e pericolo costanti che non lo risparmieranno nemmeno dai suoi stessi ricordi, una volta riemersi.
Alla fine di tutto non sapremo mai davvero se Seiichi sia riuscito a diventarsi... forse per lui è una meta impossibile da raggiungere, e secondo me l'aver assistito la madre morente, dandole da mangiare, pulendola e ospitandola mentre lei si spegneva lentamente, è stato un modo per ucciderla...
Dentro di sé.
E quell'incamminarsi nella foschia l'ho vissuta simbolicamente, come un desiderio di smarrirsi, finalmente libero dalle brutture del mondo che ha conosciuto e che gli ha spezzato il cuore, e ritrovarsi.
... Bello anche l'averci mostrato che Seiichi è rimasto nel cuore, nei sogni e nelle speranze di quella compagna delle medie con cui ha condiviso un intenso seppur breve tratto di strada moltissimi anni prima, a riprova forse che non tutto è morto lì, con la morte dei suoi genitori... e c'è qualcun altro che desidera la sua felicità.
Magra consolazione, direte voi, certo. Tant'è.
Le ultimissime pagine - a colori! - ci mostreranno un Seiichi invecchiato, che sul finire di un giorno come un altro, tantissimi anni dopo quel pomeriggio in collina, si fermerà a guardare il tramonto, meravigliandosi di quella bellezza... e, chissà perché, gli tornerà in mente la madre.
Forse è solo un vecchio automatismo che si riaffaccia alla coscienza.
Ma questa volta non c'è pericolo, e ormai, quel volto non può più fargli del male.
FINE SPOILER
:)
La "regia" e la sceneggiatura di Oshimi sono molto gustose e cinematografiche, anche grazie a disegni molto espressivi, i volumi si leggono in un soffio (un difetto solo in relazione al prezzo di ognuno?) e, pur non poggiando su chissà quali idee stratosferiche, dal punto di vista psicologico ed emotivo sono appassionanti come poche cose lette ultimamente! Oshimi non si sbrodola MAI addosso ma lascia che siano soprattutto i disegni e i dialoghi a far proseguire la storia, senza interferire nel racconto ma facendolo respirare quasi di vita propria, in un crescendo da panico di follia ed estrema drammaticità, e lasciando addosso a noi lettori inermi un senso di sconfitta e di angoscia che difficilmente dimenticheremo. In questa bellissima opera (la mia seconda volta con l'autore, dopo il buon Bentornato, Alice) si confronta apparentemente con complessi edipici irrisolti, ma non solo, descrivendo il tracollo psicologico di un bambino attaccatissimo alla giovane, bellissima madre, Seiko... Che la donna abbia però qualche scheletro nell'armadio?
Non mi dilungherò sulla trama (la trovate ovunque) ma vorrei soffermarmi su quelli che, secondo me, sono solo alcuni degli innumerevoli aspetti che rendono questo manga PERFETTO nella sua apparente semplicità, tristissimo e desolante fino alla fine, vero, ma colmo di un'umanità straordinaria e struggente la cui storia commuove per l'onestà con cui è raccontata (credo, ma spero di no, sia in parte autobiografica). Terrei particolarmente a dare la mia interpretazione del finale in relazione agli eventi che lo precedono, ovviamente entrando molto nello specifico. Fate le vostre considerazioni di conseguenza :)
!!! INTERPRETAZIONI SPOILER DEL FINALE !!!
!!! INTERPRETAZIONI SPOILER DEL FINALE !!!
!!! INTERPRETAZIONI SPOILER DEL FINALE !!!
La mente gioca strani scherzi... Ho notato che ogni qualvolta in cui dentro di sé tentava di "uccidere" la madre, nel piccolo Seiichi si riproponeva lo stesso schema (spesso allucinatorio) del volto della madre che lo ammoniva e lo incolpava di tutto ciò che lui le imputava (penso ad esempio alla scena sulla collina innevata), auto-innescando un morboso e paradossale circolo vizioso di autosabotaggio e autoconservazione: in altre parole, essendo Seiichi un bambino che ha sempre fatto e pensato tutto in funzione della madre degenere, già a partire da quando si fece carico di quel gesto criminale dopo la tragica gita coi parenti, quello che ha tenuto in vita Seiichi nel suo sprofondare (compresi i vent'anni di ellissi temporale) è proprio quello che l'ha quasi ammazzato: il senso di colpa per quest'odio verso chi l'ha messo al mondo e il rancore stesso per quello a cui lei l'ha assoggettato... e contemporaneamente, secondo me, questo desiderio di capire chi è realmente (se stesso e la madre)... Seiichi certamente era ed "è" un bambino fragile, insicuro, taciturno, legato morbosamente alla figura materna (almeno finché non accade davanti ai suoi occhi consapevoli l'imperdonabile...). Ma perché le è così attaccato?
E' sbagliato secondo me dire che la madre l'abbia semplicemente manipolato fino al midollo... e difatti, Seiichi era appena un bambino quando ha nascosto a se stesso un segreto intollerabile, un segreto che in realtà è un ricordo, un ricordo lontano di quand'era troppo piccolo per capire. Così, per "sopravvivere" emotivamente e psicologicamente al gesto della madre, pur di salvarla ha dovuto dimenticarsene (anche se le memorie implicite dell'evento hanno continuato ad esserci), questo almeno finché, in età abbastanza matura per rendersene conto, un secondo evento traumatico (con più di una similitudine col precedente) non ha rimesso in discussione la figura materna, oltre che il suo senso morale, costringendolo a fare i conti col mostro, fuori e dentro di sé. Seiichi capisce in modo fatidico e irrimediabile di non avere più punti di riferimento, di aver smarrito ogni senso di protezione e accudimento e di averli persi già molto tempo prima, slatentizzando e attivando in lui un senso di minaccia e pericolo costanti che non lo risparmieranno nemmeno dai suoi stessi ricordi, una volta riemersi.
Alla fine di tutto non sapremo mai davvero se Seiichi sia riuscito a diventarsi... forse per lui è una meta impossibile da raggiungere, e secondo me l'aver assistito la madre morente, dandole da mangiare, pulendola e ospitandola mentre lei si spegneva lentamente, è stato un modo per ucciderla...
Dentro di sé.
E quell'incamminarsi nella foschia l'ho vissuta simbolicamente, come un desiderio di smarrirsi, finalmente libero dalle brutture del mondo che ha conosciuto e che gli ha spezzato il cuore, e ritrovarsi.
... Bello anche l'averci mostrato che Seiichi è rimasto nel cuore, nei sogni e nelle speranze di quella compagna delle medie con cui ha condiviso un intenso seppur breve tratto di strada moltissimi anni prima, a riprova forse che non tutto è morto lì, con la morte dei suoi genitori... e c'è qualcun altro che desidera la sua felicità.
Magra consolazione, direte voi, certo. Tant'è.
Le ultimissime pagine - a colori! - ci mostreranno un Seiichi invecchiato, che sul finire di un giorno come un altro, tantissimi anni dopo quel pomeriggio in collina, si fermerà a guardare il tramonto, meravigliandosi di quella bellezza... e, chissà perché, gli tornerà in mente la madre.
Forse è solo un vecchio automatismo che si riaffaccia alla coscienza.
Ma questa volta non c'è pericolo, e ormai, quel volto non può più fargli del male.
FINE SPOILER
:)