Recensione
Twelve
6.5/10
Twelve è un drama coreano di otto episodi che è andato in onda nel 2025 sul canale KBS2.
Prima di entrare nel vivo della recensione, vorrei aprire una parentesi su una questione, in parte un po’ polemica: la distribuzione italiana.
Questo progetto è approdato in molti Paesi sulla piattaforma Disney+, cosa che però non è avvenuta in Italia.
Se inizialmente, infatti, Disney+ Italia aveva dato largo spazio ai drama, alcuni anche con doppiaggio in italiano per la gioia di molti spettatori, nell’ultimo periodo questa politica si è drasticamente ridotta.
Non solo il doppiaggio italiano ormai è diventato un’utopia, ma vengono distribuiti solo i drama originali "Disney Star Original" e con alcune limitazioni: i drama coreani arrivano, ma non sappiamo quanto durano le licenze; i drama giapponesi non sono tutti; l’unica serie taiwanese giunta da noi è stata tolta e i thailandesi non sono mai arrivati in catalogo.
Sicuramente dietro a queste scelte ci saranno delle ragioni commerciali ben precise e studiate, ma è un vero peccato che venga ridimensionato un palinsesto che si stava dimostrando più che valido e promettente.
Tornando a Twelve, il drama aveva tutte le carte in regola per essere un piccolo gioiello.
La trama unisce ambientazioni moderne con leggende orientali: i protagonisti sono i dodici segni zodiacali dell’oroscopo cinese che, al giorno d’oggi, devono affrontare una nuova battaglia.
Un mix di attualità e fantasy, proprio come piace alla maggior parte dei drama addicted e che poteva risultare una miscela perfetta.
A rendere questo progetto ancora più appetibile vediamo nomi di attori importanti come Park Hyung-sik (Soundtrack #, Happiness, Strong Woman Do Bong Soon, Hwarang), Seo In-guk (Death’s Game, Hello Monster) e Na In-woo (Marry My Husband), solo per rammentare i primi che mi vengono in mente.
Tuttavia emergono fin da subito dei problemi e il primo che percepiamo è forse la mancanza di un tocco più intimo e delicato nella sceneggiatura; viene presentata una storia d'amore, ma non è spiegata al meglio, come non sono approfondite le vicende passate dei personaggi.
Per questo motivo, e per il fatto che la storia passata viene svelata in maniera lenta con pochi minuti per episodio, lo spettatore fatica ad affezionarsi ai protagonisti e ad enfatizzare con loro, finendo per rimanerne distaccato.
Sicuramente, se il drama avesse goduto di qualche episodio in più, la narrazione avrebbe respirato meglio, spiegando retroscena e dando più spessore a personaggi che sembrano un po' buttati lì, senza troppi approfondimenti.
Produttore, sceneggiatore e protagonista è Ma Dong-seok (Train to Busan, The Soul-Mate) e questo drama sembra, appunto, scritto e prodotto per enfatizzare le sue qualità.
Il talento di Ma Dong-seok è indiscutibile sia nelle scene d’azione come lottatore, sia come attore in generale, e proprio per questo non c’era bisogno di sottolinearlo ulteriormente.
Anzi, a mio avviso, riducendo le scene di combattimento (in cui comunque Ma Dong-seok è stato impeccabile, anzi, oserei dire fichissimo), la storia ne avrebbe beneficiato perché si sarebbe potuta sviluppare in modo migliore.
Questa eccessiva attenzione verso l’attore si riflette anche negli altri dettagli: i costumi e gli effetti speciali che ruotano intorno a lui sembrano più curati rispetto a quelli degli altri personaggi; alcuni abiti e alcune parrucche, soprattutto riguardanti la storia nel passato, davano l’impressione di essere più trascurati rispetto ai suoi.
Molto carina, invece, l’idea di far indossare ai personaggi degli abiti che riescono in qualche modo, per stoffa o per colore, a ricordare in maniera immediata l’animale dello zodiaco che interpretano: ad esempio Ma Dong-seok sfoggia spesso una tuta tigrata e Ko Kyu-pil indossa maglioncini color rosa maialino.
Non comprendo, infine, perché circondarsi di un cast stellare come questo se poi si riduce i loro ruoli a semplice spalle del protagonista.
Riprendendo i tre nomi menzionati sopra: Na In-woo è solo un ruolo di supporto che appare in pochi minuti all’interno del drama, tanto che la sua presenza si può considerare un cameo; Seo In-guk è quasi la spalla un po’ goffa del personaggio protagonista Tae-san, ruolo che gli riesce benissimo, ma ci aveva abituati a tutt’altro; Park Hyung-sik, infine, per metà del drama osserva la città dall’alto di un palazzo. A mio avviso, è un talento un po’ sprecato, anche se vederlo con i neri abiti di O-gwi, con tanto di mantello, piume da corvo e capelli lunghi, è un’immagine che non ha prezzo.
In conclusione, Twelve è un’occasione sprecata: la serie è godibile e si fa guardare, ma aveva tutte le carte in tavola per regalarci fuochi d’artificio, invece è stata solo una piccola fiammella.
Prima di entrare nel vivo della recensione, vorrei aprire una parentesi su una questione, in parte un po’ polemica: la distribuzione italiana.
Questo progetto è approdato in molti Paesi sulla piattaforma Disney+, cosa che però non è avvenuta in Italia.
Se inizialmente, infatti, Disney+ Italia aveva dato largo spazio ai drama, alcuni anche con doppiaggio in italiano per la gioia di molti spettatori, nell’ultimo periodo questa politica si è drasticamente ridotta.
Non solo il doppiaggio italiano ormai è diventato un’utopia, ma vengono distribuiti solo i drama originali "Disney Star Original" e con alcune limitazioni: i drama coreani arrivano, ma non sappiamo quanto durano le licenze; i drama giapponesi non sono tutti; l’unica serie taiwanese giunta da noi è stata tolta e i thailandesi non sono mai arrivati in catalogo.
Sicuramente dietro a queste scelte ci saranno delle ragioni commerciali ben precise e studiate, ma è un vero peccato che venga ridimensionato un palinsesto che si stava dimostrando più che valido e promettente.
Tornando a Twelve, il drama aveva tutte le carte in regola per essere un piccolo gioiello.
La trama unisce ambientazioni moderne con leggende orientali: i protagonisti sono i dodici segni zodiacali dell’oroscopo cinese che, al giorno d’oggi, devono affrontare una nuova battaglia.
Un mix di attualità e fantasy, proprio come piace alla maggior parte dei drama addicted e che poteva risultare una miscela perfetta.
A rendere questo progetto ancora più appetibile vediamo nomi di attori importanti come Park Hyung-sik (Soundtrack #, Happiness, Strong Woman Do Bong Soon, Hwarang), Seo In-guk (Death’s Game, Hello Monster) e Na In-woo (Marry My Husband), solo per rammentare i primi che mi vengono in mente.
Tuttavia emergono fin da subito dei problemi e il primo che percepiamo è forse la mancanza di un tocco più intimo e delicato nella sceneggiatura; viene presentata una storia d'amore, ma non è spiegata al meglio, come non sono approfondite le vicende passate dei personaggi.
Per questo motivo, e per il fatto che la storia passata viene svelata in maniera lenta con pochi minuti per episodio, lo spettatore fatica ad affezionarsi ai protagonisti e ad enfatizzare con loro, finendo per rimanerne distaccato.
Sicuramente, se il drama avesse goduto di qualche episodio in più, la narrazione avrebbe respirato meglio, spiegando retroscena e dando più spessore a personaggi che sembrano un po' buttati lì, senza troppi approfondimenti.
Produttore, sceneggiatore e protagonista è Ma Dong-seok (Train to Busan, The Soul-Mate) e questo drama sembra, appunto, scritto e prodotto per enfatizzare le sue qualità.
Il talento di Ma Dong-seok è indiscutibile sia nelle scene d’azione come lottatore, sia come attore in generale, e proprio per questo non c’era bisogno di sottolinearlo ulteriormente.
Anzi, a mio avviso, riducendo le scene di combattimento (in cui comunque Ma Dong-seok è stato impeccabile, anzi, oserei dire fichissimo), la storia ne avrebbe beneficiato perché si sarebbe potuta sviluppare in modo migliore.
Questa eccessiva attenzione verso l’attore si riflette anche negli altri dettagli: i costumi e gli effetti speciali che ruotano intorno a lui sembrano più curati rispetto a quelli degli altri personaggi; alcuni abiti e alcune parrucche, soprattutto riguardanti la storia nel passato, davano l’impressione di essere più trascurati rispetto ai suoi.
Molto carina, invece, l’idea di far indossare ai personaggi degli abiti che riescono in qualche modo, per stoffa o per colore, a ricordare in maniera immediata l’animale dello zodiaco che interpretano: ad esempio Ma Dong-seok sfoggia spesso una tuta tigrata e Ko Kyu-pil indossa maglioncini color rosa maialino.
Non comprendo, infine, perché circondarsi di un cast stellare come questo se poi si riduce i loro ruoli a semplice spalle del protagonista.
Riprendendo i tre nomi menzionati sopra: Na In-woo è solo un ruolo di supporto che appare in pochi minuti all’interno del drama, tanto che la sua presenza si può considerare un cameo; Seo In-guk è quasi la spalla un po’ goffa del personaggio protagonista Tae-san, ruolo che gli riesce benissimo, ma ci aveva abituati a tutt’altro; Park Hyung-sik, infine, per metà del drama osserva la città dall’alto di un palazzo. A mio avviso, è un talento un po’ sprecato, anche se vederlo con i neri abiti di O-gwi, con tanto di mantello, piume da corvo e capelli lunghi, è un’immagine che non ha prezzo.
In conclusione, Twelve è un’occasione sprecata: la serie è godibile e si fa guardare, ma aveva tutte le carte in tavola per regalarci fuochi d’artificio, invece è stata solo una piccola fiammella.