logo AnimeClick.it

9.5/10
-

"Harem End" è uno dei tanti capolavori di Kago che non vorrei fosse dimenticato.

La logica è questa: il racconto parte facendo il verso ironico al genere harem che di solito troviamo negli ecchi o negli hentai e lo porta ad un livello di delirio fuori da ogni immaginazione. Se pensate di sapere cos'è il macabro, in "Harem End" troverete l'ultra-macabro. Se pensate di immaginare cos'è la violenza, in "Harem End" troverete il vostro limite di sopportazione.

Leggere un'opera come questa infatti richiede da una parte coraggio e dall'altra la continua ricerca di una consapevolezza su chi siamo e cosa vogliamo dalla vita, consapevolezza che ci serve per porre un muro di difesa tra noi e l'opera.

I personaggi sono credibili, e seppure tratteggiati, i loro caratteri risultano persino condivisibili. Rimane invece impossibile immaginare che un mondo come quello di Kago possa essere anche solo desiderabile. Eppure, credo stia proprio qui l'arte pura che riesce a portare sulle tavole il maestro Kago: tutta la violenza che l'autore disegna è già esistita da qualche parte nella storia dell'umanità. Sembra di leggere una fiction invece Kago non fa altro che portare su carta le conseguenze dei nostri pensieri.

Lo stile narrativo di Kago si basa sul partire da una ambientazione apparentemente realistica, per poi arrivare gradualmente a rompere i limiti che come esseri sociali ci poniamo, per varie ragioni (non fare del male agli altri per esempio). I limiti sono la rete di sicurezza delle nostre società, eppure Kago immagina mondi in cui questi limiti siano liberamente valicabili, pur mantenendo un legame con le conseguenze.

L'universo proposto in "Harem End" è di tipo frattale (visto ad esempio anche ne "Il Grande Funerale", "Dementia 21" e altre opere del maestro). Una violenza ne genera un'altra uguale e contraria. I buoni si confondono coi cattivi, per poi scoprire che non esistono buoni, ma solo conseguenze alle azioni, compiute a volte per nessun motivo... e proprio qui, nella banalità del male, troviamo la descrizione del germe della follia che sembra agire con una propria identità a discapito della volontà dei personaggi, e che se vogliamo è il punto più terrorizzante di tutta l'opera.

Per non cadere nell'abisso della follia i protagonisti si nascondono nei loro fetish, sempre più estremi, con conseguenze difficili da prevedere (questa parte la ritroviamo approfondita e dettagliata in "Fraction" e "Il Grande Funerale").

Non vi racconto volontariamente parti della trama perché credo che la scoperta incrementale delle idee di Kago sia parte integrante del gusto di leggere i suoi fumetti.

Kago è un autore che ha dovuto inventare un suo "genere" per poter essere accettato, con la sua incredibile ironia e gusto del macabro. Per poter leggere questo "Harem End", così come tante altre opere del maestro è fondamentale approcciarsi con una mente aperta, non farsi abbattere dalla violenza, spesso inaudita e crudele, di cui è strapieno e andare oltre, arrivare al senso dell'opera stessa: cosa voleva dirmi questo autore? Di cosa era stanco? Cosa ha voluto "punire" con le sue tavole spietate?
E spesso la risposta a queste domande non riguarda tanto il lettore quanto piuttosto il contesto del mondo che tutti assieme stiamo costruendo, giorno dopo giorno.