Recensione
Oh, Baby!
5.5/10
C'è un momento, leggendo Oh, Baby!, in cui ti chiedi se stai sfogliando un manga erotico, una parodia di James Bond o il quaderno di un liceale che ha deciso di risolvere la crisi energetica mondiale con l'ormone dell'amore.
Ōshima Takeshi, autore ormai dimenticato, non si pone limiti: mischia esperimenti chimici, triangoli amorosi, spie, laboratori segreti sotto alla montagna, e studenti più confusi che colpevoli. Il risultato? Una centrifuga narrativa che alterna erezioni (credo ci sia di media un'erezione ogni 2 pagine), agenti doppiogiochisti, lezioni di biologia fin troppo pratiche, e persino missioni nella giungla amazzonica alla ricerca della “nuova fonte di energia del desiderio umano”.
Trama (si fa per dire)
Il giovane Kato Kazu, studente perennemente arrapato, si ritrova a bere per sbaglio una misteriosa sostanza inventata dalla professoressa Machi Hara, una “rikejo”, ossia scienziata femminile geniale e provocante.
Da quel momento, il suo corpo diventa campo di battaglia fra chimica, libido e comicità slapstick.
Ogni capitolo rilancia: un nuovo esperimento, una formula potenziata, un test segreto finito male… o fin troppo bene tra cambiamenti di genere e sperimentazioni amorose.
Col passare dei volumi, la trama smette qualsiasi pretesa di linearità e si trasforma in una sequenza di episodi assurdi, in cui la fisica quantistica convive serenamente con la gelosia sentimentale, e i reagenti chimici diventano pretesto per gag erotiche a volte simpatiche a volte stomachevoli (vedi comparsa di parassiti, polpi, robot).
Personaggi: manichini in cerca d'autore
Tutti corrono, gridano, si spogliano e si baciano, ma nessuno tranne la dottoressa Machi sembra evolvere.
Machi Hara è allo stesso tempo geniale, seducente, gelosa, cinica e completamente folle. Kazu resta l'eroe imbranato per eccellenza, oscillante fra senso di colpa e curiosità adolescenziale.
Gli altri? Comparse funzionali alla prossima scena di nudo o al prossimo scivolone di laboratorio.
A ogni volume si aggiungono figure sempre più improbabili: gemelle del club di scienze, insegnanti rivali, ispettori ministeriali, cattivi che ricordano i villain di 007 e, in un episodio particolarmente delirante, perfino un misterioso "professore delle testuggini" che cerca di brevettare l'energia erotica come fonte rinnovabile.
Ritmo e stile
Ōshima disegna con tratto pulito e dinamico, tipico del seinen anni '80, ma il ritmo è una giostra impazzita: si passa da una gag scolastica a una scena erotica a una cospirazione internazionale nel giro di quattro pagine.
Non c'è respiro, non c'è coerenza, e forse è proprio questo il fascino del disastro.
Temi (tra il serio e l'assurdo)
Sotto l'involucro di umorismo spinto si intravedono spunti ironici: la scienza come pretesto per l'eros, il potere come forma di desiderio, e il confine sottile fra conoscenza e istinto. Per un manga scritto prima dell'invenzione del Viagra e del Cialis se ci pensiamo non è male come intuizione.
Ma ogni volta che un tema profondo affiora, arriva una scena in bagno o un incidente con provetta a spegnerlo.
È un continuo sabotaggio di sé stesso, come se l'autore volesse ricordarci che la logica, in questo laboratorio, è l'unico ingrediente mancante.
Il verdetto
*感じさせてBABY* è un manga pieno di idee folli, trovate comiche e nudità gratuite.
Non emoziona per la trama, non convince per la psicologia, ma conquista chi ama l'eccesso e la nostalgia delle riviste giapponesi di fine anni '80.
È una caricatura di ogni cliché erotico-scientifico mai inventato, un'opera che vive di puro impulso, come la sua stessa “pozione miracolosa”: esplosiva, confusionaria e assolutamente impossibile da prendere sul serio.
Ōshima Takeshi, autore ormai dimenticato, non si pone limiti: mischia esperimenti chimici, triangoli amorosi, spie, laboratori segreti sotto alla montagna, e studenti più confusi che colpevoli. Il risultato? Una centrifuga narrativa che alterna erezioni (credo ci sia di media un'erezione ogni 2 pagine), agenti doppiogiochisti, lezioni di biologia fin troppo pratiche, e persino missioni nella giungla amazzonica alla ricerca della “nuova fonte di energia del desiderio umano”.
Trama (si fa per dire)
Il giovane Kato Kazu, studente perennemente arrapato, si ritrova a bere per sbaglio una misteriosa sostanza inventata dalla professoressa Machi Hara, una “rikejo”, ossia scienziata femminile geniale e provocante.
Da quel momento, il suo corpo diventa campo di battaglia fra chimica, libido e comicità slapstick.
Ogni capitolo rilancia: un nuovo esperimento, una formula potenziata, un test segreto finito male… o fin troppo bene tra cambiamenti di genere e sperimentazioni amorose.
Col passare dei volumi, la trama smette qualsiasi pretesa di linearità e si trasforma in una sequenza di episodi assurdi, in cui la fisica quantistica convive serenamente con la gelosia sentimentale, e i reagenti chimici diventano pretesto per gag erotiche a volte simpatiche a volte stomachevoli (vedi comparsa di parassiti, polpi, robot).
Personaggi: manichini in cerca d'autore
Tutti corrono, gridano, si spogliano e si baciano, ma nessuno tranne la dottoressa Machi sembra evolvere.
Machi Hara è allo stesso tempo geniale, seducente, gelosa, cinica e completamente folle. Kazu resta l'eroe imbranato per eccellenza, oscillante fra senso di colpa e curiosità adolescenziale.
Gli altri? Comparse funzionali alla prossima scena di nudo o al prossimo scivolone di laboratorio.
A ogni volume si aggiungono figure sempre più improbabili: gemelle del club di scienze, insegnanti rivali, ispettori ministeriali, cattivi che ricordano i villain di 007 e, in un episodio particolarmente delirante, perfino un misterioso "professore delle testuggini" che cerca di brevettare l'energia erotica come fonte rinnovabile.
Ritmo e stile
Ōshima disegna con tratto pulito e dinamico, tipico del seinen anni '80, ma il ritmo è una giostra impazzita: si passa da una gag scolastica a una scena erotica a una cospirazione internazionale nel giro di quattro pagine.
Non c'è respiro, non c'è coerenza, e forse è proprio questo il fascino del disastro.
Temi (tra il serio e l'assurdo)
Sotto l'involucro di umorismo spinto si intravedono spunti ironici: la scienza come pretesto per l'eros, il potere come forma di desiderio, e il confine sottile fra conoscenza e istinto. Per un manga scritto prima dell'invenzione del Viagra e del Cialis se ci pensiamo non è male come intuizione.
Ma ogni volta che un tema profondo affiora, arriva una scena in bagno o un incidente con provetta a spegnerlo.
È un continuo sabotaggio di sé stesso, come se l'autore volesse ricordarci che la logica, in questo laboratorio, è l'unico ingrediente mancante.
Il verdetto
*感じさせてBABY* è un manga pieno di idee folli, trovate comiche e nudità gratuite.
Non emoziona per la trama, non convince per la psicologia, ma conquista chi ama l'eccesso e la nostalgia delle riviste giapponesi di fine anni '80.
È una caricatura di ogni cliché erotico-scientifico mai inventato, un'opera che vive di puro impulso, come la sua stessa “pozione miracolosa”: esplosiva, confusionaria e assolutamente impossibile da prendere sul serio.