Recensione
Jujutsu Kaisen è un manga scritto e disegnato da Gege Akutami, pubblicato in Giappone su Weekly Shonen Jump e portato in Italia da Planet Manga. La serie è completa e conta 30 volumi totali.
La storia segue Yuji Itadori, ragazzo dal cuore buono, dotato di una forza fuori dal comune, che si ritrova coinvolto nel mondo degli stregoni dopo aver ingerito un frammento di Sukuna, una potentissima maledizione. Da qui comincia la sua lotta insieme ai compagni Megumi, Nobara e al suo insegnante Satoru Gojo, contro spiriti maledetti, stregoni corrotti e minacce sempre più grandi.
Il tratto di Akutami risulta particolarmente grezzo e le scene d’azione sono spesso caotiche, senza riuscire sempre a funzionare. Ci sono alcune tavole belle, ma nulla da incorniciare. Col passare del tempo lo stile cambia parecchio, non in meglio, e a volte i disegni risultano meno leggibili e più frettolosi, soprattutto nelle scene di combattimento.
La serie mette al centro temi come la paura della morte, il peso delle scelte, il destino imposto e il sacrificio. Vengono affrontati anche concetti più complessi come la solitudine degli stregoni, la disumanizzazione e il ruolo del potere nei rapporti. Peccato che molte idee, pur interessanti, vengano sviluppate in modo irregolare, alternandosi tra momenti alti e altri molto affrettati.
PARTE CHE CONTIENE SPOILER
Jujutsu Kaisen parte abbastanza bene: i primi archi narrativi hanno del potenziale, l’arrivo delle maledizioni più iconiche funziona e l’incidente di Shibuya è sicuramente il picco narrativo dell’intera opera. Da lì in poi però la serie perde molta coerenza: ritmo troppo veloce, alcune morti trattate senza il giusto peso e scelte che sembrano fatte più per shock che per narrativa.
Nobara è un esempio lampante: eliminata in modo netto e poi “riapparsa” con una spiegazione debole, quasi forzata, come se si dovesse per forza ricostruire il trio. Questo simboleggia i problemi della parte finale: Gege Akutami dimostra di essere alle prime armi e di non avere sempre una visione chiara della trama.
Nel complesso, Jujutsu Kaisen resta un’opera interessante per i neofiti del genere, ma i lettori più esperti la troveranno un miscuglio di idee poco strutturato. I personaggi faticano a creare empatia, l’autore dilunga troppo le scene di combattimento e i spiegoni sulle tecniche spezzano ulteriormente il ritmo già debole della storia. Nonostante alcuni momenti carini, manca attenzione ai dettagli e una pianificazione coerente della trama.
Dopo aver completato la seconda rilettura (ultimi tre volumi a parte), confermo il mio pensiero: idea di base simpatica, trama debole, personaggi non valorizzati e tavole che non brillano per bravura.
Personalmente non posso andare oltre al 5.5/10.
La storia segue Yuji Itadori, ragazzo dal cuore buono, dotato di una forza fuori dal comune, che si ritrova coinvolto nel mondo degli stregoni dopo aver ingerito un frammento di Sukuna, una potentissima maledizione. Da qui comincia la sua lotta insieme ai compagni Megumi, Nobara e al suo insegnante Satoru Gojo, contro spiriti maledetti, stregoni corrotti e minacce sempre più grandi.
Il tratto di Akutami risulta particolarmente grezzo e le scene d’azione sono spesso caotiche, senza riuscire sempre a funzionare. Ci sono alcune tavole belle, ma nulla da incorniciare. Col passare del tempo lo stile cambia parecchio, non in meglio, e a volte i disegni risultano meno leggibili e più frettolosi, soprattutto nelle scene di combattimento.
La serie mette al centro temi come la paura della morte, il peso delle scelte, il destino imposto e il sacrificio. Vengono affrontati anche concetti più complessi come la solitudine degli stregoni, la disumanizzazione e il ruolo del potere nei rapporti. Peccato che molte idee, pur interessanti, vengano sviluppate in modo irregolare, alternandosi tra momenti alti e altri molto affrettati.
PARTE CHE CONTIENE SPOILER
Jujutsu Kaisen parte abbastanza bene: i primi archi narrativi hanno del potenziale, l’arrivo delle maledizioni più iconiche funziona e l’incidente di Shibuya è sicuramente il picco narrativo dell’intera opera. Da lì in poi però la serie perde molta coerenza: ritmo troppo veloce, alcune morti trattate senza il giusto peso e scelte che sembrano fatte più per shock che per narrativa.
Nobara è un esempio lampante: eliminata in modo netto e poi “riapparsa” con una spiegazione debole, quasi forzata, come se si dovesse per forza ricostruire il trio. Questo simboleggia i problemi della parte finale: Gege Akutami dimostra di essere alle prime armi e di non avere sempre una visione chiara della trama.
Nel complesso, Jujutsu Kaisen resta un’opera interessante per i neofiti del genere, ma i lettori più esperti la troveranno un miscuglio di idee poco strutturato. I personaggi faticano a creare empatia, l’autore dilunga troppo le scene di combattimento e i spiegoni sulle tecniche spezzano ulteriormente il ritmo già debole della storia. Nonostante alcuni momenti carini, manca attenzione ai dettagli e una pianificazione coerente della trama.
Dopo aver completato la seconda rilettura (ultimi tre volumi a parte), confermo il mio pensiero: idea di base simpatica, trama debole, personaggi non valorizzati e tavole che non brillano per bravura.
Personalmente non posso andare oltre al 5.5/10.
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