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kirk

Episodi visti: 14/12 --- Voto 8,5
A soli tre anni dalla sua fondazione lo studio Shuka prova ad avventurarsi in una storia di mafia ai tempi del Proibizionismo in America, e ottiene un ottimo risultato, pari a quello di “Baccano!”, che è ambientato nello stesso periodo, ma, preferendo il soprannaturale come terreno d’azione, è assai diverso.
Il regista è Hiro Kaburagi, che ha lavorato nello stesso ruolo per vari studi: TMS Entarteinment, Xebec, Brain’s Base, Wit Studio... e quindi, pur non avendo tante opere al suo arco, si può dire che è un regista che si è fatto conoscere anche in Italia, dove altre sue opere sono arrivate per il canale amatoriale. Alla series composition abbiamo un artista che ha collaborato anche con lo studio Ghibli nella stessa funzione, Taku Kishimoto (“I racconti di Terramare”, “Ponyo sulla scogliera”), e si è occupato con il regista anche della sceneggiatura di “91 Days”.
Oltre loro ci sono molti altri artisti conosciuti, dunque il prodotto non poteva che venire bene; menzione d’onore a TK e alla sigla di apertura “Signal”.

La trama scorre veloce: sono i giorni che ci impiega Angelo Ragusa, aka Avilio Bruno, ad eliminare i quattro uomini che hanno ucciso suo padre, sua madre e il suo fratellino, nel momento in cui Vincent Vanetti diventa capo clan e Testa Ragusa (il padre) rimane fedele al vecchio boss.
Dirò la verità, io sono esperto di altri periodi storici e non so niente di come funzionavano i clan della mafia americana agli inizi degli anni ’30, ma mi sembra improbabile che chi ammazza il boss ne prenda subito il posto, senza trovare vera opposizione, che si chiami Vanetti o Fango, in quanto nella vecchia mafia vigevano regole anche per la successione... ma non siamo in Sicilia, ma in una fantomatica Lawless, una città senza legge, che annega il ricordo delle violenze con il whisky.

Per quanto riguarda i nomi (che a molti sono sembrati una presa in giro a noi Italiani), ricordo che lo stesso Hirohiko Araki, che un po’ ci conosce, probabilmente ha preso i nomi a casaccio per il suo “Golden Wind”, tant’è vero che il protagonista è un ragazzo di nome Giovanna.
Per chi ama le storie di mafia e di vendetta, questa serie è sicuramente da vedere.


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Shiho Miyano

Episodi visti: 14/12 --- Voto 9,5
«91 days» è una serie del 2016, originale, composta da dodici episodi, cui si sommano un episodio ricapitolativo a metà serie e uno special, uscito a serie conclusa.
USA, anni ‘20, nel (fittizio) distretto di Lawless un contabile della mafia viene ucciso insieme alla moglie e al figlio minore, mentre Angelo, il maggiore dei figli, si salva, scappa e cambia il suo nome in Avilio; sette anni dopo una lettera anonima gli rivelerà i nomi dei responsabili. I 91 giorni del titolo sono quelli che Angelo/Avilio dedicherà a partire da quella rivelazione a portare a termine la sua vendetta.

Questa serie è un prodotto decisamente peculiare, per diversi motivi: il più immediato è quello relativo all’ambientazione (ho controllato nel database di AnimeClick.it, ci sono due anime che hanno fra i tag “Proibizionismo” - l'altro è «Baccano!»), è poi da segnalare l’assenza di qualsivoglia elemento fantastico/paranormale.

Altra particolarità è il protagonista: in un panorama in cui i protagonisti, spesso e volentieri, “martellano” lo spettatore con dialoghi, linguaggio corporeo esagerato, urla, dialoghi interiori (anche a più voci), qui abbiamo un personaggi sostanzialmente muto: Angelo/Avilio parla prevalentemente con le sue azioni e le sue parole sono poche e misurate, sempre dette nella consapevolezza di essere di fronte a potenziali nemici; i suoi gesti sono altrettanto misurati, per scorgerli bisogna osservarlo attentamente. Coprotagonista, decisamente riuscito, scritto per creare contrasto con l’ombroso Angelo, è Nero: anche lui brillante e capace, ma decisamente solare d’indole. Anche gli altri personaggi godono di una buona caratterizzazione, anche quando non godono di molto spazio sulla scena.

La storia è ben scritta, dura come richiesto dall’ambientazione: non cede al buonismo, ma nel contempo non indugia sulle scene di sangue per “fanservice”, le morti sono funzionali alla storia e il focus non è certo sulle scene splatter. Non cerca nemmeno di far piangere ad ogni costo. La storia ha un finale volutamente ambiguo (o forse sarebbe più corretto dire “suggestivo”) nella forma, ma (a mio parere) netto e conclusivo nella sostanza.

In quanto italofoni, purtroppo si è nella condizione peggiore per godere di questo prodotto: i responsabili della serie infatti hanno commesso una tremenda leggerezza nella scelta dei nomi. Hanno presumibilmente aperto un dizionario e scelto dei lemmi a caso. Già, perché Angelo è uno dei pochi nomi sensati, Avilio non è in uso ma è esistente, c’è ancora Nero che è quasi un nome (Neri lo è a tutti gli effetti), ma gli altri personaggi sono spesso dotati di un solo nome (il nome proprio? Il cognome? Non si capisce) che è tutto fuorché un nome proprio: Corteo, Fango, Scusa, Cerotto. L’effetto è, talora, involontariamente comico e, sempre, parecchio fastidioso. Se non conoscessi l’italiano, avrei probabilmente valutato questa serie con un dieci, ma mezzo punto devo toglierlo per il fastidio che mi hanno arrecato quei nomi.

Al di là del problema dei nomi il comparto tecnico è impeccabile: a partire dal character design di Tomohiro Kishi («My Little Monster»), passando per la regia di Hiro Kaburagi (che quest’anno, 2020, ha curato anche, e ottimamente per «Great Pretender») fino alla direzione della fotografia affidata a Hitoshi Tamura (che altri due suoi lavori che amo sono «Durarara!!» e «L'Immortale»).
La OST è di Shogo Kaida, è marcatamente orchestrale, fa il suo lavoro aiutando la resa efficace dell’atmosfera degli USA degli anni del Proibizionismo, alterna brani da storia “noir”, qualche pezzo più brioso, passa dal sinfonico allo swing e spesso ha timbri nostalgici e struggenti. Bellissima la opening di TK (difficile non ricordare le sue opening di «Tokyo Ghoul» e «Psycho-Pass»).

In conclusione: una storia dura, tragica, pensata fin nei piccoli particolari e ben realizzata, con una ambientazione “retrò”, con belle auto d'epoca, liquori trasportati in improbabili arbanelle di vetro e ananas sciroppati in scatola (e c’è anche qualcuno che ha voglia di vedere il mare...).


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Zama

Episodi visti: 7/12 --- Voto 6,5
È una storia di stampo italiano, e in particolare si parla di criminalità organizzata: per quanto sia un tentativo serio e convinto da parte di un fan di inscenare una vicenda mafiosa al meglio possibile, niente in questo prodotto supera la sufficienza. Come la storia di una vendetta portata avanti in maniera scontata o comunque piuttosto banale, con personaggi che a mio avviso rimangono piatti e inespressivi, e un senso di noia che mai mi ha abbandonato; con diversi gravi errori, come musiche country, pancake a colazione e un sacco di sbagli... ora venitemi a dire che il mafioso medio ascolta musica country e mangia pancake per iniziare la giornata! È un western o un anime di mafiosi, mi sono forse perso qualcosa? Anche i bar sono organizzati come saloon americani, a 'sto punto potrei non essere stato attento e scoprire che in realtà la vicenda si svolge negli Stati Uniti e non in Italia, ma già di per sé questo dubbio conferma quanto abbia fatto fatica a prestare attenzione al contenuto.

Se non fossi stato italiano, magari avrei dato un voto in più, ammaliato dalla parola mafia... in ogni caso il problema non è che si parla di qualcosa che conosco e ho sotto casa, il problema rimane il fatto che se ne parla male, che il prodotto è al massimo passabile. Sfido chiunque a paragonare quest'opera ad anime più famosi e ben riusciti, e trovare anche un singolo punto forte di "91 Days", non ne ha!
Come se non bastasse, in quest'opera i nomi propri dei personaggi sono nomi di animali pronunciati nella nostra lingua, come Serpente, Granchio ecc. Ora, magari da un punto di vista estero la parola suona italianizzata e quindi orecchiabile come "nome di gangster-italo", ma noi madrelingua ne capiamo anche il significato, e non posso certo prendere sul serio un mafioso che, anziché chiamarsi Francangelo Bonanno o Totò Reina, si chiama Granchio! Che delusione...

Belle opere sulla criminalità organizzata come "Gomorra" o "Quei bravi ragazzi" non sono nemmeno paragonabili a 'sta roba e, se reputo che "Casinò" di Martin Scorsese si meriti 10, non dovrei dare più di un 3 a "91 Days", tuttavia sono un bravo ragazzo e do quindi 6 a questo insipido lavoro (più mezzo voto perché siamo di fronte a un anime che almeno esce dai confini della regione del Kanto in Giappone).
Certo è che non sono giunto all'epilogo della storia e potrei essermi perso una parte cruciale, d'altro canto la visione di una serie deve accompagnarti al finale con gioia e non con voglia di suicidio, gioia che 'sta vicenda animata non mi ha procurato.
Ultimissima nota, al di là dell'ironia, 6,5 è il valore che attribuirei oggettivamente a questa storia e, ricordandoci che 6 è la sufficienza, non sto certo affermando che "91 Days" sia da buttare via, dico solo che non è una visione che decolla; se tuttavia ritenete di aver visto ormai tutto, abbassando di conseguenza il tiro (livello di ciò che si visiona), incappando in questo titolo potreste anche rimanerne piacevolmente colpiti.


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abracamarra

Episodi visti: 12/12 --- Voto 8
È un anime serio e appassionante: inizio molto lento e pesante, sviluppo intrigante e finale sorprendente e appassionato. È un anime che ti preannuncia tutto ciò che accadrà, lasciandoti in sospeso i modi in cui accadrà. Davvero piacevoli i risvolti di trama e le situazioni emozionali, sulle quali giocano molto gli ultimi episodi, davvero strappalacrime e commoventi. La forza di questo anime, dalla trama già sentita e risentita in moltissimi film e serie TV di mafia, sta nel fattore emozionale, nei sentimenti che esso suscita e nel desiderio di pensare che causa, della serie “Riuscirei mai a fare tutto questo?”
Un anime da vedere per chi avesse voglia di qualcosa di serio, ma da guardare senza eccessive aspettative.

NickyFlowers

Episodi visti: 12/12 --- Voto 8
Se qualcuno mi chiedesse quale sia la mia opinione su “91 Days” in meno parole possibili, risponderei che è stata una gradita sorpresa.

Quella di “91 Days” è una semplice storia di vendetta: Angelo Ragusa scappa dal suo paese natale, Lawless, dopo aver visto la sua famiglia assassinata davanti ai suoi occhi. Sette anni dopo egli fa ritorno sotto il nome di Bruno Avilio col desiderio di vendicare i suoi familiari uccisi dai Vanetti, una famiglia mafiosa che ha il controllo sulla città di Lawless. La vendetta di Angelo si realizzerà in novantuno giorni, da qui il titolo della serie.

Ciò che più colpisce in un anime del genere è la sceneggiatura: la storia, nonostante qualche episodio iniziale leggermente lento, ha un ritmo eccellente. Non ci sono sbavature o incoerenze, ma tutto è ben strutturato e coinvolgente grazie anche alla presenza di qualche colpo di scena.
Un altro punto di forza è la quasi totale assenza di buonismo. Non c’è spazio per la morale o la misericordia: se qualcuno deve morire, muore senza tanti giri di parole. E i personaggi sanno rappresentare al meglio quest’elemento, a partire dallo stesso Angelo: lui non ne vuole sapere di perdonare i Vanetti e rimane coerente con sé stesso, portando avanti il suo piano fino alla fine, anche a costo di uccidere persone a lui care. Per questo motivo Angelo è un perfetto antieroe: lo si vorrebbe odiare perché si sa che ciò che sta facendo è sbagliato, ma allo stesso tempo non si può fare a meno di amarlo. Un solo personaggio sarà in grado di metterlo in difficoltà: Nero Vanetti, l’allegro ed estroverso figlio di don Vincent Vanetti. Tra i due, infatti, nasce un grande rapporto di amicizia e di fiducia, che si sviluppa ottimamente nelle varie scene di confronto verbale che li vedono protagonisti, per poi raggiungere il suo apice nello splendido finale. Nel corso della storia, Angelo e Nero sembreranno due linee parallele che non si toccano mai, ma alla fine si avvicinano sempre di più, comprendendo di avere molte cose in comune.

Un difetto che è stato messo in evidenza da molti è la scelta dei nomi dati ai personaggi. Sebbene all’inizio certi nomi destavano vari sorrisi al solo sentirli, come Cerotto, Scusa o Testa, andando avanti ci si fa quasi l’abitudine. Di certo non si è trattata di una scelta azzeccata, ma personalmente non la considero una nota dolente.

La vera nota dolente dell’anime è l’apparato tecnico. Non si tratta di un pessimo lavoro: il character design e le ambientazioni sono ben curate. Tuttavia, le animazioni a volte non sono molto fluide. Mi ricordo particolarmente una scena in cui due personaggi camminavano, e sembrava che slittassero sullo sfondo. D’altro canto, le colonne sonore riescono a rendere perfettamente l’atmosfera dell’anime. L’opening e la ending invece sono discrete.

In conclusione, “91 Days” è un anime assolutamente consigliato. Nonostante presenti qualche difetto, riesce a narrare perfettamente la storia che si propone di raccontare, toccando vari argomenti oltre alla vendetta, come la famiglia o se ci sia o meno una definizione assoluta di giustizia. E’ probabile che molti non vorranno avvicinarsi a quest’anime perché di storie di mafia se ne ha fin sopra i capelli, ma, se lo si guarda senza tanti pregiudizi, qualcuno potrebbe rimanerne sorpreso, proprio come è capitato alla sottoscritta.


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Helena90

Episodi visti: 12/12 --- Voto 9
Attenzione: la recensione contiene lievi spoiler

Stati Uniti, 1921.
I fatti che si andranno a raccontare si svolgono a Lawless, fittizia cittadina dell'Illinois, nel periodo del Proibizionismo, quando la fabbricazione e la vendita di alcool erano assolutamente vietati. Ma, come suggerisce anche il nome, a Lawless non esistono leggi da rispettare, e la mafia la fa da padrona, traendo vantaggi e profitti dalla vendita sotto banco di alcolici di ogni tipo. Tre sono le famiglie mafiose che si contendono il dominio sulla città: Vanetti, Orco e Galassia. Ma tutte dovranno prima o poi vedersela con la furia di Angelo Ragusa.

"91 Days" è un anime del 2016 di soli dodici episodi, incentrato sul giovane Angelo Ragusa, l'affascinante protagonista di questa storia che ha assistito al brutale omicidio dei suoi genitori e di suo fratello Luce, e che dopo sette anni dal tragico evento in cui è riuscito a salvarsi riceve una lettera con i nomi dei mafiosi della famiglia Vanetti che hanno assassinato la sua famiglia.
Con l'identità di Avilio Bruno, decide di vendicarsi, introducendosi all'interno della famiglia Vanetti con il pretesto di vendere il Lawless Heaven, un ottimo liquore prodotto dal suo amico di infanzia Corteo.
Nel corso dell'anime, Avilio riuscirà a integrarsi perfettamente nella famiglia Vanetti e vivrà mille disavventure con Nero, figlio del boss Don Vincent Vanetti, con il quale stringerà un rapporto quasi fraterno, fino a diventare il suo braccio destro.

A parte la scelta di nomi fin troppo bizzarri, "91 Days" è un anime che merita decisamente una visione anche da parte di chi come me non è un amante del genere "mafia". Bisogna riconoscere infatti che la storia è veramente ben costruita ed è ricca di momenti e colpi di scena che ti tengono incollato allo schermo.
Il tema della vendetta viene tratteggiato benissimo, e ogni scelta posta in essere dal protagonista, seppur incomprensibile all'inizio, risulta sempre azzeccata e idonea a stupire. Impossibile non tifare per Angelo, un protagonista diverso rispetto ai soliti, perché non è tipo da perdersi in chiacchiere, preferendo di gran lunga agire. Un agire il suo particolarmente ponderato e intelligente, atto a giungere in maniera eccelsa alla conclusione del suo diabolico piano di vendetta.
Il finale poi è qualcosa di meraviglioso, ti colpisce dritto al cuore. Avilio, finalmente libero di essere Angelo Ragusa, scopre tutto sé stesso e tira fuori anni e anni di rancore per la famiglia Vanetti in un momento molto toccante e profondo che lascia il segno.
Lo studio Shuka ha saputo creare un anime di ottima fattura che non credevo potesse piacermi così tanto, e invece, nonostante un paio di nei e il ritmo un po' lento in alcuni episodi, è riuscito a catturarmi, e sono sicura che riuscirà a farlo anche con voi.

Il comparto grafico è di buon livello, chara design ottimo.
Opening ed ending sono perfettamente adatte allo stile della serie, ma fuori dal contesto non sono riuscite a prendermi, anche se la opening non è affatto malvagia.


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npepataecozz

Episodi visti: 12/12 --- Voto 7
A seguito dell'emanazione del XVIII emendamento, il 16 gennaio 1920 negli Stati Uniti entrò in vigore il Proibizionismo: da quel momento fino al 1933 la produzione e la vendita di bevande alcoliche nel Paese a stelle e strisce venne considerata un'attività illegale. Ma, come spesso accade, quando qualcosa diventa "proibito", finisce fatalmente per aumentare ancora di più il suo fascino presso quella parte della popolazione che, per natura, è poco incline ai moralismi; e così le principali associazioni criminali americane poterono sfruttare il Proibizionismo per creare un nuovo mercato clandestino che garantì loro, in quegli anni, profitti altissimi.
Ma non voglio tediare ulteriormente il lettore: immagino che, almeno per sommi capi, questa storia la conosciate tutti benissimo. Quello che però in pochi conoscono è una strana tradizione in vigore presso i componenti delle varie famiglie mafiose italiane trapiantate in America in occasione della nascita di un figlio: a quei tempi una prole numerosa era segno di prosperità e la prosperità, a quei tempi, era il risultato della vendita clandestina di alcolici. Ma allora perché non celebrare assieme le due cose? Nacque così l'usanza secondo cui il padre di famiglia dovesse passare il giorno del battesimo del suo discendente completamente ubriaco. Purtroppo però questi finiva puntualmente per presentarsi completamente "ciucco" all'altare e, cosa più grave, finiva per dimenticare il nome scelto per il bambino; così, quando arrivava il momento di comunicarlo al prete, si sparavano parole a casaccio. Ed ecco spiegato il perché in quegli anni nomi come Testa, Granchio, Cerotto, Serpente, Strega o Frate erano all'ordine del giorno. Tra questi mancava ancora "Petaloso", ma d'altronde questo termine è entrato a far parte della lingua italiana solo da poco, per cui nisba.
Scherzi a parte, ho voluto affrontare la questione dei nomi in "91 Days" già nella premessa un po' per sottolineare l'importanza della cosa e un po' per liberarmi subito del problema. A mio parere, infatti, se si sceglie di fare un film o un anime sulla mafia italiana, la scelta dei nomi dei vari personaggi è importante e non può essere risolta prendendo un vocabolario della nostra lingua e scegliendo termini a caso. Chi non conosce l'italiano probabilmente non ci farà troppo caso; ma ciò non può essere considerata come una giustificazione per due motivi: il primo è che questa recensione è diretta a un pubblico italiano e, per chi capisce la nostra lingua, i doppi sensi che nascono nei dialoghi sono troppi e finiscono per rovinare completamente l'atmosfera. Eviterò di fare esempi in questa sede, ma nei miei commenti agli episodi ho pensato di evidenziare quelli che ho trovato più buffi, e chi è interessato alla cosa può andare a leggerseli lì. In secondo luogo in tutti i film dello stesso tipo la scelta dei nomi è sempre molto accurata, anche se non si tratta di una produzione italiana. Questa attenzione non è casuale o inutile: pensate che la fama cinematografica di don Vito Corleone sarebbe stata la stessa se si fosse chiamato don Vito Orco oppure don Cerotto Corleone?

"91 Days" nasce come anime originale prodotto dallo studio Shuka da un soggetto di Taku Kishimoto; la regia è di Hiro Kaburagi.
Dopo aver assistito, in tenera età, alla strage della sua famiglia ad opera di tre uomini bendati, Angelo Ragusa vive da anni in funzione del suo desiderio di vendetta. La possibilità di realizzarla si concretizza quando il giovane riceve una lettera anonima in cui vengono indicati come autori degli omicidi Vincent Vanetti, capo dell'omonimo clan, suo figlio Nero e un affiliato alla famiglia, tale Vanno Clemente. Adottando il falso nome di Bruno Avilio e con l'aiuto del suo amico d'infanzia Corteo, Angelo riuscirà a infiltrarsi nei ranghi della famiglia mafiosa dei Vanetti e ad ottenere la fiducia dei capi; e una volta all'interno del clan non gli resterà che attendere il momento più opportuno per realizzare il suo piano.

Al di là della questione dei nomi devo dire che, in tutta franchezza, questo anime non mi ha entusiasmato molto. Si tratta senz'altro di una buona storia, ma i continui alti e bassi non gli consentono di fare quel salto di qualità che in molti, invece, si aspettavano.
In primo luogo l'evoluzione degli eventi è lentissimo: sono troppi gli episodi in cui non succede sostanzialmente nulla, per poi cercare di recuperare la declinante attenzione dello spettatore attraverso una serie di colpi di scena sul finale. Credo che si sarebbe ottenuto un effetto migliore se si fosse deciso di farne un film piuttosto che una serie di dodici episodi: tutte le parti che fungono solo da "riempitivo" non sarebbero state più necessarie, ci sarebbero stati meno tempi morti e la sua visione sarebbe stata meno frustrante.
In secondo luogo, pur essendo un anime su "Cosa Nostra", "91 Days" non sembra riuscire a riprodurne adeguatamente i tratti caratteristici, e ciò sia a livello di mentalità che a livello di azione: i Vanetti più che una famiglia mafiosa sembrano un insieme di cani sciolti che prendono iniziative per conto proprio. Don Orco, poi, è pure peggio: una persona che fa uccidere il cuoco perché non ha gradito le lasagne non è un capoclan, ma uno psicopatico mentecatto. Se analizziamo, poi, un altro degli elementi che generalmente caratterizzano questo genere, e cioè le sparatorie, la situazione non migliora: si passa da momenti in puro stile "Galaga", in cui tutti sparano a casaccio senza sosta, a momenti di pura illogicità, come quando si continua a sparare a un bancone corazzato invece di aggirarlo, per poi ripararsi dietro un barile quando cominciano a piovere bottiglie (cosa inutile, perché per definizione piovono "dall'alto" e non orizzontalmente).
I personaggi, infine, non hanno abbastanza carisma: Angelo è una mummia per i due terzi della durata dell'anime; Nero è un simpatico guascone, ma è di una ingenuità sconcertante; Fango è tutto fuorché un mafioso. Corteo e Vincent Vanetti non sono pervenuti.

A salvare questo anime dalla bocciatura, invece, sono la sceneggiatura e la parte finale.
La sceneggiatura nel suo complesso regge: il principio "causa-effetto" viene sostanzialmente rispettato, ci sono poche trascurabili contraddizioni e nei momenti cruciali si fa sempre la scelta più logica, anche a rischio di diventare impopolari.
La parte finale, poi, è di altissimo livello e ripaga con gli interessi la fiducia dello spettatore che non ne ha interrotto la visione nonostante diversi episodi molto sottotono. I personaggi finalmente smettono di essere delle statue di marmo o delle improponibili macchiette e prendono finalmente vita, rivelando la loro emotività nascosta e una personalità tutt'altro che superficiale; lo scorrere degli eventi diventa più veloce e appassiona davvero; la trama riesce ad esprimere appieno tutto il suo potenziale, tramortendo lo spettatore come un pugile che riesce a sferrare il pugno decisivo dopo un'attenta e curata preparazione. Lasciare, poi, al pubblico una serie di incognite risolvibili solo guardando e riguardando con attenzione le ultime scene è un tocco di classe che ho gradito moltissimo.

Il livello grafico raggiunto non mi ha entusiasmato molto; al contrario la colonna sonora è molto bella. In particolare la sigla iniziale, "Signal" di TK (l'inconfondibile voce di "Unravel", l'opening di "Tokyo Ghoul") è un piccolo gioiellino; la sigla finale, invece, è "Rain or Shine" cantata da Elisa.

In sede di giudizio posso affermare che "91 Days" non mi è affatto dispiaciuto; ma, a mio avviso, da qui a considerarlo come un'opera di prima fascia ce ne corre. Si tratta di un anime sicuramente godibile, con punte di grandissima qualità; ma preso complessivamente mi è sembrato un anime nella media, da valutare positivamente ma senza menzioni speciali.


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Hachiman

Episodi visti: 12/12 --- Voto 10
La storia è ambientata nell’America degli anni ’30, quando il Proibizionismo vigeva ferreo per le strade e l’unico rimedio era il contrabbando tramite la mafia. Il protagonista è un ragazzo di nome Angelo Ragusa, uno dei due figli di Testa Ragusa, un contabile della mala della città di Lawless situata nello Stato dell’Illinois. Una sera la famiglia Ragusa viene uccisa da quattro uomini appartenenti allo stesso clan, ovvero i “Vanetti”.
Riesce a salvarsi solamente il piccolo Angelo, finché sette anni più tardi lo stesso ragazzo, che nel frattempo ha cambiato città e identità in Avilio Bruno, non riceve una lettera con scritti i nomi degli uomini che uccisero i suoi familiari. Intento a vendicare la loro morte, parte alla volta di Lawless per unirsi ai Vanetti e chiudere i conti con il passato.

L’anime presenta molti personaggi, tra cui spiccano Nero Vanetti, Corteo, Fango, Orco, Barbero, Cerotto, Frate e Ronaldo.
Nero è uno dei due figli di Don Vincent Vanetti dal carattere non troppo severo, che abbina l’attesa con l’audacia. A differenza degli altri personaggi sa gestire bene anche le situazioni più critiche con l’estrema tranquillità e facilità di chi, nonostante sia un figlio del Don, è cresciuto nei vicoli della città. Nonostante tutto risulta essere estroverso e con un grande senso di rispetto per la propria famiglia.
I rapporti con suo fratello Frate però non sono idilliaci, anzi, se da un lato Nero è fermo nella sua idea che i Vanetti non debbano essere i sottoposti dei Galassia, la famiglia mafiosa originaria di Chicago più grande di Lawless e dintorni, dall’altra c’è Frate che, pur di mantenere gli equilibri con le varie famiglie, scende a patti con loro per la sopravvivenza del clan.
Frate è manipolabile, un carattere incerto e insicuro, sottomesso dall’ombra di Nero per via del rapporto con il padre, infatti soffre di un’estrema gelosia verso il fratello perché Don Vincent, nonostante Nero sia scappato più volte di casa, l’ha sempre preferito a lui.

Della famiglia Vanetti fa parte Barbero, il consigliere del clan. Meticoloso, preciso, dubbioso di tutto e tutti, intuisce subito l’avversità che Avilio in realtà possiede verso i Vanetti e il più delle volte suggerisce a Nero di non usufruire del giovane e di tenersi alla larga. Oltre ad Avilio dubita anche di Corteo, l’amico fidato del protagonista.
Prima che la famiglia venisse uccisa, Corteo e Angelo giocavano insieme a un loro amico nella casa dei Ragusa, successivamente, dopo aver salutato il suo compagno di giochi, avvenne lo sterminio, e infatti è l’unico che sa chi è veramente Avilio e l’unico che da un lato l’appoggia nella vendetta, ma senza troppa convinzione, poiché capisce che entrando in un clan mafioso il destino di entrambi è segnato.
Nutre un profondo sentimento di amicizia con il protagonista e non lesina critiche ma anche aiuti per i vari piani. Intelligente ma non temerario, diviene uno dei personaggi focali nel corso dell’opera, infatti grazie al suo liquore di contrabbando riesce a far ammettere sia lui che Avilio nei Vanetti.
Alcune volte vengono aiutati da Cerotto, un ragazzo che si può definire “galoppino”, in quanto viene chiamato per lavori di una certa difficoltà. Brontolone ma di buon cuore, specialmente con Corteo.

Dalla parte dei “cattivi” invece risalta sicuramente Fango, un subordinato d’alto rango della famiglia Orco che vuole fare le scarpe al boss stesso. Schizofrenico, esaltato, folle, rude, masochista, con un talento per la cucina - capirete la battuta in corso d’opera -, Fango è una miccia pronta ad esplodere in qualsiasi momento. Un soggetto molto ambizioso e temerario che riesce nell’intento di cambiare perennemente le carte in tavola nella sua guerra personale a Don Orco.
Quest’ultimo infatti è un boss spietato con una passione per il buon cibo a tal punto che chi non cucina bene viene eliminato. Superbo e altezzoso, Don Orco crede di comandare sui Vanetti e sui Galassia.
Proprio in quest’ultimi c’è Ronaldo Galassia, figlio del Don e marito di Fio Vanetti, sorella di Frate e Nero. Cerca di sfruttare sua moglie e il fratello più debole per smantellare dall’interno i Vanetti e trasformarli in subordinati del clan.

Vengono mostrati altri personaggi come Vanno Clemente - amico intimo di Nero -, Don Vincent, Don Galassia, Ganzo, che in un modo o nell’altro nel corso della storia risultano essere decisivi, anche apparendo poco o nulla, a dimostrazione di come ogni persona di questa serie sia ben realizzata sia nello scorrere degli eventi sia nelle caratterizzazioni dei personaggi.

Un grande punto a favore di “91 Days” è sicuramente il livello di caratterizzazione dei personaggi, i confronti sui vari comportamenti, sulle varie dinamiche.
Se da un lato c’è Nero che è allegro e luminoso ma ligio ai doveri della famiglia, dall’altra c’è Avilio che, pur di arrivare al suo scopo, non lesina nell’abbassarsi a uccidere o scortare lo stesso Nero o fare da sicario, intermediario. Duro nel suo carattere e determinato a vendicare i propri cari, Avilio lascia raramente spazio ai sorrisi, tenendo sempre il broncio e parlando poco, solamente lo stretto necessario.
Nel suo cuore ma anche nella sua mente l’uccisione dei suoi genitori di fronte a lui è rimasta impressa a tal punto che tesse una tela robusta per scoprire i nomi dei quattro e poi elaborare piani per toglierli di mezzo.
Anche con Corteo si comporta parlando poco o, meglio, leggermente di più, ma sempre con l’aria dura e negativa. Un altro confronto lo si può fare tra Fango e Corteo.
Paradossalmente opposti di carattere, ma simili allo stesso tempo. Fango non è sano di mente, mentre Corteo è un ragazzo a modo, tranquillo, tuttavia entrambi sono capaci di gesti folli nelle situazioni di pericolo.
Certo, nella natura umana certe cose possono accadere, ma, quando sei in un momento decisivo, in una scelta tra il vivere e morire, la logica sparisce e si fa largo la rassegnazione del momento; invece entrambi nonostante tutto riescono a dar sfogo ad audaci azioni per liberarsi dei guai in maniera imprevedibile.

Frate e Ronaldo scendono entrambi a patti per il bene della famiglia, solamente che quel che cercano di fare è un gioco pericoloso. Frate è impacciato, disturbato, mentre Ronaldo abbastanza altezzoso come gli stessi Galassia.
Anche i tre Don, Orco, Vincent, Galassia: il primo è superbo, mentre il secondo sa il suo ruolo ma è un sognatore, mentre il terzo possiede tutto, ma viene incontro perché ormai non ha più nulla da guadagnare.

L’opera come scenografia è resa alla perfezione in ogni singola cosa. Vestiti, telefoni, auto, strade sono stati resi superlativi e non banali agli occhi dello spettatore. Avilio vive come un ragazzo di strada, e la prima impressione è proprio quella di un giovane che ormai può vivere solamente di furti.
Anche le stesse armi sono state realizzate egregiamente, infatti basta dare un’occhiata sin dall’inizio per capire che ci troviamo esattamente negli anni ’30. Il Proibizionismo all’epoca era in vigore e, a scongiurare tutto ciò, c’erano le distillerie nascoste. Ben fatti gli inseguimenti in auto e molte definizioni sul potere malavitoso americano.
Per fare un salto nella realtà in quell’epoca, esisteva Al Capone, che combatteva il Proibizionismo e si era assicurato il potere assoluto di Chicago. Qui, al posto di Chicago - dove i Galassia dominano in maniera principale -, il fulcro è Lawless, ma la situazione è la stessa.

La sceneggiatura poi risulta essere interessante e ben curata. Spiega bene per filo e per segno ogni passaggio, ogni dialogo, anche il più semplice risulta essere azzeccato per quel contesto. Se Avilio chiede a Nero del suo passato a pranzo, è perché il protagonista è ossessionato dalla vendetta e in quel momento di relax sapeva che il mafioso poteva intenerirsi e parlare un po’ di sé.
La costruzione del rapporto tra Avilio e Nero viene realizzata minuziosamente a tal punto che il Vanetti non può far a meno del suo ormai braccio destro anche a discapito di ciò che tutti pensano, Barbero in primo.
I raid, le uccisioni sono efficaci e brevi, senza esagerazioni, senza troppi dialoghi o cerimonie, fredde e decise come una vera rappresentazione mafiosa deve essere. Le sinfonie sono azzeccate per l’età in cui è ambientata la storia e tutto segue un filo logico dall’inizio fino al gran finale.
La curiosità di quest’opera è il fatto di associare nomi di persone e cose o animali in italiano. Angelo, Nero, Cerotto, Corteo, Vanno, Clemente, Scusa, Strega, Ronaldo e tantissimi altri nomi hanno quel sapore italo-americano che nei film ambientati tra l’epoca del Proibizionismo e gli anni ruggenti del ’50 danno quel tocco di classe in più.
Non mancano però anche alcune citazioni al famoso film “Il Padrino” di Coppola, specialmente il passaggio a nuovo Don della famiglia o alcune uccisioni che hanno ricordato la scena dove le “sette famiglie” vengono annientate dai Corleone.

Da sottolineare anche l’opening “Signal” di TK, autore già di alcune altre canzoni come l’intro di “Tokyo Ghoul” o gli arrangiamenti per “Psycho-Pass 2” o l’ending 15 di “Ninja Slayer”.

Non ci sono pecche, non ci sono buchi di trama e nemmeno situazioni paradossali.
Gli anni ’30 sono tornati a sorridere grazie a quest’anime di primo livello che dimostra come a volte basta uscire fuori dagli schemi classici come uno scolastico o un drammatico per creare un capolavoro.

Non saranno stati novantuno giorni precisi dall’inizio della mostra della vendetta di Avilio, ma ad oggi “91 Days” rientra nei capolavori non solo della stagione - di cui si aggiudica il titolo di miglior anime - ma anche degli ultimi anni. Personalmente se la gioca con “Shouwa Genroku Rakugo Shinjuu” per il titolo di anime dell’anno 2016, ma si sa che saranno altri giudici ad effettuare il verdetto finale e, vedendo gli ultimi anni, da un lato fanno ben sperare, mentre dall’altro c’è il rischio che venga dimenticato perché non troppo commerciale e troppo corto.


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Hatake Rufy

Episodi visti: 12/12 --- Voto 9,5
L'estate del 2016 ha presentato vari nuovi titoli e tra questi spicca "91 Days", una storia tinta dal sangue e dalla vendetta in stile mafia italiana. Questo titolo ha subito suscitato interesse sia per la trama che per il genere e, ben sapendo quanto i Giapponesi adorino noi Italiani, si può immaginare già un tema simile ai nostri film di mafia.

La trama è ambientata negli anni '30, quindi in pieno Proibizionismo, nel distretto di Lawless, dove comanda la mafia e dove l'alcool di contrabbando scorre senza problemi. Testa Ragusa è il contabile della mafia che per via di una guerra tra clan viene assassinato dai Vanetti insieme a sua moglie e suo figlio, ma per fortuna il suo primogenito riesce a scappare e mettersi in salvo, trasferendosi poi in un'altra città. Per sette anni Angelo Ragusa è riuscito a nascondere la sua identità, cambiando il proprio nome in Avilio Bruno, ma la sua sete di vendetta si accende all'arrivo di una lettera con mittente sconosciuto. Il protagonista quindi ritorna nella sua vecchia città motivato nel prendersi la testa dei Vanetti, infiltrandosi proprio nel loro clan, diventando un gangster freddo e spietato.

Il comparto tecnico è un pro di questa serie. La grafica è sicuramente di un buon livello con disegni precisi e sfondi che hanno uno stile piacevole, così come le animazioni che si presentano fluide e molto apprezzabili.
La colonna sonora non è da meno, grazie a un buon doppiaggio giapponese e OST che sanno come rendere l'ambientazione ancor più impressionante, ma ciò che colpisce sin dall'inizio è la opening "Signal" cantata da TK from Ling Tosite Sigure.

Partendo dal presupposto che dobbiamo visionare un'opera giapponese italianizzata, ci facciamo già qualche aspettativa sull'ambientazione e sui personaggi, ma i particolari sono quelli che subito cadono sott'occhio; infatti potremmo subito notare come hanno trasportato egregiamente un'ambientazione molto apprezzabile e simile al genere italiano, e come alcuni personaggi siano ben realizzati sotto ogni punto di vista, ma forse non proprio tutti. Anche l'orecchio vuole la sua parte, e quindi udire nomi assurdi non fa proprio piacere, come ad esempio "Cerotto" o "Lacrima" (non è finita qui), ma, provando ad essere comprensibili, ciò che a noi pare un nome assurdo, ai Giapponesi ispira aria italiana. A parte la scelta dei nomi, i personaggi principali di questa storia si dimostrano conformi alla trama e negli eventi, e le loro scelte e azioni porteranno sempre a uno sviluppo; il protagonista non ha del tutto l'aria di un vendicatore, ma è apprezzabile il suo sangue freddo e la sua determinazione, che porteranno ad eventi inaspettati e molto interessanti.
Perché consigliare questo titolo? Semplice, lo sviluppo della trama è da considerare ben riuscito e soprattutto coinvolgente, quando ai nostri sensi toccherà percepire drammaticità e violenza, la crudele realtà e l'amore per il proprio nome, sintomo di orgoglio; e per finire, vi verrà voglia di lasagne!