Buona giornata a tutti quanti! Spero che vi sia un bel tempo primaverile da tutti voi, anche perché nell'universo fa molto freddo, sapete? Ecco che allora, a tal proposito, vi presentiamo Capitan Ufo di Cristian, Claudio e Luca!
 
Cristian Baldi è di Corsico, città della provincia di Milano, ed è del ’81. Dopo aver frequentato il liceo artistico al Boccioni di Milano è arrivato alla Scuola del Fumetto nella quale ha frequentato il corso di disegno umoristico. Ha vinto Falcomics 2003, è stato finalista con menzione della giuria a Torino Comics sempre nel 2003 ed infine finalista del Lucca Project Contest 2008. Ha ideato i personaggi dell’opera ed è il disegnatore di Capitan Ufo. Ha sempre adorato inventare tante ambientazioni e personaggi senza per forza cercare di raccontare delle storie o legarli ad una determinata opera (motivo che lo ha spinto a cercare degli sceneggiatori per Capitan Ufo). Per quanto riguarda gli autori che lo hanno ispirato come disegnatore umoristico si sente quasi costretto a nominare i maestri Disney italiani come Giorgio Cavazzano e Corrado Mastantuono, ma anche giganti internazionali come Albert Uderzo, Morris, José-Luis Munuera e un'infinità d'altri. Dice di far fumetti a tema fantastico perché la sua vita quotidiana è noiosa.

Claudio Baratti è lo sceneggiatore della prima stagione di Capitan Ufo, ed è nato e cresciuto nella provincia di Pavia. Fin da bambino ha dovuto convivere con un grande tormento: "Perché alcuni film sono belli mentre altri sono brutti? Come mai alcuni libri sono belli ed altri brutti?". Ma il suo problema non aveva assolutamente nulla a che vedere con una questione di gusti personali, ma proprio sul cercare di comprendere perché certe opere sono universalmente riconosciute come belle/brutte in questo modo. Per comprenderlo decise quindi di mettersi a studiare fotografia, ma presto capì che quella non era la strada adatta da seguire e si iscrisse al corso di sceneggiatura alla Scuola Del Fumetto di Milano. Lì conobbe Mirko Perniola, suo insegnante di sceneggiatura con il quale ha collaborato per alcuni anni alla pubblicazione del fumetto Anno Domini, grazie alò quale conobbe Cristian Baldi. Da lì ci volle poco a convincersi a creare il progetto di Capitan Ufo assieme a lui portandolo nello fino alla seconda stagione attualmente in corso. Moltissimi autori hanno lasciato un segno nel suo percorso ma il suo maggiore riferimento è in assoluto proprio Mirko Perniola. Per quanto riguarda le opere a fumetti trova difficile invece citare cosa gli sia piaciuto senza fare un elenco di 2000 titoli, quindi nel dubbio consiglia a tutti di leggere Will Eisner.

Luca Saglimbeni è lo sceneggiatore della seconda stagione di Capitan Ufo, è del 1990 e viene dalla provincia di Monza e Brianza, l’unico luogo al mondo che gli permette di esprimere al meglio tutto il suo "imbruttimento spirituale". Si ritrova infatti ad essere uno sceneggiatore di un’opera umoristica come Capitan Ufo nonostante abbia studiato alla Scuola del Fumetto di Milano principalmente come disegnatore realistico (e questo già dice tutto!). Nella sua vita fortunatamente ha sempre scritto ma questa è la sua prima vera esperienza come sceneggiatore, un'occasione che non ha voluto lasciarsi scappare. Per quanto riguarda il suo lavoro da sceneggiatore se deve scegliere un determinato punto di riferimento sente l’inevitabile necessità di citare Douglas Adams (il famoso autore de La Guida Galattica per Autostoppisti), del quale ama tantissimo la narrazione dai toni quasi sempre sorpresi, come se l’autore stesso si stupisse di quello che sta raccontando, e la capacità di coniugare la fantascienza, il suo genere preferito, con il fantasy, la magia, il mistero, il giallo, la filosofia, la matematica, la vita, l’universo e tutto quanto.  Volendo parlare di fumetti, visto che troppi sono i titoli che dovrebbe tirare in ballo, consiglia a tutti la sua più recente lettura, The Wake di Scott Snyder e Sean Murphy, grazie al quale sta imparando tuttora qualcosa di nuovo.

Ecco di seguito la trama di Capitan Ufo:
 
Prendete un alieno tappo con un ego grande quanto l'universo stesso e le capacità militari piccole quanto una particella subatomica, dategli un primo ufficiale affezionato e non troppo sveglio, una nave da guerra all'avanguardia, piazzate il tutto in una galassia piena di pianeti pronti a essere conquistati e restate a guardare per scoprire com'è possibile fallire miseramente nonostante tutto. Non vi basta? Che cosa volete? Tette? Appassionanti storie d’amore? La voce narrante di Morgan Freeman? Non preoccupatevi, in Capitan Ufo c'è proprio tutto!

L’opera di oggi è uno dei pochi fumetti che riesce ad intrecciare con grande maestria due grandi generi: la comicità e la fantascienza. Capitan Ufo è un fumetto scorrevole, divertente e piacevole, con un’ironia che magari non potremmo definire propriamente sofisticata ma che non scade mai nel mero nonsense, capace di divertire ma senza banalità. La narrazione gira naturalmente su questo nanetto terribile, il suddetto Capitan Ufo, che, come ogni manuale di psicologia potrebbe insegnarci, cerca di compensare la sua statura con i suoi ideali bellicosi e sanguinari. Per nostra fortuna i suoi piani il più delle volte si concludono in un infinito nulla di fatto ed alla fine è davvero impossibile non provare simpatia per questo alieno spaccone e sbruffone, come pochi in questo universo. Ci troviamo quindi di fronte ad un'opera umoristica interamente a colori che non potrà che strapparvi un sorriso in più di un'occasione, sia tramite i vari riferimenti nerd sia grazie alla grande inventiva degli autori, capaci di regalare in ogni pagina battute circostanziate e divertenti che vi faranno procedere allegramente nella lettura, ansiosi di scoprire cos'altro accadrà ai suoi singolari protagonisti. 
 

Come avrete ormai capito, uno dei maggiori punti di forza dell'opera sono i personaggi, tutti ben amalgamati e ben caratterizzati, che grazie alla propria forza espressiva e caricaturale diventano spesso loro stessi il motore della vicenda e la causa scatenante di molti avvenimenti. Tutta la narrazione è quindi fortemente concatenata e gli autori si divertono spesso ad inserire nelle vignette, e nella storia, particolari che verranno ripresi successivamente senza mai abbandonare niente al caso, rendendo l'opera un piccolo puzzle dove alla fine tutto torna sempre al suo posto, nella maniera più divertente e roccambolesca possibile! Capitan Ufo cerca quindi di stupire i lettori esattamente come fanno molte storie del genere fantascientifico, ma al contrario di molte altre lo fa in maniera non tradizionale, scalta e divertente, riusciendo quindi ad amalgamare egregiamente i canoni stilistici di entrambi i generi di riferimento. Non solo risate quindi, ma anche nuovi mondi, piante strane, alieni troppo arrendevoli, spietati pirati spaziali e molto altro.. oltre, a quanto pare, anche alla voce narrante di Morgan Freeman!

Infine ecco l’intervista agli autori:

Benvenuti ragazzi! Adesso è il momento dell’intervista, e come chiedo sempre: pronti?

Cristian: Prontissimo. Siccome i miei sceneggiatori sono anche loro parte dell'intervista, non posso chidergli di scrivermi una frase simpatica, quindi bisogna accontentarsi di questo.

Luca: Come direbbe Scotty in Star Trek "Non possono chiederci di partire, la nave è a pezzi e a bordo abbiamo meno della metà dell'equipaggio!". Ma noi siamo pronti lo stesso. Siamo sempre pronti per un'intervista.


Con che stile preferisci disegnare? Quali tecniche usi ?

Cristian: Sono un disegnatore umoristico, quindi quello è il mio habitat naturale, con l'aggiunta di qualche contaminazione grottescheggiante alla francese. Per Capitan Ufo inizialmente disegnavo a mano e coloravo in Photoshop, poi verso tavola 13 della prima stagione sono passato a una lavorazione 100% digitale.
 

Voi sceneggiatori invece in che modo scrivete?

Claudio: Io scrivo in modo molto impulsivo, poi butto via tutto e ricomincio con calma. Scrivo preparando prima delle scalette e poi sviluppando la storia un passaggio alla volta e una riscrittura alla volta.

Luca: Scrivo. Molto. Forse troppo. Metto per iscritto ogni possibile sviluppo della trama che mi viene in mente — ovviamente solo quelli che abbiano senso e motivo di esistere — solo per poi archiviare il tutto e scrivere qualcosa di più definito, che a sua volta verrà nuovamente archiviato, fino ad arrivare alla trama di massima generale. Poi parto, solo per chiedermi se ho scelto lo sviluppo più adeguato.

 

Cosa significa per voi fare fumetti? Che cosa differenzia per voi i fumetti da tutto il resto?

Cristian: Il mio cervello ragiona (se mi passate il termine) per immagini. Ho bisogno di fare uno scarabocchio delle idee che mi vengono per continuare a ragionarci sopra. Il fumetto è l'approdo ideale. Anche se è un'arma a doppio taglio, ti da pieno controllo sulla storia. Se sai cosa vuoi raccontare e come farlo, il mezzo è quasi senza limiti.

Claudio: Il fumetto permette di unire l'arte visiva con quella scritta. E' come scrivere per il cinema senza avere limiti di budget. Una libertà d'azione totale, difficile da gestire. E' questo che rende unico scrivere fumetti, imparare a gestire il drago impazzito della totale libertà d'azione.

Luca: Mi piacciono i soldi. Mi piacciono la fama e la gloria. Amo essere adorato da innumerevoli schiere di fan. Mi piace essere fermato per un autografo o un selfie. Ma soprattutto mi piacciono i soldi. Ecco perché faccio fumetti. Provando ad essere più seri, ho sempre amato disegnare, che fosse per raccontare qualcosa o per il mero gusto di scarabocchiare un’idea. Il fumetto coniuga alla perfezione quello che per me sono le più alte forme di comunicazione che l’uomo ha a disposizione: le parole, le immagini e la musica. Sì, il fumetto è anche musica, dal momento che le immagini si susseguono in un connubio tra ritmo e armonia. Oltretutto, a ben pensarci, sono anche un cantante e ho studiato musica. Cosa ho vinto?

 
Cos’è che vi piace del vostro lavoro come fumettisti? E cosa no? Raccontateci una cosa che amate ed una cosa che odiate del mondo dei fumetti e del vostro lavoro.

Cristian: Amo dare forma grafica a quello che mi passa per la testa. Odio quando le mie mani non riescono a dare forma grafica a quello che mi passa per la testa.

Claudio: Il fumetto permette di unire l'arte visiva con quella scritta. E' come scrivere per il cinema senza avere limiti di budget. Una libertà d'azione totale, difficile da gestire. E' questo che rende unico scrivere fumetti, imparare a gestire il drago impazzito della totale libertà d'azione.

Luca: Amo tutto e non amo niente, il fumetto è successo e frustrazione, rapporto passionale e «amore spegni la luce che oggi non mi va… ho detto non mi va… Smett… Andiamo! ho detto di no!». Amo e odio quello che faccio. E a tal proposito, adoro il modo come gli artisti si supportino sui social, consci del fatto che da soli non possono superare questi duri momenti di crisi. Facebook è diventata in men che non si potesse immaginare, la fumettisti anonimi.

 

Com’è nata la vostra opera? Quali sono i vostri piani per essa?

Cristian: Qualcosa di riconducibile a Capitan Ufo è in circolazione da parecchio tempo. La prima traccia dei personaggi che conosciamo oggi risale addirittura ai tempi in cui frequentavo la Scuola del Fumetto di Milano. È stata rimaneggiata un'infinità di volte e i personaggi hanno assunto aspetto e carattere odierni da qualche parte nei dintorni del 2010. Il progetto è rimasto nel cassetto per un bel po', finché un paio d'anni fa ho avvertito il bisogno di tornare a realizzare fumetti veri e propri dopo anni di lavori solo lontanamente imparentati col fumetto, e di fare qualcosa di personale, slegato da imposizioni aziendali; ho pensato al web come sbocco e ho aperto la pagina Facebook di Capitan Ufo.
Piani? Intanto stiamo realizzando la seconda stagione in italiano (che andrà avanti ancora per parecchi mesi) e ripubblicando l'intera serie in inglese su Tapastic. Ci stiamo guardando attorno per una versione cartacea. E poi, personalmente, grazie a Ufo mi sto divertendo e sto riscoprendo perché mi piaceva tanto disegnare fino a notte fonda, quindi avanti tutta verso una terza stagione e oltre.

Claudio: Sono stato contattato da Cristian per scrivere la prima stagione di un fumetto di sua ideazione (Capitan Ufo). Quando ho iniziato a scrivere il soggetto per la prima stagione, i personaggi principali, l'ambientazione e a grandi linee lo stile, erano già stati definiti. E' questa una situazione che amo molto. Trovo molto divertente scrivere per serie già iniziate o comunque all'interno un canone. Al contrario di quello che si possa pensare, questi vincoli non limitano la fantasia né l'impronta che lo sceneggiatore può dare.

Luca: Un giorno qualcuno mi disse «c’è un disegnatore in cerca di sceneggiatore». Risposi «fico!». Ed eccomi qui. Non amo fare troppi piani per il futuro, ma sono certo che la settima stagione — prevista per il 2022 — sarà divisa in due parti.

 

Quindi come vi siete conosciuti e come suddividete il vostro lavoro?

Cristian: Ho conosciuto Claudio lavorando ad Anno Domini di Mirko Perniola e Luca attraverso un amico comune sempre della Scuola del Fumetto. La suddivisione del lavoro è abbastanza netta: loro scrivono e io disegno. Ogni tanto metto becco su qualche sviluppo che mi da qualche dubbio, ma in generale non intervengo molto. Loro vedono la tavola almeno un paio di volte prima di pubblicarla e mi dicono se c'è qualcosa che non quadra.

Luca: Io sono stato presentato a Cristian tramite un contatto della scuola del fumetto che mi disse «sta cercando uno sceneggiatore». In prima battuta, la mia risposta, in preda alle tavole di prova da mandare qua e là, fu «Ok, provo a sentire qualcuno e ti giro il contatto.» Solo dopo mi è venuto in mente che avevo in cantiere dei progetti fantascientifici che sicuramente non avrei mai realizzato (anche perché per la maggior parte racconti brevi in prosa). Così ho pensato bene di presentare me stesso come contatto, forte di molte idee inutilizzate che avrei potuto riciclare. Sfortunatamente, però, non sono ancora riuscito a infilarne neanche una nella seconda stagione di Capitan Ufo.

 

Cosa ami della tua opera? Perché i nostri lettori dovrebbero votarla al nostro Award?

Cristian: Non si può fare fantascienza senza fantasia. È nel nome. Anche "scienza", ma stiamo parlando dell'equipaggio della Castigavedove, quindi sorvoliamo. Votate se vi piacciono mondi strani, aggeggi strani, razze strane e gente strana! E anche se non vi piacciono, almeno potrete riderne.

Claudio: Capitan Ufo è un fumetto che non si prende troppo seriamente, nonostante le trame di base di ogni stagione siano costruite con logica ferrea, la sceneggiatura e i disegni sono umoristici, demenziali, ai limiti della follia aliena.

Luca: Di solito risponderei «La pace nel mondo», ma ho come l’impressione che non funzioni in questo caso. Diciamo che Capitan Ufo è un fumetto che non vuole fingere di essere più di quello che è, non spende tutto il suo budget in attori da Oscar e effetti speciali da urlo per avere una trama senza senso. Noi abbiamo una trama senza senso senza effetti speciali né attori a Oscar.

 
Quali sono le maggiori differenze tra le due stagioni?

Cristian: La prima stagione è più umoristica. Dovevamo ancora ambientarci col mezzo e col ritmo settimanale. Credo che abbia iniziato a prendere davvero forma dopo l'arrivo su Crantor. La seconda stagione è più votata all'avventura e nasce come storia uniforme fin dall'inizio. Il Capitano è sempre lo stesso cialtrone di prima, però ora ha a che fare con dei cattivi che vanno presi sul serio. Questa seconda durerà fino alla fine dell'anno (anche se mi piacerebbe davvero pubblicare Ufo in carta per Lucca, in tal caso potremmo accelerare le uscite per evitare di restare indietro con la versione web), quindi inizieremo a ragionare sulla terza non prima della fine dell'estate. Mi vien da dire anche che la prima parte della prima stagione era più acerba graficamente: non facevo più fumetto da almeno cinque anni e ho scoperto che fare fumetti non è per niente come andare in bicicletta. Si dimentica eccome e la ruggine si accumula.
 

Cosa ne pensate del mondo dell’autoproduzione?

Cristian: Riguardo l'autoproduzione: è un ambiente molto vivace e interessante in questi anni. Internet, i social e le piattaforme dedicate hanno dato la possibilità a molti autori di farsi conoscere ed emergere. Personalmente l'ho approcciato per ragioni puramente personali: volevo tornare a disegnare fumetto dopo parecchi anni da grafico e volevo disegnare qualcosa che piacesse a me senza dovermi muovere all'interno di paletti prestabiliti.

Luca: Autoprodursi è sempre una scommessa. Per esempio, l’autore deve trasformarsi in editore, deve cercare di capire cosa piace al pubblico, cosa gli internauti vogliono vedere. E la frustrazione e il fallimento sono dietro l’angolo. Il rischio di diventare l’ennesimo prodotto sperduto nel web è concreto, la possibilità di non essere notati in un mondo dove il feedback è immediato a colpi di like. Parlo di fumetto, sì, ma parlo anche di musica, di poesia, di grafica, di produzione video, di tutto quanto. Il pubblico ignora ciò che ha pochi like, dal momento che pochi like significa automaticamente scarsa qualità, poco intrattenimento, noia mortale. Ma è sempre così? No. Anzi, sui social si scoprono perle nascoste, poco riconosciute, poco seguite e che meriterebbero decisamente più attenzione. Prendo in esempio il webcomic Dresden Codak: pagina Facebook 1700 like, circa. Ben pochi. Eppure credo sia un bellissimo prodotto creato con passione. Ed è proprio grazie alla passione che si sopravvive nell’autoproduzione su web. Il divertimento del fare ciò che si vuole. E così nasce il dilemma: mi fisso dei paletti e faccio a tutti i costi qualcosa che piace al pubblico o me ne frego e faccio quello che mi piace fare a discapito dei follower? So bene che il mondo non è così bianco e nero, e che sicuramente ci saranno autori là fuori che fanno ciò che piace a loro riuscendo ad ottenere ugualmente tanti like, ma vedo costantemente artisti che “sacrificano” la propria creatività per accaparrarsi visibilità o “allontanano” il pubblico per lasciare spazio alla propria arte.
Io comunque sono per il “caccia i soldi e faccio quello che cavolo vuoi”, tanto per chiarire.

Claudio: Ho un rapporto molto particolare con il fumetto, sono il più vecchio dei tre e ho una visione molto pragmatica di questo mezzo di comunicazione. Ho partecipato a molte fiere del fumetto come "lavoratore" del settore e ho notato molti atteggiamenti che sviliscono il fumetto. Apprezzo molto la passione e il coraggio di credere nelle proprie capacità a dispetto di tutto e tutti... ma bisogna sempre distinguere autostima da presunzione. L'autoproduzione è un percorso arduo, internet lima i costi a quasi zero. Fornendo per contro la stessa visibilità, cioè zero. Nel marasma dei fumetti online un fumetto sparisce, viene inghiottito dal vortice e automaticamente etichettato come "fumetto online" quindi brutto, perché gratis. Drammaticamente si può anche dire che non è del tutto errata questa etichetta. Avere una macchina fotografica sempre con se non ha portato allo sviluppo della fotografia intesa come forma d'arte. Ha solamente riempito internet di fotografie di piatti di prosciutto e selfie di tipe con la bocca a papera. Così poter pubblicare fumetti a costo zero ha portato a una marea di cloni di cose già viste, di lavori abbozzati e dei temibilissimi fumetti d'artista. "Non sono famoso perché la gente non mi capisce" una scusa che regge poco. Va bene se hai 18 anni e devi far colpo su una cosplayer provando il trucco dell'artista tormentato e incompreso. Nonostante tutto amo il mondo dei fumetti online, perché se hai qualcosa da dire, se hai talento, tecnica, esperienza e passione, allora qualcuno ti noterà. Ma sì, viviamo in un bel periodo in cui scrivere fumetti, sempre che tu abbia sposato una donna ricca e generosa che ti possa mantenere.

 

Ringraziandovi per la disponibilità nel rispondere a questa intervista: salutate il vostro pubblico!

Cristian: Grazie a voi per l'intervista e per la possibilità di partecipare al concorso! E grazie ai lettori che ci hanno seguito finora e a quelli che arriveranno in futuro!

Claudio: Ringrazio voi per l'intervista e auguro ai lettori di poter realizzare i loro sogni, magari evitando di disintegrare gente durante il percorso.

Luca: Grazie a voi per l’intervista e grazie al pubblico che ha letto i deliri di un vecchio pazzo di 25 anni. Spero di non aver prosciugato la vostra anima più di quanto mi servisse. In caso contrario, per reclami, telefonare al 800-555-CUFO.

 
 
Che cos'è l'IICA?

L'Italian Indie Comics Award è un concorso nato per promuovere le autoproduzioni partecipanti e cercare di far conoscere loro ed i loro autori ad un pubblico più vasto, stabilendo nel frattempo quali sono le migliori per diverse categorie di genere e di stile (qui l'elenco completo e tutti i dettagli) in maniera da mettere le opere più meritevoli in risalto secondo divisioni il più possibili omogenee e pertinenti. Il concorso è strutturato in due fasi: la prima di rassegna, che si sta svolgendo attualmente, per presentare le opere partecipanti e la seconda di voto pubblico, che sarà effettuata verso giugno, dove tutti gli interessati saranno chiamati a votare ed esprimere le proprie preferenze (tale voto pubblico si unirà a quello della giuria di settore per dar vita al giudizio finale per ogni categoria).

Questa rassegna quindi è un'occasione di festa dove poter ammirare e commentare gli autori partecipanti, rammentando che sono esordienti, molte volte autodidatti, e che in quanto tali non sono perfetti, ma hanno tantissima voglia di mettersi in gioco, crescere e migliorare. Ci auguriamo quindi che possiate leggere le loro opere ed apprezzare i loro sforzi in quanto tali, promuovendo quelle opere che considerate meritevoli dando loro il vostro supporto. La maggior parte di loro lavora solo per passione nutrendosi dei commenti del proprio pubblico ed anche un piccolo parere positivo può fare la differenza e sostenerli nel loro sogno, non deludiamoli!