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optimus07

Episodi visti: 39/39 --- Voto 5,5
«Se il guscio dell'uovo non si spezza, il pulcino morirà senza essere nato. Il mondo è l'uovo di cui noi siamo i pulcini, se non spezziamo il guscio del mondo moriremo senza essere nati. Spezziamo dunque questo guscio per poter rivoluzionare il mondo!»

Ho iniziato a vedere quest'anime sotto consiglio di un mio amico più grande di me, che lo vide per la prima volta quando era ancora un ragazzino e aveva più o meno la mia età. Ero carico di aspettative, me ne aveva parlato benissimo. Ho deciso, così, di iniziare a vederlo e verificare di persona quanto ci fosse di vero nelle sue parole. Purtroppo, credo che essere figlio di una generazione successiva alla sua abbia portato a un effetto totalmente differente su di me, tant'è che il suo entusiasmo, purtroppo, non è da me condivisibile. Ma andiamo con ordine...

Primo punto: la trama. Sommariamente, è senza dubbio estremamente originale: una ragazza di nome Utena Tenjo si trova suo malgrado invischiata in una serie di battaglie, quando salva per la prima volta la vita a una sua compagna, Anthy Himemiya, di cui tutti si "giocano" a duello la proprietà. Cosa nasconde la ragazza? E cosa significa essere la Sposa della Rosa?
Le premesse sono positive, tuttavia la trama spesso viene solamente abbozzata e appena accennata. Mentre gli episodi si susseguono, ripetendo praticamente ogni scenario in modo quasi cantilenato, la nostra protagonista si trova a fare la conoscenza anche di altri ragazzi della scuola che, a modo loro, si racconteranno attraverso dei discorsi incredibilmente filosofici che colpiscono per la profondità dei temi trattati, soprattutto se parliamo del fatto che quest'anime risale all'ormai lontano 1997. Questa è una delle poche cose che ho apprezzato fino in fondo, in quanto si possono dare numerosissime interpretazioni ad ogni minima riflessione o pensiero dei vari personaggi che popolano la storia.

Tuttavia, mi duole ammetterlo e ribadirlo, questo resta l'unico aspetto interessante. Devo dire che ho trovato assolutamente snervante il fatto che in ogni episodio si inventasse ogni tipo di pretesto per combattere, anche il più futile. Ad un certo punto, sembrava quasi che gli sceneggiatori avessero smarrito le idee, perché l'originalità cominciava a scarseggiare. Per esempio, la seconda delle quattro saghe in cui si divide la storia, quella della Rosa Nera, ha aggiunto veramente ben poco alla trama già di per sé particolarmente spoglia, divenendo, a mio avviso, quella più inutile. Molto spesso mi sono trovato a 'skippare' interi minuti perché ormai sapevo qual era l'andazzo. Sono rimasto tremendamente dispiaciuto, perché con molti meno episodi (anche sedici o venti) si poteva costruire qualcosa di molto più solido e coinvolgente. Con questi trentanove episodi, invece, mi sono trovato spesso a sbadigliare dalla noia e a sperare che finisse presto tutto. Oltretutto, certi filler disseminati qua e là non hanno fatto altro che rischiare di fermare in modo definitivo la serie, ma per fortuna (o per sfortuna?) non ci sono mai riusciti completamente.

Quanto al personaggio di Utena, si può dire essere la brutta copia di Lady Oscar (a cui mi sembra di aver capito si sia ispirata l'autrice dell'opera). Un gender bender che, secondo me, si dimostra essere poco efficace e spesso stucchevole. Utena, che dovrebbe rappresentare la purezza dell'animo, purtroppo, col tempo diventa sempre di più un personaggio monocorde e ingenuo che a tratti fa anche arrabbiare, soprattutto nella seconda metà della serie. Capirete con la visione cosa intendo. Sono pochi i momenti in cui l'ho amata e l'ho apprezzata veramente a fondo.

Infine, come già detto nella sezione dei commenti, il finale della serie, per quanto non ne sollevi affatto le sorti, è carico di pathos ed emozioni fortissime che mi hanno veramente messo i brividi. Ribadisco, perciò, che probabilmente è uno dei finali più belli e soprattutto coerenti che abbia visto in vita mia.

"La Rivoluzione di Utena", in conclusione, è sicuramente un anime valido, se andiamo a catalogarlo nell'ambiente filosofico, ma, se volete approcciarvi alla sua visione, tenete conto del fatto che la trama sarà solamente un contorno, perciò non aspettatevi grandi stravolgimenti. Certo, i colpi di scena non mancano, ma il resto lascia abbastanza a desiderare. Ecco perciò il motivo per cui sono stato costretto a lasciare un 5 e mezzo.

Nagisa98

Episodi visti: 39/39 --- Voto 10
Dopo aver lavorato alla seconda, terza e quarta serie di “Sailor Moon”, il visionario regista Kunihiko Ikuhara si mette al timone di una nuova opera di cui cura anche il soggetto originale: nasce così “Shojo Kakumei Utena” (giunto in Italia con il titolo “La Rivoluzione di Utena”), anime di trentanove episodi realizzato nel 1997 dallo studio J.C. Staff. La serie fa parte di un progetto multimediale più ampio (composto anche da manga, videogiochi, film, musical) ideato dal gruppo Be Papas, di cui Ikuhara è un membro fondatore assieme alla mangaka Chiho Saito, lo sceneggiatore Yoji Enokido e l’animatore Shinya Hasegawa.

Protagonista della storia è Utena Tenjo, una ragazza che ama indossare la divisa maschile e che cerca di diventare come il principe che la aiutò quando era bambina e che le donò un anello con il simbolo di una rosa. Grazie a questo particolare cimelio, Utena ha diritto a sfidare i duellanti facenti parte del Consiglio Studentesco e poter vincere così la Sposa della Rosa, una studentessa sua coetanea di nome Anthy Himemiya.

Avendo apprezzato i lavori successivi del regista, ovvero “Mawaru Penguindrum” e “Yuri Kuma Arashi”, ho deciso finalmente di recuperare l’opera prima del maestro: come volevasi dimostrare, “La Rivoluzione di Utena” si è confermata un capolavoro unico e sorprendente, di quelli che solo un genio come Ikuhara è in grado di regalarci.
Uno degli aspetti che più ho apprezzato dell’anime è sicuramente l’uso di simboli e metafore - ora più criptici, ora più facilmente interpretabili - a cui lo spettatore può fornire la spiegazione che desidera. Tra rose che ruotano sullo schermo, castelli rovesciati, macchine roboanti e spade estratte dal cuore del proprio partner, uno dei punti forti di Ikuhara è certamente quello di non voler servire al suo pubblico “la pappa pronta”, ma spingerlo a pensare e riflettere. Ma l’anime non è solo una sequela di allegorie e cripticità varie: “Utena” vuole raccontare una storia e, soprattutto, soffermarsi su tematiche importanti. Anche a questo giro, il messaggio da estrapolare varierà a discrezione dello spettatore. Io, come tanti altri, vedo l’opera come una fiaba post-moderna in cui i ruoli sono stati completamente ridisegnati: il principe, simbolo dei puri ideali, ha perso la sua luce da tempo ed è ora diventato l’antagonista della storia; la principessa, eterna fanciulla da salvare, estrae la sua spada e cerca di diventare principe lei stessa (come non vederci un tentativo di emancipazione della donna?); infine la strega, da sempre bistrattata e portatrice di tutto l’odio del mondo, si erge a principessa in cerca di salvezza. Come se questo non fosse già abbastanza, “La rivoluzione di Utena” tratta anche temi quali la ricerca e poi la perdita delle illusioni giovanili, nonché il cambiamento, o meglio la rivoluzione, che solo un adolescente può attuare “spezzando il guscio del mondo” (rappresentato dalla rigida accademia in cui i personaggi sono rinchiusi per tutta la durata dell’anime).

Il tocco di Ikuhara, oltre che nell’uso di metafore, si riconosce anche nella strutturazione della serie: l’anime è infatti costituito da saghe in cui le stesse situazioni si ripetono schematicamente una dopo l’altra; la ripetitività si condensa anche nel riciclo di alcune scene chiave, uno dei marchi di fabbrica del regista, che tuttavia non stancherebbero mai per la loro bellezza visiva e sonora (se questo è un modo di sopperire alla mancanza di risorse monetarie, allora chapeau). Non mancano, inoltre, i consueti episodi riassuntivi - che io sopporto un poco meno - e le puntate all’insegna del nonsense più spassoso possibile - che invece adoro, dato che spesso nascondono messaggi di fondo.

Quanto al comparto visivo, la serie può fregiarsi di un character design abbastanza particolare, con personaggi dai corpi estremamente longilinei e slanciati, maniche corte vaporose a fare da contrasto e alcuni tratti che ricordano il design tipico degli shoujo (e non poteva essere altrimenti, essendone questo una decostruzione vera e propria). La qualità di disegni e animazioni, dal canto suo, vacilla alla prime battute per poi migliorare notevolmente nel corso della serie. Altro aspetto che personalmente ho adorato sono i colori brillantissimi utilizzati per i capelli: stupendo il rosa di Utena, nonché l’azzurro di Miki o il rosso di Touga, che creano un bell’effetto soprattutto se accostati alle divise che indossano. Da lodare, infine, gli sfondi ricchi di rose in cui le ombre sono spesso ricreate da un meraviglioso tratto a matita.
Anche il sonoro non fa certo una brutta figura: il suono delle campane scandirà ogni duello intrapreso dalla nostra protagonista, mentre le musiche composte da Shinkichi Mitsumune e J.A. Seazer rimarranno impresse per la loro maestosità (anche io mi aggiungo al coro che elogia “Zettai Unmei Mokushiroku”). La sigla “Rinbu Revolution”, cantata da Masami Okui, crea assieme alle immagini a cui è associata un mix incalzante che è difficile ‘skippare’ (io non l’ho mai fatto, e dire che sono trentanove episodi).

In conclusione, considero “La Rivoluzione di Utena” il miglior anime finora diretto da Kunihiko Ikuhara e una delle miglior opere di animazione giapponese. Consigliato se cercate una serie che vi impegni e vi dia qualche spunto per riflettere. Voto: 10.

Utente98174

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Utente98174

Episodi visti: 39/39 --- Voto 10
"La rivoluzione di Utena" è un anime ermetico del '97, diretto da Ikuhara, di cui farne un'analisi è limitante, tanto è complesso e variamente interpretabile.
È un anime che va recuperato per diversi motivi.

Tra i pro abbiamo: personaggi affascinanti, complessi e ben caratterizzati (alcuni di questi mi hanno fatto pensare parecchio per comprenderli); profondità, in quanto tratta un'infinità di temi tramite l'uso di simboli, senza essere mai pesante; musiche, dato che l'apparato musicale di questo anime è sublime, con musiche che si sposano alla perfezione con l'ambientazione/personaggio presentato, e, se da una parte abbiamo musiche classicheggianti, dall'altra abbiamo i cori di J.A. Caesar, ricchi di testi criptici in linea con l'anime; un personaggio o un evento può essere interpretato in diversi modi, che possono anche contraddirsi all'apparenza, e starà allo spettatore fare luce su ciò che accade (dal canto mio ho scritto più di dieci pagine su "La rivoluzione di Utena", consiglio di prendere appunti ogni tanto); le puntate nonsense, oltre a far ridere (coloro ai quali piace il genere), nascondono spesso anche un significato più profondo, e lo stesso dicasi per il teatrino delle ombre.
Tra i contro abbiamo: basso budget e dunque animazioni non al top e ricicli.

"La rivoluzione di Utena" è in definitiva un'opera da riscoprire, che riesce a mio modesto parere a superare "Neon Genesis Evangelion" sotto molteplici punti di vista. Da riscoprire anche per comprendere appieno l'altro capolavoro di Ikuhara, "Mawaru Penguindrum", dal mio punto di vista perfino superiore a "La rivoluzione di Utena".


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Ataru Moroboshii

Episodi visti: 39/39 --- Voto 7,5
"Revolutionary Girl Utena" è uno shoujo decisamente atipico, come del resto nel '97 risultava atipica e fuori dagli schemi la protagonista Utena. In una descrizione fiabesca apprendiamo che, dopo la morte dei suoi genitori, Utena viene confortata da un principe che le dona un anello e le promette di tornare quando sarà cresciuta, ma Utena non considera questo principe il consorte ideale, bensì lo considera un modello da imitare, volendo diventare essa stessa un principe.
La decostruzione della tipica fiaba di stampo tedesco in realtà è solo un allegoria, all'interno di un'opera ricca di simbolismi, rituali e a volte puro surrealismo votato all'estetica. L'anime parla in realtà di emancipazione femminile e del passaggio dall'adolescenza all'età adulta di Utena e degli altri duellanti. Utena infatti, per salvare una studentessa, Anthy, dalle violenze di un suo compagno di istituto, finirà coinvolta in una serie di surreali duelli per il possesso della "sposa della rosa", ovvero Anthy stessa, e per portare la rivoluzione nel mondo. Il significato di cosa sia la sposa della rosa e la rivoluzione del mondo è intuibile, ma sfumato, e, dato l'alto grado di ermetismo dell'opera, va lasciato all'interpretazione dello spettatore.

I personaggi principali sono tre, e ricalcano in modo distorto tre dei tipici ruoli di una favola: la principessa, il principe e la strega. Utena oscilla continuamente fra il ricoprire il ruolo di principessa, come vorrebbero i personaggi maschili più forti presenti nell'opera, e il ricoprire il ruolo del principe, come vorrebbe Utena in cuor suo, poiché essere un principe e brandire una spada è l'unico modo per contare qualcosa e non essere trattata come Anthy. Quest'ultima è la ragazza remissiva e triste che ricopre il ruolo sia di principessa che di strega, a seconda di quale dei due ruoli gli attori attivi della vicenda vogliano cucirle addosso. Il terzo personaggio è Akio, il fratello di lei, il famoso principe, personaggio autorevole ma anche manipolatore. I due fratelli Anthy e Akio sono i personaggi più misteriosi, inquietanti e ambigui della storia, e avranno un sacco di sorprese in serbo per lo spettatore. Gli altri personaggi sono i duellanti che affrontano Utena nei tre archi narrativi che precedono l'arco finale dell'apocalisse. In una serie di rituali ripetuti affronteranno continuamente Utena, prima per dovere, poi per gelosia e infine per ambizione.

Se molte parti sono simboliche, molte altre sequenze e immagini sono invece senza senso per ammissione dell'autore stesso, poiché il regista Ikuhara ha preferito prima di tutto focalizzarsi sulle atmosfere. Focus riuscito alla perfezione, visto che "Revolutionary Girl Utena" è uno degli anime più surreali, spaesanti e insieme 'stilosi' di sempre. Purtroppo la serie ha anche dei grossi difetti: le ripetizioni a scopo rituale e salva-budget prima coinvolgono, ma poi stancano, e la struttura a "monster of the week" tipica anche del precedente lavoro di Ikuhara, "Sailor Moon S", rende il plot del singolo episodio altamente prevedibile; infine sono presenti alcuni filler evitabili in una serie che già conta ben trentanove episodi. Per rendere bene l'idea di quanto è dilatato l'anime, sappiate che il manga si chiude in soli cinque volumi.

Tra i temi trattati va sottolineato come questo sia uno dei primi anime a trattare seriamente temi LGBTQ+. Vi sono infatti diversi personaggi omosessuali e bisessuali, anche se le loro relazioni sono solo accennate, essendoci in fin dei conti una sola ragazza dichiaratamente lesbica. Per non farci mancare proprio nulla di scabroso (almeno per l'epoca), ci sono anche un sacco di situazioni incestuose, a volte solo desiderate e a volte realizzate davvero.

In definitiva, "Revolutionary Girl Utena" è un anime molto particolare, diventato giustamente iconico per gli anni '90; tuttavia l'anime di Utena può risultare molto pesante da guardarsi ai giorni nostri. Consiglio allo spettatore impaziente o allergico alle ripetizioni di valutare la visione del film riassuntivo della serie, che rende tutto il plot molto più digeribile, anziché la serie stessa.


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rum42coach

Episodi visti: 39/39 --- Voto 8,5
“La rivoluzione di Utena” è un anime composto da trentanove episodi, avente per protagonista una ragazza dal nome Utena, apparentemente un maschiaccio negli atteggiamenti e non solo. La ragione è semplice: il suo obiettivo è diventare un principe, poiché da bimba aveva incontrato un bel principe. Un incipit coi fiocchi, ma è solo l’inizio...

Questa opera è complessa da comprendere nella sua interezza, avendo come comune denominatore simbolismo, allegoria e un certo ermetismo di fondo, il quale dà spazio a tante interpretazioni, anche bizzarre, durante gli eventi che si susseguono. La storia procede spedita, a tratti difetta di ripetitività, caratteristica classica in ogni puntata (o quasi), che può stancare i più, ma emozionare gli altri. Peraltro queste ripetizioni sono dense di significato simbolico; ad esempio, come non citare l’epica scalata verso il “confine del mondo”, ove è situato il misterioso castello dei miracoli, uno dei grandi enigmi su cui è poggiata la serie? Ad un certo punto il surrealismo di cui è permeata l’opera prende il sopravvento e bisognerà fare attenzione ad ogni dettaglio, ogni singolo frame sarà importante come in un prodotto d’animazione dall’animo psicologico che si rispetti.

I personaggi sono abbastanza numerosi, sebbene i principali siano pochi, a cominciare a Utena e Anthy, due anime contorte e meritevoli di grande attenzione nel corso dell’opera. Il loro rapporto d’amicizia (e forse altro) è ben raffigurato da gesti, sguardi e parole. Utena mi piace tanto sia caratterialmente sia sotto il profilo puramente esteriore, eccetto quando dimostra eccessiva ingenuità o semplicemente eccessiva fiducia verso gli altri. Anthy mi piace meno, ma ha il suo ruolo all’interno dell’anime, fondamentale e non banale, apparendo abbastanza lampante il proprio comportamento bizzarro nei confronti degli altri. Lunga vita a lei! Cito tra gli altri Wakaba, l’amica di Utena così solare e piena di vita, che mi fa sorridere ogni volta che entra in scena, anche se mi è dispiaciuta l’evoluzione dedicata al personaggio; poi Nanami, ragazza scemotta e snob, ricca e viziata, innamorata perdutamente del bellissimo fratello, ha a suo carico alcune puntate cucite su misura nelle quali tenta (?) di sdrammatizzare la tensione, riuscendoci alcune volte ma meno in altre. Infine, Akio e gli altri duellisti del consiglio sono tutti personaggi da novanta, esaminati psicologicamente nei limiti del possibile, avendo ognuno di loro rispettive problematiche (anche disturbanti) da affrontare e risolvere. In particolare Akio è un personaggio dannatamente efficace, buca lo schermo con la sua bellezza, il carisma travolgente e i retroscena ambigui che lo pervadono dovunque egli appaia o parli. Fantastico!

Le tematiche della serie sono numerose, spesso non adatte a un pubblico immaturo e giovincello, come la classica crescita personale, in particolare il passaggio all’età adulta; tuttavia vengono inseriti concetti astratti, impliciti ma non troppo, come l’incesto, che potrebbero allontanare i puristi dell’animazione. E come non citare la macchina di Akio? Anche la decostruzione del concetto classico fiaba-favola è pesantemente messo in discussione, uscendone distrutto a fine serie. Ogni personaggio non è stereotipato, non ha un destino predefinito, un obiettivo chiaro da raggiungere (eccetto Utena) e perciò ingaggia i fatidici duelli allo scopo di mostrare la volontà ferrea nel raggiungerli. Utena è simile a Lady Oscar, in un certo senso, nel senso che non trova chiara inizialmente la propria identità sessuale, l’essere donna, e non comprende bene cosa significhi essere femminile, sforzandosi di allontanarsi dai classici canoni della bella donzella da salvare. Ma in lei trovo qualcosa di diverso, una sorta di evoluzione “meno femminile” e tendenzialmente solitaria, quasi “gender”, oserei definirla, perché persegue un percorso di maturazione maestoso, consapevole di ciò che fa, ricco di ostacoli e che culmina in un finale ad effetto, onirico quanto reale, capace di spaccare le opinioni di chi guarda e suscitare curiosità sul significato di tale finale. Insomma, non si appoggia a nessun maschio che la aiuti, bravissima. Scordatevi principi e principesse made in Disney. In effetti, anche “Neon Genesis Evangelion” sembra aver dato spunti a questa serie animata. Come anticipato in precedenza, l’incesto viene trattato in maniera implicita ma limpida per i più, espandendo molteplici tipologie di coppie incestuose, da quella soltanto fantasticata a quella abbozzata, terminando con quella reale e realmente disturbante. E come non citare le ombre chiacchierone, presenti in ogni episodio a inscenare uno spettacolo teatrale dal forte impatto, sempre pertinente all’episodio, all’argomento trattato e mai banale? Certo, bisogna cercare di interpretare cosa vogliono dire e a chi vanno indirizzati i loro riferimenti... mai puramente casuali.

Musiche divine, probabilmente sperimentali, restano in testa per giorni, da canticchiare durante il giorno e forse la notte. Meravigliose sia la prima ending sia l’opening, mentre le canzoni dei duelli non annoiano mai, svolgendo il loro dovere nell’intrattenere durante i numerosi duelli che hanno la caratteristica negativa però di avere sequenze identiche nonché finali pressoché fotocopiate, salvo rarissime eccezioni. E la canzone che risuona ogniqualvolta Utena sale le scale (l’ascensore in seguito) è gasante, tra le più belle ascoltate nel mondo d’animazione.

Un anime veramente rivoluzionario per quei tempi, attuale ancora oggi, “La rivoluzione di Utena” è un magistrale viaggio nel mondo di una ragazza, leggermente confusa, e di altri personaggi conturbanti benché empatici, consigliato a coloro i quali vogliono spremere le meningi in qualcosa di serio, anche troppo, non fermandosi alla superficialità dei classici anime senza onore. Difetta in alcuni episodi francamente inutili e noiosi, in alcune ripetizioni stancanti alla lunga e nell’eccesivo ermetismo, tuttavia un voto alto è meritatissimo!


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kazenouchi

Episodi visti: 39/39 --- Voto 8
Chi si avvicina a "La Rivoluzione di Utena" credendolo un semplice anime scolastico rimarrà sorpreso: questo è infatti uno degli anime più belli, profondi e soprattutto metaforici che abbia visto, e richiede una certa attenzione e sforzo mentale per tutta la durata della serie per essere compreso al meglio. Ed ecco il punto chiave della serie, la sua interpretazione, difficile ma allo stesso tempo libera per ognuno, ma fondamentale poiché ogni personaggio rappresenta determinati caratteri e lati dell'animo umano. L'anime è suddiviso in tre saghe, e per tutte e tre persiste la contrapposizione di fondo tra l'Accademia, il mondo degli adolescenti e il Confine del Mondo, il mondo degli adulti nonché principale antagonista della serie; la prima saga vede Utena "conquistare" Anthy, la "sposa della rosa", e sconfiggere a duello tutti e cinque i membri del Consiglio, ragazzi prodigio che sono per questo i più vicini al Confine del Mondo; anch'essi ambiscono ad ottenere la sposa della rosa, in quanto essa conferisce il misterioso potere di "rivoluzionare il mondo". Nella seconda saga Utena si trova a sconfiggere i duellisti della Rosa Nera, persone vicine sentimentalmente ai membri del Consiglio, ma che combattono a causa del loro cuore plagiato da cattivi sentimenti. La terza saga è invece la più bella e interessante, in quanto il Confine del Mondo attacca in modo diretto Utena tramite, nuovamente, i membri del Consiglio, che stavolta però combattono non per semplice egoismo, ma per obiettivi più alti, raggiungibili solo con il potere di rivoluzionare il mondo (trovare l'eternità, il potere dei miracoli, ecc.); è in questa saga che il legame tra Utena e Anthy si rinforzerà, quest'ultima rivelerà la sua vera natura e verranno svelati i piani del Confine del Mondo.

L'anime è pieno di simbolismi, come le varie rose colorate che rappresentano i vari personaggi, e vanno sempre ascoltati con attenzione tutti i dialoghi, anche quelli tra le commentatrici del teatro delle ombre. Inoltre anche il sesso è usato come simbolo di controllo e manipolazione, più che come atto in sé. Tema fondamentale dell'anime è anche lo scambio e l'abbattimento dei tipici ruoli, in quanto Utena è vista come "principe", anche se è una ragazza, ed è forse questa la "rivoluzione" della serie. E' un anime un po' impegnativo ma significativo e unico, lo consiglio vivamente a tutti coloro che come me si trovano in una fase di passaggio dall'adolescenza all'età adulta e crescendo non vogliono diventare un nuovo Confine del Mondo; il mio voto infine è un 8 meritatissimo.


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Fma35

Episodi visti: 39/39 --- Voto 8
Gli anni '90 sono stati senza dubbio un'annata rivoluzionaria. E' nato il maho-shojo sentai con Sailor moon, gli anime robotici hanno visto la nascita di Evangelion, il cyber-punk ha trovato in Mamoru Oshii e il suo Ghost in the shell il proprio membro di spicco. E in ambito shojo?

Beh, il 1997 vede la nascita di Utena, partorito dalla mente di un Kunihiko Ikuhara appena uscito dal franchise Sailor moon (a cui Utena deve molto). Che cos'ha di rivoluzionario l'anime di Utena oltre al nome? Il fatto che ribalti i canoni, quelli dello shojo che vede la ragazza inerme il cui unico scopo nella vita è cercare il proprio amato, il proprio principe, figura arcaica e fiabesca che viene utilizzata dall'autore come simbolo di ciò ciò che lo shojo era prima di allora (e in gran parte delle volte lo è tutt'ora) una semplice favola moderna che non si distacca come concetto da ciò che per secoli le madri raccontavano alle figlie.

Cosa fa invece la rivoluzione di Utena? Attraverso la protagonista, Utena appunto, l'anime stravolge questo concetto presentandoci una ragazza forte tanto e più di un ragazzo. Da dove viene questa forza? Dal passato in cui un fantomatico "principe" la salvò dal baratro della disperazione dandole la forza di rialzarsi dopo la morte dei genitori e dopo averle donato un anello le promise che un giorno si sarebbero rincontrati. E' dunque una semplice ricerca dell'amato a giustificare il comportamento di Utena? In parte.

La ragazza per quasi tutta la durata dell'amime sarà in bilico tra la vecchia concezione di protagonista/principessa il cui unico scopo è la ricerca del proprio amore e una nuova concezione che la vede forte, indipendente, una ragazza che fa sue le caratteristiche del principe divenendolo a sua volta. Utena infatti rimase così colpita dalla figura del principe che non volle semplicemente ritrovarlo, ma diventarlo lei stessa. Si è parlato di principi, principesse ma ogni favola che si rispetti deve avere un proprio antagonista, e volendo rimanere legati alla canonicità questo non può essere che una strega.

Chi assume questo ruolo nel pantheon variegato di personaggi presenti in questo anime? E chi se non Anthy, la sposa della rosa colei verso la quale ruotano tutti i personaggi? Anche qui ovviamente non ci si può aspettare una mera e fedele rappresentazione del concetto di strega. Anthy infatti è sia strega che principessa da salvare, ovviamente da parte di Utena principe/principessa. La cosa pare ambigua? Del resto si parla di un'anime di Ikuhara e tra l'altro l'ambiguità non si ferma di certo alle due ragazze e allo yuri, sebbene questo (insieme all'incesto) la faccia da padrona.

Nella storia si avrà l'esempio di amore fraterno che può sfociare nella possessività morbosa, come nel caso di Miki e la sorella o di Nanako e Toga. Per non parlare poi di Anthy e del fratello in cui vi è una chiara relazione. Si parla anche di amori non corrisposti come nel caso di Saionji e Miki verso Anthy la quale non ha il minimo interesse verso di loro e non fa mistero di questo neanche ai diretti interessati. Che dire poi dello straziante amore che prova Juri nei confronti della sua amica d'infanzia, la quale a differenza di Anthy non si farà scrupolo ad utilizzare questo affetto per ferire la ex-amica verso cui ha sempre provato un sentimento d'inferiorità.

Mi chiedo, lo sai cosa mi chiedo? Questo anime è rivoluzionario solo in relazione ai ruoli dei personaggi o c'è dell'altro? Ovviamente la seconda opzione, percorrendo la strada già intrapresa nella terza serie di Sailor moon Ikuhara mediante i suoi personaggi si interroga su questioni come l'eternità, il dualismo, la volontà umana e quanto questa possa influire sulla realtà. I personaggi poi si muovono in uno scenario ricco di simbologia (il castello rovesciato dell'arena a ritrarre il capovolgimento dei ruoli) di indizi (chiaro esempio gli ultimi episodi della saga della rosa nera) accompagnati da musiche d'effetto ed evocative.

Appurato che questo anime merita sia per il ruolo storico che per la propria qualità intrinseca, come giustificare il mio voto? Ho dovuto abbassarlo a causa di difetti evidenti ( che comunque non pregiudicano troppo la bellezza dell'anime).

Quello più marcato è la pochezza di relazioni tra i personaggi. A parte Utena, l'amica Wakaba (unica persona normale in tutto e per tutto), Anthy e in seguito il di lei fratello, Nanako e sporadiche volte Miki il resto del cast non avrà punti di contatto con Utena venendo mostrato soltanto in episodi dedicati (i casi più eclatanti sono quelli di Juri e Sembonji). A causa di ciò quando compariranno gli altri personaggi si saprà già su cosa verterà l'episodio. Inoltre vi è una rigida consequenzialità degli eventi che verrà cambiata raramente (episodio normale, poi tocca a quello dedicato a Sembonji, Miki, Juri, Nanako, Toga e così fino alla fine della saga).
Questo schema è persino più limitante di quello della precedente serie di Ikuhara (Sailor moon) e se in quello vi era la scusante del fatto che fosse limitato dal setting di genere (il maho shojo sentai) e dalla direzione la stessa cosa non si può dire di Utena dove aveva campo libero, libertà che ha utilizzato per i contenuti lesinando però sulla struttura.

Altro fattore che ha abbassato il voto (ma questo è puramente soggettivo) è che i temi affrontati non sono nuovi e "rivoluzionari", se precedentemente si è visto Sailor moon S (cosa che comunque consiglio di fare per comprendere appieno questo anime che è a tutti gli effetti un seguito spirituale)in quanto questi sono un'esaltazione di concezioni già abbozzate.

In ogni caso la rivoluzione di Utena si becca un bell'otto e mezzo, arrotondato per difetto ad 8 visto che ho dato il 9 alla sua "madre spirituale".

Utente3743

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Utente3743

Episodi visti: 39/39 --- Voto 8
Duelli, rose e spade. Utena non è una ragazza qualunque e il suo desiderio è quello di incontrare il Principe, che le ha donato l'anello nel periodo in cui si sentiva sperduta, una piccola bimba che aveva perduto i genitori. Da allora, per conservare la Nobiltà che il principe le aveva ispirato, decise che lei stessa doveva diventare un Principe. Una bella favola moderna che unisce elementi religiosi ed iconografici, una prospettiva del mondo che viene raffiguarata come un guscio d'uovo che dev'essere spezzato, per rinascere e causare la Rivoluzione. Per alcuni personaggi avviene, ma non si compie per la protagonista e la sua controparte Himemiya. Sono due anime legate ma allo stesso tempo distanti, si cercano e si allontanano con la stessa velocità con cui cade un petalo di rosa. Himemiya è tanto cara quanto misteriosa, che sarà per Utena non solo la sua "fidanzata" che deve proteggere durante i Duelli, ma anche una parte importante di quello che è e che rappresenta, ovvero il principe, la maschera di cui Utena si copre, l'ego e la fanaticheria della stessa immagine che vede riflessa nel suo vestire e nel suo agire.
Nonostante tutto, è ingenua e coraggiosa e crede che stando accanto ad Himemiya, possa divenire un vero principe. Himemiya cerca di accontentare Utena, nonostante non capisca le sue intenzioni. Lei è la custodia della Spada di Dios, colei che è solo un burattino nelle mani del "Principe", la Rosa della Sposa, che non prova alcun sentimento. Imparerà da Utena, che essere solo un oggetto o un mezzo per i Duellanti non è tutto e la sua amicizia le farà cambiare idea.
Cosa dire di più? I disegni di Chiho Saito sono eleganti, un gioiello, la punta del diamante che apparteneva ai favolosi anni '90, animazione fluida e accattivante! Le musiche sono belle, ma alle volte esagerate, specie le insert song durante i duelli. Il doppiaggio inoltre è impeccabile e per essere 30 episodi ci sono pochi filler e sono collocati in modo da non appesantire la visione tra un arco e l'altro di tutta la serie.
Vi consiglio assolutamente di considerare questo anime, è una tappa importante per un appassionato di anime. Come Evangelion, non può mancare nella vostra lista di "Questo l'ho visto".

Evangelion0189

Episodi visti: 39/39 --- Voto 5
Tra gli anime considerati veri e propri cult degli Anni Novanta si annovera La rivoluzione di Utena, in originale Utena - La fillette révolutionnaire, serie in trentanove episodi facente parte di un progetto multimediale inaugurato nel 1996 da un manga in cinque volumi e proseguito nel 1999 con un film conclusivo e una one-shot a fumetti ad esso collegata. Autori di quest'opera esplorata su più livelli sono i membri del gruppo conosciuto come "Be-Papas", il cui elemento più rappresentativo è Kunihiko Ikuhara, regista ormai famoso di due serie e mezzo della trasposizione animata di Sailor Moon e del più recente e controverso Mawaru Penguin Drum. Credo che il termine "controverso" si adatti perfettamente allo stile di Ikuhara: le sue opere sono ricche di simbolismi e colte citazioni, e anche Utena non fa eccezione in proposito. Cerchiamo di fare un breve sunto della trama.

Tutto ruota attorno alla Sposa della Rosa Anthy Himemiya e ai duelli di un gruppo di studenti che se la contendono uno dopo l'altro: le cose cambiano nell'istante in cui anche Utena, una ragazza atipica dall'oscuro passato e che indossa una divisa scolastica maschile, decide di prendere parte ai duelli, ma, a differenza degli altri, lo scopo di Utena è quello di liberare Himemiya dalle prepotenze dei vincitori. Una volta ottenuta anche lei la Sposa della Rosa si troverà immersa in un turbine di scontri al fine di difendere la sua posizione e la sua amica. Non appena entra in scena il fratello di Himemiya, l'ambiguo e affascinante Akio, il passato di Utena torna a riecheggiare nella sua mente, e in particolare i ricordi legati al misterioso principe che l'ha tratta in salvo dalla disperazione quando era solo una bambina. Ma non è tutto oro ciò che brilla e anche dietro la figura quasi "sacra" di Himemiya si celano torbidi e inquietanti segreti...

Di per sé la trama è semplice, ma Ikuhara la infarcisce di riferimenti simbolici, riti reiterati (come quello che anticipa praticamente tutti i duelli, con la caratteristica canzone heavy metal corale Zettai unmei mokushiroku, o anche il costante alternarsi dei medesimi duellanti) e misteri criptici e di difficile risoluzione (ancora non riesco a capire cosa siano i "teatrini" con le ombre femminili che discorrono per mezzo di enigmatici giri di parole in merito a quanto succede nell'animo dei personaggi), rendendo l'intreccio narrativo alquanto complesso. Gli ultimi episodi forniscono la maggior parte delle risposte, ma personalmente, sebbene colpito da alcune sequenze drammatiche e ben girate, ho provato una certa insoddisfazione. Da un punto di vista tecnico, il character design non è dei miei preferiti, ma in fin dei conti è gradevole a modo suo; inoltre la colonna sonora è particolarmente curata e unica nel suo genere. Senza dubbio La rivoluzione di Utena è un anime maturo in cui vengono affrontate, quasi sempre in modo estremamente sottile, tematiche piuttosto scottanti: l'omosessualità di entrambi i sessi, l'incesto, la violenza sessuale. Ad ogni modo l'ho trovato un po' tedioso in certi punti e persino irritante in alcune puntate auto-conclusive (mi riferisco alle assurde disavventure di Nanami, il cui scopo è certamente quello di strappare un sorriso allo spettatore, ma a me non sono andate proprio giù), nonché eccessivamente ermetico in determinati risvolti della narrazione. Per tutti questi motivi non riesco a dare alla La rivoluzione di Utena un voto sufficiente.

AkiraSakura

Episodi visti: 39/39 --- Voto 10
"La rivoluzione di Utena'" è considerato dalla critica e dal pubblico uno dei maggiori anime degli anni '90 ed è un peccato che qui in Italia sia uscito in sordina dopo l'acquisto dei diritti da parte della Yamato Video. Questo anime è una decostruzione del genere shojo in chiave post-moderna, infatti in qualche forum esso viene anche chiamato "l'Evangelion degli shojo" e viene annoverato nell'olimpo dei cosidetti "anime mindfuck" di cui Evangelion, Lain, Tenshi no Tamago e Beautiful Dreamer sono gli indubbi capostipiti. Si tratta di un'opera interamente simbolica, in cui i personaggi assumono ruoli molteplici che si possono intuire dagli indizi che il regista lascia lungo il plot, confidando nell'intelligenza e nella capacità di astrazione dello spettatore.
Alla sceneggiatura troviamo Yoji Enokido, che aveva lavorato anche in Evangelion, e alle musiche J.A Seizer, che compone per quest'opera notevoli brani metal corali che si intrecciano perfettamente con la sceneggiatura, fornendo una visione accattivante e potente delle vicende, dotate di indubbio spessore psicologico ed emozionale. La regia è caratterizzata dallo stile personalissimo di Kunhiko Ikuhara, già regista di Sailormoon-S. Lo stile di quest'ultimo, che spesso viene annoverato insieme ad Anno e a Lynch come "best trolling director ever", proprio per essere molto personale e simbolista, potrebbe anche non piacere alle persone che cercano in questo prodotto uno svago da consumare a cervello spento.
La storia si basa inizialmente sulla decostruzione della classica fiaba in cui la principessa viene soccorsa da un principe sul cavallo bianco e portata nel castello "là dove vissero felici e contenti per l'eternità". Per effetto di tale decostruzione, la principessa anziché essere la fragile donnina a cui siamo stati abituati dalla Disney vorrà diventare principe lei stessa, il castello verrà letteralmente ribaltato e posto nel cielo e il principe verrà reso impotente e vittima di qualche arcano sortilegio. In seguito, come già accennato, verranno decostruiti tutti i canoni del genere shojo standard, arrivando all'introduzione nel plot di simbologie esoteriche (troveremo addirittura citazioni ai Rosa-Croce e all'universo Tolemaico) così come era stato fatto in Evangelion due anni prima.
La vicenda avviene in una scuola superiore caratterizzata da ambientazioni surrealiste che forse indicano una condizione di "congelamento" alla Urashima-Taro in cui si trovano i personaggi, che sono incapaci di reagire al loro passato e a creare un futuro. I principali antagonisti sono i cosiddetti "duellisti" che si sfidano in una arena sostenuta da una scala a forma di DNA che la nostra Utena dovrà percorrere ogni duello in una sequenza identica, ma affascinante, che presenterà delle differenze in ogni diverso arco della serie. Il vincitore del duello guadagna il potere assoluto su una ragazza di fattezze indiane, Anthy, che si dimostra sottomessa e impersonale indipendentemente dal suo "padrone". Il fulcro della serie è proprio il rapporto Anthy-Utena, con tutti i simbolismi e risvolti che ne possano derivare. Chi possiede Anthy guadagna "il potere di rivoluzionare il mondo" ed è questo il motivo per cui i duellisti si affannano tanto per conquistarla.
Reagire al passato creando un futuro, uscire dalla propria condizione di Urashima-Taro, che sia questa la "rivoluzione"? Oppure si tratta di qualcosa di più complicato?
Spero di avere stimolato la curiosità di chi è arrivato a leggere fin qui in quanto questo anime mi ha dato molto da pensare e ragionare, oltre che a meravigliarmi e stupirmi anche dal punto di vista più prettamente tecnico e musicale.
Il doppiaggio e l'adattamento della Yamato li ho trovati ottimi, l'unica pecca penso sia la non esagerata qualità video, che però lascia comunque quel gusto retrò che è completamente assente nell'ultima, ma comunque ottima, opera di Ikuhara: "Mawaru Penguindrum".


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God87

Episodi visti: 39/39 --- Voto 7
Ideato nel 1991 dal regista Kunihiko Ikuhara, Utena vedrà la luce nel 1996 in anime, manga e addirittura musical, all'indomani della nascita del gruppo Be-Papas formato da Ikuhara stesso, dallo sceneggiatore Yoji Enokido, dalla mangaka Chiho Saito, dal disegnatore Shin'ya Hasegawa e dal produttore Yuichiro Oguro. Filosofia del gruppo è quella di rivoluzionare fumetto e animazione creando storie di originalità sfrenata, senza alcun paletto e capaci di scardinare stilemi e luoghi comuni dei media. E Ikuhara, dietro la realizzazione della versione animata di Utena (notevolmente differente da quella cartacea a opera della Saito), darà sfogo a tutto il suo amore per il nonsense alla David Lynch, il suo regista preferito.

"La rivoluzione di Utena" è, sarò franco, la recensione più ostica io abbia mai scritto, data la difficoltà di analizzare una serie che narrativamente si basa sul nulla come sul tutto, su una trama di stampo fantastico che potrebbe essere anche una semplice, gigantesca metafora. L'anime è la fiera dell'ermetismo, la serie tra le più celebri di sempre nel panorama dell'animazione giapponese: quella che, insieme a Evangelion di Anno, simboleggerà quella nuova corrente artistica, nata negli anni 90, data da produzioni psicanalitiche/metaforiche/visionarie che per qualcuno hanno significato un nuovo modo maturo e impegnato di intendere l'animazione.

Di primo acchito Utena è l'avventurosa storia di tale ragazza che, "ottenuta" l'amebica Anthy battendo in duello il suo ultimo padrone, diventa sua amica, cercando di convincerla a ribellarsi al suo destino e salvandola nel contempo dalle mire degli altri duellanti accettando anche le loro sfide, in attesa di scoprire come potrà portare, nel mondo, una fantomatica rivoluzione. La seconda chiave di lettura potrebbe vedere Utena come una moderna favola o una rappresentazione teatrale (i siparietti a metà episodio con dei manichini sul palco), un'altra ancora come uno stage onirico, una rappresentazione visionaria delle azioni dei personaggi nella vita reale data da duelli di spada che simboleggiano il risolversi delle loro controversie. Non ci sarà mai dato sapere. Restano evidenti le allegorie e i simbolismi che costellano la serie e decifrarle sarà, per molti, il massimo pregio o difetto dell'opera. Le ambientazioni da sogno, il nonsense surreale ricercato dallo sceneggiatore Enokido per friggere i neuroni (tra rose che ruotano sullo schermo, centinaia di automobili che appaiono dal nulla durante i duelli, una gigantesca struttura a forma di scala a chiocciola che nessuno vede, uno humour fuori da questa realtà, una citazione letteraria di Herman Hesse recitata in ogni episodio, ecc.) e le azioni più o meno assurde commesse dai protagonisti mandano felicemente a quel paese chi si attende una storia dai significati precisi, dando adito a quella che è l'unica, vera chiave di lettura di Utena: la libera interpretazione.

Molti sono i sospetti di una ricercata mancanza di senso, un po' alla Anno, voluta dai creatori per prendere in giro lo spettatore, come quando Ikuhara dirà che neppure lui ha idea del senso delle rose che costellano gli episodi. Posso solo dire che a me, così com'è venuta, quella di Utena sembra la storia di una ragazza sulle sue che, stringendo amicizia con una coetanea messa molto peggio di lei, Anthy, si darà una smossa uscendo finalmente dal suo guscio, andando a ballare alle feste di maschera, ampliando le amicizie e pensando di legarsi sentimentalmente all'uomo che ama. Lo sospetto per i fondali minimalisti usati per illustrare le location della storia, a rappresentare l'anonimia della giornate che scorrono tutte uguali per l'eroina, ma sopratutto per il canovaccio ripetuto a ogni episodio: lei e Anthy hanno a che fare con i problemi di un personaggio, li affrontano (praticamente sconfiggendo il tipo in duello), e infine, andata bene o male, Utena chiede all'amica cos'era giusto fare o meno: una perenne scoperta del mondo che le sta attorno per sapere come relazionarsi meglio con il prossimo.

Arrivati a questo punto è intuibile la mia difficoltà nel dare una classificazione all'opera. Fantastica? Dipende se quello che vediamo è realtà o finzione. D'azione? In ogni episodio (o quasi) Utena affronta a duello un avversario, ma se fosse solo una rappresentazione immaginaria? Romantica? Come si può incorporare o vivere una storia che, sì, parla anche di rapporti sentimentali (anche lesbo o incestuosi, ma questo è più che altro un artificio per dare ulteriori connotazioni originali a una storia che non vuole parlare di quelli), ma dal punto di vista di personaggi fuori dalle righe le cui azioni non sembrano governate da logica? Utena è semplicemente un anime sperimentale, che stimola l'uso delle meningi e compiace quando si decifrano alcune delle sue metafore, tra banali (mano a mano che vengono scartate delle ipotesi di un problema, delle rose nelle vicinanze esplodono una a una) e meno (l'episodio dove un personaggio femminile scopre di aver deposto di notte un uovo: le amiche le dicono che è una cosa normale, che accade a tutte le ragazze a una certa età... ovviamente il riferimento è al ciclo mestruale), ma che, giunto all'apice della storia, diventa esageratamente criptico, e il dover dare per forza una personale spiegazione all'indecifrabile finale, alla rivoluzione di Utena, a cui tutti si riferiscono fin dal primo episodio, e alla Spada di Dios non è proprio soddisfacente.

Discorso tecnico: se le animazioni sono purtroppo di fattura appena sufficiente e zeppe, davvero, di ricicli (la famosissima sequenza di Utena che sale le scale per recarsi all'arena del duello: quattro minuti di camminata che saranno ripetuti per la quasi totalità della serie, puntata dopo puntata), il comparto musicale è da favola. Se per le BGM generiche Ikuhara si affida ai delicati arpeggi di violino di Shinkichi Mitsumune, per quelle dei numerosi "combattimenti" l'onore spetta al musicista heavy J.A. Seazer, creatore di non una, non due, non tre, ma addirittura di venticinque memorabili insert song gothic metal, quasi tutte cantate in latino, che donano esaltanti scariche di energia ai combattimenti, svegliando spesso lo spettatore dalla ripetitività sopracitata del canovaccio. Il chara è androgino e non particolarmente piacevole, ma anche lui, in tema con l'opera, particolarmente innovativo.

Altro non mi riesce da dire su una serie pazzoide che, sicuramente, reca in sé un concentrato fortissimo, esasperato, di genio. Di sicuro i suoi autori ci hanno marciato sopra con il nonsense e molte delle sue follie si rivelano solo aria fritta, ma il piacere di smantellare, pezzo per pezzo, la sua struttura visionaria per comprendere stati d'animo dei personaggi e significati è una delle esperienze più stimolanti che mi siano mai capitate. Alla fine il rischio di trovare incomprensibile il finale è alto, ma è un accettabile prezzo da pagare per godersi un anime che, forse schiavo della sua originalità a ogni costo, ha però un carisma inarrivabile.


 1
Turboo Stefo

Episodi visti: 39/39 --- Voto 9
Il gruppo dei Be-Papas è nato dalla voglia di collaborazione tra diversi autori d'eccezione. Nonostante non sia famoso quanto il gruppo artistico più famoso, ovvero le CLAMP, esso può vantare un discreto seguito grazie sopratutto alla sua punta di diamante "Shoujo Kakumei Utena" o, come lo si conosce nel Bel Paese, "La rivoluzione di Utena". Il gruppo è formato principalmente dalla mangaka Chiho Saito, nota per diversi shoujo manga di successo, dal regista Kunihiko Ikuhara (la vera mente del gruppo) già conosciuto in Sailor Moon, e dal collega/maestro di quest'ultimo, Jun'ichi Sato, un nome che fa parte dei maggiori lavori d'animazione dagli anni '90 in poi, troppi da ridurre in una mera e sminuente coppia di titoli rappresentativi.
L'opera di "Utena" è diventata famosa anche per l'universo generato, infatti il progetto è stato diviso in manga, anime, film, videogame e musical. In ogni versione il plot iniziale è comune, ma procedendo le versioni prendono strade separate creando una visione dell'opera più completa e comprensibile. Dopo questa fatica il gruppo si è preso una pausa durata diversi anni, dopo la quale ha prodotto un manga breve e ignorato dal pubblico e dalla critica, ritirandosi così in un'altra pausa.

Una piccola bambina rimasta orfana aveva perso ogni stimolo di vita, ma un principe l'ha risvegliata da quel tepore e le ha mostrato una nuova luce. Da allora Utena è cresciuta tenendo fede alla promessa fatta, vivendo nel sogno di diventare un principe lei stessa, sperando di incontrare nuovamente il suo amato salvatore. A sottolineare questo desiderio ci pensa la sua esuberante energia, dandole un carattere e un'indole decisamente da "maschiaccio", confermata anche dalla sua decisione di vestire la divisa maschile. Assistendo a un abuso di forza su una ragazza, Utena interviene cercando di sedare gli animi da brava giustiziera, ma non s'immagina nemmeno che quello scontro nell'arena dei duelli la condizionerà in modo profondo, trascinandola nella corsa alla "rivoluzione del mondo".
L'inizio è incredibilmente rapido e rocambolesco, lanciando sia Utena sia lo spettatore in un mondo misterioso governato da leggi ignote. Proseguendo la narrazione non facilita la comprensione per via dell'atipica struttura tutt'altro che lineare, a dispetto della schematicità ripetitiva degli episodi. Infatti molti dettagli restano fumosi e la storia sembra procedere a un suo ritmo ben cadenzato, alternando dialoghi intimisti con sprazzi di commedia goliardica del peggior tipo... fino al primo episodio riassuntivo. Solitamente tali episodi sono usati in serie particolarmente lunghe per fare il punto della situazione; invece in questa serie da 39 episodi sono addirittura 3, e, oltre a fare un gradevole riassunto della situazione confusa, danno una spinta in più all'opera. Soprattutto il primo, infatti, mostra tutto quello che si è visto con una chiave metaforica inaspettata che tanti potrebbero avere ignorato. Da quel momento gli occhi con la quale si guardava cambiano. Se prima si notava come la divisa maschile di Utena non fosse indossata da nessun ragazzo, o come una scala infinita che sfida le leggi della fisica e un castello sospeso all'incontrario nascosti dentro a un bosco relativamente più piccolo paressero solamente folle e delirante, dopo questo cambia tutto perché la vera chiave di lettura non è quella di semplice avventura da vedere, ma un complesso viaggio formativo ricco di metafore e simbologie, dove i significati più o meno nascosti si trovano in ogni gesto, in ogni oggetto, in ogni dialogo e in ogni confronto.

Si scopre un universo incredibilmente ricco e complesso e questo sarà il momento in cui si deciderà se Utena è un'opera di proprio gusto, perché è vero che si tratta di una storia che con il procedere diventa sempre più intrigante e profonda, nascondendo tantissimi messaggi dalla natura cinica e realista sulla verità sociale umana, ma nasconde tanti piccoli e vari difetti che bisogna essere disposti a ignorare o su cui passare sopra. Si presentano numerose ripetizioni sin dai primi episodi nati dalla struttura narrativa, ovvero gli episodi iniziano mostrando il plot guida dell'episodio per poi passare al classico teatro delle ombre "mi chiedo", un siparietto apparentemente comico e fine a se stesso, ma che nasconde gradevoli metafore talvolta fin troppo criptiche e dalla difficile lettura, per poi passare alla sequenza che conduce all'arena dei duelli dove i combattimenti sono spesso identici sia nelle pose plastiche sia nelle movenze dei duellanti, cambiando di fatto solo i personaggi e le battute, se non in particolari casi. Anche in questi verranno alternate simbologie e metafore, limpide e cristalline oppure profondamente misteriose. Proseguendo, le storie diventano sempre più complicate, puntando molto sulla caratterizzazione dei singoli individui per sviluppare nuovi significati sempre diversi. Questo impone anche spesso un dilungamento a più di un episodio frammentando questi elementi ciclici che caratterizzano la serie.

Sempre parlando di personaggi, si può confermare con tranquillità che loro stessi sono parte integrante delle metafore volute dagli autori, inizialmente al di fuori dei personaggi-chiave come Utena e Anthy, apparentemente priva di personalità e volontà in modo irritante. Ma Anthy saprà evolversi in modo inaspettato, i vari ragazzi che si alternano al loro fianco paiono abbastanza semplici e stereotipati, ma si comprenderà in breve tempo come questo sia dettato dalla volontà di far incarnare a ognuno di loro un diverso sentimento o emozione, come indica il loro colore dominante, ad esempio il verde che rappresenta la gelosia o il rosso della passione, oppure il bianco della purezza di un'ideale o di un sogno. Anche in quest'occasione l'opera si presta a infinite chiavi di lettura limitate solo dalle conoscenze o dalle esperienze dello spettatore oltre che dalla propria mentalità, e sarà spesso quest'ultima a guidare ciò che realmente si vede.
Si arriva comunque al finale che saprà sorprendere in ogni senso. Sia sotto il significato/i nascosto/i che cela, sia sotto il profilo narrativo, saprà emozionare in modo incredibilmente coinvolgente. Esso sembra percepire la sofferenza e il dolore dei personaggi e la drammaticità epica raggiunta ha dell'incredibile. Lo spettatore vorrebbe quasi essere coinvolto fisicamente per poter aiutare le due ragazze, per cercare di sminuire quella malinconica disperazione che pare pervaderlo.

La regia aiuta in modo profondo a costruire l'atmosfera atipica tragicomica che permea il tutto. Gioca molto sulle classiche inquadrature che indugiano su particolari movimenti o gesti, mentre non risulta mai avida di inquadrature permeate di significato, andando a mostrare un verme quando ad esempio Utena non risponde a una domanda particolarmente delicata. Oppure essa mostra l'allontanamento tra due personaggi divisi sempre più, oppure capiterà che durante un dialogo comincino a spuntare oggetti assurdi in ogni dove, come macchine fotografiche o rane gracidanti, oppure mostrano attività strane da intraprendere durante dialoghi profondi, come palleggi a badminton. Anche qui bisogna quindi andare incontro alla voglia degli autori di creare volutamente delle metafore assurde e spesso decontestualizzate e fuori luogo che appaiono dal nulla. Non tutti potrebbero gradire quest'ardita scelta, e in altre situazioni gioca sulla commedia fornendo metafore chiare e comprensibili, ma in modo che si distacchi completamente dall'atmosfera seria degli altri episodi, come quello del campanaccio. Altro gradevole particolare ricorrente sono le rose "roteanti" sovrapposte alle scene, che in varie occasioni sottolineano con i vari colori diversi particolari. Non sempre però sono chiarissimi.

I disegni e le animazioni soffrono di numerose limitazioni. Innanzitutto si nota molto come Chiho Saito sia stata influenzata nel suo passato da Riyoko Ikeda. Anche se i disegni sono stati leggermente manipolati, si nota comunque uno stile barocco nelle immense strutture scolastiche e nelle numerose simbologie sempre presenti, come quella della rosa, mentre si nota come le divise dei duellanti racchiudano quel vago stile militare dell'epoca vittoriana. Anche il carachter design ha sfumature che rircodano tale autrice, peccato per gli occhi che paiono delle grandi biglie colorate da cui trasparirebbe poco, se non fosse per i volti molto più espressivi. Gli sfondi spesso risultano anonimi per via dei particolari giochi di luce e talvolta si nota una definizione minima dei particolari. I disegni sapranno essere curati nel loro stile spigoloso e offrire animazioni morbide, ma non in tutti gli episodi; infatti in vari si hanno cadute di qualità incredibili in entrambi i campi.

Piccola nota va fatta al "fan service" (anche se non è proprio tale… forse), indicato principalmente al pubblico femminile. La storia gioca molto sui rapporti proibiti, quali l'incesto o i tradimenti, oltre che su alcuni particolari quasi saffici, ma il pubblico maschile potrebbe gradire poco le molte scene che nascono dai personaggi più lascivi. Entrambi infatti riscuotono grande successo tra le ragazze ed entrambi non rinunciano al piacere della compagnia femminile (soprattutto uno che si concede rapporti carnali con chiunque) con siparietti degni del miglior conquistatore romantico, ma l'esagerazione si ha con le continue pose con camice aperte e pantaloni sbottonati, fino a quando i due non si faranno addirittura delle foto mentre si accarezzano il petto. Senza dubbio anche questi nascondono metafore dedicate a un morboso e carnoso desiderio umano, ma potrebbero infastidire non poco il pubblico maschile.

La colonna sonora è importante quanto la regia, e qui probabilmente si nasconde lo zampino di Jun'ichi Sato, perché, come si sa, egli ha sempre dato enorme importanza al connubio tra musica e immagini. Infatti tra i lavori da lui seguiti ci sono opere che puntano molto su questo, come "Cowboy Bebop" e la serie di Aria. La sigla di apertura energica offre un ritmo ipnotico, come gli altri brani cantati, che durante la serie subiranno leggere modifiche continue, e lo stile incredibilmente epico, evocativo e drammatico, unito alla musica quasi in stile metal. Essi sembrano volere scherzare e irridere il genere, ma allo stesso tempo risultano di grande impatto e, volente o nolente, lo spettatore si ritroverà la mente invasa da tali canzoni. Queste accompagneranno le sequenze fisse degli episodi, come gli scontri e l'ascesa all'arena, ma non mancano i classici brani strumentali più delicati che accompagnano il resto degli episodi, anche se d'impatto minore, risultano ben associate.
L'edizione italiana si contraddistingue per un doppiaggio eccellente, non solo per gli abbinamenti delle voci, ma per le singole interpretazioni che si adattano sia ai momenti comici sia a quelli profondi e drammatici in modo perfetto.

La rivoluzione del mondo passa attraverso una storia complessa e intricata, e regala un numero praticamente infinito di significati nascosti tra simbologie e metafore- Spesso indugia su messaggi realisti atti a smontare tutte le classiche illusioni dell'uomo, quali un sogno, che rende ciechi alla luce della verità, o desideri irrealizzabili, ma allo stesso tempo non esita a mostrare quanto un'amicizia vera possa essere forte e affrontare mille difficoltà, il tutto attraverso il desiderio di spiattellare cinicamente una realtà che si distacca dalle ideologie fiabesche alle quali sembra strizzare l'occhio come atmosfera e narrazione. Cercare di dare un senso a tutto è praticamente impossibile, perché come sempre in prodotti di tale caratura il tutto è limitato, o illimitato, dalle personalità ed esperienze di ognuno, dando così infinite chiavi di lettura ai numerosi eventi spesso fin troppo criptici e misteriosi. Purtroppo proprio per questo "La rivoluzione di Utena" risulta una serie non per tutti che potrebbe deludere non poco, quindi se non siete disposti ad accettarne i difetti e gli atipici pregi affrontate lo stesso la visione, perché nonostante tutto Utena è un anime dal valore inestimabile, unico nel suo genere, e dev'essere visto.
Chissà che dopo non vi rendiate conto di essere voi stessi come i pulcini dentro all'uovo che non si rompe, come nella frase chiave ripresa da "Demian" di Hermann Hesse, e magari potreste trovare le chiavi per rivoluzionare il vostro mondo.


 9
Alexander

Episodi visti: 39/39 --- Voto 5
In Utena ogni scena ha un valore simbolico. Prendiamo ad esempio la lunghissima rampa di scale che Utena è costretta a salire per arrivare all'arena dei duelli: essa rappresenta alla perfezione l'anime stesso, o meglio l'interminabile travaglio che attende i malcapitati che avessero deciso d'intraprenderne fino alla fine la visione, mentre la scampanata finale probabilmente allude al senso di liberazione che si prova una volta giunti al termine.
Seriamente... Non ho certo iniziato Utena con lo stesso spirito con cui ho iniziato "Mars of Destruction", cioè per riderci su e divertirmi poi con una bella stroncatura. Al contrario, visto che da più parti si parlava di capolavoro, e soprattutto considerando che yuri, rivoluzioni e simbolismo sono tre dei miei elementi preferiti in un anime (e questo li aveva tutti), ero andato praticamente sul sicuro. Ho cercato fino all'ultimo di farmelo piacere: "Più a fondo... cerca più a fondo (una ragione per continuare a guardarlo)!", continuavo a ripetermi, man mano che i filler (le bare sul muro?) passavano, e il mio indice di gradimento colava a picco come il famoso ascensore - chi ha visto l'anime capirà a cosa mi riferisco. Alla fine ho dovuto arrendermi e ammettere di aver preso una cantonata.

La prima cosa che salta all'occhio è come Utena tenti in tutti i modi di risultare artisticamente valido, fallendo miseramente a causa dello scarso livello tecnico dei disegni e delle animazioni. Credevate che i personaggi di Code Geass fossero eccessivamente scheletrici? Quelli di Utena lo sono ancora di più, e per giunta disegnati anche male! Non solo i personaggi, ma praticamente tutti gli elementi che non fanno parte dello sfondo presentano infatti i difetti tipici dei vecchi anime a scarso budget anni '80-primissimi anni '90: scarsa attenzione ai dettagli, occhi enormi che si riescono a vedere benissimo anche sotto i capelli, personaggi che cambiano aspetto fisico a seconda di come vengono inquadrati, colori che sembrano dati da un imbianchino, piatti e senza alcun senso di profondità o di chiaroscuro. I fondali invece si salvano, ma mancano gravemente di varietà. Non basta ricordare che Utena è un anime degli anni '90, primo perché gli anni '90 non sono la preistoria, secondo perché anche Evangelion, Lain e Cowboy Bebop lo sono, ma di certo non hanno tutti questi difetti.

Ma non è stata certo la grafica a turbarmi: basti pensare che molti degli anime con un design che non gradivo poi si sono rivelati i miei preferiti; né sono state le famose sequenze ripetute praticamente a ogni puntata, anzi personalmente le ho trovate la cosa meglio riuscita dell'anime; né il cumulo di eventi totalmente privi di senso logico, come elefanti che vanno sul surf, piatti di curry "novecento miliardi (testuali parole) di volte più piccante", automobili che piombano in casa direttamente dalla finestra, e via dicendo; né lo shounen-ai - sì, ce n'è almeno quanto lo yuri, se non di più. Allora cosa?
Il vero motivo l'ho accennato nella mia interpretazione della scena dell'ascensore: quand'è che i produttori di anime capiranno che i filler dovrebbero servire a prendersi una pausa tra una parte di storia e l'altra anziché viceversa?

Perché in Utena succede appunto questo: non vi è una lunga storia con qualche filler qua e là per spezzare un po' il ritmo, bensì un enorme pacco di filler con qualche episodio di storia qua e là giusto per svegliare lo spettatore dal sonno profondo. Credetemi quando dico che su 39 episodi ce ne saranno sì e no 9 di storia, arrotondati per eccesso; per la precisione, togliendo gli ultimi 3 gli altri sono divisi in tre cicli ognuno dei quali è costituito in media da 2 episodi utili e da altri 10 di puri e semplici filler. In totale fanno 30 filler e 9 episodi di storia. Se questo fosse l'unico problema di Utena, da solo basterebbe per escluderlo seduta stante dalla categoria dei capolavori. Come se questo non fosse abbastanza, tali filler seguono pressoché tutti uno stesso schema fisso che tutti i personaggi sono destinati a seguire senza scampo, come se fossero marionette invece che persone, e non c'entrano praticamente nulla con la storia di base. Molti anime che amano portarsi per le lunghe hanno almeno la decenza di inserire nelle varie puntate di calma piatta un minimo sindacale di progressi in modo da non rendere la puntata una totale perdita di tempo: ecco cosa stanno a significare i continui primi piani del cronometro di Miki, ci ricordano il tempo che stiamo perdendo a guardare Utena! Ad esempio Simoun compensava quell'enorme bolla di vuoto cosmico a livello di storia con un ottimo approfondimento dei rapporti tra i personaggi; ciò non avviene in Utena dove, dopo un improvviso repentino cambiamento, il personaggio di turno ritorna tale e quale a prima, e ogni puntata termina come se non fosse mai avvenuto nulla. La cosa divertente è che verso la fine si è addirittura avuta la gagliarda idea di inserire un paio di episodi riassuntivi, come se davvero nel corso dell'anime ci fosse qualcosa che meriti di essere ricordato per capire la storia.

Quando sento il termine "capolavoro" l'ultima cosa che può venirmi in mente è di ritrovarmi a percorrere un'interminabile scalinata di filler tutti uguali, e per giunta mal disegnati, che girano senza toccarla mai attorno a una storia che in confronto dura il 10% circa, e quest'ultima secondo me è rappresentata simbolicamente dall'ascensore che infatti porta direttamente in cima, e a saperlo prima nessuno si rifarebbe tutta la scalinata a piedi... Ah però! Visto come tutto combacia? Mi sa che ho afferrato la vera chiave di lettura di Utena ancora meglio dei suoi fan! Queste sono cose che uno si aspetterebbe piuttosto da Naruto, dai Pokémon, o da anime simili.

Elementi positivi:
- gli ultimi 2 episodi - e ci mancherebbe altro, con tutti i filler che tocca sorbirsi per arrivarci;
- i fondali, anche se riutilizzati fino alla nausea;
- la colonna sonora.
E questo è quanto. Ah, vorrei concludere dicendo che il vero motivo per cui mi sono interessato a quest'anime è che, essendo rimasto molto incuriosito dai trailer di Mawaru Penguindrum, ma non essendo ancora finito, prima di iniziare a guardarlo avevo deciso di provare il precedente lavoro della stessa autrice in modo da farmi un'idea di cosa mi aspettava. Non l'avessi mai fatto! Se anche il suddetto M.P. è così, qualcuno mi avverta in anticipo così mi risparmio la fatica.
Voto finale: 5,5.


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Anonymous

Episodi visti: 39/39 --- Voto 9
"La rivoluzione di Utena" narra la storia della protagonista, Utena, una ragazza che veste l'uniforme maschile, che noterà una giovane ragazza, Anthy, mentre viene picchiata dal suo fidanzato Saionji, senza un motivo apparente. Nel tentativo di proteggere la ragazza, Utena verrà sfidata a duello dallo stesso Saionji, poiché la protagonista possiede il sigillo della rosa, che permette di accedere all'arena dei duelli per determinare il possesso della sposa della rosa, una ragazza che rappresenta la chiave per accedere al potere di rivoluzionare il mondo. Ma chi è veramente la sposa della rosa? Perché una semplice accademia nasconde un circolo di duellanti che si contendono la giovane Anthy?

Guardando la superficie, Utena appare come un anime banale e pieno di pretese, che sembra non avere una meta o uno scopo preciso, ma la superficie è trasparente, infatti lo spettatore dovrà impegnarsi nel guardare attraverso quest'ultima, per scoprire l'incredibile quantità di particolari, che segnano l'unicità di tale titolo.
Quella di Utena è stata una visione molto difficile ma interessante, poiché il titolo presenta molti elementi che nella loro esagerata bizzarria risultano alquanto fuori luogo e privi di senso, eppure Utena riesce a conquistare e interessare lo spettatore, senza il bisogno di effetti speciali o mecha annessi, ma come?

Utena si divide in 3 (anche se sono 4, a dire il vero) saghe, che dal punto di vista personale tengo a suddividere in: verità, rivelazione e rivoluzione.
Nel primo episodio si assiste a un inizio troppo estremo e velocizzato, dove la protagonista viene catapultata in un contesto privo di fondamento e fin troppo assurdo per generare una buona impressione. Infatti è normale che lo spettatore si sentirà spinto nel rinunciare alla visione. Ma quella di Utena è una storia che trova le sue numerose spiegazioni e fondamenta con il proseguire degli episodi, dove si assiste alle numerose e particolari figure che popolano l'accademia Ohtori.
Nella prima saga, la verità, si assiste all'introduzione dei personaggi del consiglio studentesco, che a differenza di Utena reclamano la sposa della rosa per accedere al potere di rivoluzionare il mondo: a quale scopo? Ogni singolo personaggio ha delle motivazioni e delle ossessioni da realizzare, ma sopratutto sarà dotato di una caratterizzazione particolarmente incisiva, che insieme al suo aspetto gli permetteranno di risplendere in una luce diversa dalle altre di fronte agli occhi dello spettatore.
La seconda saga, la rivelazione, propone una delle sceneggiature più interessanti e meno utilizzate, ovvero la caratterizzazione e la conclusione dei personaggi secondari, infatti all'interno dell'accademia non mancheranno delle "ombre" che seguono le azioni dei membri del consiglio studentesco: sorelle, amiche e perfino una sorta di schiavetto consenziente. Infatti il secondo arco narrativo è uno degli aspetti che ci permette di identificare la grande cura che il regista Ikuhara ha impiegato nel caratterizzare tutti i suoi personaggi, senza lasciarne nessuno al caso (le figure comiche a parte).
Infine nella terza e ultima saga, la rivoluzione, i numerosi misteri vengono alla luce, per poi assistere a un incredibile ed emozionante finale che esalta la grandezza di tale titolo.

L'adolescenza è stata una delle tematiche più trattate negli anni '90. In "Digimon" viene vista come un punto di transizione tra la felicità dell'infanzia e la realtà, in Evangelion viene rappresentata come il punto più vulnerabile della crescita dell'essere umano, mentre in Utena l'adolescenza trova la sua massima espressione senza alcuna restrizione morale. Per creare tale effetto si assisterà a una serie di allusioni a tematiche forti come l'omosessualità, l'incesto e i complessi di inferiorità. Da un lato si può intendere un disperato tentativo di inseguire l'originalità, mentre dall'altro si può assistere a un'incredibile quanto magistrale caratterizzazione dei personaggi, dove il tutto non si ridurrà a un semplice "x ama y" con scandalo annesso. Infatti il titolo attraverso la sua forte vena metaforica e le sue numerose sfumature non s'incentra esclusivamente sull'amore platonico come punto critico dell'adolescenza, ma preferisce creare una serie di incredibili interazioni e conflitti tra i personaggi e i loro sentimenti, che risultano strettamente collegati al potere di rivoluzionare il mondo. Un potere, una meta, che vanno raggiunti a ogni costo, ma che non sembrano avere nessuna consistenza, come i sentimenti dei protagonisti, che inseguono e combattono disperatamente per guadagnarsi tale potere, nel tentativo di soddisfare i loro problemi personali.

Utena stessa è un personaggio decisamente particolare e unico nell'ambiente dello shoujo, è una ragazza nobile, forte e ferma nei suoi ideali, che veste l'uniforme scolastica maschile, che crea una sorta di rapporto tra principe e principessa insieme alla giovane Anthy. Questa è una ragazza dotata di un carattere totalmente opposto al suo, poiché appare come una donna timida e silenziosa che ricopre il ruolo della sposa della rosa, un corpo che tutti desiderano per realizzare i propri desideri. Ma la protagonista non sembra interessata al potere di Anthy, poiché vuole garantirne la libertà e la possibilità di vivere come una ragazza normale.
Non mancheranno delle figure carismatiche come l'arrivista e ambizioso Touga, il suo amico d'infanzia, Saionji, l'autoritaria Juri e il sereno Miki. Infine vi sarà Nanami, un gag character che verrà caratterizzato in un modo alternativo quanto particolare, ma che non mancherà di esibire il suo lato forte quanto drammatico, perché, come ho già detto, nessuno viene lasciato al caso, poiché tutti i personaggi hanno delle motivazioni strettamente personali.

Uno degli aspetti più ricorrenti dell'anime sono le metafore. Anche se gli attori domineranno la scena il palcoscenico non mancherà di esibire la sua unica quanto particolare bizzarria decostruttiva. Un esempio è l'accademia Ohtori, dotata di un aspetto decisamente fiabesco e particolare, dato che il simbolo della rosa appare più volte all'interno della serie; oppure la figura della macchina che corre alla massima velocità, per poi compiere un rovinoso incidente, che simboleggia la forza delle convinzioni che si provano nella gioventù e il rischio al quale vanno incontro. Da menzionare la figura dell'ascensore, che scende sempre più in fondo, dove i personaggi al loro interno mettono in rilievo i propri problemi, per poi incarnarli nel pieno della loro disperazione.

L'aspetto rende quanto la caratterizzazione, non mancheranno dei ragazzi dal fisico tipicamente bishounen, che spesso tengono a distruggere la figura del ragazzo "cortese e carino", oppure delle donne che saranno capaci di presentare una bellezza tutta loro, senza il bisogno di apparire particolarmente dotate. Da menzionare le divise da combattimento, che spesso ricalcano la figura del principe, nonostante le numerose differenze che le distinguono.
La soundtrack non si sottrae dalla follia teatrale di tale titolo: un chiaro esempio è la musica che accompagna l'ascesa all'arena dei duelli, ovvero "Zettai Unmei Moshikuroku". Grazie alla presenza di H.J. Seazer, non mancheranno i numerosi cori trionfali, che gridano innumerevoli parole a sfondo metaforico, con il supporto di un intrigante quanto particolare sottofondo rock che esalta le numerose battaglie dove i personaggi esprimono nel pieno dell'anima i propri sogni e la loro voglia di realizzarli. Da menzionare l'opening "Rinbu Revolution" e le due ending "Truth" e "Virtual Star Hasseigaku".
Utena è indubbiamente un titolo di nicchia e bizzarro per farsi apprezzare dalla maggior parte del pubblico, ma ritengo giusto consigliarne la visione, perché è decisamente raro vedere delle perle come questa che splendono ancora oggi, mantenendo la stessa luce di un tempo.


 7
Locke Cole

Episodi visti: 39/39 --- Voto 9
La Rivoluzione di Utena è probabilmente la più bella fiaba del XX secolo, e sicuramente la serie simbolista meglio riuscita nella storia dell'animazione.
Si tratta di un'opera ossimorica già nella sua stessa costituzione, romantica e cinica, che nel suo ermetismo gioca con un simbolismo delicato e preciso e che si esclude così alla vista dei più, di coloro che, a cuor leggero, guardano una serie per svagarsi e non per analizzarla.

La Rivoluzione di Utena è un'opera di notevole spessore, eseguita da uno staff notevole, tra i quali spiccano i nomi del regista Kunihiko Ikuhara (Sailor Moon) e dello sceneggiatore Yoji Enokido (Neon Genesis Evangelion, FLCL, ecc.).
Ai detrattori dell'eccessivo ermetismo della serie - qualità necessaria alle opere simboliste - posso solo dire che senza di esso non sarebbe possibile trasmettere messaggi complessi che vengano rielaborati soggettivamente dal pubblico, ma si otterrebbe una verità bell'e fatta sulla quale non saranno possibili analisi personali, ma solo critiche alla verità voluta dall'autore.

Passiamo ora alla storia: anche quest'ultima deve essere letta in chiave allegorica e non è possibile dare giudizi a caldo su di essa, come dopo avere appena finito di vederla una prima volta.
Sarebbe come volere scrivere una critica dello Zarathustra di Nietzsche dopo una singola lettura dell'intera opera (sia chiaro, lungi da me il voler comparare Utena con il capolavoro di Nietzsche): se ne avrebbe un giudizio parziale e poco accorto.
Sembrerà un commento inattuabile, anche fisicamente parlando, ma per la giusta comprensione di quest'anime io ne consiglierei la visione completa almeno tre volte - e, almeno una di queste, in lingua originale con i sottotitoli. Nella visione suggerirei di appuntare le proprie considerazioni, altrimenti non è possibile venire a capo di un'opera tanto complessa e contemporaneamente longeva.

Questa non è infatti una serie da guardare "tanto per passare il tempo", come nessuna serie veramente meritevole d'altronde. Tuttavia, in questa strenua battaglia gnoseologica, anche lo spettatore verrà incoraggiato alla visione da una trama avvincente e incalzante, che, per tutta la serie, si avvia esponenzialmente verso il climax.
Sfortunatamente non mi è possibile sintetizzare la trama, sia per l'immenso lavoro e dispendio di parole che ciò richiederebbe e che inevitabilmente sminuirebbe grandemente la bellezza della stessa, sia perché la storia viene recepita molto soggettivamente in un'opera simbolista simile. Inoltre la storia stessa non ha importanza in sé e per sé, ma è funzionale allo sviluppo dei personaggi. Anch'essi tuttavia, in ultima analisi, sono ridotti lo stesso a simboli archetipici.
E proprio riguardo a quest'ultimo punto è interessante analizzare i vari personaggi: questi, infatti, hanno uno per uno un preciso background e una forma mentis con la quale - sebbene evolvano molto nel corso della narrazione, taluni sino a risultare stravolti dalla loro figura iniziale - non entrano in contrasto né generano contraddizioni. Essi sono facilmente astraibili dalle loro persone specifiche, data anche la forte teatralità dell'intera opera e, in certe scene, il palese muoversi dei personaggi stessi su di un palcoscenico.

La finzione è inoltre un altro elemento degno d'interesse: l'intera trama è infatti un gioco di maschere, bugie e silenzi di attori che danzano attorno a un ideale lontano e remoto, che ognuno percepisce a modo suo, e per il quale ognuno dà tutto se stesso, ma che inevitabilmente porta alla domanda sull'esistenza dell'ideale stesso.
Per concludere, si tratta di un progetto ambizioso che ha veramente tentato di rivoluzionare il mondo (seppure quello dell'animazione), trasportando temi complessi e di difficile comprensione all'universo delle serie animate, cosa che prima era accaduta solo nei manga e nei lungometraggi di registi come Oshii. Nonostante ciò, comunque, anche questo ennesimo tentativo è fallito, lasciando opere come Utena relegate a generi di nicchia, comprese nella loro magnificenza solo da un pubblico accorto e profondo, in grado di analizzare un'opera nel suo intimo intento, non fermandosi a valutazioni superficiali.

Insomma, potrei continuare per ore a scrivere su di Utena, ma non è questa la sede adatta e quindi prego tutti quanti di guardare, almeno una volta, questa magnifica opera. Che, alla fine, vi piaccia o meno non importa e non ha neppure importanza che ne cogliate il significato.
Fatelo, perlomeno per la rivoluzione del mondo.


 6
MastWiFi

Episodi visti: 39/39 --- Voto 10
Trama
Utena Tenjo è una ragazza liceale che ha perso i propri genitori quando era piccola e, a seguito dell'incontro con un bellissimo e misterioso principe che le donò un altrettanto misterioso anello, assume il carattere di un maschiaccio e di conseguenza prende a vestirsi con l'uniforme maschile della propria scuola, l'accademia Otori. Un giorno incontra una strana ragazza, Anthy Himemiya, dalla carnagione scura e dai comportamenti ambigui, che si rivela essere la cosiddetta Sposa della Rosa, ovvero un personaggio destinato a rivoluzionare il mondo grazie a dei fantastici e immensi poteri di cui potrebbe fare uso chi la detiene.
Infatti, Anthy è "posseduta" da quello che si ritiene, a prima vista, il suo ragazzo, Kyoichi Saionji, che la maltratta e questo fa sì che Utena, comportandosi come farebbe un rispettabile principe, prenda le difese della ragazza arrivando a sfidare in duello il presuntuoso Saionji. Vincendo, Utena si ritroverà a dividere la propria stanza con Anthy, che, proprio come una Sposa, dovrà stare a fianco del vincitore dei duelli atti ad acquisirla ogni qualvolta ne venga attuato uno.
Utena quindi dovrà affrontare una serie di duelli contro vari personaggi, tra cui il Consiglio Studentesco, che possiede gli stessi anelli della ragazza e che permettono di accedere ai duelli, e diversi personaggi secondari, chi più chi meno volenterosi di acquisire la Sposa della Rosa per i propri motivi personali. Dietro a tutto ciò, vi è la misteriosa entità chiamata Confine del mondo, che ha stabilito il misterioso programma dei duelli e che fornisce istruzioni al Consiglio.

Giudizio personale
Chiunque guardasse i primi episodi di questo anime si ritroverebbe stranito e confuso in un avvicendarsi di situazioni che sembrano non stare né in cielo né in terra. Chi fa l'errore d'interrompere la visione, si perde un capolavoro d'animazione, costruito e basato praticamente sulla relazione delle due protagoniste oltreché sullo sviluppo dell'intera trama. Perché, pur essendo 39 episodi, il tutto viene suddiviso in più archi, atti a mostrare di volta in volta le ragioni per le quali diversi personaggi vorranno sfidare Utena in duello, a seconda dei loro condizionamenti psichici da parte di altre persone a loro collegate.

Il primo arco, ad esempio, serve più che altro per l'introduzione dei personaggi, ognuno dotato di un carattere molto forte, spinti da proprie volontà personali ad accedere al potere di rivoluzionare il mondo, concetto che per l'intera durata dell'anime verrà ripetuto innumerevoli volte. Tale concetto, infatti, non viene mai reso in maniera concreta, niente di tutto questo verrà mai approfondito abbastanza da fare capire allo spettatore la sua importanza all'interno dell'anime. E' un potere che appartiene ad Anthy, ragazza dai modi affabili, gentile, premurosa e sincera, ma anche debole, sinistra e dagli atteggiamenti ambigui e misteriosi molte volte.
Questo personaggio è il catalizzatore principale, per il quale chi visiona l'anime continuerà a chiedersi "Ma effettivamente, che poteri ha?". Non scordiamoci comunque di Utena Tenjo, la principe(ssa) della situazione, colei che ha nell'animo e nel cuore il forte spirito di un audace salvatore e difensore delle debolezze altrui. Due personaggi, queste due ragazze, completamente diversi, opposti l'uno all'altro, ma, avanzando con gli episodi, sempre più unite, in un rapporto che sfocia nel vero e proprio amore, mentre sono numerosi, all'interno dell'anime, i riferimenti all'omosessualità (appunto, l'amore delle due protagoniste), all'incesto, all'amore platonico, ai peccati più pericolosi quali l'ira, l'invidia e anche la superbia.

Dal lato puramente tecnico, comunque, viene esaltata molto la colonna sonora, probabilmente il lato tecnico più importante di tutto l'anime: oltre alla ripetitiva e comunque rispettabile canzone che viene musicata ogniqualvolta Utena entra nell'arena dei duelli, vi sono tracce e temi portanti che rispecchiano gran parte delle personalità e dei pensieri dei personaggi. Un altro esempio è l'inquietante tema coristico che si sente nel secondo arco quando alcuni personaggi secondari accedono all'ascensore per esporre i propri problemi personali che ronzano nelle loro menti e li costringono a stare in uno stato di autodistruzione mentale.
Altro pregi tecnici sono il montaggio delle scene e la fotografia, che particolarizza molte sequenze al fine di renderle il più possibile vicine al mistero complottistico che il cosiddetto Confine del Mondo cerca di attuare.

Giudizio personale
Utena è semplicemente uno dei migliori anime mai stati creati. La particolarità de La rivoluzione di Utena è quella di mostrare sempre il lato psicologico dei personaggi, delle loro vere e naturali intenzioni, oltre che mantenere sempre un alone di mistero negli ambigui e quasi indecifrabili dialoghi parlando dei poteri per rivoluzionare il mondo. Perché nessuno lo sa. Ed è questo il motivo per il quale si prosegue la visione dell'anime, per cercare di dare una risposta alle domande che chiunque si pone ad ogni episodio. Niente è reale, tutto è lecito. Voto: 10.

Utente5795

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Utente5795

Episodi visti: 39/39 --- Voto 10
<i>Se il guscio dell'uovo non si spezza, il pulcino morirà senza essere nato. Il mondo è l'uovo di cui noi siamo i pulcini, se non spezziamo il guscio del mondo moriremo senza essere nati. Spezziamo dunque questo guscio per la rivoluzione del mondo!</i>

E' sotto l'oscuro monito di questa emblematica frase tratta dal <i>Demian</i> di Herman Hesse, che lo spettatore si appresta a immergersi in una delle serie probabilmente più controverse dell'animazione giapponese - e questa non è che solo uno dei frammenti, degli spicchi che formano l'affascinante mondo creato dai Be-Papas.
Un momento: chi sono i Be-Papas? Trattasi di un gruppo di artisti operanti nel campo del fumetto e dell'animazione nipponica, formatisi nel '96 con l'intenzione di materializzare le loro idee in libertà, senza essere legati a progetti esterni, da qui il nome Be-Papas, "essere padri". Il quintetto comprendeva il regista Kunihiko Ikuhara, che in precedenza diresse per la Toei Animation due stagioni e mezzo di <i>Sailor Moon</i>; Yoji Enokido, anch'esso reduce da Sailor Moon, uno degli sceneggiatori più atipici e provocatori della japanimation (tra gli altri ha scritto <i>FLCL</i>); la mangaka Chiho Saito, legata al mondo dello shoujo e del josei; Shin'ya Hasegawa, animatore e illustratore; e infine Yuuichiro Oguro, che si occuperà della pianificazione generale.

Fin da subito gli intenti del gruppo si rivelano ambiziosi: i membri stanno progettando infatti una saga multimediale, modalità di produzione che in futuro si rivelerà portatrice di enorme successo, si pensi ai Pokèmon o ad <i>.hack//</i>. L'universo di Utena comprende infatti una serie manga, la qui recensita serie TV, un film cinematografico, un altro manga ispirato al film, un videogioco e un musical teatrale. I differenti format nei quali viene maturato il canovaccio iniziale divergono notevolmente tra di loro negli sviluppi, conferendo così una notevole cifra di eterogeneità al risultato.
Di fatto per poter comprendere in maniera esaustiva la saga di Utena è raccomandabile sperimentare ognuno dei media nella quale è scomposta: oltre a completarsi a vicenda, ognuna offre un punto di vista alternativo al plot, ad esempio la serie manga ha uno spirito più marcatamente shoujo, mentre lo strabiliante lungometraggio <i>Apocalisse Adolescenziale</i> è un opera genuinamente onirica, irreale e metafisica.

Qual'è il contenuto di Utena? Il punto di partenza è uno dei generi estremamente conosciuto e sfruttato come lo scolastico-sentimentale: c'è una nuova studentessa nella prestigiosa accademia Othori, Utena Tenjo, che fin da subito si fa notare per il fatto di indossare abiti maschili, tra il malcontento dei professori e lo stupore dei compagni. La ragazza si giustifica affermando la sua volontà di riconciliarsi con un misterioso Principe, che da bambina l'ha salvata dal dolore per la perdita dei genitori, diventando un principe nobile e coraggioso lei stessa.
Fin da subito le acque si agitano: Utena si ritrova a sfidare in duello il presuntuoso Saionji per il possesso di Anthy Hymemiya, una, apparentemente, fragile e remissiva studentessa, a cui viene attribuito il titolo di "Sposa della Rosa". Dopo avere battuto Saionji, Utena viene a sapere dell'esistenza del Consiglio degli Studenti, un gruppo di facoltosi alunni che si contendono a duello la Sposa della Rosa, depositaria del potere di "rivoluzionare il mondo"... e la stessa Utena è uno dei duellanti, in virtù dell'anello donatogli in passato dal suo Principe.

Già da questo stralcio di trama, cominciano a trasparire affascinanti elementi di mistero, che affondano le loro radici nell'humus esoterico europeo, con numerosissimi riferimenti alla Rosa Croce, presunta setta misterica del quindicesimo secolo che ha segnato in maniera indelebile lo sviluppo della Massoneria. Corollario di questo particolare retroterra culturale è la presenza massiccia di allegorie e simboli che imperversano per tutta la narrazione, tanto che, come anche in <i>Evangelion</i>, vanno a costituire un possibile piano di lettura dell'opera.
C'è un altro elemento parallelo tra Utena ed <i>Evangelion</i>: le interpretazioni non si fermano alla trama e alla costante simbologia. Altri importanti innesti sono costituiti dal movimento artistico del post-modernismo, particolarmente evidente nelle ambientazioni, nelle avveniristiche architetture e nel rovesciamento degli stereotipi della fiaba, nonché dal teatro dell'assurdo, elemento che influenza in maniera decisiva le scelte registiche e la stessa sceneggiatura.
In un terreno così favorevole, la scrittura strabordante e spiazzante di Yoji Enokido esplode con una forza incredibile: elementi scenografici fuori contesto, siparietti in stile "teatrino delle ombre" e cambiamenti di registro senza soluzione di continuità sono solo alcuni dei tanto strambi quanto seducenti artifici rilevabili in tutta l'opera.

Proprio da questa commistione così peculiare di elementi insoliti possono scaturire critiche anche piuttosto aspre: quello che stiamo vedendo è arte o fanservice? Tutto questo è necessario, è pertinente, o sono solo particolari irrilevanti inseriti per far funzionare un contenuto debole?
Effettivamente molti elementi dell'impalcatura estetica e narrativa di Utena destano l'attenzione, si differenziano in modo quasi doloroso dalle produzioni più comuni, ma il succo dell'opera non ne risente: la caratterizzazione dei personaggi vola alta, non sono semplici manichini, bensì portano con loro problematiche molto forti e sviluppate con senno; e la narrazione è schietta, acuta e sempre pertinente, scevra da un'enfasi sentimentalistica che sarebbe potuta risultare fastidiosa.
E' proprio questo l'elemento vincente di Utena: riuscire allo stesso tempo a riempire gli occhi, a occupare la mente e a scaldare il cuore. Le scene dell'assurdo, i dialoghi e l'introspezione dei personaggi non sono mai perfetti, compiuti o tanto meno inquadrabili, ma si fanno fautori di drammi concreti trasportati in una dimensione a volte assoluta, grave e universale, altre invece epidermica e impulsiva, ma altrettanto vera. La trama articolata, gli spiragli di introspezione e l'atmosfera irreale e barocca costituiscono un amalgama perfetto, lento e costante nel suo sviluppo ma sempre coinvolgente e carico di riflessione, come raramente capita di vedere in una serie televisiva.

Il corpus narrativo di <i>La rivoluzione di Utena</i> è probabilmente il più sostanzioso ed approfondito di tutto l'universo della ragazza-principe: la sua visione è in un certo senso raccomandabile per comprendere appieno gli altri media, in più compaiono numerosi personaggi (come Nanami e Mikage) non presenti nel manga e nel film. La serie comprende 39 episodi, suddivisi in quattro precisi archi narrativi: le saghe del Consiglio Studentesco, della Rosa Nera, di Akio Othori e della Fine del Mondo. Una divisione così precisa è possibile grazie anche alla struttura estremamente omogenea degli episodi compresi nei quattro diversi capitoli, ognuno dei quali è dominato da costanti ben definite e ripetute in maniera ferma. Questo non inficia l'interesse complessivo, sempre tenuto alto dalla qualità dei contenuti; unici nei sono le consuete puntate riassuntive (comunque impostate in maniera molto interessante) e alcune nettamente riempitive, del resto inevitabili in una serie piuttosto longeva come questa.

Il comparto tecnico, considerato gli standard dell'epoca ('97), è di prim'ordine: sul versante grafico svetta la coscienziosa produzione da parte della J.C. Staff, casa di animazione che riserva particolare attenzione ai prodotti particolari come questo. Risaltano in particolare il character desing elegante e androgino di Shin'ya Hasegawa, e le ambientazioni complesse, raffinate e progressive - particolare poi implementato in <i>Apocalisse Adolescenziale</i> -, il tutto condito da animazioni fluide e colori nitidi. Assolutamente degna di nota anche la colonna sonora di J. A. Seazer, che spazia dall'hard n' heavy corale dei combattimenti, a riproposizioni di brani classici e medievali e a intense musiche descrittive, senza tralasciare ovviamente le splendide sigle.

Il sunto di tutto ciò? <i>La rivoluzione di Utena</i> non è una serie riservata a un pubblico elitario, ma non è nemmeno da prendere alla leggera. Non è fatta per chi cerca qualcosa di chiaro, oggettivo e tradizionale, ma se avete la volontà di mettere insieme i pezzi di un puzzle inconsueto, eterogeneo e ricco di significati, il risultato sarà appagante. E' probabilmente il terzo, grande anime "di transizione" degli anni '90 assieme a <i>Evangelion</i> e <i>Ghost in the Shell</i>, e allo stesso modo ha aperto e continua ad aprire nuovi, inquietanti e bellissimi squarci su nuove prospettive di intendere l'animazione.

Rimdo

Episodi visti: 39/39 --- Voto 3
"La rivoluzione di Utena" è un anime sicuramente originale, ma che, nonostante gli spunti molto interessanti, finisce con l'essere un collage di situazioni insensate e poco logiche, che si spacciano per essere logiche, per poi non essere risolte nemmeno verso il finale. In aggiunta si sono gag comiche fuori luogo, per non parlare della storia d'amore, sgraziata e poco romantica.
Quello che manca in Utena sono i sentimenti, si parla di tutto ma non dell'anima. Come se i protagonisti fossero oggetti legati tra loro senza un vero sentimento di fondo.
Al contrario della trama, sopravvalutata, e scritta a mio avviso molto male, i disegni sono molto belli. Stupendo è lo stile anni'90, il periodo di cui in assoluto preferisco il tratto. Ottimi sono i colori, belli i costumi, ci sono una gran caratterizzazione e un gran bel tratto. Ma ciò non basta a farmi cambiare idea. Non basta un buon look a fare bella una serie.


 2
Magister-Mage

Episodi visti: 39/39 --- Voto 10
Inutile nascondere che Utena è uno degli anime che ho più amato (le ho dato 10!).
La grafica è gradevolissima: il design dei personaggi è a mio parere impeccabile e azzeccato.
Le aggiunte che sono state fatte alla storia del manga, come il divertentissimo personaggio di Nanami, sono per me stupende e fanno sì che il manga possa essere godibile come un prodotto separato anche dopo aver visto l'anime, o viceversa, non so se mi spiego.
La storia si segue molto piacevolmente - la trama la trovate su internet o nelle altre recensioni, mi sembra inutile ripeterla -, spesso avvengono cose di cui non ci si spiega il perché, specialmente sul finale, e io stesso a volte restavo perplesso, ma anche affascinato. Solo dopo sono riuscito a capire perfettamente il messaggio che vuole lanciare l'anime.

<b>ATTENZIONE! PARTE CONTENENTE SPOILER!</b>
Utena protegge Anthy perchè crede che non sia giusto ciò che le fanno. Anthy non vuole essere protetta, si abbandona al suo destino.
La rivoluzione di Utena è forse riuscire a rivoluzionare il circolo vizioso che si è venuto a creare nella scuola, liberare Anthy dalla "schiavitù" a cui è costretta. Infatti nell'ultima puntata, molto simbolica, Utena cerca di salvarla in ogni modo. Perché forse la rivoluzione che Utena vuole è proprio la rottura del circolo, forse se fossero arrivati personaggi diversi all'ultimo duello, questo si sarebbe presentato in modo diverso, non mirato a salvare Anthy.
Però non ci riesce. Ma è perché la rivoluzione deve partire da ognuno di noi. Non può essere sempre un'altra persona a spronarci, non dobbiamo restare immobili. Infatti Anthy capisce la lezione e fugge, rompe il circolo vizioso.
Utena, pur non essendo riuscita a salvare Anthy, è riuscita a spronarla, a far muovere qualcosa. Utena è riuscita nella sua impresa. Almeno io me lo sono spiegato così.
<b>FINE SPOILER</b>

Insomma, "La Rivoluzione di Utena" è un bell'anime da vedere e interpretare, anche perché credo che ognuno può darvi un diverso significato.


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Hisoka

Episodi visti: 39/39 --- Voto 9
Niente da dire, un anime eccezionalmente particolare, con ambientazioni che sembrano quelle delle rappresentazioni teatrali e personaggi complessi e dal grande trasporto emotivo.
Lo si potrebbe definire un tripudio di colori soltanto guardandolo, tra i rosa, i viola, i verdi e i bianchi dei palazzi e.. il rosso delle rose e della passione.

Tutta la storia infatti è all’ insegna delle rose o, per meglio dire della rosa, della passione irrefrenabile incarnata in una ragazza piuttosto singolare, Anthy Imemiya, che passa dall’ essere un’ allegra e soave giardiniera a una fonte di problemi e divisioni tra i personaggi.
Questa donna infatti è la sposa della rosa, che un numero imprecisato di duellanti facenti parte del “club” si contendono chi con più trasporto, chi con meno.
Ma a movimentare ulteriormente le cose arriva Utena Tenjo, incorreggibile ragazzaccia che con i suoi modi da maschiaccio e la sua capigliatura rosa fotonico si trasferirà in questo istituto nel quale hanno usanze parecchio strane.
Alla nostra eroina infatti sembra inconcepibile che un’ altra ragazza si sottometta al volere di estranei e che permetta loro di farle tutto ciò che desiderano, così Utena diviene a tutti gli effetti il cavaliere di Anthy e tenterà di proteggerla in tutti i modi.
Partecipando quindi a diversi duelli Utena riuscirà sempre ad uscirne vincitrice, tranne che contro un ragazzo dai lunghi capelli rossi che la batterà con un trucco non troppo pulito..
Il bello però arriverà quando i cavalieri della rosa nera cominceranno a imperversare nell’ istituto..

Sebbene la storia possa risultare semplice e dall’ intreccio lineare, con il proseguire delle puntate ci si rende sempre più conto di quanto questo anime dai leggerissimi tocchi yaoi e yuri sia complesso e profondo. Dove nessun oggetto o frase sono buttati li a caso, ma hanno il compito di suscitare determinate impressioni o sensazioni allo spettatore.
Ogni personaggio ha un doloroso lato nascosto di se che viene svelato con calma e tutti, nessuno escluso, desiderano il potere di rivoluzionare il mondo per far si che la propria vita inadeguata migliori.
Passione, intrighi e tradimenti vengono però orchestrati sapientemente dal vero capo di tutto questo gioco tremendo..

Come ho già detto i disegni sono molto colorati e aggraziati, sensuali pur nella loro semplicità, e anche gli edifici più semplici sono soggetti a cambiamenti significativi a ogni puntata e, se questo non dovesse avvenire, la ripetitività di certe immagini, o il riprodurre sempre la stessa scena di Utena che sala un’ infinita di scale prima di ogni duello, non sono altro che intelligenti espedienti visivi per aiutarci a capire l’ insensatezza della narrazione.
Immergetevi quindi in questo mondo di rose, passione e amicizia senza problemi.

onizuka90

Episodi visti: 39/39 --- Voto 10
Verso il finire degli anni '90, in particolare tra il '95 e il '97, si è assistito a un fiorire di opere dalla grandissima caratura e dal valore artistico che ancora ad oggi non penso siano stati eguagliati in splendore. Immagino che ricordiate anche voi il ben noto "Neon Genesis Evangelion", considerato tra gli anime più innovativi e sperimentali della sua epoca, o anche "Ghost in the Shell" di Mamoru Oshii, che ha portato l'animazione a vette di incredibile lirismo visivo con il suo complesso e metafisico simbolismo. Ebbene, tra le varie opere magne di questo periodo va collocata, a pieno e meritato titolo, anche "La rivoluzione di Utena".

Difficile esprimere un giudizio su un'opera tanto complessa: si tratta di una serie che non ho certo la presunzione di aver compreso nella sua totalità, merita anzi di essere attentamente meditata e rivista con attenzione più di una volta. Fare altrimenti significherebbe ignorare deliberatamente l'incredibile portata allegorico-simbolica che costituisce "l'esprit", la "raison d'etre" della serie stessa, essendo Utena portatrice di temi che si connotano per una complessità e profondità notevoli. Questi devono per forza di cose essere desunti attraverso l'indagine ermeneutica dello spettatore; ovverosia non vi è altro possibile approccio a Utena se non l'interpretazione e la rielaborazione soggettiva. Non saranno certo la trama o l'evolversi delle vicende a reggere il lume chiarificatore nel mezzo dell'oscurità, anzi, più si procede più si farà forte la connotazione meramente simbolica del tutto fino alla completa astrazione da qualsivoglia punto di riferimento.
Qui sta la difficoltà nell'apprezzare tale titolo, il cui target si restringe inevitabilmente solo ai pochi che avranno l'ardire di mettere da parte lo scetticismo che il regime profondamente ermetico e bizzarro della serie potrebbe suscitare, e di avere il coraggio di vedere oltre il loro naso.

Ciò premesso, veniamo al dunque: cos'è Utena? Non penso sia possibile rispondere in modo univoco a questa domanda, ma ritengo che non si commetta peccato nel classificarla come una bellissima fiaba. Una fiaba dotata di una sensibilità decisamente post-moderna, in cui gli archetipi propri del genere vengono rivisitati e stravolti, capovolti e ribaltati, estraniati dal loro significato primigenio e riadattati per essere usati come potenti medium comunicativi. Il principe, la principessa, la strega, la rosa, la spada, il castello: sono tutti simboli, più o meno chiari, più o meno legati fra di loro, ad essi si aggiungono altri simboli archetipici, quali la macchina, la torre, l'ascensore, andando a comporre un intricato insieme di allegorie estremamente raffinato e complesso.

Le tematiche toccate nel corso dei trentanove episodi sono innumerevoli e si incentrano soprattutto attorno alla sfera sessuale e sentimentale, oltre che a quella gnoseologica. Pacifici gli elementi che accennano altresì alla virilità dell'uomo, come ad esempio la torre o la macchina, o anche al cuore e i sentimenti, spesso simboleggiati con la rosa. Si noti infatti che le scene e le frasi con le rose stanno sempre a indicare i momenti di forte tensione emotiva o batticuore dei personaggi, e non a caso i duellisti indossano le rose appuntate al petto in corrispondenza del loro cuore, la cui distruzione porta alla sconfitta. La spada invece assume più il significato di volontà, di spirito, essa è lo strumento con cui si combattono i duelli e si difendono il proprio orgoglio e desideri. Il tutto è condito con diversi siparietti o scene del tutto assurdi o molto simbolici, come ad esempio il teatrino delle ombre, le scene del consiglio studentesco o le puntate riguardo Nanami. Difficile ma non impossibile riconoscerne il valore allegorico e artistico, sebbene spesso risultino del tutto incomprensibili o autoreferenziali. In effetti, alle volte, il simbolismo di Utena sfocia nel nonsense più puro fino a prendersi apparentemente in giro da solo. Non fatico ad ammettere che molto probabilmente l'eccesso di questi elementi sia in molti casi fine a se stesso, anche se, avendo a che fare con il genio di Ikuhara, non si avrà mai la certezza di cosa abbia un senso e cosa invece no, come del resto vi sarà sempre il dubbio se l'intera serie sia un guscio vuoto o uno dei migliori anime mai creati. Io propendo per la seconda ipotesi. D'altronde l'autore stesso non ha mai lasciato dichiarazioni volte allo spiegare la sua opera, e alle domande ha sempre risposto con provocazioni venate di intelligente follia. Il fascino di Utena risiede proprio in questo suo ermetismo, funziona come uno specchio in cui ognuno si riflette in modo differente.

La cosa più interessante da considerare, tuttavia, è l'insieme di personaggi che danno vita alla serie. Essi sono definiti con sconvolgente profondità e ciascuno corrisponde, in ultima analisi, a un archetipo: ognuno si muove mirando a un proprio ideale, che alla fine è il medesimo per tutti, ma che ognuno percepisce in modo diverso, il "potere dei miracoli", il "potere di rivoluzionare il mondo", "L'eternità". Ognuno guarda alla propria esistenza e, trovandola miserabile, necessita di aspirare a qualcosa di elevato, l'ideale degli ideali, il principe, il castello, la felicità eterna. Ma la realtà è che non è mai esistito alcun principe, alcun castello, alcun ideale, essi sono pure illusioni che esistono soltanto all'interno della nostra mente e di cui ci autoconvinciamo. La realtà è un luogo desolato e privo di scopo, il sepolcro di ogni sogno e di ogni ideale, così come il mondo che ci costruiamo attorno è il sepolcro di noi stessi. L'amore, l'amicizia, ogni valore in cui crediamo sono solo valori in cui in realtà abbiamo bisogno di credere, poiché non possiamo accettare impotenti un'esistenza priva di scopo e colma di dolore.

Concetto che d'altronde traspare dalle parole stesse di Akio: "A marvelous planitarium, don't you think? With it, I can project fairytale illusions onto the walls and show the innocent their dreams. A shadow play for those who desperately wish for something eternal, for the power of miracles... but no place exists above this room."

La visione lascia così l'amaro in bocca: rivoluzionare il proprio mondo significa diventare consapevoli dello scarto che si presenta tra ideale e reale, accorgersi della caducità di ogni attribuzione di valore. Una consapevolezza che ci potrebbe distruggere e alla quale possiamo resistere solo con la nostra volontà, poiché non potremo più rinchiuderci in quel mondo dove siamo al sicuro, in cui noi siamo principi o principesse, "il mondo delle fiabe", che nello scontrarsi con la realtà si è costretti ad abbandonare per sempre.


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ALUCARD80

Episodi visti: 39/39 --- Voto 9
I lavori cinematografici che a prima vista paiono senza capo ne coda o risultano troppo bizzarri e privi di senso, nella maggior parte dei casi non ricevono un giudizio positivo. Fra le accuse che solitamente vengono mosse vi sono l’esasperato ermetismo, la confusione, la mancanza di concretezza e filo logico. Quando si tratta di anime o manga il discorso non è tanto differente, anche se si spazia in un campo molto grande: si può andare da una sorta di animazione sperimentale, ermetica e addirittura demenziale (i casi più eclatanti sono stati senza dubbio Neon Genesis Evangelion da una parte e Exel Saga dall’altra), a storie classicissime con basi semplici e chiare, avvicinabili e comprensibili a tutti.

Solitamente se si punta su storie difficili e legate a profondi vincoli psicologici si va incontro ad un terreno insicuro e infinitamente vasto. Probabilmente La rivoluzione di Utena ha sorpassato ogni tipo di limite, al di là di qualsiasi logica, oltre ogni concezione di anime iconografico che mostra delle “cose” e parla di molte altre tramite complicati e misteriosi giochi visivi in una moltitudine di scene. Guardandolo esteriormente, è come una bellissima scatola che racchiude un regalo astruso e forse per molti di cattivo gusto, eppure, nonostante le assurdità a cui ho assistito, mi è piaciuto. Graficamente è un prodotto eccellente per quasi tutta la sua durata (39 episodi); solo alcuni di questi sono sotto tono tecnico, mentre invece dal punto di vista della trama una manciata di essi si dimostrano come di “passaggio” fra i vari spezzoni narrativi della vicenda (e a mio parere se ne poteva fare a meno).
Ma cosa si cela all’interno di questo anime bizzarro? Descriverlo con chiarezza sarebbe praticamente impossibile. Inizialmente non ci se ne accorge, ma col passare degli episodi cominciano a saltare all’occhio scene, gesti, parole, eventi volutamente ripetuti, così come il linguaggio dei fiori (in particolare delle rose) spiega molte scene, sensazioni e stati d’animo dei protagonisti. La difficile chiave con cui si deve leggere l’anime è del tutto visiva: molte scene ricordano addirittura, e non esagero, situazioni Pirandelliane o Kafkiane, a metà fra l’assurdo e il tragicomico, o scorci di quadri futuristi al limite fra l’assurdo e l’ironico.

Protagonista della storia è Utena Tenjo, ragazza che, salvata da un improbabile principe quand’era piccola, finisce in un altrettanto improbabile istituto liceale di dimensioni enormi, dallo stile retrò, quasi barocco, una struttura immensa e intricata dove si svolgerà l’intera vicenda e che cela segreti a dir poco spaventosi quanto assurdi. Personaggi come Anthy Imemiya, il fratello Akyo, e tutto il comitato studentesco creano il contorno fra il fiabesco e il surreale.
La rivoluzione di Utena ha sporadici e leggerissimi elementi yaoi e yuri ma che alla fine dei conti risultano semplici provocazioni, camei in una storia tessuta altrove; i dialoghi riescono sempre a sorprendere, ma soprattutto ad irritare, tanto che molte volte, quando ci si aspetta una rivelazione o una spiegazione a dati eventi, il tutto diviene invece più confuso di prima.
Gli autori giocano con ironia e mistero rievocando volentieri scene di altri anime e fiabe conosciutissime sia in oriente che in occidente; si potrebbe dire che Utena è una sorta di principe azzurro al femminile, e allo stesso tempo una cenerentola che non sa di essere tale. I colori, le musiche meravigliose e gli scenari evanescenti completamente disegnati a mano contribuiscono a creare questo senso fiabesco; i duelli nell’arena, i protagonisti maschili esuberanti e fin troppo effemminati danno quel tocco yaoi senza mai eccedere (filosofia nascosta dell’anime stesso: far sembrare qualcosa ma in realtà non svelare nulla). Il bello di Utena è proprio questo: camaleontico, assurdo, divertente, e con un crescendo nel finale davvero intenso, per chi avrà la pazienza di vederlo tutto.
Dopo aver assistito a tutti gli episodi mi sono reso conto che molti particolari mi sono sfuggiti da sotto il naso, e che la prima visione risulta per forza di cose superficiale e disorientante. Probabilmente rivederlo una seconda volta aiuterebbe a sciogliere alcuni dubbi e far riflettere su diversi argomenti, e credo che prima o poi lo riguarderò, focalizzando l’attenzione ai piccoli camei e i ricami icono-visivi che in ogni scena si ritagliano un loro immancabile spazio.

Non è sicuramente un prodotto per chi cerca storie semplici, eppure racchiude tutto il romanticismo di una bellissima storia d’amore e d’amicizia, combattimenti mozzafiato e classiche gag comiche, ma il pregio più grande è forse quello che molti potrebbero considerare il suo difetto: la continua provocazione. Sequenze apparentemente illogiche, situazioni irreali e personaggi che più che all’interno di una storia, paiono essere semplici attori in una folle tragicommedia, fanno di Utena una chicca che ogni appassionato di anime non deve lasciarsi scappare.
Unico, quanto dannatamente complicato.

lain_iwakura86

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lain_iwakura86

Episodi visti: 39/39 --- Voto 9
La prima volte che ho visto questa serie l'ho fatto decisamente nel modo sbagliato, e soprattutto preoccupandomi di vedere qualcosa che andasse contro la mia morale che allora era decismente schifosa...la seconda volta invece sono riuscito ad apprezzare fino in fondo questo anime che rimane uno dei più belle che ho visto, la storia è decisamente controversa con passaggi(il seminario di mikage)e un finale(le ultime 5 puntate)che farà rimanere incollati allo schermo tutti quelli che guardano!!eheheh!!una cosa che non mi è piaciuta ma credo sia dovuto a questioni soggettive è la ripetitività della musica, ma credo sia funzionale a creare una certa atmosfera, cioè rendere il gioco della sposa della rosa ripetitivo e alla fine proprio per questo privo di senso!non voglio dilungarmi ma credo che valga la pena di guardarlo e di rifretterci almeno per 5 minuti!un piccolo avvertimento...non adatto a tutti, ma solo a quelli con una mente aperta!