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Kotaibushi

Episodi visti: 12/12 --- Voto 6,5
È un anime che si è rivelato davvero piacevole da guardare, nonostante il tema trattato non sia di certo tra i più popolari; la serie riesce sempre a mantenersi su un livello accettabile, con anche un discreto interesse.

Lo sviluppo della trama è molto semplice e ben delineato, di fatto il focus principale dell'opera è incentrato esclusivamente sul fattore "quiz" e su tutti i fattori che gli girano attorno, lasciando davvero pochissimo spazio a situazioni che esulano da queste dinamiche. Ed è proprio su questo punto che l'opera probabilmente presenta la sua più grande pecca, infatti i personaggi non ricevono purtroppo la ben che minima attenzione e correlata caratterizzazione, praticamente rimangono dei perfetti sconosciuti dall'inizio alla fine, aspetto che si fa sentire maggiormente sugli interpreti principali, che risulteranno abbastanza anonimi.

In generale, un anime leggero che si lascia guardare molto volentieri, nonostante presenti qualche difetto abbastanza importante. Comunque lo consiglio.

Voto finale: 6,5


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Nox

Episodi visti: 12/12 --- Voto 6,5
"Fastest Finger First" è un anime di dodici episodi andato in onda dal luglio al settembre del 2017.

Shiki Koshiyama è uno studente liceale appena iscrittosi al primo anno. Il ragazzo non è esattamente bravo a socializzare, e passa molto del suo tempo in biblioteca, tanto da essere diventato una vera e propria enciclopedia parlante quando si tratta di letteratura e storia. Proprio grazie a questa sua vasta conoscenza attirerà l’attenzione di una compagna di classe, Mari Fukami, che lo inviterà a unirsi al club di quiz competitivo della scuola.

Il primo elemento di cui voglio parlare è quello che avevo paura mi avrebbe annoiato e spinto ad abbandonare l’anime alla prima puntata: i quiz. Devo dire, invece, che questo si è dimostrato essere l’aspetto che più mi ha appassionata, soprattutto per la diversità di tipologie presentate. Mi sono divertita a vedere chi riusciva a rispondere prima alla domanda, e, allo stesso tempo, ho cercato io stessa più volte di indovinare la risposta (quando non si parlava di argomenti legati alla cultura giapponese).

Dopo questa nota positiva, veniamo a quella dolente: i personaggi.
Tutti i membri del club del protagonista sono scialbi e piatti, senza un minimo di introspezione o personalità. Si sa più del fratello di Mari, che appare in due scene, che di Mari stessa. Ho apprezzato molto di più i personaggi secondari, in particolare Chisato Mikuriya, il "rivale" di Shiki, e Akira Sonohara, che con sua personalità irriverente e subdola aggiunge un po' di pepe alla situazione.

Per quanto riguarda il comparto tecnico, il chara design è molto semplice, così come lo sono gli sfondi. Neanche la grafica è particolarmente degna di nota. In particolare, poi, voglio stendere un velo pietoso sulla doppiatrice di Mari, spero di non dover mai più risentire la sua voce.

In conclusione, "Fastest Finger First" non è un prodotto completamente da scartare; come ho detto, le gare di quiz mi sono piaciute, il problema, purtroppo, è tutto il resto. Quando si realizza un anime del genere, che fondamentalmente assomiglia molto a uno spokon, per come è strutturato, sono necessari personaggi dalle personalità ben delineate, che sappiano mantenere viva l’attenzione dello spettatore, anche quando non ci si trova nel mezzo di un torneo. Carente proprio in questo aspetto, non sento proprio di poterlo premiare, nonostante l’originalità del soggetto.

Riassumendolo in una frase o meno: "Da vedere a tempo perso senza avere grandi aspettative".


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Mirokusama

Episodi visti: 12/12 --- Voto 8
Domanda: “Quale serie animata della stagione estiva 2017 tratta l’argomento dei qu--?”

Risposta: “Nanamaru Sanbatsu (Fastest Finger First)!”

Chi legge questa recensione, avendo seguito la serie, intuirà subito il richiamo che ho voluto fare alla formula ricorrente del presentare domande nella serie, chi non l’ha mai vista probabilmente penserà che non fossi completamente a posto quando l’ho scritta. Come già accennato, tutto si ricollega ai contenuti di “Nanamaru Sanbatsu”, piccola scoperta della calda estate 2017, non un gioiello nascosto né un capolavoro incompreso ma una serie piacevole che tratta con i canoni classici dello shonen e dello spokon un argomento inusuale che almeno io non avevo ancora visto prendere in considerazione, quale l’universo dei quiz e delle competizioni scolastiche a loro legate.

La trama di Nanamaru Sanbatsu infatti, se non fosse per il tema su cui è impostata, richiama platealmente decine di opere del genere: Shiki Koshiyama è una matricola della scuola superiore Buzou ed è lo stereotipo vivente del protagonista mediocre, ragazzo poco appariscente, timido, remissivo, appassionato di letteratura e cultura generale, con l’unico hobby della lettura ad accompagnarlo nelle lunghe giornate scolastiche; ma la sua routine quotidiana viene interrotta dall’incontro con la compagna di classe Mari Fukami che, in maniera molto casuale, finisce per avvicinarlo al mondo dei quiz di cui lei è grande appassionata, passione che da lì a poco Koshiyama finirà per condividere e che diventerà, grazie anche all’incontro col senpai Gakuto Sasajima, che presiede il circolo dei quiz della scuola e che lo prende in simpatia, viste le sue già profonde conoscenze di cultura generale, la chiave di volta della vita di Koshiyama, pronto a immergersi nel mondo dei quiz e delle competizioni scolastiche con un impegno che non aveva mai profuso prima in nessun’altra attività.

Va da sé che basta sostituire i nomi dei personaggi e i quiz con una qualsiasi attività sportiva per ritrovare questa struttura di trama in moltissime opere: “Nanamaru Sanbatsu” è la classica storia di formazione e sacrificio, il percorso di crescita di un ragazzo attraverso prove sempre più complicate, sostenuto dalla sua forza di volontà e dai suoi compagni di avventura con i quali condividere gioie, dolori e, perché no, conoscere sentimenti nuovi più vicini all’amore che all’amicizia. Fosse solo questo sarebbe, detto francamente, abbastanza dimenticabile, ma è il tema affrontato dei quiz a donargli un fascino inusuale che non ho faticato a riconoscergli, e che mi ha convinto a seguirlo dall’inizio alla fine lasciando inalterate sensazioni e impressioni positive avute sin dal primo momento. I quiz infatti diventano ben presto i veri protagonisti, finendo per rubare la scena ai personaggi principali, e ci riescono grazie a una dote che magari molti faticheranno ad associar loro: l’originalità! In “Nanamaru Sanbatsu” i quiz non sono mai una semplice sequela di domande e risposte a cui bisogna rispondere per primi prenotandosi il più velocemente possibile, come suggerisce il tremendo titolo inglese, bensì una serie di prove sempre diverse, disputate in condizioni imprevedibili, da affrontare da soli, in coppia con compagni conosciuti o anche con persone mai viste prima, alle quali bisogna rispondere necessariamente in maniera esatta, a meno che le regole non permettano anche di sbagliare. Perché questo suggerisce il curioso titolo originale: “Nanamaru Sanbatsu” difatti, scrivibile anche come 7O3X, è considerata la ‘regola d’oro’ dei quiz, in quanto significa che, per vincere, basta rispondere esattamente a sette domande, ma basta sbagliarne tre per venire eliminati. E’ seguendo questo principio che è possibile assistere a quiz con manche dal dito più veloce, quiz di coppia in cui entrambi i concorrenti devono rispondere esattamente pena l’eliminazione, quiz scritti a tempo, quiz in cui bisogna prenotarsi e scrivere esattamente la risposta, quiz con classificazione a punteggi variabile a seconda delle risposte date, e tutto questo spesso e volentieri senza neanche sentire le domande che vengono poste! Il massimo livello dei giocatori espresso dalla serie infatti impone di conoscere centinaia e centinaia di domande già utilizzate, dette “classiche”, in modo che chi senta la domanda riesca a capire già la risposta al punto giusto senza aspettare che essa termini, in modo da prenotarsi e poter rispondere prima degli altri (da qui il mio richiamo a inizio recensione...). Tutte queste variabili insomma rendono la visione delle sfide di “Nanamaru Sanbatsu” una continua scoperta e una sorpresa inattesa che alla lunga riesce a calamitare l’attenzione di chi guarda facendolo passare sopra ai difetti della serie, quali la storia poco originale o le personalità abbastanza piatte e poco approfondite, causa anche il poco tempo a disposizione, dei personaggi. Seguire quest’anime può rappresentare anche una sfida per il pubblico, che può essere ulteriormente coinvolto provando a partecipare alle prove in prima persona dove possibile, un esercizio mentale insomma più che gradevole da accompagnare a un’osservazione che già da sé risulta soddisfacente, se non quasi entusiasmante in alcuni casi.

Dal punto di vista tecnico l’anime fornisce sensazioni contrastanti; trasposizione dell’omonimo manga di Iqura Sugimoto, e realizzato dalla Tms Entertainment con la regia di Masaki Ozora, “Nanamaru Sanbatsu” non è certamente un anime che ruba l’occhio dello spettatore: grafica abbastanza nella media, animazioni pulite ma piuttosto semplici, complice anche una storia che non necessita certo meraviglie per essere scorrevole, e un charachter design ad opera di Makoto Takahashi, che appiattisce un po’ il tratto originale del manga della Sugimoto, oltre a prendersi qualche licenza stilistica come il colore dei capelli di Koshiyama o Fukami completamente cambiato - niente di clamorosamente negativo, per carità, ma insomma ci si attesta su una buona sufficienza senza particolari picchi qualitativi.
Lo stesso discorso è applicabile al comparto sonoro: la colonna sonora accompagna le scene più importanti con dovizia, pur senza restare particolarmente impressa, mentre il doppiaggio originale è di buon livello, e tiene quasi sempre alto il livello di attenzione di chi guarda, cosa non scontata, considerando che spesso i personaggi fanno soliloqui mentali, pensando a come comportarsi di fronte a una particolare domanda, fatta eccezione per la doppiatrice di Fukami, l’attrice Umika Kawashima, che ho trovato sin dall’inizio poco spontanea nella recitazione e inadatta al personaggio, impressione che purtroppo è rimasta fino alla fine, anche se attenuata dall’abitudine all’ascolto che nascondeva parzialmente il difetto. Nota positiva invece sono le due sigle di apertura e chiusura, che ho trovato vivaci e brillanti con la loro melodia pop-rock abbastanza simile, che spezza positivamente il ritmo di narrazione dell’anime che è piuttosto tranquillo: sia l’opening (“On My MiND” dei Mrs. Green Apple) che l’ending (“◯◯◯◯◯ “del gruppo di idol Babyraids Japan) offrono un bel biglietto da visita per chi si avvicina alla serie e hanno la capacità di restarti impresse al primo ascolto, pur se accompagnate da due video semplici e scarnamente animati.

Il giudizio complessivo che posso ricavare da questa serie in breve è decisamente positivo: come ho accennato a inizio recensione, “Nanamaru Sanbatsu” non è certo un’opera imperdibile, ma è una serie che si fa guardare con piacere, poco originale per come è impostata, ma decisamente più accattivante per il tema affrontato, che può piacere a una fetta di pubblico che varia dagli amanti degli shonen/spokon scolastici agli appassionati di quiz, nozionistica, enigmistica e cultura generale, che possono trovare in “Nanamaru Sanbatsu” sia un piacevole passatempo che una prova in cui cimentarsi senza impegno.
Ah, e visto che nell’anime, ovviamente, le domande stoppate prima vengono mostrate integre in seguito, questo era il testo completo della domanda che avevo posto a inizio recensione: “Quale serie animata della stagione estiva 2017 tratta l’argomento dei quiz e delle competizioni scolastiche ad essi connessi?” Non era difficile prima, ma la risposta adesso dovrebbe essere semplice quanto mai.