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alex di gemini

Episodi visti: 42/42 --- Voto 9
“Qui finisce il nostro romanzo, speriamo che vi sia piaciuto. Promettetemi che non dimenticherete mai la vostra piccola Anne”. Così si concludeva l’anime e, da quando lo vidi per la prima volta a sei anni, non sono mai riuscito a dimenticarlo. Averlo rivisto recentemente ha confermato la validità dei miei ricordi.

Ma andiamo con ordine. Questa è la storia di Anne, o dovrei dire Benjo Aikarasanne, figlia di un ufficiale dell’esercito nipponico nel Giappone del primo Dopoguerra. Per un matrimonio combinato, dovrà sposarsi con l’aitante e di bella famiglia, nonché giovane tenente, Shinobu Iuin. Ma, dato che lei non vuole saperne e che lui piace a Tamaki, la sua migliore amica, Anne avrà ottime ragioni per far mandare a monte il fidanzamento. Del resto i due colombi non sono certo normali: Anne non ha né petto né bellezza, ama gli alcolici, fare a botte e detesta i lavori femminili. Shinobu, invece, sembra guardare ogni problema con leggerezza e disinteresse, e non è apprezzato da molti, specialmente, nell’esercito, per la sua natura di sangue misto. La madre, infatti, è tedesca, e gli ha lasciato in eredità la bionda capigliatura. In più abbiamo i severi nonni di Shinobu, molto all’antica, e la severa governante, ancora peggiore. Per non parlare dell’unico uomo che Anne sembra apprezzare, ovvero Ranmaru, ”virilissimo”, si fa per dire, attore del teatro Kabuki che, adorando Anne e i lavori domestici, userà i suoi poteri per diventare una cameriera di casa Iuin e stare vicino ad Anne. In più abbiamo la succitata Tamaki, migliore amica di Anne, e il simpaticissimo Uscigoro, feroce bandito che, sconfitto della protagonista, le giurerà eterna fedeltà e si guadagnerà il pane guidando un risciò. Un bel guazzabuglio, che si complicherà ulteriormente quando Shinobu partirà per la guerra in Manciuria contro i Russi e... non dico altro.

Pietra miliare dello shojo, colpisce per la sua originalità: abbiamo una storia che non ha nulla a che vedere con l’orfanella sola al mondo. Al contrario abbiamo una ragazza adulta e fortemente indipendente, per nulla attraente ma fortissimamente ancorata al Giappone della sua epoca, tanto che la serie finisce con essere un prezioso e raffinato affresco del primo Dopoguerra, con tanto di note storiche. Inoltre abbiamo una commistione di generi, con forti dosi di umorismo, ma addirittura con la guerra stessa, descritta bene nei suoi pericoli e difficoltà, nel dolore per la perdita di compagni, amici e fidanzati, senza particolari truci, ma senza nemmeno alcuna retorica. Un cartone animato quindi telenovela, documentario, umoristico, di guerra e non solo al tempo stesso, che affronta molti generi tutti insieme e con efficienza.

Regia e grafica anni ‘70 scontano, oltre ai limiti di budget, anche il desiderio d’essere fedeli al manga, con risultati non sempre molto validi, ma si tratta di un peccato veniale. Ma il dazio più grande è stato pagato agli indici di ascolto, con la trasposizione dell’anime bloccata ex abrupto e un finale rapido causa eccessivo calo degli ascolti. Personalmente, comunque, non vedo il finale, pur nella sua rapidità, come una brutta cosa, e ne resto soddisfatto, anche se so che nel manga tutto continuava ancora per anni. Molto bello l’adattamento italiano, che ha mantenuto i nomi originali, salvo quello di Anne, ma, del resto, con Banjo non si sarebbe fatta confusione con il “Daitarn 3”? E poi quell’Aikarasanne era davvero convincente. Ottimo poi, il lavoro dei doppiatori: mai avrei pensato che Shinobu e Hinnen avessero la stessa voce.

Non posso non ringraziare quest’anime per avermi insegnato, a sei anni, molte cose, per esempio come siano devastanti le sbronze e le loro conseguenze, o cosa siano le geishe o il fatto che anche il Giappone abbia partecipato alla Grande Guerra, cosa che in Occidente tendiamo a rimuovere...

Un vero gioiello che non dimenticherò mai. Voto: 9

Pannero

Episodi visti: 42/42 --- Voto 10
Ebbi la grande fortuna di vedere "Mademoiselle Anne" ("Haikarasan ga Toru"- letteralmente "Passa la ragazza alla moda") in tutte le sue quarantadue puntate sulla mai abbastanza compianta emittente laziale "Super 3", e lo ricorderò per sempre come uno degli anime per ragazze più belli della mia infanzia.

L'anime, tratto dal manga di Waki Yamato pubblicato in Italia due volte dalla Star Comics col titolo "Una ragazza alla moda" (prima all'interno del contenitore "Amici" e poi in sette volumetti più lo speciale contenente le storie brevi sequel del manga originale), è ambientato negli anni '20 e segue le vicende di Benio Hanamura, appunto "una ragazza alla moda": un maschiaccio forte e indipendente che non ha la minima intenzione di piegarsi all'ideale di donna vigente all'epoca, ma che vuole vivere a modo proprio. Cosa succederà quando il padre cercherà di farla sposare con Shinobu, un bellissimo tenente dell'esercito per metà straniero? Ovviamente Benio non potrà accettare l'imposizione del padre e deciderà di scappare di casa con Ranmaru, il suo migliore amico che è il suo esatto opposto: femminile e delicato, Ranmaru sogna di diventare un attore del teatro kabuki ed è follemente innamorato di Benio.
Nonostante tutto, la loro fuga andrà male e Benio sarà costretta a trasferirsi a casa dei nonni di Shinobu per prepararsi al matrimonio. Riuscirà Shinobu a fare breccia nel cuore di Benio? E cosa succederà quando si metterà di mezzo anche la guerra?

"Mademoiselle Anne" è una storia d'amore bella e divertente, capace di far ridere e di tenere lo spettatore col fiato sospeso ogni volta che finisce l'episodio.
È un must per gli amanti degli shoujo, uno dei classici che più classici non si può, e che ha contribuito a ridefinire i canoni dello shoujo moderno, infatti passano gli anni e la storia non sembra mai invecchiare.

Per quanto riguarda l'edizione italiana, l'adattamento come al solito apportò delle modifiche, come Benio che è diventata Anne, mentre gli altri nomi sono rimasti inalterati, come Shinobu e Ranmaru; insomma, nonostante il "Mademoiselle Anne" rimandi bene alla confusione tra diverse culture che spesso gli adattatori di quegli anni tendevano a instillare nei bambini, il resto non è stato maciullato come spesso capitava. Il doppiaggio italiano è ottimo, con i bravissimi Francesca Rossiello, Alessio Cigliano e Antonella Baldini, tutti e tre storiche voci di tantissimi anime dell'epoca, insieme a molti altri fuoriclasse con una vasta esperienza nel doppiaggio di anime.

Se dovessi consigliare di recuperare l'anime o il manga di "Haikarasan ga Toru" mi sentirei di consigliare l'anime (nonostante il manga sia un caposaldo degli shoujo manga), perché sintetizza e copre i punti più salienti del manga, alleggerendolo e rendendolo più organico nel complesso e senza dubbio adatto a un pubblico molto più ampio (caratteristiche costantemente criticate, ma che io invece ho sempre visto come dei punti di forza dell'anime).

Per quanto riguarda le animazioni (anch'esse spesso denigrate da qualche purista, perché ottenute ricalcando fedelmente alcune tavole del manga), considerando la complessità del disegno della Yamato, difficilmente credo che coi mezzi dell'epoca si sarebbe potuto ottenere un risultato migliore.
Uno dei migliori anime per ragazze di fine anni '70-inizio anni '80, se non il migliore.


 9
micheles

Episodi visti: 42/42 --- Voto 7
"Mademoiselle Anne" si differenzia notevolmente dal tipico shoujo a carattere storico degli anni Settanta. Tratto dal manga "Haikarasan ga Tooru" ("Una ragazza alla moda") di Waki Yamato, lungi da narrare le sfortune di una disgraziata orfanella, si distingue invece per una forte vena comica e demenziale. Certo, anche Anne è orfana di madre, ma non perde tempo a piangersi addosso, impegnata com'è ad allenarsi con la spada, ad azzuffarsi nelle osterie, e a combinarne di tutti i colori a causa del suo amore per l'alcol e della sua totale mancanza di rispetto verso l'autorità. L'anime è inframmezzato da innumerevoli siparietti comico/demenziali: in ogni istante può capitare di vedere passare un piccolo alieno verde a bordo di un disco volante, accompagnato dai mostri classici del cinema occidentale (il vampiro, la mummia, Frankenstein) e da personaggi della tradizione popolare giapponese (il ragazzino beone, l'ubriaca discinta alla sempiterna ricerca di uomini). Tali intermezzi sono abbastanza sorprendenti e ci vuole un po' ad abituarsi: vengono dalla tradizione del teatro giapponese e non sono un caso unico, essendo tipici dei manga del passato, fin dai tempi di Tezuka. Comunque, al di fuori dei mostri e della poverissima realizzazione tecnica, "Mademoiselle Anne" non ha nulla a che fare con "Carletto il principe dei mostri": gli intermezzi demenziali coesistono con una trama che non è affatto demenziale, ma anzi piuttosto realistica e interessante, fortemente ancorata alla storia del periodo in esame, gli anni 1917-1919.

A differenza della maggioranza degli shoujo del periodo, la storia non si svolge in Occidente, ma nel Giappone dell'era Taisho. Il tema principale dell'opera rappresenta le contraddizioni di un'epoca a cavallo tra passato e futuro, tra Oriente e Occidente: nel mondo di Anne coesistono geishe, attempati samurai e tradizioni secolari da un lato, treni, automobili, telefoni e donne emancipate dall'altro. Sono particolarmente interessanti gli inserti di storia del costume (lo sapevate che in quei tempi la permanente era già arrivata in Giappone come stile di pettinatura?) ad opera di un'indovinatissima voce narrante. Voce narrante che si occupa inoltre, in ogni episodio, all'inizio di riassumere l'episodio precedente e alla fine di chiudere la puntata, tipicamente con qualche domanda tipo "riuscirà la nostra Anne nella sua impresa? Lo vedremo la prossima volta". Tutto ciò, insieme alla umilissima realizzazione tecnica, quasi anni Sessanta nella sua pochezza, dà un piacevole sapore retrò alla serie. I disegni caricaturali sono adattissimi alle atmosfere dell'anime: inoltre finalmente vediamo una serie in cui una protagonista che a detta di tutti è brutta viene effettivamente disegnata bruttina! Anne è magrissima, piattissima e non troppo alta, e viene sfottuta tutto il tempo per il suo aspetto fisico: perfino il suo fidanzato Shinobi la descrive agli amici con le parole "sembra un pechinese ed è piatta come un manico di scopa", sic!. Inoltre Anne è sprovvista di ogni virtù femminile e di ogni capacità casalinga: non la mettete a lavare, cucinare o disporre fiori, è la ricetta ideale per farle combinare dei disastri!

Nonostante "Mademoiselle Anne" sia una serie leggera, non bisogna dimenticare che è sempre del 1978, quindi il dramma è sempre in agguato: il fidanzato di Anne finisce in guerra in Siberia per la ripicca di un superiore e viene dato per disperso, la famiglia di lui versa in ristrettezze economiche e la nostra eroina è costretta a lavorare come giornalista per contribuire alle spese; ma i drammi fanno parte della vita, e Anne sicuramente non si fa scoraggiare dalle difficoltà, anzi reagisce subito a modo suo, come quando vestita da samurai sfida a duello l'intera Prima Armata dell'esercito imperiale Giapponese! La componente demenziale si vede anche nel personaggio di Ranmaru, amico d'infanzia di Anne e attore del teatro Kabuki specializzato nelle parti femminili: Ranmaru è estremamente effeminato e si diverte a vestirsi da donna e ad atteggiarsi tale, tra l'altro riuscendoci benissimo; Ranmaru però non è per nulla attratto dal sesso maschile ed è innamorato senza speranza di Anne, che lo sfrutta come sparring partner a kendo battendolo sonoramente ogni volta. Lo scambio di ruoli tra Anne e Ranmaru, che naturalmente sa svolgere a perfezione tutte le attività femminili per cui Anne è totalmente negata, strappa sempre qualche risata. Simpaticissimo è anche il nonno acquisito di Anne, il conte Yuin, rimasto ancorato all'epoca Meji e alle tradizioni del passato, testardo e irascibile, ma in fondo di buon cuore.

In conclusione si tratta di un ottimo anime, adatto anche a un pubblico adulto: non credo proprio che i bambini possano capire le considerazioni sulla condizione della geisha e vari altri argomenti piuttosto seri che vengono affrontati. Meriterebbe un voto alto se non fosse per la disastrosa conclusione: finiti i soldi, e vista la scarsa audience, la serie è stata rovinosamente troncata alla quarantaduesima puntata, appiccicandoci un finale svolto in 5 minuti e che lascia aperti più punti interrogativi che altro. Un vero peccato. La versione italiana è benedetta da una celebre opening che tutti conoscono, anche chi non ha mai visto l'anime; inoltre i doppiatori coinvolti (Francesca Rossiello per Anne, Antonella Baldini per Ranmaru, Alessio Cigliano per Shinobu e Bruno Cattaneo per Ushigoro) sono bravissimi; com'era tipico di quegli anni prestano le voci a molti personaggi diversi, sopperendo alla scarsità di budget con la fantasia e modificando le voci. L'adattamento è buono, l'unica cosa che mi ha dato fastidio è il cambio di nome di Anne, che in originale si chiamava Benio.
Da vedere, ma per sapere come va a finire davvero bisogna leggere il manga.


 9
TWINKLE

Episodi visti: 42/42 --- Voto 8
Si è pronti a prostrarsi dinnanzi a "Mademoiselle Anne", trasposizione anime del noto e storico manga di Waki Yamato "Haikara-san ga Tōru" (conosciuto come "Passa la Ragazza alla Moda" a grandi linee, ma "Haikara" si tradurrebbe in "collo lungo", simbolo appunto di modernità, vallo a capire), datata 1978, ma qualcosa è andato storto. Nulla di terrificante, ma il manga è un indiscusso capolavoro dello shōjo, è lecito aspettarsi un 9, ma tanto vale togliersi subito il sassolino dalla scarpa: l'anime è stato maltrattato nella sua parte finale, vomitandoci una maldestra e affrettata conclusione causa scarso successo in patria, e quando accadono di queste cose a una serie di tale caratura il cultore consapevole prima si fa male, e dopo impreca ai quattro venti.

Tagli della storia a parte, "Mademoiselle Anne" rimane una piacevolissima visione, merito della sua vulcanica protagonista Benio Hanamura, un modello, prima ancora di un personaggio. La storia si svolge nell'era Taishō (1912-1926), ovvero in un Giappone a metà tra le innovazioni portate dalla precedente era Meiji e la militarizzazione del paese tra le due guerre che sfocerà nell'era Shōwa, influenzato dalla cultura occidentale senza però che essa prenda il sopravvento sulla società come sui costumi, ancora tradizionali. Benio, in questo, è avanti, lei è l'esatto contrario della tipica ragazza giapponese servizievole, Benio risponde agli uomini (sia mai!), è cafona, manesca e davvero poco consona al suo rango sociale (figlia di un maggiore dell'esercito), con tanto di sbronze ogni tanto che, predestinata a un sottotenente ancor prima della sua nascita, si ribella in ogni modo tentando di rompere così il fidanzamento con tale Shinobu Ijuin, ma poi finisce per innamorarsene. Come tradizione shōjo old style vuole, però, il coronamento del suo amore è destinato a subire una brusca frenata con la chiamata al fronte del suo lui.

La serie in realtà si distingue da molti dei suoi coevi grazie a una puntuale comicità in linea con l'esuberanza anticonformista della sua protagonista, che strappa più di una risata con le sue cretinate, ma allo stesso tempo ci farà commuovere come da tradizione: un personaggio a 360 gradi di grande carisma e umanità impossibile da disprezzare. A lei si aggiungono altri soggetti di indubbio interesse come Ranmaru, attore di teatro Kabuki, l'amica Tamaki, la geisha Kichiji e via discorrendo, tutti perfettamente in sintonia con l'affresco del periodo.
Sul piano puramente tecnico il tempo non è stato granché clemente con "Mademoiselle Anne": i disegni tendono a peggiorare in alcuni episodi, segnale di una produzione non proprio esemplare e tranquilla, per quanto si salvi nel complesso grazie a simpatiche trovate espressive sui personaggi come se ne vedranno altrove (Ransie), tra stelline negli occhi e altri effetti visivi di mira comica; l'accompagnamento sonoro si dimostra invece di buona qualità nella sua interezza.

Trasmesso in Italia nella seconda metà degli anni '80 fino alla fine dei '90 su varie tv private, il doppiaggio nostrano, pur contando pochi interpreti, è stranamente di buona qualità e anche l'adattamento supera la media del periodo, con tanto di "nomi esatti" giapponesi su buona parte dei personaggi. Menzione d'onore la merita la sigla italiana, cantata dal gruppetto "Mele Verdi", delicata e vivace allo stesso tempo con la voce solista della brava Stefania Mantelli.

In definitiva, nonostante il difetto della parte finale, "Mademoiselle Anne" ha carisma e intrattiene come serie storica, sentimentale, sit-com, con il suo personaggio femminista e indipendente in un paese dove la condizione della donna era (ed è) tra le peggiori del mondo industrializzato. Anne si prefigge lo scopo di abbattere muri socioculturali ormai vetusti, e di percorrere così il suo cammino verso la realizzazione di un sentimento personale, e di un percorso di vita, che nessuno oltre a lei deve stabilire.


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Sonoko

Episodi visti: 42/42 --- Voto 9
"Mademoiselle Anne" è il titolo scelto in Italia per l'anime tratto dal più celebre manga di Waki Yamato, "Haikarasan ga tooru" o anche "Una ragazza alla moda".
Ecco la trama: Benio (diventata Anne nella versione italiana) è una ragazza del Giappone del periodo Taisho, che sogna il grande amore ma si trova improvvisamente davanti a un muro, ovvero la società in cui vive, che considera ancora le donne inferiori e prive del diritto di decidere della propria vita: non possono lavorare e tantomeno scegliere chi sposare, e restano sempre e comunque succubi degli uomini, prima del padre, poi del marito, poi dei figli maschi (come spiega l'insegnante della scuola per future spose che la protagonista frequenta). Così la poverina si ritrova di punto in bianco fidanzata con un giovane ufficiale, Shinobu Ijuin, per via di un patto stretto da suo nonno con la nonna di Shinobu! Normalmente in questa situazione a una ragazza del periodo Taisho non resterebbe che chinare la testa, ma non Anne, perché lei è anticonformista davvero, non tanto per dire, ed è determinata a ribellarsi a questa triste sorte a tutti i costi.

Leggendo questa trama ci si potrebbe aspettare una storia banale, ma non è così, non solo grazie al successivo intreccio, ma innanzitutto per la splendida caratterizzazione dei personaggi, a cominciare dalla protagonista, che è ben lontana dal più classico stereotipo di eroina shoujo (piagnucolona, passiva, che vota la sua esistenza al protagonista maschile che è il suo principe azzurro): Anne è mascolina, virtuosa del kendo ma capace di farsi onore anche nelle risse, è prepotente, attaccabrighe, mangiona e... persino alcolizzata: le sue sbronze sono uno spettacolo di una comicità unica! Insomma, Anne è l'esatto contrario dell'ideale di donna giapponese, ed è per tale motivo che molti la definiscono "brutta", anche se fisicamente brutta non lo è affatto. Anne è un personaggio che saprà, nel corso della storia, divertirci ma anche commuoverci tantissimo.
E accanto a lei non sfigurano tanti altri personaggi, comprimari e minori: il suo "seguace" Ushigoro, un ex bandito che le ha giurato eterna fedeltà, proprio come si farebbe con un capo yakuza; il suo vicino di casa Ranmaru, un bellissimo attore kabuki suo amico di infanzia, innamorato da sempre di lei, che per lei farebbe davvero qualsiasi cosa, ma ahilui, è alquanto deboluccio ed è anche più femminile della sua amata; il nonno del fidanzato, un arzillo vecchietto che mai dimentica il suo glorioso passato di samurai; il caporedattore Tosei, affascinante ma letteralmente allergico alle donne. Per non parlare di tante pazze comparse: la donna strascicata, il piccoletto sempre ubriaco Shurandoji, il transessuale alieno Gigì, la mummia... Insomma, le macchiette tanto care a Waki Yamato!

Ho parlato di pazze comparse, ma sarebbe più corretto dire che quasi tutti i personaggi di quest'anime sono alquanto pazzi, chi più e chi meno. Probabilmente il personaggio più banale di tutti è Shinobu, il promesso sposo, l'unico sempre uguale a se stesso. A volte sembra quasi assumere il ruolo di semplice spettatore, senza avere un ruolo importante, pur essendo il coprotagonista. Ma purtroppo questa banalità del personaggio (che in certe scene può risultare persino irritante, almeno per me è stato così) si spiega soprattutto perché Shinobu è il personaggio che è meno caratterizzato, per colpa del trattamento che l'anime ha subìto - non so con certezza se solo in Italia o anche in patria per oscuri motivi: esso infatti non copre tutta la storia, ma si ferma a circa la metà dei volumetti, privando questo personaggio del posto che anche a lui spetterebbe sulla scena, e riducendo molto lo spessore di tutti quei personaggi che come lui nella seconda metà della storia acquistano maggiore importanza. Ciò comunque non vuol dire che l'anime non abbia un finale; ce l'ha, ma è posticcio e, per via della grossolanità del taglio alla storia, risulta forzato e frettoloso e perciò non può risultare del tutto soddisfacente per nessuno. Un vero peccato, e sinceramente non riuscirò mai a capire i motivi di questa scelta di adattamento, dato che da qualche parte ho letto che sarebbe stata dovuta allo scarso successo. Com'è possibile?

"Mademoiselle Anne" è una storia d'amore, ma anche una ricca fonte di informazioni su varie tradizioni del Giappone dell'epoca (e alcune anche di ora), come il teatro kabuki, la figura della geisha, la situazione della donna, che purtroppo nemmeno ora è del tutto equiparata all'uomo, dato che le donne tendono a lasciare il lavoro quando si sposano o al massimo quando hanno un figlio. Non manca qualche riferimento storico, ma soprattutto, nonostante la presenza di svolte drammatiche, le risate sono sempre assicurate. Perché a mio parere sta soprattutto in questo la bravura di Waki Yamato: non rendere mai un dramma troppo pesante, e anche quando la situazione è nera quanto più nera non si può, ecco che qualcosa accade: una gag comica, o anche una semplice espressione di un viso che strappa almeno un sorriso... e tutto questo ovviamente in anime rende ancora meglio che su carta, grazie ai movimenti dei personaggi e alla musica.
La colonna sonora a me piace molto, ma mentre è vero che l'anime ha il lato positivo di approfondire certe situazioni (a mio avviso) un po' frettolose, nel manga, devo citare un'altra pecca: non tanto l'animazione, che essendo retrò ha i suoi ovvi difetti, ma il character design, che non è sempre lo stesso. Lo trovo ottimo in alcune puntate in cui è molto fedele allo stile della Yamato, ma in altre cambia, ovviamente in peggio: i personaggi hanno tutti lo stesso viso e le stesse espressioni, e non c'è nemmeno tanta coerenza con le stature. Il caso più eclatante è rappresentato da Ranmaru, che a un certo punto diventa più alto, cosa che viene anche detta chiaramente nei dialoghi, ma poi appena una puntata dopo "si ritira", proprio come capita a volte ai panni lavati.

Il doppiaggio è buono; a quei tempi negli anime si usavano pochi doppiatori, cosicché ciascuno interpretava più personaggi, ma questi doppiatori erano davvero bravissimi, tanto che a volte era difficile capire che due personaggi avessero la stessa voce: chi mai sospetterebbe, per esempio, di Shinobu e del perfido tenente colonnello Innen?
Infine, una curiosità: come ho accennato all'inizio di questa recensione, Benio è diventata in Italia Anne. Chissà, magari si pensava che un nome che finisce per -o avrebbe confuso i bambini, che soprattutto all'epoca della prima messa in onda di quest'anime erano considerati i principali destinatari dell'opera. In ogni caso sinceramente a me questa scelta è piaciuta, perché per quanto ami gli adattamenti con i nomi fedeli all'originale il nome Benio mi suona proprio male. Però che senso ha trasformare Kikiji in Hioshigi, sempre giapponese? O Larissa in Lalisa? Credo che non lo sapremo mai, ma ovviamente poco conta, in fondo.
Di più contano gli altri elementi negativi che ho citato, che purtroppo mi hanno impedito di dare a quest'anime il massimo, nonostante "Haikarasan ga tooru" sia il mio manga preferito in assoluto.
Voto finale: 9.