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FlowerS

Episodi visti: 12/12 --- Voto 4
"Good Night World" è come un pacco di Natale gigante, ben allestito, tutto colorato e pieno di fiocchi: lo guardi, hai delle buone aspettative e pensi di sapere quello ci sarà al suo interno, lo apri e trovi una scatola vuota che ti lascia un senso di confusione, frustrazione e delusione. E' con questa metafora che recensisco "Good Night World" , un anime che si presenta con un trama lineare che risulta però ostruita, dopo il quinto episodio, da una marea di eventi confusi, che ne stravolgono la trama e l'atmosfera, cestinando completamente tutto il potenziale della serie.

Un'anime inizialmente incentrato sui giochi online, sull'evasione dalla realtà e sulle problematiche familiari che viene bruscamente travolto da un atmosfera forzata horror/creepy che lo dirotta in una prospettiva distopica sulle AI, che fino al quinto episodio non avevano alcun attinenza con la trama principale. Questo mix di gaming, storie familiari problematiche e intelligenze artificiali diventa un perfetto mix di delirio, assurdità e follia e andrà avanti così fino all'ultimo episodio, in cui non ci sarà nessun tipo di riscatto per "Good Night World", ma solo un finale altrettanto delirante, forzato e confuso.


Attenzione: questa parte contiene spoiler

Uno dei personaggi principali della famiglia Akabane non è mai stato approfondito. Una serie di argomenti prendono piede senza mai essere approfonditi. Il personaggio di Hana Kamuro è completamente inutile, viene piazzato all'interno della storia totalmente a caso e fatto sparire totalmente a caso.


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Lav3nd3r_Boy

Episodi visti: 12/12 --- Voto 5,5
L'idea di partenza di "Good Night World", ovvero una famiglia che inconsapevolmente vive felice in un mondo virtuale, ma non va per nulla d'accordo nella vita reale, mi incuriosiva parecchio ma lo sviluppo personalmente non mi ha coinvolto più di tanto.
La serie parte raccontando un banalissimo mondo online che abbiamo visto in molte opere simili, per poi differenziarsi provando a concentrarsi su elementi horror e drammatici. Se visivamente l'atmosfera cupa funziona, purtroppo lo sviluppo dei personaggi avviene solo tramite spiegoni piuttosto pesanti e la trama sci-fi mi è sembrata confusa e poco avvincente. Ho trovato l'evoluzione della famiglia Akabane molto forzata e che il finale non tenga fede ai toni più coraggiosi della parte centrale, relegando questo anime al ruolo di "prodotto come tanti".
Ed è un peccato perché realizzazione tecnica del NAZ studio è superiore alla media delle animazioni moderne. Ogni riferimento ai disegni che sembrano fatti con Paint della seconda stagione di "Jujutsu Kaisen" è totalmente casuale.


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esseci

Episodi visti: 12/12 --- Voto 5,5
Sarà un caso ma devo ammettere che ho visto "Good night world" immediatamente dopo una full immersion con "Neon Genesis Evangelion" e la tetralogia del "Rebuild" e non è stato difficile rivedere in questa serie alcuni degli stilemi del masterpiece di Anno: mi riferisco in particolare sia al solito dramma del rifiuto del mondo reale da parte di ragazzi che hanno un rapporto conflittuale con la propria famiglia (ed in modo particolare con la figura paterna) e di conseguenza con la società sia al rifugiarsi in una realtà virtuale in cui si pensa di poter essere qualcuno e di poter socializzare meglio che nel mondo reale.

Al psicodramma "otaku", la trama unisce il sempreverde pericolo (quanto mai più vero oggi) dello sviluppo delle IA e alla loro capacità di superare il proprio creatore soggiogandolo e rendendolo schiavo, ispirandosi smaccatamente alla saga "Matrix". E come in "Matrix" alla fine ci sarà qualcuno che cercherà di contrastare lo strapotere delle IA e di risolvere il problema alla radice salvando l'umanità sacrificando la propria esistenza...
E la serie di "Good night world" si divide idealmente in due parti quasi uguali in cui sviluppa prima il tema "otaku-realtà virtuale" e poi si lascia prendere dal dramma dell'avvento delle IA e la loro voglia di soggiogare l'uomo, il loro creatore, e la l'umanità intera.

A far da collante tra le due anime della serie ci pensano i membri della famiglia Arima, che con le loro vicissitudini, debolezze, nevrosi, riescono a far vivere l'allegoria del disagio della solita famiglia giapponese allo sfascio:
- padre padrone, geniale quanto duro, mai incline al compromesso, assoluto nella determinazione del raggiungimento degli obiettivi a scapito dell'emotività e degli affetti familiari;
- madre dolce e amorevole, debole e sottomessa, incapace di imporsi minimamente e traumatizzata dalla perdita della figlia minore deceduta in tenera età;
- figlio maggiore, otaku e neet fino al midollo, l'archetipo della solitudine, del rancore verso il padre assente, convinto che la causa della morte della sorellina sia imputabile al padre e soprattutto che si odia al punto da essere convinto di poter sopravvivere solo nel mondo virtuale;
- figlio minore allineato al mainstream, incapace di ribellarsi al sistema, accomodante e ipocrita, cerchiobottista e anche un po' cocco del padre.

La storia della famiglia Arima è paradigmatica e il leitmotiv della serie: i membri sono incapaci di essere una famiglia nella realtà, ma - più o meno a loro insaputa - sono uniti e coesi nel mondo ludico virtuale.

Una scelta quasi geniale, molto originale della serie (e ovviamente del manga cui si ispira) e che rende la prima parte dell'anime piuttosto interessante e godibile. Il messaggio che i familiari si sentano tali nel gioco e non nella vita reale è disarmante e in un certo senso choccante: potrebbe essere visto come una specie di evoluzione del messaggio di una serie capolavoro di fine anni '90 "Serial experiments Lain" che documenta gli albori dell'alienazione e solitudine umana una volta che l'uomo abdica a vivere nella realtà cercando di fuggire nel mondo virtuale dove può adottare un avatar e ricostruirsi una identità nuova, una maschera dietro la quale celare il proprio ego, rendendo un'immagine di sé che non esiste... E in "Good night world" il tema dell'incomprensione, dell'incomunicabilità e della solitudine nell'ambiente dove tutto ciò per definizione non dovrebbe esistere è quanto mai presente ed evidente, con una visione nichilista e negativa della base della società umana: la famiglia...

Tuttavia la serie invece "sbraca" quando introduce il tema del pericolo della creazione delle IA e della loro evoluzione senza i dovuti controlli da parte di chi l'ha creata. Trasforma l'anime in una specie di incubo senza fine che diventa poi la scusa per far "avvicinare" il padre-mostro e il figlio otaku per far capire al secondo il perché della creazione dell'IA nelle intenzioni del padre e dell'estremo sacrificio di quest'ultimo per salvare i suoi cari e l'umanità.

Quello che a mio avviso è mancato alla serie è una reale introspezione dei personaggi, con, di contro, una loro eccessiva caratterizzazione, rendendoli un po' irreali e anche poco empatici. "Good night world" è partito bene con una idea ben precisa anche se non "originale" per poi andare a impaludarsi nella lotta uomo-macchina senza approfondire la auto-coscienza delle IA in contrapposizione al loro creatore, valorizzando solo il lato "grottesco" dell'intelligenza artificiale e non quello più contorto e problematico del rapporto creatore-creato reso in modo sublime e non ancora raggiunto come in "Blade Runner".

E così "Good night world" a mio avviso tende a deludere chi come me da una serie così congegnata si attendeva di essere condotto in una trama più sfaccettata e intrisa di complessità e introspezione, limitandosi a introdurre qualche spunto interessante e a fermarsi nel momento in cui avrebbe dovuto osare di più. Peccato...


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theoldmex

Episodi visti: 12/12 --- Voto 9
Una bella storia vittima dei nostri tempi.

Questa frase racchiude molto bene quella che è stata la mia impressione su quest'opera, al netto anche delle altre recensioni qui presenti. Ho trovato Good Night World infatti come una storia decisamente appassionante e ben costruita, che prende il giusto tempo per raccontarsi, senza scadere troppo né in episodi filler, né nei ritmi iperaccellerati delle recenti produzioni che banalizzano le caratterizzazioni dei personaggi e le evoluzioni della storia (ed effettivamente la cosa quadra, dato che si parla di una serie tratta da un manga originale di pochi volumi). Un'opera con una buona produzione tecnica e che nonostante il setting digitale non utilizza della CG scadente, ma piuttosto delle belle scene di animazione (anche se il setting principalmente basato sulla psicologia che sull'azione aiuta in questo caso, la cosa non è da poco) e che dopo la prima metà diventa un vero rollercoaster di emozioni degno delle migliori produzioni, la cui unica vera pecca è il mancato doppiaggio in italiano ad opera della sempre più carente Netflix.

Ed allora perché la definisco come "vittima dei nostri tempi"?
Per via dei suddetti primi episodi, che sono ottimi per introdurre setting e personaggi, ma che possono allontanare il fan moderno ormai abituato a storie ambientate nella realtà virtuale e ormai sovraccaricato di proposte visive alternative. Certo, sia la sigla iniziale che alcuni spunti inseriti a cavallo tra le prime scene 'idilliache' nella realtà virtuale fanno capire la natura più cupa e psicologica della produzione, ma non tutti ormai hanno la pazienza di accettare l'esca narrativa data da tali spunti e vedere dove la produzione vuole portare... e questo è davvero un peccato. Il padre disfunzionale, che rappresenta una specie di Gendo Ikari che al contrario del suo originale in Evangelion non riesce a distaccarsi completamente dai suoi sentimenti, è un personaggio davvero notevole che meriterebbe da solo la visione, ma anche il protagonista, Piko ed il resto del cast non sono da meno, venendo sviluppati al meglio nel limitato minutaggio a disposizione dato dai dodici episodi da cui è composta la serie, creando una storia che quando entra nel vivo non annoia davvero mai e, soprattutto, stupisce per la sua umanità. Ed è forse questo il punto più importante della serie: la rappresentazione dettagliata e vitale dell'umanità di tutti i personaggi, digitali e non, capace davvero di trasmettere le emozioni complicate e discordanti che ognuno di essi si porta dietro e che hanno portato alla realizzazione della controparte digitale della famiglia disfunzionale reale e di tutti gli altri personaggi che animano e rendono vitale il mondo digitale di Planet. Nonostante quindi GNW possa facilmente cadere in una retorica perbenista, questo non avviene e la produzione piuttosto preferisce farci vedere la spietata durezza della realtà non cercando di imporre facili morali ma piuttosto di mostrarci come, nonostante tutte le proprie debolezze ed imperfezioni, si possa comunque andare avanti, soffermandosi solo sulla maturazione del cast e sul procedere della storia, facendo davvero un ottimo lavoro.

Mi sento quindi di consigliare la visione di "Good Night World" a chiunque, soprattutto se si è interessati ad una storia avvincente che parla con coraggio dell'umanità presente in ognuno di noi, andando oltre alla sua ambientazione mainstream che può, involontariamente, allontanare da questo piccolo gioiellino.


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stefanchenco

Episodi visti: 12/12 --- Voto 6,5
Regia: 5,5
ha alti e bassi per tutta la serie, colpa in parte di una sceneggiatura troppo concisa per la complessità del materiale messo insieme.
Dopo un inizio classico da gioco in realtà virtuale, si passa a tematiche sempre più tecniche e di non facile comprensione per chi non ha affinità con linguaggi di programmazione anche solo a livello teorico. Qui si doveva preferire un ritmo più lento per far capire la sequenza degli eventi e soprattutto il motivo per cui accadono. Invece la rincorsa per star dentro i 12 episodi ha finito per rendere la parte centrale una sequenza di episodi da prendere un po' così come vengono, mentre il finale è stato reso decisamente complesso, il tutto senza dare una vera carica energetica o un senso di interesse continuo verso la storia. E poi troppi dialoghi senza una vera emozione dietro che rompono il ritmo, per lo meno quando le cose parevano interessanti.

Sceneggiatura: 6,5
come sopra, a seconda degli episodi la si può ritenere più o meno valida. L'intero arco narrativo si regge su un'idea già vista in altre opere come Dennou Coil o Matrix, anche se lo sviluppo andrà verso una strada un po' diversa. I primi 3 episodi sono leggeri ed utili per descrivere il mondo virtuale in cui si muovono i personaggi, ma sono stati fin troppi considerando che dal 4 in poi c'è una virata pesante verso temi che esulano dai giochi online o da una narrativa slice of life. La parte centrale non mi ha convinto, forse perché troppo appesantita da temi psicologici mischiati ad altri puramente tecnico-informatici. Il finale invece salva la serie, nonostante la difficoltà tecnica nei termini utilizzati e nelle situazioni che si vengono a creare. Anzi, oserei dire che vale la pena guardarlo proprio per come andrà a finire, il problema è arrivarci per alcuni.
Facendo una media, un 6,5 è un voto più che corretto per me.

Design: 8,5
buono il lavoro grafico con dettagli e proporzioni dei personaggi ben fatti. Nei combattimenti qualche frame in più avrebbe reso meglio il senso d'azione, ma si fanno guardare, anche se non sono molti. Non riesco comunque a dare un voto più alto più che altro per una sensazione di mancanza di qualcosa, ma rimane il punto migliore di quest'anime.

Caratterizzazione dei personaggi: 6,5
riuscita solo a metà con alcuni personaggi venuti meglio e con cui si riesce a empatizzare (nel bene e nel male) rispetto ad altri più scialbi. Ci sono 2 o 3 protagonisti più qualche comprimario abbastanza importante per la trama, ma il cui spazio è solitamente limitato. Lo sviluppo psicologico è, insieme al concetto di realtà virtuale, l'incipit su cui si basa la serie, però questo è stato centrato solo in parte perché ognuno ha un obiettivo/modo di fare abbastanza omogeneo per tutta la serie, senza uno sviluppo continuativo, se non negli ultimi 2 episodi (per chi sopravvive)
Rispetto a molti altri anime, in ogni caso, c'è decisamente più spessore, niente protagonisti inutili o fastidiosi, al massimo un po' pesanti per la loro vita di m***a (così la definiscono loro...)

Sonoro: 4,5
non ho capito il senso della sigla iniziale, un pezzo molto rock che stona con l'anime che non è né d'azione, né con personaggi chissà quanto fighi. Molto meglio l'ending, un po' più adatta.
Le musiche inserite non sono granché e forse anche queste, insieme alla regia, non riescono a rendere toccanti alcune parti che avrebbero dovuto dar spessore ad alcuni episodi. Effetti sonori nella norma... Insomma poteva essere fatto un lavoro migliore.

In definitiva: 6,3
ritengo sia un'occasione un po' sprecata, non si è creduto abbastanza in questo progetto e si è fatto tutto troppo di fretta. Con una stagione in più la trama ed i personaggi avrebbero avuto uno sviluppo più lineare e coerente, e visto che le cartucce son già tutte sparate, sicuramente non ci sarà un seguito (almeno spero, non avrebbe senso).
Adatto secondo me a chi ha interesse nella tecnologia, meglio anche una conoscenza almeno base di alcune tematiche di programmazione che permette di comprendere meglio alcuni passaggi. Oltre a questo non è nulla di divertente o leggero, nel caso cercaste questo skippatelo, anche perché non è un capolavoro.


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_kiriku_

Episodi visti: 12/12 --- Voto 8
Inizio questa recensione con la premessa che, pur guardando anime e leggendo manga da tantissimi anni, sono del tutto a digiuno per quanto riguarda quel filone narrativo basato sulla realtà virtuale, sui GDR e sull'intelligenza artificiale, di conseguenza non posso fare paragoni con altre opere a proposito di originalità o elementi innovativi.

Detto questo, "Good Night World" mi è piaciuto.

Dopo un inizio lento che non mi ha catturata in modo particolare e che mi ha spinta a un precoce abbandono della serie, sono tornata sui miei passi e, complice un pomeriggio di noia, ho superato lo scoglio del primi tre episodi e del protagonista irritante e insopportabile (che alla fine della serie è persino diventato il mio personaggio preferito).

La trama, che all'inizio si rivela essere abbastanza banale (una famiglia disfunzionale nella realtà che, all'interno del gioco "Planet" incarna invece la famiglia ideale), si fa sempre più intricata e avvincente con il passare degli episodi. Buone le sequenze di azione e le scene di violenza, che non risparmiano i dettagli più crudi, senza mai divenire disturbanti.

"Good Night World" è una serie che, pur essendo composta da 12 episodi, si prende i suoi tempi. Forse, il suo più grande difetto è proprio il ritmo narrativo.
Si parte con una trama poco interessante, che sembra avere come unico fine lo svelamento delle identità segrete della famiglia Akabane e la sconfitta di un temibile nemico digitale, noto con il nome di "Black Bird", per poi ingranare, verso il quinto o sesto episodio, fino a un finale che, forse, avrebbe beneficiato di un paio di episodi in più.

Interessante la figura del padre, sgradevole e disfunzionale in modo convincente persino all'apice del suo redemption arc. Si tratta di un personaggio costruito apposta per essere l'emblema del fallimento genitoriale e riesce alla perfezione nel suo scopo. Meno approfondito il rapporto che intercorre tra lui e la sua allieva e che forse avrebbe potuto essere ampliato, dando più spazio a lei e alla sua caratterizzazione.

Poco convincenti sono anche la mamma e il fratello del protagonista.
Gli effetti degli abusi domestici subiti da entrambi sono visibili nei loro comportamenti (soggetta ad allucinazioni lei, afflitto da manie di perfezione lui) e mi dispiace che, sul finire della serie, a causa del finale affrettato, non vengano indagati i loro sentimenti nei confronti del marito/padre, facendoli apparire come una sorta di muto e implicito perdono.

Con il protagonista, invece, è stato fatto un ottimo lavoro.
All'inizio si presenta come un ragazzo insopportabile, un recluso viziato ed egoista, che disprezza la sua vita e quella degli altri e che trova la pace solo nel suo alter ego virtuale: Ichi.
Col passare degli episodi, però, si disvela tutta la sua umanità, il profondo dolore che cova da anni dentro di sé, le cause che l'hanno portato a rinchiudersi in camera e anche una neanche troppo celata paura nei confronti del mondo esterno. L'impulsivo Ichi di Planet, nel mondo reale altro non è che un ragazzo spaventato e traumatizzato, che ha rinunciato persino alla ricerca di uno scopo e che rifugge qualsiasi legame col terrore di soffrire di nuovo. I suoi sentimenti di odio, di disprezzo e di incancellabile affetto nei confronti del padre si riflettono in un finale dolce-amaro che segnano il giusto e perfetto coronamento del processo di crescita del protagonista.

Nel complesso, nonostante gli innegabili difetti di questa serie, do comunque un 8, per le scene d'azione, la caratterizzazione del protagonista e l'umanizzazione dell'intelligenza artificiale, sulla quale non mi dilungo per evitare di fare spoiler. Mi ha regalato una visione piacevole, con la voglia di seguire la crescita di Ichi e di scoprire quale sarebbe stato il finale.