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Otaku moderato

Episodi visti: 49/49 --- Voto 8
L’ingresso in scena delle Pretty Cure, con la trasmissione della prima serie nel lontano 2004, non solo ha dato il via a una delle saghe di mahō shōjo più longeve della storia, ma ha anche dato una nuova linfa vitale al genere stesso per via del suo efficace mix di elementi tipici di mahō shōjo (commedia scolastica, romanticismo, forti legami di amicizia ecc..) con la vertiginosa componente action degna di un battle shonen, sulla falsariga di "Dragon Ball" e compagnia bella, dando poi il via libera a saghe e serie molto simili ma con la loro identità propria.
E nel 2014, con l’undicesima serie della saga, "Happiness Charge", le Pretty Cure festeggiano il loro decimo anniversario e la domanda che ci si pone è: "Cosa inserire per rendere "Happiness Charge" adatto sia ai vecchi che, magari, ai nuovi arrivati che si sono avvicinati da poco alla saga?". Con "Happiness Charge" arriva la risposta, proponendo un mix della semplicità delle prime serie con l’intensità narrativa delle più recenti.

<b>Attenzione: la seguente parte contiene spoiler</b>

Anche questa serie parte col botto, catapultandoci all’istante nel conflitto tra l’Impero Fantasma, guidato dalla spietata Queen Mirage, e il Regno Blue Sky. Peccato che il Regno sia stato preso dai nemici, che ne hanno imprigionato gli abitanti, e il loro prossimo bersaglio è la Terra, situata proprio sotto Blue Sky.
Fortunatamente, la Terra non sarà indifesa all’attacco nemico, poiché da tempo sorvegliata dalla divinità della terra Blue e dai suoi soldati: le leggendarie Guerriere Pretty Cure, guidate dai loro compagni fatati sfuggiti all’invasione di Blue Sky. Tuttavia, stavolta il conflitto non colpirà solo il Giappone, ma diventerà di portata mondiale, e per ogni continente vi è il team di Pretty Cure a tema pronte a combattere i generali dell’Impero Fantasma e i loro mostri Saiark (che qui appaiono con più forme e livelli di potenza).
La serie si concentrerà sulle vicende in Giappone, quando la giovane Megumi Aino ottiene il potere di trasformarsi in una Pretty Cure, Cure Lovely, per aiutare una altra guerriera nei guai, Cure Princess, durante un combattimento contro un Saiark. Una volta allontanatosi, Megumi incontrerà Blue, comprendendo la situazione e come abbia acquisito i poteri di leggendaria guerriera; inoltre si scopre che Cure Princess (il cui nome da umana è Hime Shirayuki - nome bizzarro dal momento che, tradotto, significa “principessa Biancaneve”, da Hime = Principessa e Shirayuki che significa appunto Biancaneve, dalle sillabe Shiro = Bianco e Yuki= neve) è la principessa del regno Blue Sky, la quale è scappata per il terrore e a cui serviva una partner, che troverà in Megumi.
Con l’aiuto di Ribbon, la fata del Regno Blue Sky, il loro obiettivo è fermare i continui attacchi dei Saiark, guidati dai tre generali dell’Impero Fantasma Namakeruda, Hosshiwa, e Oresky (a mio parere il più caratterizzato dei tre), che una volta sconfitti permettono a Ribbon di generare, in un modo molto buffo, le PreCard, speciali carte che permettono di esaudire un desiderio se raccolte in un certo numero, oltre a fornire utili quanto bizzarri poteri per certi modelli. Nel corso della serie si aggiungeranno al team altre due guerriere che, a differenza loro, diventate tali prima di Megumi e Hime: Yuko Omori/Cure Honey, amica d’infanzia di Megumi appassionata di cibo (riso, in particolare), e Iona Hikawa/Cure Fortune, guerriera Pretty Cure che si unirà al team, insieme alla fata Glasan, solo verso metà serie, per via della sua tendenza a combattere da sola, unita a un forte astio nei confronti di Hime/Cure Princess, poiché involontaria causa dell’invasione dell’Impero Fantasma, nonché della cattura di sua sorella maggiore, anche lei guerriera, Maria/Cure Tender per mano di Phantom, sinistro “Cacciatore di Pretty Cure” agli ordini di Queen Mirage. Tuttavia, dopo che verrà salvata da Phantom proprio da Princess e compagne, deciderà di unirsi a loro, creando così il quartetto protagonista della serie, nonché team di guerriere del Giappone, Happiness Charge Pretty Cure.

La formazione delle protagoniste richiama quella visto in "Heartcatch" e "Suite", ovvero un iniziale duo di guerriere che poi evolverà in trio fino a formare il definitivo quartetto.
Oltre alle classiche puntate dedicate a una o più protagoniste, anche qui molto caratterizzate, tra sogni, hobby, personalità, famiglia, e ai legami di amicizia fra le guerriere (con tanto di presunto shoujo-ai, dati alcuni approcci particolarmente affettuosi di Hime alle sue amiche, Megumi in primis), la serie, come "Yes! Pretty Cure 5", spinge l’acceleratore in ambito sentimentale, in particolare nel rapporto fra Megumi e il suo amico d’infanzia Seiji Sagara, un tipetto caratterizzato a dovere che sa essere molto lucido con tutte le amiche che andrà a conoscere (quindi vi è un po' di harem, ma non eccessivo come quelli di oggi) ed esperto di arti marziali, tanto che in alcune puntate si lancia senza problemi in soccorso delle sue amiche (sa la loro identità verso le battute iniziali ) mentre affrontano i Choiark (i soldati minori dell’Impero Fantasma). Il rapporto tra Megumi e Seiji si evolverà nel corso delle vicende, così come il rapporto intricato che lega Blue a Queen Mirage, dal momento che anche qui le sorprese non mancheranno in ambito narrativo.

L’unica nota dolente sta nel fatto che si potevano fare delle puntate dedicate alla svariate Pretty Cure sparse per il mondo, che appaiono saltuariamente in alcuni spezzoni mentre le vediamo in azione, spesso aiutate dalle protagoniste. Anche se vi saranno un paio di puntate a tal riguardo, con una sorpresa nelle battute finali, magari si temeva che le protagoniste potessero perdere importanza, ma quel che è fatto è fatto.

Stavolta, la somiglianza con i Power Rangers è molto più visibile, dal momento che, negli scontri, prima di affrontare un Saiark, troveremo le protagoniste ad affrontare prima i più deboli Choiark (talmente scarsi che anche Seiji riesce ad abbatterne un bel po' prima di stancarsi) per poi concentrarsi sul Saiark di turno, mentre in ambito di armamento si torna alle cifre di "Heartcatch", dove, oltre ai soliti attacchi finali con artefatti e a mani nude, vengono usati attacchi più vari: pugni potenziati, sfere di energia, colpi energetici a ripetizione, arrivando addirittura ad armi energetiche, raggi laser oculari, scariche elettriche dai capelli, teletrasporti, canti ipnotici, stelle o anelli di energia e chi più ne ha più ne metta, arrivando agli attacchi di gruppo, dall’attacco in duo di Lovely e Princess, all’efficace attacco di gruppo, con tanto di trasformazione potenziata con colpi speciali singoli e di gruppo (preceduta da una canzone), fino alla mitica trasformazione finale usata nello scontro decisivo.

Anche le PreCard fanno il loro dovere: infatti, oltre alle trasformazioni in guerriere, sono utili in ogni momento. Per fare un esempio: con un costume da ninja, si diventa veri e propri ninja rapidi, invisibili e silenziosi; con un costume da cane, si guadagna il loro incredibile olfatto, con uno da dottore si è bravi in medicina, con uno da cuoco si è bravi in cucina, con uno da detective si diventa veri detective, ecc. Anche nei combattimenti tornano utili, dal momento che ogni guerriera può contare sulle PreCard dressform, le quali permettono di eseguire uno spettacolare attacco ad area che richiama un particolare tipo di danza, in grado di atterrare tutti i Choiark nei paraggi, realizzato per l’occasione con una buona CGI (elemento che verrà ripreso ed ampliato nella successiva serie "Go! Princess Pretty Cure").
Poco da dire sugli scontri, che in parte riprendono lo schema alla Power Rangers descritto sopra, mentre evolvono d’intensità e potenza, nonché in spettacolarità, negli scontri cruciali, fino al mitico scontro finale contro il “vero” nemico.

Graficamente il titolo è carino e usa per l’occasione uno stile molto chiaro e luminoso nelle ambientazioni e nei personaggi, specialmente per le protagoniste, usando uno stile molto carino e rotondeggiante, ritornando inoltre allo stile giovane delle prime serie.
Anche in ambito sonoro si torna al passato, riproponendo una pletora di musiche di stampo semplice e orchestrale in ogni momento, mentre le ending sono sì carine ma meno spettacolari del solito, pur usando una CGI molto più fluida e quasi realistica (specialmente la prima), mentre l’opening è molto briosa, complice il fatto (che farà felici i fan storici), che nelle prime trentaquattro puntate spuntano, prima dell’inizio dell’opening, una a una tutte le Pretty Cure delle serie precedenti, dando ognuna, con i propri modi di esprimersi e frasi a effetto, i complimenti ai fan per il decimo anniversario della saga (mentre nella puntata che fa raggiungere alla saga quota 500 puntate appaiono le Happiness Charge al completo che, ironicamente, non erano ancora al completo durante la storia).

A mio parere, "Happiness Charge" raggiunge il suo obiettivo, proponendo una serie che unisce lo stile classico delle prime serie alla componente narrativa piena di sorprese tipica delle più recenti.


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Kotaro

Episodi visti: 49/49 --- Voto 6
Quando il regno di Blue Sky viene attaccato dai cattivi dell'Impero Fantasma, la giovane e imbranata principessina Hime Shirayuki/Cure Princess giunge sulla Terra in cerca di alleati che possano aiutarla a salvare il suo regno e la Terra stessa, ora nuovo bersaglio dei nemici. Troverà un prezioso aiuto in Megumi Aino, una ragazzina sin troppo allegra e disponibile ad aiutare il prossimo, a cui darà il potere di trasformarsi nell'eroina Cure Lovely. Alle due eroine, guidate dal folletto Ribbon e da Blue, divinità posta a protezione della Terra, si uniranno successivamente l'amichevole cuoca in erba Yuko Omori/Cure Honey e la combattiva Iona Hikawa/Cure Fortune, tanto badass quanto poco incline a collaborare con le altre, soprattutto con Hime, della quale mal sopporta la debolezza.

A guardarlo da fuori, Happiness Charge Pretty Cure (undicesima serie delle maghette Toei andata in onda fra il 2014 e il 2015), sembra un po' un Heartcatch Pretty Cure (la settima serie, del 2010) disegnato meglio.
Tanti, infatti, i punti in comune, a cominciare dal titolo, che mantiene le due iniziali H e C, per continuare con l'estetica e il ruolo dei personaggi.
Heartcatch Pretty Cure non mi era piaciuto, sia per i disegni sgradevoli sia per i personaggi antipatici o sfruttati male e la gestione della trama un po' dispersiva. A sua difesa. va detto che lo stile di disegno di Happiness Charge è effettivamente più piacevole all'occhio rispetto a quello usato per la settima serie. E' uno stile abbastanza classico, semplice e carino, ma anche un po' anonimo (buona parte dei personaggi han tutti la stessa faccia o una rosa piuttosto scarsa di espressioni facciali) o che non riesce a valorizzare quanto dovrebbe i suoi personaggi.
Purtroppo, un disegno caruccio non compensa una storia scritta male, che mette troppa carne al fuoco senza sapere come cuocerla, e presenta dei personaggi molto piatti. Ahimé, da una serie che si ispira stilisticamente a Heartcatch ci si doveva aspettare che non sarebbe stata bellissima...

Quelli di questa serie sono, forse, i peggiori personaggi dell'intera saga, chiusi in una monodimensionalà parecchio fastidiosa. Megumi, la protagonista, è un personaggio totalmente irreale nel suo perenne comportamento da buona samaritana. Si è voluto fare il verso a Mana della serie precedente, ma Megumi manca proprio di spessore e carisma. E sì che le occasioni per crearle attorno un buon background non sono nemmeno mancate, fra un padre perennemente assente per lavoro e una madre-clone cagionevole di salute e costretta a casa. I genitori di Megumi compaiono, purtroppo, in un solo episodio a testa o giù di lì e il loro ruolo non è granché definito, privandoci di risvolti narrativi maturi e potenzialmente molto interessanti.
Yuko, apparentemente carina e simpatica, si rivela ben presto essere un personaggio altrettanto irreale. Lo spettatore arriva, in più occasioni, a dubitare della sanità mentale della poverina, trovandosi davanti un personaggio il cui unico ruolo nella serie è dispensare caramelle al miele alla gente (ricordate Junpei di Digimon Frontier che usciva dalle tasche infinite riserve di tavolette di cioccolato? Ecco, siam lì) e aprir bocca solo per dire che il riso è buono, che il cibo è la medicina dell'anima e discorsi del genere. Nessun problema, nessun risvolto, nessun background segreto (viene mostrato che Yuko aveva già i poteri da Pretty Cure prima delle altre e agiva indipendentemente, ma come e perché questo sia avvenuto non è dato sapere), nessun familiare ben caratterizzato, Yuko è tutta lì: tanto riso, tanto buono, tanto cibo, tanto amore, tanto zucchero e miele che grondano dalle sue tasche e dai suoi discorsi.
Va un po' meglio alle altre due eroine, che perlomeno hanno una caratterizzazione, un passato, dei problemi e un percorso di maturazione più o meno dettagliato.
Iona è un personaggio molto accattivante, per via del carattere scostante, del passato misterioso e traumatico, dell'atteggiamento badass da guerriera Sailor del sistema solare esterno con cui sconfigge i mostri da sola e guarda dall'alto in basso le colleghe più infantili. Vederla maturare e imparare l'importanza dell'amicizia, della fiducia, del lavoro di squadra, oltre che scoprire e risolvere i suoi traumi passati, è abbastanza piacevole.
Hime, inizialmente, non si presenta granché bene: è bruttina, coi sopracciglioni e i capelli che paiono di plastica, la voce squillante, l'atteggiamento capriccioso, invadente e infantile e l'imbranataggine allucinante che la contraddistingue. E', però, il personaggio che cresce maggiormente nel corso delle vicende e, gradualmente, la sua imbranataggine e il modo in cui, goffamente, si impegna giorno dopo giorno per crescere finiscono per fare tenerezza, il suo design assolutamente privo di fascino finisce per diventare simpatico.

I cattivi sono poco accattivanti: una masnada di macchiette chiuse anch'esse in un unico ruolo fatto di frasi da disco rotto e poco altro. C'è quello pigro che si lamenta poiché ogni cosa da fare è una seccatura, quello egocentrico che si crede il centro del mondo, quella che mangia dolci a tutte le ore (senza mai un grammo in più o una carie, beata lei). Più articolati altri cattivi più importanti, ma i vari colpi di scena che li riguardano sono piuttosto telefonati, il loro carattere o i loro poteri sfigurano in presenza di molti cattivi delle serie passate e il modo in cui sono trattati è poco sviluppato o poco interessante.
Anche per quanto riguarda i folletti questa serie non è nulla di speciale: Ribbon e Glasan sono presi di peso da Heartcatch, con tutti i difetti che ciò comporta, oggetti magici usciti da posti improbabili compresi (fortunatamente stavolta li evocano starnutendo e non li escono dal sedere). Blue, il mentore delle guerriere, ha una backstory con buoni spunti, ma rimane un bellone scialbo.

Una menzione particolare va a Seiji Sagara, in quanto praticamente unico personaggio secondario. E' la prima volta che un personaggio maschile si trova a scoprire e condividere il segreto delle guerriere, ma, dato che non è una Sailor Starlight, il suo aiuto alle eroine è quasi nullo. Seiji è un amico d'infanzia di Megumi e dunque, come da tradizione, innamorato di lei da sempre. Peccato che Megumi sia talmente impegnata a risolvere il problemi di chiunque da non capire minimamente quale sia il problema di quello che dovrebbe essere il suo amico di sempre, un problema facilmente risolvibile se Megumi avesse un po' di sensibilità. Non si può dunque biasimare il povero Seiji se decide, a un certo punto, di passare dalla parte dei cattivi, perché, si sa, a fare i buoni non si guadagna nulla con le ragazze...
La presenza di Seiji porta un elemento interessante e praticamente mai sfruttato appieno nella saga, quello amoroso. Dopo l'universo saffico della serie precedente, è una boccata d'aria fresca vedere che le ragazze di Happiness Charge Pretty Cure si innamorano e lo dicono chiaramente, dando vita anche a gelosie, quadrangoli e intrallazzi vari. Purtroppo, anche in questo caso, tutto si risolve in un nulla di fatto.

Happiness Charge Pretty Cure è la serie dei rimpianti. E' una serie ricca di elementi nuovi e potenzialmente molto interessanti, fra un elemento amoroso più marcato del solito e un ruolo pubblico delle eroine, conosciute e presenti in tutto il mondo. Megumi e compagne sono le Pretty Cure giapponesi ma ci sono Pretty Cure in ogni paese del mondo (anche in Italia, ma siccome noi facciamo sempre figure splendide nei cartoni giapponesi, le nostre eroine vengono sconfitte off-screen). Invece di approfondire questo elemento, portando ad una saga stile Digimon 02 dove Megumi e compagne viaggiavano per il mondo conoscendo e combattendo insieme alle loro colleghe di altri paesi, ci si è limitati a mostrare le altre Pretty Cure qua e là o già sconfitte, con l'unica eccezione delle eroine hawaiiane, usate per fare un piacevole divertissement estivo.
Anche la possibilità delle Pretty Cure di ottenere diversi costumi stile penna lunare di Sailor Moon non è mai stata sfruttata appieno.

I combattimenti sono, come sempre, molto frenetici e piacevoli da guardare, ma anche in questo ci sono degli elementi che rovinano un po' l'insieme. In primis, problema già condiviso dalla serie precedente, i poteri praticamente casuali delle eroine, che si limitano a raggi di energia di vario tipo (Cure Lovely spara anche raggi dagli occhi o pugni giganti stile Heihachi Edajima, uno schiaffo alla femminilità). Nelle fasi più avanzate della storia le eroine possono cambiare i loro costumi di battaglia con altri ispirati alle varie tipologie di ballo (hip hop, danza classica, hula, flamenco, samba, danza del ventre e così via), una cosa che sulla carta era interessantissima e che aspettavo con una certa ansia, da appassionato di ballo e vista l'ottima trattazione del tema del ballo nella serie Fresh Pretty Cure. Purtroppo anche in questo sono stato deluso, dato che queste sequenze di ballo sono orribili siparietti in computer grafica, per nulla epici, spesso infantili e decisamente poco affascinanti.
Decisamente più interessante l'idea dell'attacco finale alla Mermaid Melody, accompagnato da una bella canzone eseguita dalle eroine mediante microfoni magici, ma appare fuori luogo per questi personaggi, che non hanno interesse particolare per la musica.

La grafica, di base semplice e schematica, è tutto sommato gradevole ma poco adatta in certi frangenti, dato che le ragazze non hanno alcuna femminilità, hanno capelli rigidi e plasticosi, un perenne sorriso stampato in volto e non riescono assolutamente ad incarnare l'ideale di bellezza connaturato alle eroine majokko, che da sempre ispirano le spettatrici anche per via della loro bellezza, oltre che per il coraggio e la bontà d'animo. Il tentativo di renderle più belle tramite vestiti più adulti o trucchi, nelle fasi più avanzate della storia, ottiene risultati pacchiani e patetici, creando dei "mostri" con l'aspetto di bambine ma con rossetti e ombretti molto marcati.
Il doppiaggio non è granché particolare o memorabile (del resto si accompagna a personaggi che si dimenticano facilmente), mentre la musica orchestrata tarda a brillare, visto che la mancanza di sequenze prestabilite per tre quarti dei combattimenti porta ad avere poche sequenze musicali. Ci si rifà, fortunatamente, nella seconda parte, dove gli attacchi di gruppo con colonna sonora epica al seguito abbondano, fino ad arrivare agli eccessi dell'ultimo attacco che è addirittura cantato. Spiace che qui, come faceva Yasuharu Takanashi con le sue serie, e come farà anche con la successiva dodicesima, Hiroshi Takaki ricicli, decontestualizzandoli, molti brani orchestrati firmati per la precedente decima serie. Le sigle, invece, sono tra le più brutte della saga, soprattutto la prima di chiusura che, a fronte di una buona realizzazione in computer grafica, propone una canzonetta stupida ricca di aggettivi cool in inglese a caso messi in fila.

Happiness Charge Pretty Cure è la serie del decimo anniversario della saga, come ci ricordano gli azzeccati messaggi di congratulazioni lanciati da tutte le trenta e più eroine delle serie passate che aprono la sigla. Il quadro mostrato dalla serie è però quello di un'involuzione piuttosto che di un miglioramento, visto che il risultato è quello di una serie priva di qualsiasi carisma, dai personaggi vuoti e privi di integrazioni con personaggi secondari di spessore, di tante belle idee, autocitazioni, semi gettati che però mai germogliano.
E' una serie tutto sommato gradevole, che non annoia e intrattiene sempre, creando attesa su personaggi ed eventi che però poi sfrutta malamente. Alla fine della fiera, si rivela però essere piuttosto vuota e di certo non sarà ricordata come uno dei punti più belli della saga Pretty Cure.
Più che una degna serie d'anniversario, è una "serietta" di passaggio, le cui belle idee saranno magari poi raccolte da produzioni future meglio gestite, come la serie successiva, attualmente in corso, sembra stia facendo.
Del resto, è così anche per la saga parallela Super Sentai, trasmessa nello stesso contenitore. Anche lì il ricambio di autori e sceneggiatori porta a serie di qualità differente e dunque a ciambelle senza buco di tanto in tanto. Tu guarda il caso, la serie sentai del 2014 era bruttina, vuota e dimenticabile esattamente come Happiness Charge Pretty Cure... che bisogni forse porre più attenzione al legame fra i due franchise per riuscire a prevedere cosa aspettarsi anno dopo anno? Si vedrà...


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Mepple~mepo

Episodi visti: 49/49 --- Voto 6
Quando il regno di Blue Sky viene invaso dall'Impero Fantasma, la timida e paurosa Hime Shirayuki alias Cure Princess, la principessa del suddetto regno, è costretta a rifugiarsi sulla Terra insieme a Ribbon, la sua fatina, e Blue, il dio della Terra. Essendo estremamente impacciata nei combattimenti, Hime si metterà subito alla ricerca di una compagna tramite il "Cristallo dell'Amore" donatogli da Blue. Una volta lanciato in aria, il cristallo colpisce Megumi Aino, una ragazza allegra e solare sempre pronta ad aiutare chi è in difficoltà, che riuscirà a trasformarsi in Cure Lovely, formando cosi con Cure Princess le Happiness Charge Pretty Cure. Il loro compito, oltre a quello di sconfiggere i nemici, sarà quello di recuperare tutte le PreCards con le quali potranno esaudire un desiderio.

Happiness Charge Pretty Cure! è l'undicesima serie delle maghette targate Toei, che festeggia il 10° anniversario della saga. Devo dire che mi fa uno strano effetto pensare che sono già passati dieci anni dall'inizio della saga: mi sembra come se fosse ieri che il me di 6 anni si metteva davanti alla televisione a guardare una nuova avventura di Nagisa e Honoka, le prime Pretty Cure. Ebbene uno può pensare che la Toei per festeggiare al meglio abbia preparato una serie eccezionale che mettesse in luce tutti i pregi della saga, ed è cosi? Uhm... non proprio, ma partiamo con ordine perché le premesse per un'ottima serie c'erano tutte.

La storia: Happiness Charge si rifà in vari aspetti ad Heartcatch una delle serie più innovative dell' intero franchise. Peccato che a differenza dell'ottava serie, gli sceneggiatori di Happiness Charge ogni volta che osano qualcosa di nuovo, lo lasciano lì senza svilupparlo più di tanto. Un esempio? Le Pretty Cure internazionali. Perché relegarle a qualche apparizione di tanto in tanto invece di farle interagire ulteriormente con le protagoniste? Per non parlare delle PreCards, presentate all'inizio come parti importanti della storia, e poi completamente dimenticate.

I personaggi: Se la storia ogni tanto ha alti e bassi, per fortuna ci sono i personaggi che riescono a farti continuare a provare interesse per le loro vicende, in particolar modo Hime e Iona Hikawa (Cure Fortune) che trovo siano i personaggi meglio caratterizzati. Per quanto riguarda i vari rapporti amorosi... sono solamente accennati come nelle stagioni precedenti e questo non sarebbe un problema, se non fosse che quello principale, con cui calcano maggior mente la mano, alla fine fa la stessa fine del rapporto Love-Daisuke di Fresh.

Character Design: Ho riflettuto maggior mente su questo punto ed alla fine sono arrivato alla conclusione che non mi fa né caldo né freddo. Io di solito preferisco character design molto dettagliati, cosa che quello di Happiness Charge non è, però il suo lavoro lo fa specialmente se penso al target di riferimento. A farmelo apprezzare un po' di più però sono state le varie divise da combattimento e le Form Change che trovo siano bellissime. L'unica cosa che mi ha fatto storcere il naso è stato il trucco che le ragazze hanno durante l'Innocent Form che, a parer mio, le imbruttisce.

Musica e Doppiaggio: Credo che i punti migliori della serie siano proprio questi: i doppiatori sono tutti perfetti per la parte e la colonna sonora ci regala molti pezzi cantanti degni di nota tra cui l'opening "Happiness Charge Pretty Cure! WOW!" e "Innocent Harmony" che le ragazze intonano durante l'attacco di gruppo.

Happiness Charge Pretty Cure! è una serie molto carina, ma niente di più: se ad uno spettatore fan della saga questa serie può lasciare con l'amaro in bocca, agli spettatori più piccoli sicuramente piacerà.
Sono molto indeciso sul voto da dare, ma a malincuore mi vedo costretto a dargli un 6 e mezzo, arrotondato a 6 e mi dispiace moltissimo perché in fondo io con le Pretty Cure ci sono cresciuto e mai avrei pensato che ad una serie di questa magnifica saga avrei dato un voto cosi "basso". Purtroppo però Happiness Charge i suoi difetti ce li ha, e credo che anche uno spettatore meno esperto se ne accorga, per il fatto che lascia per strada molti elementi interessanti che paiono essere stati completamente dimenticati dagli sceneggiatori.


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Swordman

Episodi visti: 49/49 --- Voto 5
Ormai tradizionale appuntamento televisivo e animato del Giappone, ormai quasi paragonabile per ciclicità ai nostri Cine-panettoni, la serie delle Pretty Cure è giunta lo scorso anno (e questo per estensione) all'undicesimo capitolo, Happiness Charge Precure. Undici, un numero primo. Ma purtroppo la serie non si classificherà di certo prima tra tutte quelle del brand.
Eppure dalle premesse iniziali per questa serie si poteva prospettare qualcosa di nuovo e interessante, come mai allora il passo più che falso?

Fatto salvo l'inizio piuttosto canonico, la serie presenta un guizzo di novità piuttosto interessante: nel mondo di Happiness infatti, le Pretty Cure ormai sono diventate una presenza abbastanza ordinaria e paladine di varia nazionalità combattono i cattivi invasori in molti paesi del mondo. E c'è anche un programma televisivo che segue l'andamento delle battaglie (lo conduce una vecchia conoscenza di Yes! Pretty Cure 5). Uno spunto non del tutto originale, ma comunque degno di nota e che, se sfruttato a dovere, avrebbe potuto dare corpo e freschezza a questa nuova serie, Invece, e purtroppo aggiungo, il tutto rientra rapidamente nei canoni prestabiliti, e lo fa anche in modo abbastanza scomposto.

È chiaro. C'è il consueto regno del fantastico che è bello inguaiato a causa dei nemici, e la sua principessa deve industriarsi per trovare dei validi alleati. Purtroppo per loro la principessa è anche Cure Princess (che fantasia), ovvero Cure "Pianta Grassa", la più sconfitta della storia nonché causa del suo mal e di tutti i mali del mondo (citazione necessaria), e a sentirla parlare si capisce presto anche il perché. E siccome le disgrazie non vengono mai da sole, la sua partner designata diventa Cure Lovely, alias Megumi Aino, una svampita dai capelli rosa con la sindrome del buon samaritano che butterebbe un infante in un burrone solo per poterlo andare a soccorrere. La doppia Megumi Nakajima (Ranka di Macross F) con una performance delle sue, al tempo assai gradevole ma al tempo stesso tesa e gracchiante come un violino alticcio.
Terzo incomodo Yuuko Oomori, alias Cure Honey, Pretty Cure canterina che in Real life è impiegata nel ristorante di famiglia e distribuisce strane caramelle al miele, probabili allucinogeni che servono a convincere tutti della bontà dello junk food smerciato al ristorante di cui sopra.
C'è da chiedersi cosa ci faccia li una tipa carismatica come Cure Fortune/Iona Hikawa, figonza che picchia come un fabbro ed è pure doppiata da Haruka Tomatsu? Si fa coinvolgere e abbindolare dal gruppone a causa di una lieve "Sindrome di Sasuke". Che spreco.

Si potrebbe continuare andando avanti cosi tra battutine e battutacce, ma ne ricaveremmo solo che Happiness Charge ha il cast più insulto tra tutte le varie serie delle Pretty Cure, specialmente per quanto riguarda i cattivi.
Tra l'altro pare proprio che per questa annata alla Toei abbiano voluto risparmiare sulla produzione: il disegno è molto più semplificato del solito tanto nei personaggi quanto nelle ambientazioni, che come scena principale hanno il poco ispirato sobborgo urbano di Pikarigaoka. Un vero peccato, perché alla Toei dimostrano di saperci fare, e lo fanno vedere anche qui, ma solo in pochi frangenti come nel bel combattimento fra Cure Lovely e la "cattiva" Mirage. E anche nelle ending, ben animate con la computer grafica.
Happiness prova a seguire le orme di Heartcatch Precure per molte cose, stili, tipologia di personaggi, colori, ma quest'ultimo gli resta molto superiore sia sul lato artistico che su quello narrativo.
Dulcis in fundo, una cosa che mi ha dato particolarmente fastidio sta nel fatto che per accedere alla forma potenziata (Innocent Form) le Pretty Cure, poco più che ragazzine, si debbano truccare, lasciando passare un messaggio diseducativo oltre a diventare invece più brutte di prima.

Non esito a dire che con questa serie il posto di disonore nella "walk of shame" delle pretty cure viene sottratto al già non bellissimo Suite.
È vero che, come per il vino, ci sono annate alterne ma qui il brand è già piuttosto inflazionato di suo e con prove come quella di Happiness non lo rinnoviamo di certo, anzi, si sprecano solo occasioni.